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Lettere a Fidel Castro per convincerlo ad una transizione democratica a Cuba – Nessuno lo dice: Che Guevara e Fidel Castro erano trotzkisti.

 

Premesso che non sono comunista, a Fidel Castro ho mandato queste tre lettere, per convincerlo ad una transizione democratica a Cuba convinto a mia volta, che il passaggio possa essere compatibile con l’idea di Rivoluzione permanente praticata.  Nessuno lo dice: Che Guevara e Fidel Castro erano trotzkisti.  Infatti tale teoria fu esposta dal rivoluzionario russo Lev Trotzky consapevole che il regime conseguente il processo rivoluzionario, avrebbe dovuto istituzionalizzare ed acculturare la popolazione alla rivoluzione come evento inestinguibile e sempre vivo, onde evitare l’imborghesimento della classe dirigente e dare lunga vita alla dittatura del proletariato. Inoltre Trotzky proponeva una rivoluzione di espansione planetaria, che coinvolgesse tutti i popoli, diramandosi dai paesi che per primi l’avessero attuata. Ebbene le prove incontrovertibili di quanto affermato, sono evidenti negli eventi storici e negli atti dei due leader cubani: in primis la Revolucion  incessantemente caldeggiata, ricordata e rivissuta come punto di riferimento per il passato, il presente ed il futuro dai dirigenti del partito comunista e dalla popolazione cubana. Quindi l’azione di Che Guevara per internazionalizzare la Rivoluzione in Afria e negli altri paesi del Sud America, per la quale egli stesso sacrificò la propria vita. Infine dettaglio significativo: il libretto “La Rivoluzione permanente” di Trotzky, trovato tra gli effetti personali del Che dopo la sua morte.

Il silenzio circa l’appartenenza al trotzkysmo di Che Guevara e Fidel Castro, fu dovuto ad un calcolo di opportunità che i cubani avevano escogitato per non rinunciare all’appoggio sovietico, pena l’invasione degli Usa, a due passi di distanza da Cuba, se non ci fosse stato. Al contrario rendere visibile l’esperienza cubana, come esperienza da far risalire al grande rivoluzionario russo, odiato e fatto uccidere da Stalin, avrebbe compromesso l’alleanza. Pur non essendo comunista ritengo doveroso dare un’osservazione precisa e veritiera dei fatti ascrivibili al più emarginato, demonizzato, perseguitato dei rivoluzionari sovietici, Lev Trotzky: vittima della malvagità stalinista, uno degli ispiratori della Rivoluzione sovietica, ispiratore della Rivoluzione cubana e della Rivoluzione culturale cinese voluta da Mao Tse Tung (anche questo nessuno lo dice). In verità se c’è stato un grande rivoluzionario sovietico, questi fu Trotzky, designato in punto di morte da Lenin, come suo successore, ma sappiamo come andarono le cose: sempre a favore di Stalin.
……

Lettera a Fidel Castro Ruz  (Gio, 05/05/2011)

A Fidel Castro Ruz,
le scrivo per una riflessione inerente la situazione internazionale, di cui si è interessato il ministero degli esteri cubano, inerente i bombardamenti effettuati dalla Nato in Libia ed i probabili collegamenti con la situazione riguardante Cuba, che ritengo potrebbero esserci.
La prima considerazione è che i regimi dittatoriali come quello di Geddafi o quello irakeno di Saddam, sono stati il pretesto per creare le condizioni internazionali e le motivazioni per dare una credibilità agli interventi militari orditi dalle lobbies economiche e degli armamenti americane.
La seconda considerazione osservando i fatti in Libia, consiste nel rilevare che prima sono stati aiutati e riforniti di armi gli oppositori del regime. In seguito quando la sommossa, era in procinto di essere domata da Geddafi, sono scattati gli interventi aerei della Nato.
La terza riflessione è se non si possa ritenere che fatti analoghi possano essere già stati pensati per chiudere i conti con la dittatura cubana, che oltre al sostegno delle lobbies citate, avrebbe un fortissimo impatto sull’opinione pubblica americana, in termini di consenso elettorale. E sappiamo quanto siano molto sensibili i presidenti americani, nello scatenare guerre nel mondo per ottenere consenso.
La quarta annotazione è che Guantamano potrebbe essere un punto d’appoggio logistico
perfetto per organizzare una sommossa contro il regime cubano.
La quinta ed ultima è riflettere sulla necessità di una trasformazione graduale, ma sostanziale, epocale del regime cubano in un sistema socialdemocratico, per salvare il meglio delle conquiste sociali della Rivoluzione in ambito democratico. Ed evitare spargimenti di sangue. PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI.
Un Cordiale Saluto
Claudio Maffei

Seconda lettera a Fidel Castro Ruz  (Sab, 07/05/2011)

A Fidel Castro Ruz
Desidero approfondire alcuni temi per comprendere il futuro di Cuba. Dalle sue dichiarazioni che ho letto nel corso degli anni, la Rivoluzione cubana trae origine dalle parole di Marx e Lenin, con la volontà di stabilire la dittatura del proletariato.
Mi permetto di agiungere un elemento, che seppure sfugga sul piano teorico è del tutto evidente nell’esperienza, nella pratica e la storia di Cuba lo dimostra. Infatti si può affermare che Cuba è stato l’unico esperimento del pianeta, di socialismo reale, in cui si è praticata l’idea di Rivoluzione Permanente pensata ed immaginata da Lev Trotskj.
Con parole semplici si può notare che non avere rinunciato agli ideali che avevano spinto a prendere il potere attraverso l’azione rivoluzionaria, e riviverli costantemente; evocarli continuamente e nell’imprimere al popolo una “consapevolezza rivoluzionaria permanente” così come è stato dai tempi della rivoluzione fino adesso, ha significato che la Rivoluzione Cubana è stato, ed è, un evento permanente, come lo intendeva Trotsky.
Non so se le faccia piacere sapere che è evidente che Lei e CheGuevara, eravate e siete, sì marxisti -leninisti , ma soprattutto trotskysti . E ritengo che il Che ne fosse in qualche modo attratto, se è vero che il libro “la rivoluzione permanente” di Trotsky , fu trovato tra gli effetti personali dopo la sua morte.
La riflessione a cui voglio arrivare, è che “la rivoluzione permanente” praticata a Cuba, può sopravvivere anche in assenza della dittatura. E posso dimostrarlo: questa esperienza, mantenuta costante nel tempo ha fatto sì che gli entusiasmi non si assopissero; che le nuove generazioni la reniterpretassero come normalità nella quotidianità e recepissero che i sacrifici richiesti erano e son motivati da un grande ideale di equità ed uguaglianza. Inoltre ho raccolto le testimonianze di italiani che frequentano la vostra gente, dalla quale hanno ricevuto la lezione di vivere in serenità, seppure in grande semplicità. Questi raccontano l’alto tasso di scolarizzazione delle nuove generazioni cubane, e la grande efficienza del vostro servizio sanitario nazionale, da fare invidia a molti paesi ricchi, considerati più avanzati.
E allora se questa consapevolezza che la giustizia sin qui vissuta, è così radicata tra il popolo che la ritiene superiore a qualsiasi altra proposta di governo, anche in un regime democratico, avrebbe il sopravvento.
Cosa potrebbe proporre il Partito Rivoluzionario Cubano di convincente, qualora si instaurasse la democrazia, rispetto alle prevedibili proposte di stampo liberista, improntate al profitto individuale, libero mercato, (quindi maggior consumismo) che farebbero gli avversari?
Senz’ombra di dubbio le regole sociali condivise che impediscono lo sfruttamento dei lavoratori. E uno Stato attento ai bisogni essenziali che riguardano i cittadini: sanità, cultura e istruzione.

Un aspetto da non sottovalutare, nel passaggio alla democrazia, sarebbe la fine dell’embargo economico-commerciale che contribuirebbe ad un innalzamento della qualità della vita dei cittadini, senza per questo scadere nei vizi del capitalismo e del consumismo. Il benessere materiale è un diritto di tutti e di tutte le famiglie e dovrebbe essere equamente distribuito in tutti i paesi del pianeta.
E sarebbe la soluzione definitiva al “bloqueo” statunitense che penalizza settori vitali, come quello sanitario- farmacologico, più volte denunciato, ma che neppure le risoluzioni dell’Onu riescono ad imporre.
La forza della Rivoluzione di Cuba, rispetto a tutte le altre, è nella condizione unica che la pone come evento durato non qualche giorno, mese o anno, bensì 52 anni e tutto questo tempo rivoluzionariao, ha lasciato un segno profondo, indelebile nella popolazione cubana.
La sfida del popolo cubano, è proprio questa: dimostrare a mondo che la Rivoluzione è radicata, sentita e matura a tal punto che può sopravvivere senza la stampella della dittatura, perchè la Rivoluzione cubana è sempre viva e permanente nel cuore della gente ed il profondo desiderio di giustizia che l’ha motivata, è tuttora più attuale che mai.
Claudio Maffei

Terza lettera a Fidel Castro Ruz  (Lun, 09/05/2011)

A Fidel Castro Ruz

La terza lettera è inerente ciò che dovrebbe rimanere agli occhi del mondo dell’esperienza cubana, per essere protagonisti di qualcosa che sarà ricordato come un servizio, un dono, non solo per Cuba, ma di riflesso per tutta l’Umanità.
Ecco perchè è interessante sgomberare il campo dagli aspetti che la propaganda borghese, manipola come aspetti negativi della vicenda cubana.
Occorre non lasciare spazio ai fraintendimenti. Nella precedente lettera ho parlato, non a caso del Partito Rivoluzionario Cubano. Perchè questo? Perchè con il Partito Rivoluzionario si identifica la peculiarità , l’unicità dell’esperienza dei cubani, di avere sempre creduto nella Rivoluzione, la qual cosa li distingue da tutti gli altri regimi comunisti, dai quali è bene distinguersi, per non essere assimilati ai numerosi errori che hanno compiuto, a causa dell’eccessiva burocraticizzazione ed imborghesimento dei loro sistemi di potere.
Il secondo punto su cui occorre fare chiarezza è ciò che viene definito “castrismo” che identifica il ruolo egemonico mantenuto del leader maximo, a seconda delle interpretazioni, per i detrattori a servizio esclusivo del potere personale, mentre per i più obiettivi, come guardiano a salvaguardia della Rivoluzione.
Questo è un punto molto importante e non vorrei essere frainteso. Per essere molto esplicito, cito l’URSS, in cui i guardiani della rivoluzione furono Lenin e Trotsky, mentre l’asservimento della Rivoluzione e dello Stato al proprio potere personale, fu compiuto da Stalin.
Solo gli stolti usano ancora mettere sullo stesso piano i tre personaggi citati, senza differenziare il sincero comunismo dei primi, dal fascismo inequivocabile di Stalin.
Ci sono dittature e dittature. La dittatura del proletariato, pone a salvaguardia della Rivoluzione, coloro i quali l’hanno ispirata e perseguita e proprio per questi antecedenti, sono ritenuti i guardiani più credibili della Rivoluzione.
Il guardiano della Rivoluzione è lo strumento attraverso il quale il popolo costruisce una convivenza più giusta, e quando questa maturazione c’è stata, Egli ha compiuto la propria missione e lascia che il popolo prosegua da solo nell’autodeterminazione del proprio futuro.
Lasciare spontaneamente, significa lasciare l’impronta più credibile del proprio operato. Fin dal 2008 Lei ha rinunciato alle cariche di Presidente del Consiglio di Stato e Comandante in capo, affidando il governo al fratello Raùl Castro. E nell’ aprile 2011 ha chiesto al congresso del partito comunista cubano di essere escluso da qualsiasi carica all’interno del partito, gesto che sancisce la sua uscita di scena da ogni tipo di carica pubblica e di partito, mentre segretario del partito è stato eletto Raùl Castro. Momenti significativi che sembrano presagire che la transizione graduale verso la democrazia è già iniziata nel 2008. Così come il rilascio di 130 prigionieri politici, effettuato negli ultimi mesi, lascia supporre un analogo orientamento, fino all’amnistia completa per tutti i reati politici e di opinione, che darebbe la credibilità più autentica all’insegna del cambiamento. E sarebbe l’atto di riconciliazione più incisivo molto apprezzato sul piano internazionale e dalla Chiesa, che potrà essere l’interlocutore più affidabile nel futuro.
Il successivo atto dovrebbe essere la differenziazione della carica di primo segretario di partito, dalla carica di presidente del Consiglio di Stato, affidando i compiti a membri del partito che non siano riconducibili a lei.
Un gesto altrettanto importante, possibilmente concomitante con quello appena accennato, la variazione del nome Partito Comunista Cubano, in Partito Rivoluzionario Cubano. Due scelte per far capire che a Cuba l’interesse, non è per il potere fine se stesso,
ma per il “”processo rivoluzionario che non cesserà””, con il cambiamento di qualssiasi regime o potere.
Quindi cominciare a riflettere sull’inserimento istituzionale e costituzionale delle regole democratiche. Ed invitare il Pontefice per una visita di Stato, che sarà l’occasione ideale, anche sul piano mediatico, per comunicare al mondo il cambiamento in atto.
Inutile dire che Fidel Castro dovrà essere presente, seppur senza cariche, alla cerimonia , ma le ragioni della trasformazione, dovranno essere spiegate da un rappresentante degli studenti, da un rappresentante dei lavoratori e da una rappresentante delle donne, per dare la precisa sensazione che il processo è già stato avviato.
Quindi indire libere elezioni, lasciando tutto il tempo necessario perchè si organizzino i partiti. Nulla vieta che i membri più carismatici della Rivoluzione, possano essere rieletti sia nelle istituzioni, sia nel partito, per dare maggior slancio alla nuova fase “rivoluzionaria” che si andrà delineando. E’ una questione delicata che và valutata nei termini del consenso elettorale che comporterà.
Infine concludo il mio percorso epistolare, svelando il segreto che permetterà alla “Revolucion” di vincere anche in democrazia ed è la forza che ha permesso ai dei miserabili “barbuti” di sconfiggere il regime di Batista e di governare Cuba per oltre mezzo secolo, nonostante tutte le discriminazioni ed i boicottaggi subìti.
Questa forza che è il segreto di ogni vittoria è la fiducia nei propri mezzi e nelle proprie forze; affrontare le difficoltà senza paura; tenere alto l’obiettivo che ci si è posti, con la determinazione, l’entusiasmo e la convinzione che sarà raggiunto.
Se questi sentimenti; se queste facoltà interiori, saranno riscoperte, allora anche in demcorazia la Rivoluzione vincerà.Tutto ciò fu condensato in un mantra popolare, che suonava così: “Hasta la victoria sempre”.
Claudio Maffei

 

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