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giornalisti che parlano chiaro: “Mario Monti, un pericolo mortale”.

giornalisti che parlano chiaro

“Mario Monti, un pericolo mortale”. Intervista ad Augusto Grandi, giornalista del Sole24Ore

C’è un’Italia contro “Il Grigiocrate” al servizio dei mercati. E’ l’Italia di Augusto Grandi, Daniele Lazzeri e And

rea Marcigliano, autori del libro intitolato appunto “Il Grigiocrate”, soprannome poco lusinghiero riservato al premier italiano Mario Monti. “Un grigio tecnocrate”, ex commissario Ue al servizio dei mercati. Tutt’altro che disposto a fare gli interessi degli italiani.
Nelle 175 pagine del pamphlet si raccontano verità scomode, noi di Qelsi ne abbiamo parlato con uno degli autori: Augusto Grandi, giornalista economico del Sole24Ore, scrittore di saggi politico-economici e di narrativa. Vincitore del premio St. Vincent di giornalismo, ha recentemente realizzato con reportage di viaggio alcune mostre fotografiche sullo sfruttamento del lavoro nel mondo.
In questa intervista esclusiva rilasciata a Qelsi, Augusto Grandi ci parla del “Grigiocrate”.

Augusto Grandi, la tesi principale de “Il Grigiocrate” suggerisce che l’Italia sia stata indicata come luogo giusto per sperimentare un nuovo modello politico. In cosa consiste questo modello? E perché l’Italia?
Il modello è quello di un’Europa del sud trasformata in una sorta di Bangladesh per l’europa del nord. Bassi salari, fuga dei cervelli e importazione di braccia per lavori non qualificati. Ma un Bangladesh anche a vocazione turistica. Il paradiso dove verranno a svernare ricchi cinesi e tedeschi, russi e americani. Perché l’Italia? Perché la Grecia è troppo piccola e debole per sperimentare un modello. L’Italia è la terza economia europea, la seconda manifatturiera. Dunque la sperimentazione ha davvero senso.
Nel libro, Mario Monti è definito “un uomo abituato a essere nominato e non eletto”. Chi è Mario Monti? E perché è stato scelto lui?
Un uomo per tutte le stagioni. Commissario europeo in quota centrodestra e pure in quota centrosinistra. Membro del cda Fiat all’epoca delle tangenti di cui non si era accorto. E poi Goldman Sachs e agenzia di rating che declassava l’Italia mentre lui non se ne accorgeva. Un tipo distratto, ma silente e sobrio esecutore degli ordini dei poteri forti. Quei poteri forti che secondo lui non esistono, per poi sostenere che aveva perso il loro favore. L’uomo ideale per svolgere il lavoro sporco nell’interesse dei mercati internazionali e a danno dell’Italia.
Mario Monti si può definire un “uomo solo al comando” oppure la sua ascesa è frutto di un intreccio di rapporti e amicizie?
Mai solo al comando. Sempre e soltanto all’interno della sua cerchia di potenti e di camerieri dei potenti.
Altra figura di spicco di questo governo è Elsa Fornero, ministro del lavoro. Una frase del libro recita “In realtà ad Elsa interessava scardinare tutto il sistema sociale italiano, basato su tutele a volte eccessive ma comunque indispensabili per garantire la sopravvivenza dell’economia nazionale”. Perché questo?
La Fornero è il braccio armato del governo. Ha portato l’età delle pensioni ai livelli record d’Europa. Non si è accorta, distratta anche lei, delle decine di migliaia di persone che, grazie a lei, perdevano pensione e reddito da lavoro. Ha dato la libertà di licenziare e di fronte a 800 mila disoccupati in più ha ricordato che in un’azienda gli occupati erano aumentati. Grazie alle follie della Fornero i lavoratori italiani sono costretti ad accettare condiziono indecenti o ad emigrare. Il progetto di impoverire l’Italia non può prescindere da lei.
Nel “Grigiocrate” si fa più volte riferimento ai “giornali amici” del governo tecnico. Quali sono?
C’è solo l’imbarazzo della scelta. A partire dal Corriere, che ha avuto Monti come editorialista per vent’anni, per passare a Repubblica che su Monti vuol creare il partito “scalfariano”. E poi l’ipocrisia de La Stampa che descrive sbavando servilmente le sobrie vacanze di Monti a St. Moritz. E ancora Il Messaggero casiniano.
L’Italia ha già conosciuto precedenti esperienze di governi tecnici: Amato e Ciampi. Quali sono le analogie e quali le differenze con Monti?
Amato era un politico. E non a caso è finito nella squadra di Monti, visto che anche Amato era molto distratto quando non si accorgeva delle tangenti. In fondo Monti completa il disastro di Amato e Ciampi che hanno portato il debito italiano all’estero, creando le condizioni per la speculazione attuale. Il Giappone, con un debito doppio rispetto all’Italia, paga interessi pari a un terzo, perché il debito è in mano giapponese.
Cosa impedisce all’Italia di fare come il Giappone?
Avere governanti al servizio degli speculatori. Il debito deve rientrare in Italia, ma se i soldi dell’Imu e delle altre tasse servono per pagare gli interessi, non ci sono più per ricomprare il debito. E alla speculazione fa molto più comodo incassare il 6 per cento sui titoli italiani.
Cosa cambierà nell’Italia del dopo Monti? E quali alternative hanno gli italiani, soprattutto giovani?
Per cambiare servirebbe una volontà politica di cambiamento. Invece, con l’attuale classe politica, si rischia che il dopo Monti sia un altro Monti, o comunque una indecente ammucchiata che mantenga lo sfruttamento degli italiani per accontentare i mercati. Per i giovani italiani esiste un modello alternativo, quello dell’Argentina della tostissima Kirchner.
Si parla spesso di complotti delle banche, signoraggio primario e secondario, piani per impoverire i Paesi dell’Europa del sud. Eccessivo complottismo o c’è qualcosa di vero?
Nessun complottismo. La strategia per cambiare l’assetto europeo è dichiarata ufficialmente. Nessuna segretezza. I poteri forti non si nascondono neppure più.
Risanare i conti pubblici e ridurre il debito pubblico: sembrano queste le priorità del governo tecnico. Si tratta solo di spauracchi sventolati in faccia agli italiani o sono esigenze reali?
Risanare si deve. Ma per ridurre il debito pubblico si deve crescere. Se si continua a massacrare il risparmio degli italiani, si riducono i consumi e si provoca la recessione. E in queste condizioni non si risana l’economia e non si riduce il debito.
Quello di Monti è stato spesso definito dai critici un “modello cinese”, nel “Grigiocrate” si sostiene invece che il modello Monti rappresenti una regressione rispetto a ciò che sta avvenendo in Cina. Perché?
La Cina si è resa conto che deve migliorare le condizioni economiche della popolazione, Monti le peggiora in nome degli speculatori. La Cina recupera Confucio e chiede che i giovani si occupino degli anziani, Monti e Fornero vogliono che i giovani emigrino lasciando gli anziani a morire negli ospizi.
Il governo Monti può essere definito una sconfitta della politica? Se sì, in cosa ha sbagliato la classe politica italiana?
Sicuramente Monti è una sconfitta della politica. Che ha rinunciato a governare per asservirsi totalmente ai mercati internazionali. Politici che non hanno avuto la capacità di realizzare le riforme, che hanno assunto decine di migliaia di finti lavoratori per mero clientelismo. Che non hanno avuto il coraggio di prendere esempio dal governo peronista argentino. A Buenos Aires la popolazione vale più dei banchieri e degli speculatori.
All’Italia converrebbe uscire dall’euro oppure no? E’ vero che l’uscita dall’eurozona sarebbe una catastrofe?
Sarebbe un disastro per l’Europa, prima ancora che per l’Italia. Per noi i problemi potrebbero essere ridotti da accordi internazionali con Paesi come la Russia, in grado di garantire liquidità.

La copertina de “Il Grigiocrate”
Augusto Grandi, giornalista economico del Sole24Ore

di Riccardo Ghezzi © 2012 Qels

http://www.qelsi.it/2012/mario-monti-un-pericolo-mortale-intervista-ad-augusto-grandi-giornalista-del-sole24ore/

bike 2012: Spino e Corna di Salò – mtb sulla rocca di Garda

bike 2012: Spino e Corna di Salò

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mtb sulla rocca di Garda

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Una giornata sul lago di Garda (Salò)

Voci dalla città di Garda – Gruppo aperto a tutti.

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 Voci dalla città di Garda – Gruppo aperto a tutti.

En Piasa – Periodico gargnanese di informazione, attualità e cultura

CORTE DEI CONTI: L’AUSTERITY PEGGIORA L’ECONOMIA

CORTE DEI CONTI: L’AUSTERITY PEGGIORA L’ECONOMIA

A proposito di epilessia. Una lettrice mi ha scritto…

Una lettrice mi ha scritto…
“In questo momento vorrei chiederti come dare risonanza ad una
situazione che mi tocca personalmente..e come me temo altri….riguardanti farmaci importantissimi x la vita di persone disabili..o malate in forma grave di epilessia…
mia figlia disabile come mio fratello diventato pure lui abbisognano di keppra…un farmaco molto costoso e non sostituibile x composizione

con generico…ma da settembre lo stato ha deciso che se lo si vuole si deve pagare differenza di tasca propria…differenza di 40 euro a scatola…quando l’aifa decreta che se non sostituibile da parte del medico si dovrebbe avere mutualmente….nel mio caso ne consumo 10 comp al giorno..e la confezione ne contiene 60…con un solo stipendio mio …è ingiusto che lo stato ci colpisca cosi ..puoi fare qualcosa??? grazie mamma e sorella disperata…”

scusa Giovanna, ma il Keppra che è il farmaco che va per la maggiore riguardo l’epilessia, ha una controindicazione, secondo me allarmante, può indurre stati depressivi che possono portare al suicidio, la cosa è conclamata al punto che è scritto sulle istruzioni dentro la scatola del farmaco. se ci fosse anche solo un’alternativa, io la sperimenterei. in un blog di pazienti epilettici che commentavano la loro esperienza con il farmaco, ho trovato questo commento che contiene risultati eccezionali ed un consiglio interessante. __ciao a tutti io ho incominciato avere crisi di epilessia dall’età di 11 anni adesso o 35 anni e mi sono passate da parecchi anni e non o più niente rigrazziando Dio e la Madonna e soprattutto il mio dottor BEGHI DELL’OPSEDALE SAN GERARDO NUOVO DI MONZA che mi ha insegnato la cura di depahin e cardenale e non o avuto piu niente se volete un consiglio andate da lui da BEGHI e speriamo che anche a voi vi passino lo so cosa provate perchè anchio lo provato che dirvi vi saluto e buona fortuna ciao a tutti
Scritto da: massimo | 07/12/2009__ e chissà cara Giovanna che queste difficoltà patite per il keppra, siano la molla che ti portino a risolvere definitivamente il problema. ciao

è bello leggere che qualcuno affetto da cosi importante difficoltà abbia risolto…mi allarga il cuore…quanto vorrei che x elena fosse cosi…ma vedi elena è sugli annuari delle malattie rare e sebbene abbia 24 anni ancora non si è trovato nulla nemmeno la chirurgia….in piu è farmaco resistente…gardenale e depachin gia sperimentati e tanti altri…la nostra esperienza ospedaliera non si è fermata ai piu qualificati ospedali italiani…l’ho portata anche all’estero…ma senza risultati apprezzabili….e la sua media di creisi o stati di grande male era di 20 al giorno..sfinendola sempre piu…Elena ha sperimentato keppra quando ancora non arrivava in italia…ed è l’unico farmaco che almeno le limita al periodo premestruale…il suo unico effetto collaterale è un po di dissenteria che tampono con fermenti lattici…ecco xche sostengo nonostante ci sia da tener conto l’effetto collaterale che tu menzioni…il bisigno del farmaco…e credimi ha sempre il sorriso sulle labra…cio nin toglie che non mi hanno dato nemmeno farmaco generico alo posto in quanto non è uguale…quindi non sostituibile…
io comprendo le molteplici preoccupazioni…ed effetti ma non x tutti è cosi…cosi come non è giusto che venga caricato l’onere totale del costo su famiglie che non possono sostenerlo…

già, ma cosa si può fare? cosa posso fare x aiutarvi?

non sò bene cosa si possa fare se non dare risonanza alla cosa….alcune citta avvellino roma lo stanno facendo…

posso, pubblicare parte delle cose che ai scritto?

certo….non sono l’unica che è in queste condizioni….anche in ospedale non sanno come muoversi…ci dicono di aspettare ancora qualche giorno …ma non sarà cosi breve…

Epilessia, ora il farmaco costa 100 euro

Epilessia, ora il farmaco costa 100 euro
Malati a rischio, famiglie in ginocchio
Il segretario dell’Aice Pesce in sciopero della fame «contro la spregevole contrattazione sul prezzo di farmaci giocata con la spending review sulla pelle delle persone»
Un farmaco contro l’epilessia passa da un ticket ordinario di pochi euro – anche nessuno per i malati cronici esenti – a cinquanta o cento euro. Eppu

re si tratta di sostanze fondamentali che garantiscono la sopravvivenza dei pazienti. Un atto dunque che ha del criminoso da parte del mondo farmaceutico che sta mettendo a dura prova le persone affette da piccolo e grande male. C’è a disposizione un farmaco generico, ma assumerlo è un rischio.
«Per chi ha raggiunto il controllo delle crisi – si legge in una nota ufficiale della Lega – o il miglior equilibrio possibile, il cambiare il farmaco, sia esso di marca o generico, è una violenza ingiustificata, un assurdo attentato alla salute ed una mercificazione della salute. L’equivalenza tra i farmaci, in questa condizione patologica, non la si ha neppure tra gli stessi generici e la revisione della spesa non può essere cancellazione dei diritti costituzionali».
Su questo tema, Roberto Michelucci, presidente della Lega italiana contro l’epilessia ha scritto un appello al Ministro della Salute Renato Balduzzi e a tutti i presidenti delle Regioni italiane (Caldoro, Vendola e Lombardo inclusi) finora senza risposte.
LO SCIOPERO DELLA FAME – «Contro la spregevole contrattazione sul prezzo di farmaci – si legge in una nota dell’Aice – giocata con la spending review sulla pelle delle persone con patologie croniche, il segretario nazionale dell’Aice Giovanni Battista Pesce ha iniziato, dal 3 ottobre, lo sciopero della fame che protrarrà sino al ripristino del diritto costituzionale alla salute. Questa infamia che si è subito manifestata nel mondo delle epilessia sui farmaci Keppra-Levetiracetam e Topamax-Topiramato, imponendo alle persone in cura con tali farmaci insostituibili, l’onere d’acquisto di circa 50 e 100 euro a scatola».
LA SALUTE DEI RICCHI – «Una salute anticostituzionale – continua la nota – garantita solo ai ricchi. Imporre, per indimostrata equivalenza, di cambiare il farmaco, sia esso generico o di marca, qualora questo determini il controllo delle crisi epilettiche è, oltre il possibile derivante danno irreparabile, una violenza inaccettabile e contro la stessa scienza. L’insostituibilità di un farmaco per la cura dell’epilessia, circa 500.000 italiani, è confermata, in evidenza scientifica, dalla letteratura professionale qualora il farmaco determini il controllo delle crisi epilettiche o se in condizione di farmaco resistenza, circa il 30% dei casi, determini significativi miglioramenti in termini di frequenza o tipologia delle crisi. Tale insostituibilità dei farmaci è il cardine della “Comunicazione AIFA su inserimento nella lista di trasparenza di specialità medicinali contenenti Levetiracetam e Topiramato” del 27/07/2012 e dei comunicati AICE del 21/09/2012 e LICE del 22/09/2012. Purtroppo la comunicazione di AIFA non ha forza di legge ed è solo una raccomandazione che potrebbe essere recepita dalla Regioni».
Redazione online
03 ottobre 2012
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/sociale/2012/3-…
Scambio di informazioni tra malati sulla questione farmaci antiepilettici

Imposta di soggiorno sul Garda. Interviene il Presidente della Comunità del Garda

 

Comunicato stampa

 

Imposta di soggiorno sul Garda. Interviene il Presidente della Comunità del Garda

Registro con soddisfazione che anche i Comuni che in un primo momento non hanno inteso accogliere la proposta della Comunità del Garda di applicare in modo uniforme sul Garda l’imposta di soggiorno, ora, stanno cambiando opinione.

Dopo Tremosine e Limone, anche i Comuni del basso lago (Desenzano e Sirmione) si stanno uniformando in questa direzione e confido che per il prossimo 2013 il Garda potrà disporre di un regolamento unitario dell’imposta, per quanto concerne le tariffe, il periodo di applicazione, le esenzioni e, quant’altro.

Questo era infatti lo spirito che proprio un anno fa ha animato il mio ruolo di coordinatore dei Sindaci su tale argomento, con il coinvolgimento dell’intero bacino lacustre e anche degli operatori privati, in primis Federalberghi e Confcommercio.

La Comunità del Garda è disponibile, fin da subito, a farsi carico dell’intera questione, al fine di giungere, come dicevo, ad un’imposta unitaria e uniforme su tutto il lago per la prossima stagione 2013. Anche i Comuni trentini, mi giunge voce, stanno rivedendo il loro orientamento negativo iniziale.

Il Garda ha estremo bisogno di presentarsi, in Italia e nel mondo, con un’offerta e una promozione unitaria e complessiva del territorio e tale concetto è proprio nei cromosomi della storia centenaria della Comunità del Garda.

Il Presidente della Comunità del Garda, Giorgio Passionelli

Gardone Riviera, 2 ottobre 2012

Salò Area Tavina.

All’Assemblea pubblica per l’area Tavina, tenutasi al Municipio di Salò, l’impressione che ho avuto, nonostante gli sforzi del Sindaco e della sua compagine amministrativa per ridurre le volumetrie residenziali previste nel nuovo progetto, che da 30.000 metri quadrati è stato ridotto a 22.000, è che non si tenga conto, concentrati sugli aspetti urbanistici, che costruire 200/250 appartamenti, nella situazione attuale, ed ancor di più tra qualche anno (dopo che sarà stata spostata la fabbrica) con il mercato immobiliare già saturo di invenduto, c’è il rischio di una colossale debacle economico-finanziaria, di chi ha voluto l’operazione. Si fanno i conti senza l’oste, che nella fattispecie è il mercato immobiliare. Sarebbe come se la Fiat decidesse di punto in bianco di triplicare la produzione di auto, senza valutare se il mercato, ossia i consumatori, sono in grado di soddisfare questa volontà. A me sembra talmente evidente che c’è una forte stonatura di fondo e che non venga valutata da chi dovrà sobbarcarsi il peso, mi stupisce. Del resto dopo l’esposizione tecnica del progetto, qualche intervento in sala lo ha puntualizzato. Così come si valuti l’analisi demografica, esposta in sala, in cui è emersa una persistente staticità ultra decennale, anzi di regresso, delle persone residenti a Salò, come il lasciapassare per un nuovo insediamento abitativo, senza valutare che potrebbe invece essere il rovescio della medaglia, ossia il segnale che il picco è già stato raggiunto, ed ora siamo in fase discendente. E stiamo parlando di un nuovo polo residenziale di 600/800 abitanti, cioè di un agglomerato urbano densamente abitato, quanto una frazione. Non entro nel merito delle valutazioni ambientali di cui si è già ampiamente polemizzato. Perciò senza alcun intento di voler ostacolare chi ha deciso questo tipo di investimento, l’invito che rivolgo è di valutare con attenzione sotto il profilo economico i rischi che questa operazione comporta. Parlavo giusto oggi con una immobiliarista madernese, per avere un pò di notizie su cosa succede con le vendite di nuove case e appunto diceva che in quella zona la sovra dimensione di numero di costruzioni ha determinato che molte sono rimaste incompiute, dato che i costruttori proseguono i lavori, solo quando il cliente ha firmato il contratto di acquisto. E adesso gli immobili abbandonati a se stessi stanno andando in malora.

Il secondo punto su cui desidero soffermarmi è il centro acquatico previsto nel progetto. Un centro benessere, con piscina, e servizi abbinabili, che qualcuno ha tenuto a precisare “non termale, perchè non abbiamo acqua termale”. Bisogna vedere cosa si intende per termale. Per acqua termale, nella proposta che ho formulato al sindaco, non intendevo certo acqua che ha proprietà termiche e sulfuree, o tanto per intenderci tipo le terme di Sirmione, ma le proprietà insite nell’alta potabilità dell’acqua Tavina. Ill termale si fa con l’acqua buona. punto. Ci sono acque termali molto meno salubri che sono sfruttate con strutture termali. Facciamo un confronto con le acque più note in provincia. L’acqua Oligominerale Tavina ha un residuo fisso a 180°C di 352 mg/l, mentre la Boario (dotata di terme) ha un residuo fisso = 605 mg/l. ed è un’ACQUA SOLFATA AL LIMITE DELLA POTABILITA’, l’acqua delle terme di Vallio ha il Residuo fisso al 180°C = 270 mg/ l. L’ acqua S. Silvestro di Angolo Terme ha un Residuo Fisso a 180 ºC 1409 mg/l. I dati sono pubblicati dalle aziende citate. Dal confronto, l’acqua di Salò, risulta con un residuo fisso leggermente superiore all’acqua di Vallio Terme. A cosa ci serve conoscere il residuo fisso? Chi soffre di calcolosi, ad esempio, deve evitare le acque ricche di sali minerali per scongiurare nuovi depositi salini. Le acque a basso residuo fisso, in generale, hanno molti benefici: favoriscono la diuresi, prevengono la calcolosi, fanno bene al fegato e influenzano l’eliminazione dell’acido urico.
Inoltre ci sono una varietà di cure e terapie da abbinare a prescindere. Ed è comunque evidente l’interesse turistico nel merito. Si consideri che un semplice centro benessere acquatico sarebbe forse di intralcio, in termini di concorrenza, con le attività della piscina comunale salodiana, che come è stato fatto notare, sta organizzando una nuova serie di servizi benessere. Quel che ho immaginato, invece, è un centro termale polifunzionale terapeutico incentrato sull’acqua della fonte Tavina, con un grande parco, con strutture ricettive alberghiere, ma anche una struttura confortevole per anziani autosufficienti, alternativa alle casa di riposo.E perchè no? Se la proprietà decidesse di rimanere con la fabbrica di imbottigliamento: una struttura industriale rivalutata attraverso un restyling architettonico ben inserito nel contesto delle terme adiacenti. Una vicinanza fisica di cui beneficeranno entrambi. Le terme di Salò, alla Tavina, sarebbero un fiore all’occhiello per la città, un valore aggiunto che porterebbe nuova linfa in termini di posti di lavoro e di turismo. Un modo saggio per risolvere la questione nell’interesse di tutti, sia dei cittadini, sia dell’azienda.

Risposta ad un …

Risposta ad un utente su Xplora in merito al fake lunare, ossia il finto sbarco dell’Apollo 11, sulla luna. Il Film, trasmesso in mondovisione fu girato dal grande cineasta Stanley Kubrick. ——> Guarda questo video. E poniti questa dom

anda: è più facile che la nasa abbia falsificato una macchiolina su una foto, o che i complottisti abbiano ricostruito il set dello sbarco dell’Apollo 11?http://www.youtube.com/watch?v=rgG5s28fvM8&feature=player_embedded

Complottisti “ciechi e sordi” meriterebbero delle scuse per i quintali di fango ed insulti vari, immeritati, collezionati in quasi un ventennio. Non so se si rendono conto i saputelli anticomplotto, di aver coperto con la loro arroganza ed ignoranza, la malafede della più grande, incredibile presa in giro, della storia dell’Umanità, ma non sarebbe così grave, se non fosse che per salvaguardare il segreto, sono state assassinate delle persone.

fake lunare – Risposta ad un utente…

Risposta ad un utente su Xplora in merito al fake lunare, ossia il finto sbarco dell’Apollo 11, sulla luna. Il Film, trasmesso in mondovisione fu girato dal grande cineasta Stanley Kubrick. ——> Guarda questo video.  E poniti questa domanda: è più facile che la nasa abbia falsificato una macchiolina su una foto, o che i complottisti abbiano ricostruito il set dello sbarco dell’Apollo 11?

Complottisti “ciechi e sordi” meriterebbero delle scuse per i quintali di fango ed insulti vari, immeritati, collezionati in quasi un ventennio. Non so se si rendono conto i saputelli anticomplotto, di aver coperto con la loro arroganza ed ignoranza, la malafede della più grande, incredibile presa in giro, della storia dell’Umanità, ma non sarebbe così grave, se non fosse che per salvaguardare il segreto, sono state assassinate delle persone.

GARDA (VR) – LA ROCCA LA REGINA ADELAIDE E LA CORAGGIOSA FUGA DALLA ROCCA

GARDA (VR) – LA ROCCA LA REGINA ADELAIDE E LA CORAGGIOSA FUGA DALLA ROCCA

A sud della città di Garda vi è il colle della Rocca dove un tempo sorgeva il castello.
Il nome deriva dalla parola germanica e dunque longobarda Werta, ossia rocca, fortezza, guardia, vedetta.
La rocca infatti godeva un tempo di grande fama di inespugnabilità, ma purtroppo oggi risulta scomparsa. Forse lo stesso lago che nacque con il nome di Benacus in ricordo della città di Benaco che in seguito ad un terremoto finì sommersa, divenne lago “di Garda” in ricordo della fortezza che per tanti anni lo ha difeso. Garda dopotutto vuol dire anche “Guarda”.

In questa rocca avvennero le nozze della regina Teodolinda, mentre nel 950 la regina Adelaide di Borgogna, vedova di Lotario II, fu tenuta prigioniera nella rocca di Berengario II.

Adelaide, figlia di Rodolfo II di Borgogna e di Berta d’Alemannia, dovette sposare a 16 anni per motivi di alleanze politiche, Lotario II, re d’Italia nel 947. Fin da giovanissima fu una regina molto amata dato che, essendo cristiana convinta, si dedicata totalmente all’aiuto di poveri ed emarginati. Purtroppo 3 anni dopo, Lotario fu avvelenato in seguito ad una congiura, organizzata da Berengario II, che volle obbligare Adelaide a sposare il figlio Adalberto, perchè divenisse il nuovo re. La regina si rifiutò e per questo motivo venne fatta imprigionare nella Rocca. Ma non si perse d’animo e dato che era particolarmente amata dai più poveri, fu aiutata proprio da loro. Furono proprio un pescatore e un frate a liberarla dalla prigionia, quasi come fosse metafora di Gesù (pescatore) e S. Pietro (frate), riuscirono con unno stratagemma a farla fuggire nella notte più profonda. Così raggiunse celatamente, senza essere catturata, la città di Canossa con la figlia Emma (che poi sposerà Lotario di Francia). Riuscì in questo modo a incontrare l’Imperatore sel Sacro Romano Impero, Ottone I, al quale raccontò tutto l’accaduto. Il sovrano clpito dalla tenacia e dal coraggio di questa donna, che era anche particolarmente colta dato che parlava 4 lingue, se ne innamorò perdutamente e con la forza di un leone andò in Italia, sconfisse Berengario II e lo esiliò, vendicando Adelaide e assunse la corona del Regno D’Italia. Tornando vincitore abbracciò l’amata e la sposò la notte di Natale del 951. Ebbero in seguito ben 4 figli.

La fama di Adelaide crebbe a dismisura, soprattutto nel 973 alla morte di Ottone, quando divenne regina del Sacro Romano Impero, con pieno potere decisionale dietro la facciata del figlio Ottone II sposato ad una principessa bizantina di nome Teofano. Dopo la sua precoce morte, regnò insieme alla vedova, dietro stavolta la presenza di Ottone III ancora minorenne. Furono queste due donne a governare l’Impero.

Adelaide mantenne sempre il suo impeto cristiano e si dedicò al benessere e alla cura dei poveri con la fondazione di chiese, monasteri e conventi. Quando Ottone III divenne indipendente si ritirò in convento, nell’Alsazia settentrionale e morì in totale preghiera nel 999. Divenne santa.

Esiste una poesia di Berto Barbarani che ricorda questa grande donna:

Lago da I’aqua fresca o celestina
de le fontane che te sbrissia dentro,
lago de Garda da la recia fina
che te senti tremar le vele al vento
e i limonari quando i se inchina
zo da le rive a farte complimento,
l’èto vista scapar quela regina
che i aveva impresonado a tradimento?

La rocca poi assunse una forma di baluardo inespugnabile non appena Turisendao, fondatario della Gardesana, riuscì tra il 1162 e il 1163 a resistere ad un anno di assedio condotto dallo stesso Barbarossa!

Purtroppo fu demolita da Ottone IV dopo averla tolta dal Comune nel 1209. Il motivo è ignoto. Forse voleva ulteriormente vendicare la prigione della sua grande antenata.

 

questo è il monte dove sorgeva un tempo la Rocca

 

Fonte: http://www.luoghimisteriosi.it/veneto_gardarocca.html


  
Nestore Tonini Garda è fortemente legata ai personaggi storici
di Regina Adelaide, Re Ottone I° e Frate Martino.
Dal 1978 fino a pochi anni orsono si svolgeva il carnevale
e loro erano i personaggi storici di questo carnevale.
Oggi i personaggi sono ospiti durante la sfilata del Palio delle Contrade
che si svolge ogni anno il 15 Agosto
giorno della Madonna Assunta Patrona di Garda.
Questa invece è la maschera allegorica di Garda
“Il Gran Magna Aòle”
figura legata alla tradizione della pesca molto attiva a Garda.
I Gardesani un tempo venivano chiamati e sbeffeggiati
con l’appellativo
“Magna aòle da Garda” e nel 1978 il Prof.Mario Pasotti
ha voluto creare questo personaggio che assieme
ai Sovrani di Garda
Re Ottonee la Regina Adelaide con il fido Frate Martino
portavanoil nome di Garda nelle sfilate carnevalesche
di tutta la Provincia di Verona.

Signore e Signori, alla batteria, Sergio Mazzei.

Una volta ho scritto un articolo su Sergio Mazzei, chissà se poi l’avrà letto e chissà dove l’ho messo. Sostenevo che ha la sicurezza del ritmo. Potrebbe benissimo mangiare con una mano un panino e con l’altra bere una birra, mentre suona la batteria, che lo strumento continuerebbe a suonare. Con i piedi, direte voi? E se pure i piedi sono occupati, perchè li ha messi a bagno? Avrà registrato il pezzo e fingerà di suonare, insinuano i soliti malfidenti. No Sergio non usa trucchi e suona sempre dal vivo. Allora qual’è il segreto? Guardatelo bene quando suona, com’è impassibile, inalterato, potrebbe alzarsi e fare un giretto tra il pubblico e salutare gli amici, durante il concerto, mentre la batteria continua a suonare. E’ il più grande batterista del secolo passato e di quello attuale ed è il più grande batterista del millennio passato e di quello attuale. E’ un batterista mentale. Non suona la batteria con le mani e con i piedi, bensì con la mente. E se usa gli arti lo fa solo per non creare imbarazzi e curiosità inappropriate durante il concerto. Ve l’immaginate: i musicisti suonano, la batteria accompagna e fa la sua parte, ma il batterista è al bar. Non sarebbe carino nei confronti degli altri…

Signore e Signori, alla batteria, Sergio Mazzei.

Intervista bomba su Facebook, a Barbara “Botti” Sindaco di Salò. (Continua…)

  • La Voce Del Garda Gentile Signora, posso approfittare della sua disponibilità al dialogo, per farle un’intervista, nella sua veste di Sindaco di Salò e di assessore all’urbanistica nella precedente amministrazione?
  • Barbara Botti Barbara Botti Mi é permesso mentire?…
  • La Voce Del Garda Gli è permesso anche mentire, ma potrebbe anche rimetterci…bene, cominciamo con la prima domanda.
  •  A Salò ora la viabilità è più scorrevole, grazie alla galleria che venendo da Gardone, devia il traffico dalla statale verso il centro. Un’opera ben fatta anche sotto l’aspetto estetico, che risolve gran parte dei problemi dell’incrocio sottostante, dove in passato si sono verificati numerosi incidenti, anche mortali. Un’opera senz’altro utile ed indispensabile che andava realizzata, a dimostrazione che quando c’è la volontà si possono risolvere situazioni che sembravano inamovibili e croniche. Posso chiederle chi ha finanziato l’opera, e quanto è stato coinvolto il Comune per realizzarla. Condivide il giudizio positivo che ho dato?
  • Barbara Botti Barbara Botti Sicuramente é un’opera utile, anche se non totalmente risolutiva:é infatti necessario risolvere anche il problema dell’uscita da Saló, perché da viale Landi, per tornare a Brescia, non c’é alcuna possibilità di girare. Servirebbe una piccola rotonda in zona Brolo o Barbarano.. Comunque l’opera é stata realizzata dall’Anas. Il comune non é stato coinvolto economicamente, ma per dirla schiettamente, negli ultimi due anni io e l’assessore ai lavori pubblici abbiamo passato piú tempo a Milano negli uffici dell’Aanas o in cantiere che a casa nostra..
  • La Voce Del Garda http://www.facebook.com/ajax/messaging/attachment.php?attach_id=1369cce8-5376-43f2-b6a0-01321fda23b1&mid=id.472364512787595&ext=1344706252&hash=AQCQlmpScyHULPcF
    • Lei ha parlato di una rotonda per risolvere definitivamente il problema di uno dei tratti cruciali della viabilità sulla Gardesana. L’altro nodo è il semaforo di Gardone, che insieme all’amico Mario Simoni (che mi ha inviato lo schizzo che le mostro) stiamo proponendo su Facebook la realizzazione di una rotonda, improrogabile per eliminare definitivamente il semaforo. Secondo la sua esperienza urbanistica, la soluzione è fattibile?

  • Barbara Botti Barbara Botti E’ fattibile, ma non risolverà il problema del traffico.. Purtroppo le code non sono dovute al semaforo, ma al numero eccessivo di auto. Basta una persona che attraversi la strada e si crea una coda di chilometri.. Anch’io non ci credevo, ma mi é stato dimostrato lasciando il semaforo spento. Se guardiamo Riva o Torbole c’é lo stesso problema: non ci sono semafori, ma gli attraversamenti pedonali bloccano completamente la circolazione….
  • La Voce Del Garda Sì certo il traffico intenso dei fine settimana e in stagione turistica, però è un fatto ineludibile che se per fare attraversare un pedone ci vorrebbero pochi secondi, se questi è costretto a schiacciare il bottone al semaforo, per cui scatta il rosso per le auto, il traffico rallenta ulteriormente. In ogni caso stiamo sostenendo entrambi che il problema è l’attraversamento pedonale, per cui è inderogabile anche la seconda proposta del sottopassaggio, che dall’Area Esso conduca rasente alla Piazza Wimmer. Oppure metterlo in sostituzione delle scale che scendono nel centro storico, centrali rispetto al semaforo. Tu che ne pensi? Ehm pardon signora: Lei cosa ne pensa?
  • Barbara Botti Barbara Botti Sono assolutamente d’accordo. L’importante é che il sottopassaggio sia fatto bene e non diventi un vespasiano….
  • La Voce Del Garda Infatti l’idea è di un sottopassaggio luminoso ed illuminato, con le vetrine dei locali e negozi ai lati che pubblicizzano le loro attività, in modo che non sembri di essere sottoterra. Il problema è che se permangono le scale al semaforo i pedoni attraversino la statale indipendentemente del sottopasso all’area Esso.
  • Ora parliamo dell’Ospedale di Salò, di cui mi risulta Lei abbia una particolare sensibilità per lo stato di abbandono in cui è stato lasciato. A suo modo di vedere ci sono ancora prospettive per un utilizzo in chiave comprensoriale, che in fondo è il ruolo che ha sempre avuto, molto apprezzato dai cittadini dell’Alto Garda. Nel qual caso quali sarebbero gli ambiti sanitari in cuipotrebbero erogare servizi nella struttura ospedaliera?
  • Barbara BottiBarbara BottPremesso che regione Lombardia da tempo non sta investendo in nuovi posti letto anzi, come sappiamo, sta tagliandone parecchi, il problema dell’ospedale di Saló é che a parte gli uffici che stanno utilizzando e la radiologia, tutto il resto necessita di un massiccio intervento di ristrutturazione, con costi non inferiori a 15.000.000,00 di euro. E ció senza contare gli allestimenti, ecc. Poiché é da escludere che si possa riparlare di ospedale per acuti, l’unica possibilità che si investa qualcosa é data da un utilizzo misto, e cioé che vengano trovati investitori privati ( che possono essere anche case di riposo, ecc), che siano interessati ad avere stanze di sollievo o comunque degenza privata, perché non verranno certamente concessi posti convenzionati. Inoltre potrebbero trovar spazio gli ambulatori dei medici di base, ecc. Il problema comunque purtroppo sono sempre i soldi. Io sto andando a trovare l’assessore regionale con molta frequenza, per fargli capire da un lato le necessità del territorio, dall’altro l’assurdità di avere un immobile di 9500 mq a lago, di quell’importanza e in pieno centro, praticamente inutilizzato. Spero di riuscire a fargli condividere un’idea che mi frulla da un po’ ma che non posso ancora render pubblica…
  • La Voce Del Garda Forse converrebbe aprire un altro uscio in Regione e mi riferisco al Direttore generale delle aziende ospedaliere e sanitarie lombarde. A Fasano sulla vicenda del Santa Corona, venne addirittura uno dei predecessori dell’assessore Bresciani, un certo Borsani, a rassicurarci che l’ospedale sarebbe stato rilanciato. All’assemblea c’erano più guardie del corpo e giornalisti che fasanesi, sembrava che spaccasse il mondo, ma l’ospedale nonostante i soldi spesi per risanarlo dai danni del terremoto, è rimasto chiuso. Per quanto concerne il frullato lo tenga in testa, ma ricordi che il tempo passa veloce ed il rischio è di avere avuto una buona idea, rimasta solo un abbozzo. Posso dirle che su Salò dopo averlo difeso strenuamente come nosocomio indispensabile per i malati acuti anch’io non ho le idee così precise. Anche perchè sul tema dell’emergenza, vedrei disposto meglio Fasano, che ha un buon parcheggio per ricevere le ambulanze ed è sulla statale, ossia in prossimità della causa principale (incidenti stradali) per cui continuiamo a chiedere un pronto soccorso per l’Alto Garda. L’Alto Garda non ha un pronto soccorso, neanche fossimo in Africa. Potremmo chiedere di farlo costruire e gestire ai missionari? Lei che ne pensa?
  • Mentre ci pensa le pongo altri spunti per una riflessione, anche nell’ottica di perorare la causa dell’Alto Garda in Regione. Già l’Alto Garda che non fu capito da alcuni sindaci locali quando demonizzavano pubblicamente come campanilismo la difesa delle strutture esistenti, senza pensare che si difendeva quel poco che c’è nel territorio. Per l’edificio di Salò tutto va bene, purchè si eviti la speculazione edilizia sull’immobile e si mantenga la vocazione assistenziale e sanitaria della struttura. Quindi ben vengano anche i privati purchè rispettino questo principio base. Del resto l’ospedale è la somma dei lasciti che gli antenati hanno donato alla Comunità sofferente locale, perciò è giusto che le istituzioni ed i cittadini desiderino che rimanga. Intanto sarebbe opportuno studiare di accorparvi tutte le strutture sanitarie, mediche, ambulatoriali e gli uffici dell’asl, la guardia medica, le analisi, consultori, gli ambulatori dei medici di base ecc… Possibile che abbiamo l’ospedale vuoto e per fare una visita dalla guardia medica, o un impegnativa all’asl oh, non si sa mai dove andare? In via Fantoni. Sì ok in via Fantoni, sarebbe come se gli uffici comunali fossero a Campoverde. Se il Comune si impegna d’accordo con le rispettive ASL a mettere le radici nel “proprio” ospedale, nessuno lo toccherà. Hai scritto che servono15 milioni di euro per ristrutturarlo. Intanto però si potrebbe chiedere un finanziamento per fare un bell’intervento per la parte pubblica che interessa l’asl, gli ambulatori ecc…, mentre per il resto lasciare la competenza al privato che vorrà fare l’investimento. E tenga presente che per un centro assistenziale, lunga degenza ecc… non può esserci miglior compatibilità dell’essere connessi ed a stretto contatto, con tutti gli ambulatori.
  • Dopo tenga conto che un trend non prosegue all’infinito. La mania di sacrificare il pubblico per favorire il privato, come è successo in Lombardia per oltre un decennio, è arrivata al capolinea, con indubbi fallimenti sia sul piano politico, sia su quello prettamente amministrativo ospedaliero. Una linea guida che se da una parte ha visto sacrificata la sanità pubblica di aree come l’Alto Garda, dall’altro ha mostrato gravi problemi gestionali di strutture che sembravano la perla della sanità privata. E’ perciò verosimile che anche in Regione prevalga una sensibilità diversa sui servizi essenziali da erogare in modo più idoneo, omogeneo e meno improvvisato, di come è stato fatto finora.
  • Barbara Botti Barbara BottSono d’accordo su tutto: il campanilismo non é un mio problema, e ho sempre detto che se mai dovesse tornare un pronto soccorso sarebbe piú utile nell’alto Garda. Saló dovrebbe avere le funzioni che dice Lei, ma pochi anni fa é stato investito parecchio denaro per ristrutturare il palazzo Tosi Gentili dove ha sede l’Asl, che ora ha un comodato credo ventennale e dunque non spenderebbe altro denaro per trasferirsi all’ospedale. Di contro il comune, grazie al patto di stabilità, non può chiedere finanziamenti a tale scopo. É per questo che sarà necessario il coinvolgimento dei privati, perché diversamente né l’azienda ospedaliera proprietaria del’immobile, né l’ASL, né la regione investiranno un centesimo. Il mantenimento delle funzioni socio-sanitarie non é in discussione. Per qunto riguarda il direttore generale dott. Lucchina, è stufo di vedermi…
  • La Voce Del Garda Grazie. É bello ogni tanto sentirsi dar ragione… ma come lei ha evidenziato questo non è sufficiente. E’ comunque confortante sapere che c’è un sindaco gardesano che si reca sovente in Regione ed apre tutti gli usci disponibili. Prima non era mai successo. La perseveranza paga e chissà che anche in Regione le valutazioni cambino all’insegna di una sanità intesa più come servizio, piuttosto che come profitto.
  • Entriamo in Salò, nella vita quotidiana. Su Facebook, circola una notizia inerente un locale, un’enoteca-ristorante, sito in Piazza Duomo. La Signora che lo gestisce lamenta di avere subito un sopruso dal Comune che l’ha costretta a chiudere il locale. Tuttavia la denuncia fatta dall’utente è poco chiara. Può dare dei chiarimenti al riguardo?
  • Barbara Botti Barbara Botti La signora in questione purtroppo sta dicendo cose non vere: ella ha aperto i.. Dicevo, ella ha aperto il suo locale un paio d’anni fa, sapendo che in quella piazza non sarebbe stato possibile concederle un plateatico, perché, a parte il rispetto per il Duomo, vengono celebrati matrimoni, funerali, ecc e giustamente il regolamento comunale lo vieta. Del resto anche la gelateria vicina non l’ha mai avuto. Ora, dopo che la signora in questione per due estati ha fatto ció che voleva, infischiandose altamente del regolamento e ovviamente non pagando nulla per lo spazio che occupava, improvvisamente, per motivi che immagino, ha deciso di chiudere accusando l’amministrazione di non ben identificati abusi.. Credo che l’unica cosa che si può addebitare al comune é la troppa tolleranza.
  • La Voce Del Garda Quotidianità salodiana che si ingolfa, è la chiusura del Tribunale. Come sindaco, ma anche come avvocata, la notizia penso l’abbia scossa. Non crede anche lei che il danno del disagio per i cittadini e gli avvocati gardesani, si sommi al danno che subiranno i cittadini e gli avvocati di tutta la provincia, per l’allungamento delle attese per i processi, dopo l’accorpamento al tribunale di Brescia?
  • Barbara Botti Barbara Botti Non sono tanto preoccupata per i processi quanto per tutto ció che ha a che vedere con la volontaria giurisdizione, e cioé amministrazioni di sostegno, giudice tutelare, ecc. La gente non ha idea di cosa succede a Brescia, dove per avere accesso alla cancelleria dobbiamo andare all’alba a prendere il numero, sperando di essere tra i venti che fanno entrare dalle 9 alle 11, rischiando di dover tornare diverse volte e attendere settimane per avere un documento. A Saló la gente é abituata ad un servizio gentile ed immediato.. La gente pensa che il problema sia degli avvocati, dimenticando che noi a Brescia andiamo comunque tutti i giorni, mentre il vero problema sarà di chi, magari venendo da Limone o Vestone, perderà giornate per un certificato…
  • La Voce Del Garda Comunque la si veda è un danno per l’intera zona.
  • Quotidianità salodiana, sono anche le zone a lago attrezzate perchè possano essere frequentate dai cani. In questa decisione scorgo l’amore per gli animali, che lei esprime con intensità anche su facebook. E non è casuale se ne parlo visti gli orrori che si compiono in certi canili bresciani. Però mi consenta di mostrarle anche l’altra faccia della medaglia, notando che a volte più che i cani, sarebbero i loro proprietari da tenere al guinzaglio. E mi riferisco all’esecrabile abitudine (non solo a Salò) di portare gli animali a fare i loro bisogni nei parchi, sui marciapiedi, e sul lungolago, lasciando la ben nota impronta che è facile calpestare. Come in tutte le cose ci vuole equilibrio. Giusto il massimo rispetto per gli animali, come massimo rispetto deve esserci per gli umani.
  • Barbara Botti Barbara Botti Non possiamo esser sempre d’accordo…. Gli incivili sono i proprietari dei cani, che comportandosi cosí fanno ricadere la colpa sui cani. A Saló, come in tanti altri comuni, vi sono sanzioni elevatissime per chi non raccoglie il “prodotto” del suo cane, ma come si puó immaginare questi signori non si fanno beccare facilmente perchè se vedono un vigile in divisa ovviamente raccolgono tutto. Siamo arrivati a dover chiedere agli agenti il servizio in borghese per poter sanzionare!!! Mi sono presa io stessa una serie di improperi dalle persone a cui, molto civilmente, cerco di far presente che dovrebbero raccogliere… ora stiamo facendo fare dei cartelli, per attirare l’attenzione sul fatto che ci vuole rispetto anche per le persone e non solo per i cani, ma non so a quanto servirà..
  • La Voce Del Garda Invece siamo proprio d’accordo ed è proprio quel che volevo sentir dire. Mi fa piacere notare che pur amando i cani si è attenti ai principi che regolano la convivenza civile. Cercate almeno di tutelare i luoghi più frequentati. Sul lungolago è soprattutto nella parte nuova alle Rive, che si sbizzarriscono a far caghinzolare il cane. Proprio ieri ho passeggiato sul lungolago, incrociando l’insormontabile Nastuzzo e notavo che ci sono molte parti della parte nuova del lungolago fatta in lamelle in legno che in breve tempo si usurano e necessitano di continua manutenzione. Mi chiedevo, anzi ti chiedo se la parte che poggia sul terreno, non sarebbe il caso di finirlo con il cemento anzichè con il legno, onde evitare sperpero di denaro per la manutenzione e dissesti alla pavimentazione che infine si traducono in disagi per chi cammina sul lungolago.
  • Ed ho visto anche i vigili perlustrare il lungolago, a dimostrazione che quanto dici è reale. Ma i caconomani come Lei hai notato sono furbi, per beccarli in flagrante bisogna essere in borghese la sera dopo le 23 ed il mattino, prima delle 7.
  • Vabbè cambiamo brochure, mi perdoni qualche volauvant letterario, ma scrivere per me è anche divertimento.
  • Area Tavina – E’ noto quanto impegno e quante lacerazioni e divisioni è costata questa vicenda, pertanto non vorrei inutilmente riaprire ferite per compiacere il gusto della polemica. Andiamo invece al sodo. La gravissima crisi finanziaria ed immobiliare, potrebbe essere determinante per dissuadere la proprietà a fare un investimento molto rischioso. Avete pensato a progetti alternativi condivisibili dall’Amministrazione comunale, dalla proprietà e dalla comunità salodiana in generale, che privilegino soprattutto l’aspetto turistico, o produttivo, piuttosto che quello speculativo-immobiliare?
  • Barbara Botti Barbara Botti Nella prima metà di settembre presenterò ai miei concittadini, in un incontro pubblico, il risultato delle “lacerazioni ” di cui parla: con molta fatica infatti, abbiamo condiviso con la proprietà un progetto che prevede la riduzione di circa un terzo dei volumi residenziali previsti nel PGT, ma che soprattutto inquadra la riconversione in un nuovo quartiere, che prevede anche il recupero delle aree circostanti, compresa quella del gas.., ove dovrebbe nascere qualcosa di molto bello. Ma ci vedremo a settembre e spero che si possa condividere anche questo.
  • La Voce Del Garda
  • E veniamo alla domanda che mi sta più a cuore. Come donna impegnata in politica si è sentita discriminata rispetto ai colleghi maschi, oppure per essere apprezzata e dimostrare di avere della capacità amministrative, ha dovuto sudare più di loro? E se sì, analoghi problemi li ha trovati sul lavoro e nei tribunali? C’è diffidenza nella gente verso l’avvocato donna, che possa essere considerato meno incisivo, o concreto rispetto al maschio? Lei è stata eletta in una lista di centro destra, non le sembra ci sia stata un orientamento fin troppo sessista nella scelta delle parlamentari del suo partito, in cui sono prevalse l’avvenenza, la disponibilità e l’accondiscendenza a fare ciò che non è difficile immaginare, per accontentare i capi del partito, onde poter emergere? Oggi uno dei principali problemi da risolvere in politica sul piano etico, è anche questo: ridare dignità alla donna, e responsabilità in base alle proprie vere, dimostrate e reali capacità, all’impegno ed all’intelligenza di cui è dotata. E comunque se esiste il sessismo in politica, come nelle professioni, non è solo colpa del maschio, ma anche di quella inclinazione a offrire il proprio corpo per avere in cambio dei favori, carriera e successo.
  • Barbara Botti Barbara Botti Su questo tema potremmo scrivere un libro, piú che una risposta.. Ho 57 anni e dunque negli anni settanta ero in prima fila per cercare di ottenere il dovuto… Quando sono diventata avvocato ( figlia di un idraulico) le colleghe a Brescia si contavano su una mano e le garantisco che non é stato facile da sola riuscire ad avere credibilità e conseguentemente una clientela. Tra l’altro non ero proprio da buttar via e questo forse peggiorava la situazione: ma ritengo di esser riuscita ad ottenere rispetto da parte dei giudici, dei colleghi e dei clienti. Indubbiamente con molta fatica, studiando piú degli altri, lavorando piú degli altri,ecc. Ora pero ho spesso la sensazione che tutto ció che le donne della mia generazione hanno faticosamente conquistato sia stato buttato dalla finestra da giovani che cercano le strade piú corte e non hanno alcuna voglia di “valere”:i modelli che i midia ci hanno imposto di imitare non sono certamente i neurochirurgi o i vigili del fuoco, ma le veline o i calciatori. Oggi purtroppo l’importante é essere famosi, non valere qualcosa. Se il valore in cui si identifica una generazione é la celebrità forse é arrivato il momento di chiederci dove abbiamo sbagliato. Qui peró si innesta un discorso relativo proprio ai valori che abbiamo perso e usciamo dal tema. Mi lasci peró dire uno dei valori che non esiste piú é proprio il rispetto, in modo particolare per la politica. Ovunque si guardi, credo che non si veda traccia dell’etica dei politici di un tempo (di destra o di sinistra che fossero), che ti metteva davanti il bene pubblico prima di ogni cosa. Ora purtroppo pessimi esempi ci vengono da ogni partito, da donne e da uomini ed é sempre piú sconcertante pensare che troppa gente si é data alla politica per esclusivo interesse personale. Il problema é che l’unica reazione che vedo é un generale allontanamento dalla politica, mentre invece dovrebbe succedere proprio il contrario, e cioé che le persone serie e oneste si mettessero in gioco per dare una mano a cambiare questa situazione, perché diversamente la vedo molto brutta…
  • La Voce Del Garda Credo che fare politica sia molto impegnativo e per farla bene occorra avere uno slancio missionario, oppure essere dei Che Guevara senza necessariamente essere comunisti o bellicosi: essere votati al bene comune con assoluto disinteresse personale. Vivere la sacralità della politica che vuol dire interessarsi al bene dei nostri simili.
    E penso che la positività in ciò che sta accadendo, è che a furia di toccare il fondo, qualcuno imprimerà una svolta che sarà stimolante e così incisiva che supererà la serietà politica che Lei ha menzionato.
    La giovinezza in politica, prescinde dai dati anagrafici: è soprattutto innovazione, voglia di cambiamento e di rinnovamento e quindi donarsi per alti ideali. Se vuoi puoi essere giovane per sempre e questo può riempirti la vita più di qualsiasi altra cosa. Qualche viaggetto per rilassarti, tra le palme esotiche, lo troverai. Il confronto con i tuoi colleghi è nauseante ed è ciò che ti trattiene, ma l’altra faccia della medaglia è la stima che riscuoti dai cittadini. Barbara, non ti vedo pensionata. La nostra generazione è tra le più giovani, perchè ha recepito per prima il non conformismo, l’appiattimento perbenista, mettendo al centro della vita dell’uomo e del mondo altri valori, quali la giustizia, l’uguaglianza, la pace ecc… e possiamo dare quella spinta per il cambiamento che con la riflessione ci ha distaccati dal massimalismo e dall’estremismo di quel periodo. Siamo noi i giovani e possiamo dimostrarlo, culturalmente, spiritualmente e politicamente. Se deciderai di proseguire avrai sempre il nostro sostegno. E così chiudo la filippica per convincere Barbara Botti a non mollare.

Gardone Riviera: Area Esso, causa la crisi immobiliare la nuova costruzione rimane incompiuta. E farci un autosilo?

Dopo essere arrivato al tetto, il nuovo immobile costruito nell’area Esso (nei pressi del semaforo) di Gardone Riviera, rimane senza finiture, causa l’assenza di acquirenti degli appartamenti, uffici e negozi che chi l’ha costruito pensava di vendere. La grave crisi del settore immobiliare che deriva dalla crisi che coinvolge tutti i settori economici e produttivi, non lascia sperare in una inversione di tendenza in tempi brevi. Visto che però l’immobile è stato costruito ed in parte è già stato predisposto a parcheggio pubblico, nella parte interrata e su una parte del piano rialzato, molti cittadini gardonesi si chiedono se non sia la soluzione che accontenta tutti, adibire tutto l’immobile ad autosilo, considerando che il costruttore potrebbe vendere ai privati una parte dei parcheggi ricavabili e una parte destinarla alla sosta a pagamento, affidando la gestione alla società che gestisce i parcometri del comune. Inoltre la conversione ad autosilo comporterebbe in termini di finiture, costi limitati, rispetto alla destinazione abitabile. Tutto ciò avendo notato la necessità di parcheggi rilevata da molti operatori gardonesi del lungolago e del centro storico di Gardone Sotto.

Considerazioni dopo il dibattito su facebook con “Amo Gardone Riviera”

Considerazioni dopo il dibattito su facebook con “Amo Gardone Riviera”, http://www.facebook.com/gardoneriviera

sull’ipotesi di allungare la passeggiata a lago fino al porto di Barbarano, alternativa al progetto di rifacimento del lungolago proposto dall’Amministrazione Comunale. Sinceramente mi aspettavo un minimo sostegno almeno da chi ha espresso giudizi negativi sulla decisione presa dagli amministratori. Ciò che sfugge a Gardone è il contesto generale, come fosse un’isola felice immune dalla situazione di grande crisi che interessa non solo l’Italia, ma il mondo intero e quindi sfugge la necessità di essere “estremamente concreti” anche considerando che le risorse disponibili per il comune sono ai minimi termini storici e vanno usate con la massima oculatezza. A Gardone sfugge anche che le belle epoque, sono finite da un pezzo, compresa la bella epoque moderna seguita al boom economico di recente memoria. Sappiamo come sia stato demonizzato il turismo denominato della “scarpa grossa” al quale si sono comunque dovuti adeguare anche molti alberghi in loco, tramite le offerte per comitive proposte dalle agenzie turistiche.

Il rischio per Gardone è quello di coccolare oltre l’inverosimile, la propria ineguagliabile bomboniera, ignari che sono sempre meno quelli interessati all’esclusiva proposta estetica. Essere concreti significa senza tanti mi e mo e ma, e disquisizioni sulla qualità della clientela, prendere il massimo di gente che possa venire a Gardone e fare in modo che ci venga. E soprattutto creare l’interesse e le strutture adatte perchè ciò avvenga. Questo bisogna fare se si vuole che il lavoro, data la stagione estiva sempre più corta e meno frequentata, abbia un’ estensione attraverso l’arrivo della gente della città e dei luoghi limitrofi, in modo che i negozi e gli esercizi possano sopravvivere tutto l’anno. A Gardone sfugge soprattutto che siamo entrati nella fase di turismo e commercio per la sopravvivenza.
Possano sopravvivere tutto l’anno.

Il piano per cui lavora Mario Monti

La legge del taglione: l’uscita dall’euro è già in corso, causata dai mercati finanziari, a ovest di Paperone.

La legge del taglione, tanto cara agli ebrei, secondo il principio della compensazione “si espia il male che si compie, negli stessi ambiti in cui è stato compiuto”, sta producendo ciò che razionalmente difficilmente si sarebbe potuto attuare, pur con tutta la volontà e determinazione necessarie.

Oggi stiamo assistendo alla debacle definitiva di quel mostro monetario chiamato euro, pensato per rendere i popoli schiavi del loro debito, secondo il principio  immorale che gli individui siano obbligati a sacrificare la propria esistenza e quella delle proprie famiglie, pur di onorarlo. Come se la convivenza civile dovesse essere sottomessa all’interesse di chi presta i soldi, piuttosto che alle esigenze del popolo ed a maggior ragione quando è in difficoltà. L’uscita dall’euro quindi si avvicina per cause naturali,  karmike. Il giocattolo si rompe, gli stati si liberano, purchè prevalgano i principi della sovranità nazionale, il bene del popolo, l’economia reale che scaturisce esclusivamente dal lavoro e non l’ economia fittizia, inventata dai banchieri o da  economisti finti e mercenari, che hanno venduto l’anima alle banche… Sovranità nazionale significa innanzitutto che lo Stato fabbricherà la propria moneta e ne decreterà il valore e la quantità di emissione, non più tramite la Banca d’Italia, organismo facinoroso per nulla neutrale, composto dai massimi banchieri nazionali, ma tramite una Commissione che dovrà valutare le necessità della popolazione e del mondo del lavoro.

Questo deve fare un popolo che vuole ritrovare il valore della dignità umana, della serena convivenza civile e della pace sociale. Un popolo che vuole abbandonare la follia dell’inciviltà economica. NOI DECIDIAMO IL VALORE DI CIO’ CHE ABBIAMO; DEL NOSTRO LAVORO E DELLE NOSTRE VITE.

Affanculo il resto. E che sia per sempre.

Botta e risposta su indymedia tra Paolo Barnard e me.

http://lombardia.indymedia.org/node/46916

La chiave di lettura di tutto (di Paolo Barnard)

frasc.jpg

Al mondo solo 2 entità possono creare denaro.

1) Lo Stato

2) Le banche

Il dogma del rigore dei conti = rubinetti chiusi dello Stato.

Pareggio di bilancio = lo Stato ci tassa tanto quanto spende x noi, ci lascia zero denaro.

Lo Stato eliminato dalla scena.

Rimangono solo le banche.

Tutti noi abbiamo bisogno di denaro per vivere, produrre. Impossibile far senza.

Adesso dipendiamo tutti dalle banche, l’unica fonte di denaro rimasto.

Banche = governo

Hanno vinto.

Se non capite adesso cosa fanno la UE + Monti e per conto di chi, buttatevi nel pozzo.

21.07.2012

Paolo Barnard

http://paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=413

Commenti

Inserito da Anonimo il MAr, 24/07/2012 – 17:18

Claudio Maffei – La Voce del Garda

Io l’ho capito da un pezzo, anche grazie alle tue prime esternazioni e forse nel forum ci sono ancora le tue osservazioni che pubblicai su indymedia. E quindi non mi butto nel pozzo. Bisogna comunque pensare ad uscire dalla situazione, che per quanto di portata planetaria o sovranazionale non è detto che sia immutabile. Altrimenti se fosse vero che hanno vinto, ci sarebbe veramente, (a maggior ragione) da gettarsi nel pozzo. Capire il male non è sufficiente, occorre stabilire cosa fare, per renderlo inoffensivo. Per uscirne bisogna innanzitutto uscire dall’euro. Questo è il primo passo essenziale. Fatto questo si potrà valutare se l’uscita dall’euro servirà a ripristinare una UE libera, solidale ed equa tra gli stati membri, e che siano spazzate via le oligarchie economiche e lobbistiche che la dominano. Se ciò non accadrà si dovrà decidere anche l’uscita dalla Comunità Europea e dalla NATO (organismo sottomesso ai guerrafondai d’oltreoceano). Lo stato conierà il denaro che serve e la nuova lira avrà lo stesso valore dell’euro, onde evitare speculazioni, traumi monetari o perdite di valore negli ambiti finanziari. Chi lo decide? Lo decide il Parlamento, questo passaggio sfugge sovente, negli animi di chi protesta. Ecco perchè alle prossime elezioni è fondamentale che le forze politiche abbordabili, inseriscano nei loro programmi l’uscita dall’euro. Se questo accadrà saremo a buon punto.

“Elogio della follia”

Un utente su facebook mi ha mandato questo messaggio:

“Elogio della follia”

A tutti i folli.
I solitari.
I ribelli.

Quelli che non si adattano.
Quelli che non ci stanno.
Quelli che sembrano sempre fuori luogo.
Quelli che vedono le cose in modo differente.
Quelli che non si adattano alle regole. E non hanno rispetto per lo status quo.

Potete essere d’accordo con loro o non essere d’accordo.
Li potete glorificare o diffamare.
L’unica cosa che non potete fare è ignorarli.

Perché cambiano le cose.
Spingono la razza umana in avanti.
E mentre qualcuno li considera dei folli, noi li consideriamo dei geni.

Perché le persone che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo sono coloro che lo cambiano davvero.

Steve Jobs

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Ringrazio chi mi ha mandato questo messaggio di cui condivido le buone intenzioni, lo spirito e lo stato d’animo di chi l’ha pensato: un genio dell’informatica che da poco è mancato. Aggiungo che la follia vera è l’appiattimento intellettuale nel far propri senza alcun senso critico alcuni aspetti della mentalità corrente, senza considerare che ciò in cui si crede ciecamente appartiene al passato e se si osservasse attentamente l’esperienza si scoprirebbero gli inevitabili errori umani che ne sono scaturiti. Per cambiare il mondo in ogni caso non è sufficiente la follia puntualizzata ed esaltata da Steve, per quanto una certa dose di trasgressione e ribellione siano necessarie. Per cambiare lo status quo del mondo occorre avere un grande ideale e perseguirlo senza sosta, con determinazione e perseveranza fregandosene delle critiche, degli insulti e della mancanza di gratificazioni personali. Ciò che conta è l’obiettivo.

Il miglior Presidente della Repubblica è quel tale…

Il miglior Presidente della Repubblica è quel tale, di cui leggendo sul giornale le intercettazioni telefoniche che lo riguardano, si scopre la sua indiscutibile onestà, la sua vocazione al bene di tutti e del popolo, il suo amore per la giustizia e per  la verità.

Salus… Salò. Mistero svelato

Salò ha origini ospedaliere che con ogni probabilità risalgono al tempo dei romani, come testimonia il nome del luogo. Il termine Salò, infatti deriva da “salus” termine latino che vuol dire “salute”.  E qui apro una breve parentesi storica per dire che spesso la soluzione di alcune problematiche è semplicissima, ma nessuno la vede. Gli storici locali non ne hanno colto il significato, come sostiene Marcello Zane, nel volume “La excellente et magnifica Salò”, elencando le interpretazioni fantasiose di Bongianni Grattarolo, Giuseppe Solitro, ed altri illustri storici gardesani. E non a caso a pag. 14 il libro inizia con il titolo “Il mistero del nome”.

Neppure è difficile immaginare il motivo che ha spinto la burocrazia dell’antica Roma ad individuare la parola “salus” per indicare una  località. A Salus i romani istituirono un luogo di cura di enorme importanza, soprattutto per la cura dei feriti, di ritorno dal fronte, delle legioni romane impegnate nelle guerre per  la dominazione delle regioni del Nord. Inoltre uno dei maggiori problemi per una forza di occupazione era la cura sia dei nuovi abitanti, o coloni romani insediati nelle terre conquistate, sia la cura ed il soccorso per le forze

militari di occupazione. E con il nome “Salus”, si poteva facilmente individuare la località, ove ciò avveniva. Si può quindi ipotizzare che Salò sia stata, uno dei primi avamposti ospedalieri dell’antichità, soprattutto  nella funzione di soccorso di retroguardia, per i soldati di ritorno dal fronte, quando le conquiste romane oltrepassarono i confini italici. Molti dei reperti rinvenuti a Salò nella necropoli del “Lugone” come borracce e  dadi da gioco, in dotazione alle milizie romane e numerosissime ampolle vitree per la conservazione di balsami e medicamenti e perfino un bisturi, per l’esercizio medico, nonchè epigrafi di ringraziamento per la cura delle malattie, e per la guarigione ottenuta, avvalorano questa ipotesi.
Ed in seguito nel corso dei secoli, la città di Salò è sempre stata il più importante e costante centro sanitario della Riviera, non solo per la presenza dell’antichissimo nosocomio ospedaliero, ma per tutte le necessità e difese sanitarie della città e dei paesi limitrofi della Riviera, come nelle vicende che riguardarono le epidemie di peste, come testimonia l’erezione strategica del lazzaretto,  verso la fine del 1400, per il ricovero dei malati e per la disinfestazione delle merci.
Una centralità comprensoriale sempre apprezzata dalla popolazione rivierasca per millenni e disattesa negli ultimi decenni dagli amministratori ospedalieri, proprio nel momento in cui l’aumento del numero di abitanti e l’avvento del turisti ne rendevano invece necessario il potenziamento e l’adeguamento. Pagati per danneggiarci, incredibile ma vero.
Claudio Maffei

Salò sul lago di Garda  Salò sul lago di Garda Salò sul lago di Garda

               – L’antico ospedale civile di Salò –   

Salò sul lago di Garda

– L’antico accesso dal lago –

Anche Wikipedia ha riassunto tutte le interpretazioni riportate da Zane, ecco il testo: _Il nome Salò non ha una derivazione chiara. Alcune fonti lo fanno risalire al nome di una regina etrusca, Salodia; altre lo collegano ad un lucumone di nome Saloo; altre ancora al termine latino Salodium, che indicava le sale e le stanze di cui erano ricche le ville a lago di epoca romana.
Una spiegazione valida sembra essere quella che fa risalire il nome di Salò al fatto che la città era, anche nell’antichità, la capitale economica della zona, dove veniva depositata una risorsa importantissima come il sale. Già infatti nei tempi antichi era collegata al mare Adriatico attraverso i fiumi Mincio e Po. Il sale marino poteva quindi agevolmente risalire via nave fino a Salò._

La ricostruzione storica più veritiera è quella che combacia con il contesto storico e con i reperti archeologici recuperati in loco e cioè che il nome collimi per assonanza e significato con la collocazione di un luogo di cura per i soldati romani. La derivazione dal sale, che è accreditata come la più interessante, riguarda una risorsa che non esiste nel territorio e quindi è improbabile che i romani l’avessero così a cuore, diverso sarebbe se sulle colline adiacenti avessero estratto il sale, come nel caso di Salisburgo, il cui nome deriva dall’economia portante della città: l’estrazione di sale dalle miniere di salgemma delle vicine montagne.

Altro che No Tav, arriva Hollande. A rischio la linea Torino-Lione… e chissà magari anche quella sul Garda.

Mi sembra un’ottima notizia. Ed il fatto positivo consiste nell’inizio del dibattito sul piano istituzionale europeo, con qualcuno che finalmente dentro i palazzi dice: No TAV. Finora abbiamo avuto i partiti e tutti gli organismi nazionali ed europei arroccati sul sì all’alta velocità. Non è escluso che questo sia l’inizio dello sgretolamento. Senz’altro la penuria di fondi in un momento così difficile sul versante economico, è da stimolo per un’inversione di tendenza che può estendersi a macchia d’olio in tutti i paesi, compresa l’Italia. Vorrei ricordare che oltre al TAV Val di Susa, c’è in ballo quello sulle colline moreniche del Lago di Garda che sarebbero sventrate, con danni ambientali ed ecologici gravi. Per capire di cosa si tratta invito a leggere questo articolo della redazione de il Manifesto.

http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/8048/

Altro che No Tav, arriva Hollande 

A rischio la linea Torino-Lione

Dopo anni di battaglie, proteste e scontri tutti italiani potrebbe essere la Francia a mettere una pietra sopra la linea ad alta velocità tra i due paesi. Secondo “Le Figaro” Sarkozy aveva previsto una moltitudine di progetti nei trasporti, pari a 260miliardi di euro senza aver fatto i conti con la crisi. A essere fatte fuori le linee  più costose: l’investimento per la Torino-Lione è di 12 miliardi di euro.
 Tempi di crisi anche per l’Alta velocità, al punto che la Francia potrebbe abbandonare, per ragioni di budget, diversi progetti tra cui quello della Torino-Lione. A farsi i conti in tasca è stato il ministro del Bilancio Jerome Cahuzac che ha lanciato ieri l’allarme: “La Francia – ha detto alla stampa francese – ha previsto una moltitudine di progetti senza aver fatto i conti con i finanziamenti. A questo punto il governo non potrà che dover rinunciare a qualche opzione”. Secondo Le Figaro di oggi a rischio di depennamento sono 10 progetti tra cui, in prima linea la Torino-Lione, la Nizza-Marsiglia e la linea Rennes-Brest. Preda dell’euforia la Francia aveva inizialmente annunciato 14 progetti da qui al 2020 per un totale di 2000 chilometri. Una tabella di marcia ribadita fino a maggio dall’ex presidente Nicolas Sarkozy, e dal costo di 260 miliardi di euro. A essere fatte fuori sarebbero, spiega il giornale francese, le linee a questo punto più costose: l’investimento per la Torino-Lione è di 12 miliardi di euro. Per questo però, ha spiegato il ministro, una commissione parlamentare verrà istituita per classificarle in base alle priorità entro la fine dell’anno. Il governo dovrà quindi scegliere i collegamenti a cui rinunciare. Una missione composta da parlamentari ed esperti sarà presto nominata per classificare i progetti in ordine di priorità. Una relazione è attesa entro la fine dell’anno. Unica certezza, “le due linee in costruzione Tours-Bordeaux e Metz-Nancy e i due progetti che sono oggetto di un contratto firmato, Le Mans-Rennes e la circonvallazione Nimes-Montpellier, non saranno chiamati in causa”, ha assicurato il Dipartimento dei Trasporti.
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Ho trovato interessante anche questa analisi.

Come uscire certamente dalla crisi, senza pagare le tasse. Ed abbattere definitivamente l’evasione fiscale. (articolo in costruzione)

Il modo è molto  semplice e consiste nell’annullare completamente la pressione fiscale sui redditi e sul lavoro, che ostacola gli investimenti senza rinunciare al gettito fiscale e nel contempo premere sui beni di lusso e sui grandi patrimoni mobiliari e immobiliari. Chi più ha è giusto che più paghi.  In sintesi la ricetta è non tassare il lavoro,  inteso sia come imprese, sia come lavoratori, ed i redditi che ne derivano.  Ciò incentiverà i consumi e di conseguenza la produzione che dovrà colmarli e quindi ci sarà incremento dei posti di lavoro e se prevarrà l’impostazione che propongo, ci sarà un aumento perfino delle entrate fiscali. Ed anche l’evasione fiscale sarà definitivamente risolta.

Liberare il reddito ed il lavoro dall’imposta fiscale, non significa rinunciare al gettito per l’erario, purchè si attui un’adeguata tassazione dei consumi e dei patrimoni. L’innalzamento dell’aliquota minima sui prodotti di prima necessità che ora è del 4% di qualche punto percentuale, e l’inserimento di una nuova aliquota per i beni di lusso,  nonchè la tassazione dei capitali mobiliari ed immobiliari garantiranno il recupero su ciò che si è perso dall’annullamento delle imposte sui redditi e sulle imprese.

In altre parole, il consumo di patate si ferma, non perchè l’iva sulle patate è salita dal 4% al 7%, ma quando i soldi in busta paga finiscono presto e quindi si risparmia anche sul consumo di patate. Se invece i redditi saranno liberati dalle imposte, il potere d’acquisto dei cittadini aumenterà notevolmente e le imposte sui consumi, per quanto aumentate, non incideranno sugli stessi.

Ogni cittadino pagherà le tasse sui consumi, sulle prestazioni di cui usufruirà, sui patrimoni mobiliari ed immobiliari di cui è proprietario, e sulle transazioni finanziarie, in pratica significa che tutto ciò che viene speso o accumulato attraverso il reddito sarà tassato e chi spenderà di più o accumulerà più capitale pagherà di più. Di fatto tutto sarà tassato, ma i cittadini avranno la libertà di scegliere come disporre in toto del proprio reddito senza l’obbligo di doverne accantonare una parte da versare al fisco.

Questa impostazione nasce dall’attenta osservazione che lo Stato, è (e deve esserlo sempre di più) prestatore di servizi, a favore dei cittadini, i quali devono contribuire secondo le proprie disponibilità a finanziare i costi. Pertanto è da ritenere irrealistica la soluzione proposta recentemente  da economisti allo sbaraglio che propongono un taglio tout court delle tasse. Estendere la tassazione indiretta, come unica risoluzione fiscale invece mette il cittadino nella condizione di scegliere e quindi lo libera dalla sensazione di essere sempre vessato dal fisco.

Chi non avrà un reddito potrà usufruire di un “assegno o reddito di esistenza, minimo garantito”, a tempo determinato o comunque fino a quando avrà trovato un’occupazione. Uno dei mali italici, abbastanza diffuso tra la popolazione, è  di approfittare laddove lo Stato si dimostri facilmente assistenzialista. I cittadini devono essere consapevoli e responsabili che essi in primo luogo, devono provvedere  alla propria sussistenza economica. Pertanto la dichiarazione dei redditi permerrà come documento obbligatorio.

Per quanto concerne i costi della politica, della burocrazia statale e dei dipendenti pubblici, dovrà prevalere il principio di “sobrietà” secondo la concezione che si è “servizio dei cittadini”, come avrebbe sempre dovuto essere e non è mai stato. E non ci si riferisce di  certo ai comuni dipendenti statali, ma a chiunque abbia frodato ingenti somme allo Stato sotto la voce emolumenti, seppure avvalendosi della legalità che l’abbia consentito. Taglio drastico quindi dello sperpero delle risorse pubbliche impiegate per fini di interesse personale.

Freaky Mermaids, Moonshine Once Betrayed me – al Chiosco Mulino il 10 luglio a Salò.

Live at Magazzini Generali, Verona. Opening act for Giant Sand. Freaky Mermaids are Ombretta Ghidini, Laura Mantovi, Giorgia Poli and Stefania Maratti. Video by Sara Poli.

Le Freaky Mermaids sono donne all’antica. Nascono da un pugno di canzoni di Ombretta Ghidini nel periodo di piena fascinazione per Billie Holiday, Tom Waits e Jolie Holland. La forza delle melodie semplici coniugata alla passione e il gusto per le cose sane di una volta, canzoni con due accordi alle quali non manca nulla già nel momento in cui nascono.
Dopo un primo EP di quattro brani (Freaky Circus del 2008) le sirene si rimboccano le maniche e decidono di dar vita ad un progetto importante e fuori dal tempo.
In Moonshine Once Betrayed Me Ombretta e Laura supportate dal vivo da Giorgia Poli (ex-Scisma) e Stefania Maratti, si lasciano accompagnare da amici musicisti di ogni genere che danno libero sfogo al proprio talento tra le trame di queste canzoni che ti si piantano nel cervello dopo il primo ascolto.
Accorrono al richiamo delle sirene membri di Annie Hall, The Record’s, Guru Banana e Le Man Avec Les Lunettes, Manuele Zamboni, amici jazzisti da ogni dove e ovviamente l’ex sirena Angela Scalvini che firma anche due brani.
MOBM è la dichiarazione d’amore per un passato che non c’è più….ma che grazie a queste signore torna finalmente a vivere e ad essere più attuale che mai.

Love is Here ♥
Quella della band al femminile è la storia di un incontro fra due musiciste e unattrice e della ricerca di quel non luogo dove il suono, la parola, la poesia, linvenzione si fondono in un attimo, in unemozione. Nasce il theatrical folk. Si aprono i tendoni del Freaky Circus, si accendono le luci sulla pista centrale dove voci, chitarre, fiati, fisarmonica e un serraglio di strumenti al limite del credibile tesseranno le storie delle sirene strampalate.

In grande evidenza il Circolo Canottaggio di Gardone Riviera sul mensile Garda Press e sul settimanale Gente. Ed il Volley, il Lido 84 e La Rata… il tutto a Fasano.

Dopo l’attenzione de La Voce del Garda, (sia sul blog, sia su facebook), per il Circolo Canottaggio Gabriele D’Annunzio di Gardone Riviera, l’associazione è stata al centro dell’attenzione del mensile “Garda press” di luglio  e sul N° 29 di “Gente” settimanale a tiratura nazionale, con le interviste al Presidente del Circolo Renzo Mulazzi. Non mi dilungherò a rievocare i meriti sportivi di questa realtà gardonese, già evidenziati in precedenza. Mi preme sottolineare, il motivo per il quale lavocedelgarda si è mossa in favore del circolo che conta oltre 300 iscritti e quindi, un punto di riferimento  sociale per i giovani di grande rilievo nel territorio comunale con la necessità improrogabile di ampliare la sede presso la spiaggia Lido 84 a Fasano , come è stato più volte promesso dalle amministrazioni comunali e che rischiava di rimanere un progetto incompiuto. Adesso il Presidente Mulazzi ha confermato, che i lavori per la nuova sede, partiranno in Ottobre.

Nell’articolo di Gente, oltre al Canottaggio definito “l’orgoglio di Gardone”, in risalto anche il campo da Volley sempre al Lido 84 e la Bandiera Blu meritata dal centro gardesano, “simbolo di acqua limpida e incontaminata, spiaggia pulita, attenzione all’ambiente, tutela del paesaggio, servizi efficienti.” Volley e Bandiera Blu, due obiettivi che hanno visto l’impegno del Consigliere Comunale Stefano Ambrosini.

Fa un certo effetto vedere che parlando di Gardone, il settimanale ha privilegiato il campo da Volley, il Circolo Canottaggio, la bandiera Blu, il Lido 84, con foto che privilegiano gli atleti, più degli stereotipi gardonesi classici.

E dello stesso tenore su Garda Press il titolo riservato al canottaggio: “in dieci anni una crescita stellare”.

Infine sul mensile gardesano sempre in evidenza le attività svolte dall’associazione La Rata di Fasano, con l’intervista ad Anna Maffei, un’associata che con grande impegno ed umiltà, è stata il motore trainante dell’associazione.

Una vicenda eccezionale della Seconda guerra mondiale: Rudolf Rahn e Otto Rahn erano la stessa persona.

 Un giornalista francese  Christian Bernadac, ha sostenuto che Otto Rahn, (lo scrittore tedesco scomparso nel 1939), e l’ambasciatore Rudolf Rahn, (scomparso nel 1975) fossero la stessa persona. Per capire di cosa si tratta invito i lettori a leggere questo articolo  http://www.aperture-rivista.it/public/upload/scarpelli20.pdf  (per facilitare la lettura da pag. 39 a pag. 45). Un articolo che spiega i dettagli, pur non condividendo la tesi del giornalista, anche se le coincidenze sono rilevanti, tranne la somiglianza tra i due Rahn, sebbene Bernadac la sostenga.

In sintesi lo storico ed esoterista Otto Rahn dopo la pubblicazione del suo primo libro, Crociata contro il Graal, destò l’attenzione di Himmler, l’ideatore delle SS, da sempre ossessionato dall’occulto e dalla ricerca del Graal. Otto Rahn nel 1936 entrò a far parte delle SS arrivando a credersi un moderno Cavaliere Templare. La disillusione avvenne in tempi brevi: le prime persecuzioni contro gli ebrei lo segnarono profondamente e nel 1937, accusato di essere omosessuale, fu trasferito al servizio di guardia del campo di concentramento di Dachau. Si dimise dalle SS l’anno seguente e sembra che la scelta sia stata accelerata anche dal fatto che egli stesso aveva origini ebree. Il personaggio che ha destato più  di un sospetto in Christian Bernadac è Karl Wolff, il capo delle SS in Italia, che fu a stretto contatto sia di Otto Rahn, come di Rudolf Rahn. 

La congettura di Bernadac sulla trasformazione di identità che avrebbe messo in atto Rahn,  è che ciò fu possibile grazie alla copertura burocratica e spionistica di Wolff.

Una morte strana, sui monti del Tirolo Austriaco, segna la fine dell’esistenza di Otto Rahn: nessuno ne dà notizia, nemmeno i parenti. La salma non risulta in alcun cimitero ed il decesso infine viene comunicato da Karll Wolff con un articolo sul giornale. 

Il 13 Marzo 1939 Otto Rahn scomparve. Il 18 maggio 1939 il seguente necrologio apparso nell’edizione di Berlino del “Volkischer Beobachter”:

SS – Obersturmführer Otto Rahn morì tragicamente in una tempesta di neve nel mese di marzo 1939. Noi piangiamo per questo compagno morto, docente SS-man e creatore di importanti opere storico-scientifiche.
WOLFF SS – Gruppenführer

Otto Rahn 

 – Otto Rahn –

Rudolph Rahn

– Rudolf Rahn – 

Alain de Benoist respinge la voce che Otto Rahn era lo stesso Rudolph Rahn, ambasciatore nazista a Roma: “Non faccio un “claim”, dobbiamo solo attenerci ai fatti.Christian Bernadac non è mai stato considerato come uno scrittore serio da nessuno. Scrive romanzi, non storia. Chi può seriamente immaginare che l’autore di Kreuzzug gegen den Graal (1933) è diventato un ambasciatore alcuni anni più tardi? Che il regime nazista choosesuch un pazzo come suo rappresentante ufficiale in un paese che era in quel momento così importante per la Germania? Quel qualcuno potrebbe nascondersi cambiando … il suo nome di battesimo? Questo è solo uno scherzo. Quando fu mandato a Roma, Rudolph Rahn era nei suoi quaranta o cinquant’anni. Aveva già alle spalle una carriera diplomatica che è perfettamente documentato. La sua fotografia è stato pubblicata in molti libri. Egli non assomiglia affatto a Otto Rahn! Otto Rahn è nato a Michelstadt (Odenwald) il 18 febbraio 1904. Morì il 13 marzo 1939, dopo aver commesso il suicidio tra le montagne del Kaisergebirge (Tirolo del Nord). E ‘stato molto probabilmente costretto a uccidersi dalla gerarchia SS (era egli stesso un Obersturmführer SS), per essere un omosessuale (di origine in parte ebrea). Un breve articolo sulla sua morte è stata pubblicata il 18 maggio 1939 il quotidiano del partito nazista, il Beobachter Volkischer. L’articolo è stato scritto dal Gruppenführer SS Wolff. Rudolph Rhan sopravvisse alla fine della guerra. Morì in Germania nel 1975.”

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Il maggiore delle Waffen SS Otto Skorzeny ( deceduto nel 1975 ), l’uomo  della liberazione di Benito Mussolini al Gran Sasso, ormai anziano ed in lotta con un tumore maligno,  in una intervista concessa all’inizio degli anni ‘70 a Christian Bernadac riguardo alla Rahn/Graal connection rispose, con tali parole:
“Non ho mai conosciuto Otto Rahn, anzi penso di non aver mai sentito parlare di lui. Nè di lui né del Graal…ma tutto questo non è serio, si figuri che dopo la guerra , in Spagna, ricevevo la visita di molti tedeschi che volevano farmi dire dove era nascosto il Graal…e mi volevano dare milioni e milioni…per tornare al vostro Rahn, non cercate troppo, perdete il vostro tempo…nell’entourage di Himmler, di Heydrich, di Schellenberg, di Canaris…c’erano dozzine di ufficiali che cambiavano regolarmente identità e così cambiavano i loro dossier… se il suo Rahn non è morto e lei ha l’impressione che abbia cambiato identità [ diventando ambasciatore tedesco a Roma con il nome di Rudolf Rahn , tesi di Bernadac ] può essere una notizia che non stupirebbe nessuno”.

Due opinioni contrapposte sull’ipotesi di Bernadac. E la somiglianza  tra i due Rahn, sembra labile o inesistente. Eppure sono certo: se ha ragione Bernadac, lo scopriremo.

Tanto per cominciare, la testimonianza di Otto Skorzeny è significativa perchè mette in risalto che cambiare identità era pratica assodata in alcuni ambiti delle SS. In altre parole è ciò che succedeva e succede anche nei servizi segreti di molte nazioni. Mi stupisce l’ingenuità degli oppositori alla tesi sostenuta da Bernadac e non sono pochi. E’ evidente che la somiglianza tra i due Rahn non poteva esserci o se c’era è tutta da scoprire, altrimenti il piano inerente il cambio d’identità sarebbe fallito sul nascere. Perciò è altrettanto evidente che i servizi segreti delle SS, avevano sviluppato un avanzato impiego della chirurgia plastica. E uno studio dettagliato riguardo alle forme fisiche. E che Rudolf  sia più grasso e rotondo rispetto a Otto, può essere il risultato di diete alimentari opportunamente praticate. Così come tirare gli arti con opportuni strumenti, può far crescere in altezza. Si afferma, osservando le foto che Rudolf è più vecchio di almeno 10 anni, rispetto ad Otto, senza considerare che le foto del primo risalgono agli anni 40, mentre quelle del secondo agli anni 30. Nelle due foto sopra riportate, si veda che entrami hanno due protuberanze sulla fronte, entrambe sopra l’occhio a destra.

E ci sono altri riscontri e coincidenze oltre a quelle considerate da Bernadac. La seconda scoperta l’ho fatta osservando con la lente la fotografia di Rahn con Mussolini pubblicata sul libro “Fasano terra di confine”, in cui sul volto dell’ambasciatore, fotografato di profilo, risulta una linea di punti di sutura che da sotto l’orecchio arriva sotto il mento, che potrebbero risalire ad un intervento di chirurgia plastica. Ma potrebbero anche essere la conseguenza di un incidente stradale che Rahn ebbe durante il viaggio per il suo arrivo a Fasano. Così come l’incidente potrebbe essere stato studiato per allontanare ogni sospetto dall’operazione chirurgica effettuata prima.

Nell’aprile 1941 un diplomatico tedesco è stato inviato a Beirut, con un pro-tedesco francese di nome Guerard, per gestire la consegna di armi ai ribelli in Iraq. Il diplomatico, scelto a causa della sua ottima padronanza della lingua francese e conoscenza del paese, era Rudolph Rahn. Era il consigliere di Abetz, ambasciatore tedesco in Francia, e successivamente divenne ultimo ambasciatore della Germania nazista a Roma e della RSI a Fasano. Tuttavia, in entrambe le memorie di Jeanne de Schoutheete (la moglie del diplomatico belga in Libano) e Henri Seyrig (direttore dell’Institut Français in Beirut), egli appare sotto il nome di Otto Rahn. Ci sono alcune corrispondenze nei confronti di questa circostanza che vale la pena considerare. Ciò che stupisce maggiormente è che entrambi avessero avuto la stessa segretaria: la Fraülein Tita che aveva lavorato per Otto a Berlino dopo il ‘33, avrebbe lavorato per Rudolf a Roma ed a Fasano dieci anni più tardi. Una segretaria di fiducia, quindi, disposta a proteggere la doppia identità di Rahn.

Negli archivi delle SS  mancava il  certificato di arianizzazione o di origine razziale di Rudolph Rahn  e curiosa coincidenza mancava anche il certificato di origine razziale di Otto Rahn, sospettato di essere ebreo .

xxx Questo in ogni caso è il riscontro più appropriato che ritengo inequivocabile: a proposito di fotografie non è strano che di Rudolf Rahn, non si trovano immagini di quando era più giovane? Tutte risalgono al periodo in cui era ambasciatore 

Ed ora veniamo alla “chiave” per scoprire il mistero Otto-Rudolf Rahn. La chiave è ermetica ed è stata lasciata dal diretto interessato, così chi ne avesse conoscenza, fosse informato della duplice identità. Nel link che ripropongo http://www.aperture-rivista.it/public/upload/scarpelli20.pdf  verso la fine dell’articolo c’è questa annotazione, il lettore la legga con attenzione. 

“La più capricciosa coincidenza circa l’azzardata eventualità che Otto e Rudolf
fossero la stessa persona è suggerita dalle ultime frasi de La
Corte di Lucifero e dai versi di apertura dell’autobiografia di
Rudolf.
OTTO RAHN:
Presto la mia piccola pendola stile “Impero” suonerà 7 volte.
Tra 2 ore sarà notte e io uscirò di casa…
RUDOLF RAHN:
7 passi davanti a sé
e 2 passi a destra

[…] 7 passi e 2
[…] La pendola batte 2 colpi prima e 7 dopo.
Parrebbe quasi che le frasi enigmatiche del primo e la filastrocca del secondo stabiliscano un collegamento. L’inizio dell’uno riprende davvero la fine dell’altro?”

Cerchiamo di scoprire l’enigma e che la coincidenza fu capricciosa nel senso che fu razionalmente pensta e voluta da Rahn. Ed ora per Rahn intendo la stessa persona con la doppia identità.  Con questa premessa: quando anni fa lessi il libro di Rudolf Rahn, mi sono imbattuto nella frase sopracitata, pensai di svelarne il significato, ma senza riuscirci, mentre oggi, leggendo l’altra frase di Otto, il significato, mi è nitido di entrambe. Nell’articolo è scritto: “Parrebbe quasi che le frasi enigmatiche del primo e la filastrocca del secondo stabiliscano un collegamento. L’inizio dell’uno riprende davvero la fine dell’altro?” 

Rispondo che è senz’altro così, giacchè non c’è solo la coincidenza dei numeri, ma anche quella del significato che essi rappresentano. Per capire il messaggio che Rahn ha voluto lasciare ai posteri, per far conoscere la sua  la duplice identità, bisogna tener presente che Egli era uno studioso di esoterismo, molto convinto e coinvolto, che era ebreo e quindi molto legato alla tradizione cabalistica e che fin da giovane come risulta nelle sue memorie ( di Rudolph Rahn) scrive della sua mistica “gioco d’immagini” fenomeno vissuto fin da bambino. Aveva il “dono” per così dire, a cui è impossibile sfuggire. Avrebbe potuto predire gli eventi futuri. I suoi fantasmi spesso prendevano la forma di numeri. Poteva visualizzare i numeri e le linee geometriche e formare percorsi per individuare gli oggetti mancanti, i numeri che sono impronte e le linee la direzione da prendere per trovare l’elemento mancante ecc…

http://www.rose-croix-veritas.com/otto_rahn.htm

Ma veniamo ai due messaggi su cui occorre ragionare. Il significato cosiddetto metafisico dei numeri è il primo elemento da considerare: il 7 identifica la Creazione, anche in ambito umano, il 2 la Dualità dell’1, lo sdoppiamento. La pendola stile impero è l’esistenza dedicata all’impero nazista, interiormente superata e ripudiata. La destra nella simbologia ebraica rappresenta la priorità dell’Amore, del bene, il lato giusto e positivo di ogni vicenda, così come traspare anche nella Bibbia. 

OTTO RAHN:
Presto la mia piccola pendola stile “Impero” suonerà 7 volte. Tra 2 ore sarà notte e io uscirò di casa… (Presto la mia esistenza dedicata all’impero nazista  creerà uno sdoppiamento e di nascosto uscirò dalla mia identità…)

RUDOLF RAHN:
7 passi davanti a sé 
e 2 passi a destra

(Creerà un cammino davanti a sè e 2 momenti positivi nella sua nuova vita (identità) )

La vita di Rahn, dal 1943 in poi sarà caratterizzata da due momenti decisivi, il primo in veste di ambasciatore lo porterà ad azioni coperte dal segreto, con l’appoggio di Karl Wolff, volte allo smantellamento del nazismo dall’interno, quali l’operazione Sunrise concordata con gli Alleati, ma anche per evitare la distruzione di alcune città d’arte italiane quali Genova, Venezia e Firenze e nel fare in modo che le deportazioni fossero meno cruente rispetto agli ordini impartiti da Berlino. L’altra svolta significativa nella vita di Rahn, dopo la fine della guerra e dopo Norimberga sarà nel cavalcare il boom economico, come uomo d’affari nel dirigere  la filiale della Coca Cola in Germania.

Concludo con una riflessione a commento del finale dell’articolo di “Parsifal Superuomo nazista” di Giacomo Scarpelli*, che così conclude:

 “Rahn – morte accidentale,
suicidio, omicidio, cambio di identità – la sua fine, lungi dal
diventare alba di un Superuomo, ci appare oggi come un tentativo di sfuggire ad una indotta follia collettiva, che nel volgere di
pochissimi anni avrebbe calato la tenebra sull’Europa.”

La scelta di Rahn è stata sì un tentativo di sfuggire ad una indotta follia collettiva, che nel volgere di pochissimi anni avrebbe calato la tenebra sull’Europa, ma diverso sarebbe se Otto Rahn fosse morto in montagna, nel qual caso, non ci sarebbe stato alcun tentativo. Al contrario la trasformazione di Otto in Rudolf, avvenuta per motivi personali, ma soprattutto etici, se è improprio il titolo di Superuomo, è però significativa di una personalità, di una determinazione, di una intelligenza e di un coraggio eccezionali, che sarebbe fuori luogo ignorare. E la constatazione che probabilmente gli eroi sono meno appariscenti di quanti hanno sbandierato al mondo di esserlo, come ad esempio i dittatori antichi e moderni.

Termino con un doveroso riconoscimento a  Christian Bernadac per il lavoro compiuto,  per le geniali intuizioni, e le eccezionali scoperte che sono alla base di questa indagine.

Leggo su Garda Press, l’intervista a Barbara Botti, sindaco di Salò, che ha espresso l’intenzione di uscire dalla Comunità del Garda

Gentile Direttore di Garda Press

Leggo su Garda Press, l’intervista a Barbara Botti, sindaco di Salò, che ha espresso l’intenzione del Comune di Salò, di uscire dalla Comunità del Garda:  scelta che a quanto mi risulta è diventata decisione ratificata dal Consiglio Comunale. Il motivo principale è di carattere economico e riguarda la quota di adesione troppo alta e che costa 17.000 euro alle casse comunali.

Barbara Botti lamenta di avere chiesto più volte alla Comunità del Garda di rivedere il meccanismo delle quote, ma inutilmente. L’intervista si conclude con la considerazione che dalla Comunità del Garda a Salò dei 17.00 euro spesi non arriva nulla. “Dunque perchè insistere?” Già perchè? A fare l’eco è il giornalista Gianluigi Ricci, autore dell’intervista.

Provo a rispondere ad entrambi con un’altra domanda: senza la Comunità del Garda, il Garda guadagnerebbe? E le carenze che si addebitano all’ente, che è un consorzio dei comuni, non è imputabile all’assenza propositiva dei comuni che ne fanno parte, (come pure le province) che ipercritici sono capaci solo di disdire la partecipazione, anzichè essere da stimolo, in modo che le innovazioni o le correzioni, scaturiscano dalla partecipazione costruttiva. Il problema, diciamolo chiaro,  è che dopo le defezioni dei maggiori centri gardesani e della Provincia di Brescia, se si abbassano le quote, la Comunità del Garda muore.

La sindachessa salodiana nota anche che ormai l’organismo ha perso l’imprinting istituzionale originario, e oggi non è in grado di essere l’interlocutore centrale per le tre regioni che compongono il lago. Senza però riflettere che questa situazione si è creata proprio per i continui incessanti abbandoni degli enti locali. Cara Bottti lei mi capisce che una Comunità del Garda senza i comuni di Castelnuovo, Peschiera, Lazise, Bardolino, Malcesine, Lonato,  Riva, Limone, Desenzano, Sirmione e… Salò, ossia i maggiori comuni è una comunità che sul piano istituzionale conta poco. E molto prima della Provincia bresciana, se ne andarono quelle di Verona e Mantova. La Botti suggerisce, ciò che  Aventino Frau ( ed anch’io sui media) abbiamo già sostenuto, ossia che sarebbe meglio creare una vera e propria Provincia del Garda. Sì ma adesso è tardi, con i tagli alle Province che tutti auspicano, è una proposta improponibile. E soprattutto con queste premesse di una Comunità fatta di comuni svogliati, menefreghisti e latitanti. Con una Comunità del Garda forte, compatta e determinata si poteva tentare il passaggio, non certo in queste condizioni. Abituati al karakiri gli amministratori locali gardesani si sono tirati la zappa sui piedi.

Nel 1994, Peschiera del Garda fu uno dei primi Municipi ad abbandonare la Comunità: «Il nostro Comune uscì ancora 15 anni fa – ricorda il primo cittadino Umberto Chincarini – perché ritenevamo che, a fronte della spesa sostenuta a livello comunale, non si otteneva nulla in cambio.”

Stessa solfa del ritorno economico inesistente. Scusate, signori sindaci, ma cosa dovrebbe darvi la Comunità del Garda? Anche nella migliore delle ipotesi di un ente super efficiente, il ritorno sarebbe  sempre in termini comprensoriali inerenti ciò che interessa tutti i comuni e tutti i cittadini gardesani. S parla di viabilità, di qualità delle acque, di navigabilità pubblica e privata, di sicurezza dei natanti. E se i cittadini di Salò, di Peschiera…ecc… avranno dei miglioramenti in questi settori, non ci avremo tutti guadagnato?

Cosa fa la Comunità del Garda… che non ci guadagnano le casse del Comune di Salò, ma ci guadagnano i cittadini proprietari delle centinaia di barche a vela e non, che ora sono più sicuri e Dio sa di quanto c’è bisogno sul lago del servizio di Guardia Costiera voluto dalla Comunità del Garda, pressochè ignorato dai sindaci gardesani.

Leggano questo comunicato stampa i sindaci che hanno lasciato la Comunità del Garda, e sentano un pò di vergogna. La vita delle persone salvate vale più di 17.000 euro?

Imprinting istituzionale? Più istituzionale del coordinare la guardia costiera, non ce n’è. Purchè si sappia quali sono le priorità per un’organismo del lago che vuol salvaguardare sul lago , il bene supremo: la vita dei cittadini. Già perchè? Perchè non avete mai pensato che questo è il primo punto in assoluto su cui si doveva operare.

CAPITANERIA DI PORTO
DI VENEZIA
G U A R D I A C O S T I E R A

ATTIVITA’ GUARDIA COSTIERA LAGO DI GARDA
L’ATTIVITA’ DELLA GUARDIA COSTIERA SUL LAGO DI GARDA (CHE VEDE IL
COORDINAMENTO INTERREGIONALE DELLA COMUNITA’ DEL GARDA), DI
NOTEVOLE IMPEGNO DURANTE L’INTERO ARCO DELL’ANNO, SI INTENSIFICA
PARTICOLARMENTE DURANTE LA STAGIONE ESTIVA.
NEL TRACCIARE UN QUADRO DELLE AZIONI POSTE IN ESSERE DAL LOCALE
NUCLEO MEZZI NAVALI, IL COMANDO GENERALE DEL CORPO DELLE
CAPITANERIE DI PORTO EVIDENZIA COME L’ATTENZIONE E LA PORTATA
DELLE OPERAZIONI DELLA GUARDIA COSTIERA SUL BENACO NON SIANO DA
MENO RISPETTO A QUELLE POSTE IN ESSERE LUNGO LE COSTE MARITTIME
ITALIANE, ED A CONFERMA DI CIO’ BASTA RICORDARE CHE LE
MOTOVEDETTE DEL CORPO, DI BASE A SALO’ ED A BOGLIACO, SONO
INTERVENUTE PER BEN 320 OPERAZIONI DI VARIO GENERE, DURANTI LE
QUALI GLI UOMINI DELLA GUARDIA COSTIERA HANNO SOCCORSO E/O
ASSISTITO 352 PERSONE IN DIFFICOLTA’, CIRCA IL 10% IN PIU’ RISPETTO
ALLO SCORSO ANNO.
DI RILIEVO E’ L’ATTIVITA’ IN CONCORSO CON LE ALTRE AMMINISTRAZIONI E
GRUPPI DI VOLONTARI PRESENTI CON PROPRI MEZZI NAVALI NELLE ACQUE
DEL LAGO DI GARDA; VIGILI DEL FUOCO E FORZE DI POLIZIA, COORDINATI
DALLA GUARDIA COSTIERA DI SALO’, CHE HANNO ASSISTITO QUEST’ANNO
74 PERSONE, IL 40% IN PIU’ RISPETTO ALLO STESSO PERIODO DEL 2008.
MA LA NOVITA’ DI QUEST’ANNO E’ CHE, OLTRE LA CONSUETA ATTIVITA’ DI
PREVENZIONE, LA GUARDIA COSTIERA E’ STATA PROTAGONISTA ANCHE
NEL PREVENIRE E REPRIMERE LE VIOLAZIONI OD I COMPORTAMENTI CHE
POTESSERO METTERE IN PERICOLO LA SICUREZZA DELLA NAVIGAZIONE E
DEI BAGNANTI; INFATTI, SU ESPRESSA RICHIESTA DEL MINISTRO
DELL’INTERNO, DOPO L’ULTIMA CONFERENZA INTERREGIONALE SULLA
SICUREZZA, LA GUARDIA COSTIERA DI SALO’ HA OPERATO CON MANO
FERMA NEI CONFRONTI DEI DIPORTISTI SPERICOLATI E/O INCURANTI DELLE
NORME DI NAVIGAZIONE E DEL COMUNE SENSO CIVICO.
IL RISULTATO DI TALE ATTIVITA’ SONO LE 107 MISSIONI DI CONTROLLO
DELLE UNITA’ NAVALI IN MATERIA DI POLIZIA DURANTE LE QUALI SONO
STATE CONTESTATE CIRCA 100 INFRAZIONI, ED ELEVATE SANZIONI PER UN
TOTALE DI € 20984,33 .

La Voce Del Garda

Botta e risposta, con un utente di Facebook sul “cortolago” di Gardone.

Mi è giunta voce che alcuni bar di Gardone chiuderanno le serrande definitivamente e di alberghi gardonesi che hanno messo parte del personale in cassa integrazione, in seguito ad un vistoso calo delle prenotazioni. Gardone soffre più degli altri centri rivieraschi e forse sarebbe il caso, prima di finire dritti col culo per terra, complice la grave, perdurante crisi economica, cominciare a riflettere se l’impostazione di turismo elitario ed esclusivo, non sia superata o comunque insufficiente rispetto ai numeri che la quantità di attività turistiche, commerciali ed alberghiere e la quantità di posti letto richiedono. Nessuno sia ben chiaro vuole rinunciare a quella fascia di turismo che ha sempre frequentato Gardone, ma se il declino in atto ormai da decenni, sembra inarrestabile, vuol dire che a quella fascia occorre accostarne altre. Inoltre a Gardone c’è l’idea di offrire un luogo incantevole indispensabile per attirare il turista. Ogni amministratore mette in campo ogni volta il rifacimento del “cortolago di Gardone”, come evento cruciale per il rilancio turistico, che però puntualmente non avviene. Ed anche gli oppositori all’abbellimento della passeggiata, difendono a spada tratta l’esistente per motivi affettivi e pseudo culturali legati alla Belle Époque, mentre i bar, le pizzerie e le gelaterie di Gardone Sotto sono sempre più vuoti, senza parlare dei negozianti: ormai i sopravvissuti sembrano dei Robinson Crusoe del terzo millennio.
Tutti sembriamo ignorare che tutto ciò accade perchè non si esce mai dallo stesso schema, dalla stessa inamovibile visione del turismo, per la quale si fanno sempre le stesse identiche scelte: cambiano i dettagli, ma nulla cambia in sostanza. A me sinceramente che il cortolago di Gardone sia più in, o più mitteleuropeo non interessa… mi interessa invece che gli alberghi, i ristoranti, i bar, le gelaterie, i negozi e le pizzerie di Gardone Sotto lavorino. E tengo a precisare che non ho un’attività in quel luogo. A Gardone ci saranno pure i più esclusivi e carucci locali del Garda, ed il lungolago più bello du munno, ma se vai a Salò o a Maderno dove il nuovo lungolago è stato ampliato con ferro e assi o semplicemente sulla terra battuta, senza chiamare l’Einstein della betoniera a fare il progetto, in ogni chiosco di legno e lamiera, in ogni locale c’è più gente che su tutto il cortolago di Gardone. E chissà che un giorno non vi si accenda la lampadina per capire che Gardone avrebbe solo a guadagnare da un collegamento a lago con Maderno e Salò. Lascio immaginare cosa succederebbe a Gardone, che potrebbe divenire il centro più ambito di un percorso gardesano, nel quale vi giungano visitatori da tutti gli altri centri a lago. Certo bisogna essere longevi. E comunque a battere il chiodo qualcosa si ottiene. E qualcosa, grazie soprattutto all’informazione epistolare sui giornali bresciani, si è ottenuto. Le aggiunte di Salò, Toscolano e Fasano sono scaturite, proprio grazie alla nuova consapevolezza, attivata attraverso la comunicazione, che godere il lago dal lago è una ricchezza per il benessere e la salute sia per i residenti, sia per i turisti, e quindi un incentivo per il turismo ed un sicuro investimento economico a favore della collettività. Gardonesi dobbiamo riflettere: il turismo è cambiato! Sono anni che inutilmente si aspetta per allungare il cortolago a Barbarano, da destra e da sinistra. Come sono anni che viene proposta una conversione museale di Villa Alba, da abbinare al Vittoriale ed al Divino infante, sul modello del polo museale Santa Giulia.

Gardone Riviera - Lungolago
Gardone Riviera – Lungolago
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Per Claudio:
E’ innegabile il fatto che le tipologie di vacanze possibili e anche il numero di destinazioni a disposizione sono illimitate ai giorni giorni nostri. Quindi per Gardone quali proposte in alternativa al turismo tradizionale, che modi nuovi per fare turismo? quali sono le nuove tendenze emergenti nell’era della globalizzazione e di internet?
E’ chiaro che il fenomeno della globalizzazione ha portato la concorrenza a livello mondiale; i vacanzieri hanno a disposizione per i loro viaggi destinazioni emergenti che offrono prezzi sempre più vantaggiosi. Attraverso internet l’offerta di servizi turistici raggiunge direttamente gli utenti finali.
Una tendenza che si coglie in modo diffuso è che molti viaggiatori desiderano scoprire realmente la natura dei luoghi che stanno visitando.
E’ certo che il turismo provoca un impatto sull’ambiente circostante e si caratterizza come luogo di incontro con la sostenibilità ecologica, ambientale e culturale.
il Garda porta a vivere l’ambiente nella sua particolare bellezza, nell’appropriarsi del tempo e del benessere quindi perchè non creare tratti, percorsi per vacanze in bicicletta e offrire occasione per un contatto ravvicinato con la natura con camere, ristoranti, giro in barca, negozi, attrezzature sportive, eventi culturali ed arte dove sostare prima di riprendere il viaggio!
Fare turismo oggi significa essenzialmente mettere in scena delle esperienze, coerenti con la vocazione della propria offerta e con le attese del settore di clientela al quale ci si rivolge ma anche attenzione e apertura a nuove possibilità
Queste opportunità darebbero risposta (anche alla tendenza in costante aumento portata dalla crisi ) ai turisti di piccole gite fuori porta o a chi sceglie una vacanza fai da te più economica.

Trimelone – L’isola del tesoro.

– Le Piastre dell’Isola del Trimelone, video immersione, con Carlo, Eugenio, Gianluca e Fabio,  che hanno filmato reperti interessanti. Quindi l’ultima intervista di Mussolini sull’isola.  Ho trovato singolare che proprio l’isola del Trimelone sia stata scelta da Mussolini, per l’ultima intervista che è considerata la più intima, nella quale egli fa un resoconto della sua esperienza, prima della caduta finale, svelando anche ciò che coltivava in segreto.  E… l’oro. –

Isola del Trimelone -PICCOLA ISOLA SUGGESTIVA DA VISITARE…

A proposito delle casse cercate nelle acque del lago, contenente reperti, oro e documenti riguardanti Benito Mussolini e la RSI, credo che la leggenda sia stata innescata, proprio perchè non si cercassero, dove invece probabilmente sono (o erano, prima che fossero asportati).  Chi vuol custodire un tesoro, non lo butta certo nel lago o nel mare, come insegnano i pirati, ma su un’isola. E l’isola del tesoro potrebbe essere l’isola di Trimelone. Ad ingannare i curiosi del posto, senz’altro fu la coincidenza che le casse commissionate ai falegnami di Gargnano, furono caricate sulle imbarcazioni,  non certo per essere gettate in acqua ma per essere nascoste e custodite in un luogo inaccessibile: un’isola adibita a polveriera, ma che fin dal medioevo è stata pensata come una fortezza. E che nel 1914, in piena prima guerra mondiale, fu annessa alla fortezza di Verona. Una vicenda costellata di fortezze, che come vedremo, riscuotevano l’interesse delle forze tedesche intenzionate ad appropriarsi dell’oro della Banca d’Italia, dopo l’armistizio.

Nel video sottostante, un’immersione fatta sotto l’isola in cui due lastroni in pietra (osservateli bene) di dimensioni enormi, risultano essere in loco da tempo recente, essendo privi della flora subacquea che in genere avvolge ogni oggetto che rimane sott’acqua.

Due piastroni gettati in acqua dall’isola, e neppure secoli fa, ma di recente, quindi è ipotesi verosimile. Guardate il video:

https://lavocedelgarda.wordpress.com/2012/06/24/le-piastre-dellisola-del-trimelone-video-immersione-con-carlo-eugenio-gianluca-e-fabio-2/

Ed a cosa servivano quei due pietroni “pesantissimi” e “piani” su un’isola, se non per coprire, qualcosa che vi era stato nascosto? E cosa poteva essere se non oro, con la tecnica di occultarlo, blindando l’accesso con un ostacolo inamovibile, come sapevano fare i nazisti. Quale oro?

Intanto è bene precisare che tutto l’oro italiano della Banca d’Italia fu confiscato dai tedeschi, dopo l’11 settembre per essere trasferito in Germania. Quindi è improprio immaginare che la RSI avesse in dotazione molto oro,  tranne una parte e si trattava di un’appropriazione concordata in segreto con i tedeschi in Italia. In particolare il ruolo dell’ambasciatore Rahn e del ministro delle finanze Giampietro Pellegrini nella gestione delle 119 tonnellate d’oro, trasferite al Nord, furono determinanti, perchè una parte dell’oro non fosse trasferito in Germania, all’insaputa dei vertici nazisti in Germania. Infatti L’iter per il trasferimento fu tortuoso, con un trasferimento transitorio a Fortezza in provincia di Bolzano. All’inizio l’ambasciatore era favorevole al trasferimento dell’oro a Milano e alla consegna dei lingotti direttamente a Mussolini, ma quando i lingotti giunsero presso la filiale della Banca d’Italia di Milano, dalla Germania arrivò l’ordine di trasferire le riserve auree a Fortezza. L’oro arrivò a Fortezza il 16 dicembre 1943, scortato dalle SS, venne collocato in una caverna e l’ingresso della  caverna fu murato, in seguito il muro fu sostituito da una porta corazzata. Il tutto all’interno della zona militare sotto il controllo tedesco. Centodiciannove tonnellate d’oro, sulle quali molti occhi erano puntati e molti volevano mettere le mani, e che Rahn infine accettò di trasferire a Fortezza, “in cambio della garanzia di avere il pieno controllo sull’oro”.

File:Forte di Fortezza.jpg

 – Forte di Fortezza Franzensfeste –

In questa fase interlocutoria, prima che l’oro prendesse la strada per Berlino, Rahn e Pellegrini riuscirono a deviare il tragitto di una parte. E fase cruciale dell’operazione fu il cosiddetto accordo di Fasano, nelle sede dell’ambasciata tedesca. Dagli atti formali, risulta tutt’altro, anche se i segnali di accordi sotto banco risultano evidenti. In due invii furono trasferite 71 tonnellate d’oro da Fortezza a Berlino. Dai documenti risulta che una tonnellata di oro fu assegnata alla RSI, come fondo dell’Ambasciata italiana a Berlino; 23 tonnellate furono trasferite in svizzera per saldare debiti contratti dalla Banca d’Italia con le banche elvetiche; 8 tonnellate note come “il tesoro di Ribbentrop”  furono inviate direttamente al ministero degli esteri tedesco presieduto da Ribbentrop, dal qual dipendeva l’ambasciatore in Italia, Rudolph Rahn; 25 tonnellate rimasero nel forte di Fortezza e furono trovate dalle forze alleate. Secondo la versione ufficiale 62 t. furono trasferite a Berlino presso la Deutsche Reichsbak . Nel febbraio del 1945 i tedeschi, vista l’evoluzione della situazione militare, decisero di trasferire tutto l’oro della Deutsche Reichsbank, in una località più sicura, una miniera di potassio in Turingia, per un totale di circa 213 tonnellate, che gli alleati trovarono facendo saltare con l’esplosivo, la porta blindata.

Quattro, soprattutto i pretendenti tedeschi, per il tesoro italico: Herbert Kappler, Hermann Goering, Walter Funck e Rudolph Rahn ed alla fine la spuntò Rahn, l’ambasciatore di Fasano, che riuscì a dirottare 8 t. d’oro presso il ministero per cui lavorava. L’ambasciatore seppe coinvolgere i principali protagonisti: il ministro delle finanze Giampietro Pellegrini ed il presidente della Deutsche Reichsbank, Maximilian Bernhuber. E che tra i tre esistesse un accordo, si intuisce dall’anomalia procedurale per gli ordini scritti per i trasferimenti dell’oro, impartiti al direttore della Banca d’Italia Vincenzo Azzolini, che sebbene portassero la firma del ministro Pellegrini, gli venivano  consegnati ogni volta da Bernhuber.

Detto ciò possiamo obiettivamente immaginare che gli atti formali siano veritieri? E che alla RSI sia stata assegnata, una sola tonnellata d’oro, per l’Ambasciata italiana a Berlino e quindi trasferita con le 62 t. inviate alla Deutsche Reichsbank? Possiamo ritenere verosimile che l’impegno del ministro Pellegrini, abbia ottenuto solo questo per il governo e per Mussolini?  Possiamo obiettivamente credere che nella spartizione siano state date 23 t.  alla Svizzera e 8 al ministero degli esteri tedesco e praticamente nulla alla RSI?

Possiamo crederlo conoscendo la venerazione che Rahn aveva per il Duce? (al riguardo rimando al libro “Fasano terra di confine”)

Possiamo ragionevolmente crederlo considerando che Rahn aveva il controllo del deposito in cui era custodito l’oro a Fortezza?

Oppure non è più credibile che come nell’invio a Berlino, 8 t, furono dirottate a Ribbentrop, presso il ministero, con l’assenso della Deutsche Reichsbank, similmente una parte sia stata segretamente destinata sul Garda a Mussolini, durante l’invio in Svizzera, in aggiunta a quello già destinato, con l’assenso di Maximilian Bernhuber? Senza dimenticare che le disposizioni le dava il Governatore della Banca d’Italia Azzolini, ma il controllo sul deposito di Fortezza, l’aveva Rudolph Rahn. Quindi il 20 aprile 1944 fu trasferito da Fortezza alla Svizzera, 23 t. circa di oro fino. Il passaggio del convoglio sulle strade Repubblica di Salò, assicurava la necessaria protezione per il prezioso carico. Del resto dare l’ordine e farlo eseguire, che qualche furgone del convoglio si fermasse sul Garda non era un’impresa troppo difficile.

Sul Garda, dove? Sull’isola del Trimelone. Per quale motivo? Per il semplice fatto che l’isola fin dal x secolo è sempre stata una “fortezza”, quindi il luogo ideale in cui nascondere un tesoro, così come ben sapevano fare i tedeschi.  Si noti dalla fotografia, com’era fino al 1954 l’isola, che è ampia 6000 metri quadrati.

FORTE DI ISOLA TRIMELONE
(Verona)

Batteria da costa, edificata sull’isola omonima, a 300 m. dall’abitato di Assenza, facente parte della Fortezza di Verona, settore Peschiera.I lavori sono stati completati nei primi mesi del 1914.Sopravvissuto alla prima guerra mondiale, venne affidato nel 1930 all’Impresa Angelo Cattelani di Idro e utilizzata come opificio per il disinnesco dei proiettili.E’ stato usato anche nella seconda guerra mondiale durante la ritirata verso Nord dei tedeschi.Nella notte del 5 ottobre 1954 una grave esplosione ne disintegrò le strutture. Si salvarono le riservette a sud e la darsena.
Nelle acque adiacenti il forte, sono stati abbandonati dei residuati bellici e nonostante sia stata effettuata una bonifica, è tuttora vietato sbarcare.
br> Era armato con tre cannoni da 120/40 A in torri corazzate a tiro radente.Nell’isolotto sono tati trovati anche resti di fortificazioni del X secolo costruite come difesa dagli attacchi degli Ungari.

Nella notte del 5 ottobre 1954 una grave esplosione ne disintegrò le strutture. Si salvarono le riservette a sud e la darsena. E questo fatto, non potrebbe significare che qualcuno abbia preso possesso del tesoro, quasi un decennio dopo la fine della guerra, facendo saltare le protezioni, come è avvenuto negli altri nascondigli a Fortezza o in Turingia??? E  perchè di notte? Per non dar modo ai curiosi di avvicinarsi al luogo? Un’esplosione che per il fatto di essere accaduta in un’ex polveriera, non destò l’interesse dei cronisti, ma l’evento non può essere certo interpretato come normale attività di disinnesco dei proiettili, come avveniva nelle ore diurne, negli anni 30.

Dicevo:

Ho trovato singolare che proprio l’isola del Trimelone sia stata scelta da Mussolini, per l’ultima intervista che è considerata la più intima, nella quale egli fa un resoconto della sua esperienza, prima della caduta finale, svelando anche ciò che coltivava in segreto. Mussolini ispeziona l’isola, mentre un cane lupo feroce fa la guardia. Il cane si cheta quando il Duce lo accarezza, senza timore. Un’isola ed un cane che Mussolini  conosceva bene…

L’ultima intervista a Mussolini

Questo Video, vorrebbe chiarire una volta per tutte, l’antefatto a quest’ultima intervista a Sua Eccellenza, il Cav. Benito Mussolini.
Egli non fu intervistato dall’ottimo giornalista Elvetico Paul Gentizon, ma da Ivanoe Fossani.
Durante un’udienza alla villa delle Orsoline, il giornalista Ivanoe Fossani si era sentito chiedere da Mussolini dove fosse esattamente l’isola di Trimellone, e gliela aveva mostrata sul Garda, verso la riva opposta a Gargnano. «Se un giorno – aveva poi detto Mussolini – ti mandassi a dire di volerti vedere, senz’altra indicazione, resta inteso che l’appuntamento è nell’isola Trimellone, alle ventuno. Vieni solo, assolutamente solo ». Il 20 marzo 1945, a mezzo dell’amico Ottavio Dinale, Fossani riceve l’avviso, e prima dell’ora stabilita si trova nell’isola, dominata dai resti di un vecchio forte. Mette alla catena un feroce cane lupo di guardia, prima che l’ospite atteso giunga attraverso il lago agitato, su un motoscafo che subito si allontana. Saltato agilmente sulla riva, Mussolini, senza dire parola, si mette a percorrere la piccola isola insieme al giornalista, sotto un nitido cielo stellato, chiuso dal monte Baldo verso Verona e dal monte Gu verso Brescia. Poiché il cane abbaia furiosamente, Mussolini gli va vicino, gli prende con la destra la mascella inferiore, con la sinistra lo accarezza fissandolo negli occhi ed esortandolo a chetarsi. Benché famoso per le sue precedenti aggressioni, il cane tace e, agitando festosamente la coda, si drizza contro l’uomo sulle gambe posteriori, e si accuccia silenzioso quando è respinto. Solo allora Mussolini comincia un soliloquio di sfogo alla fonda amarezza dell’animo suo, senza mai fare interloquire Fossani, che, durante l’incontro, dice soltanto il nome del cane: Tell. « Avevo intuito fin dall’inizio – avverte il giornalista – che il suono di un’altra parola avrebbe rotto l’incanto di un grande uomo sventurato, che aveva deciso di confessarsi alle stelle ». Il soliloquio, in cui Mussolini passa senza un ordine apparente da un argomento all’altro, è qui riportato. (Da: IVANOE FOSSANI- Mussolini si confessa alle stelle – Casa Editrice « Latinità », Roma, 1952)

– RUDOLF RAHN – OTTO RAHN –

Quindi si può ipotizzare un’intesa segreta  tra il Duce e Rahn per occultare una parte dell’oro della Banca d’Italia all’isola Trimelone. E questa nota del documento – 1 Nara, Oss, registro 226, serie 210, busta 440 (n. 63). lo supporta: 

 (Kolbe)

[…] Il 5 novembre 1943, Rahn (ambasciatore tedesco presso la Rsi) ha ricevuto l’ordine di trasportare l’oro italiano da Milano a Fransenfeste (Val d’Adige). […] L’oro era scortato da guardie italiane, da agenti della Gestapo e da funzionari del ministero degli Esteri tedesco. Rahn è stato successivamente istruito a informare Mussolini (“in forma amichevole”) delle misure assunte.

Il ruolo dell’ambasciatore tedesco in Italia, non è stato compreso dagli storici, offuscato dalla presenza ingombrante di Hitler, dei gerarchi nazisti in Germania ed in Italia dalla presenza dei massimi esponenti dell’esercito tedesco e delle SS: per lo più risulta come figura di secondo piano, anche se i poteri che gli furono assegnati da Hitler, in qualità di plenipotenziario, sono poteri che nel diritto internazionale sono assunti dai capi di stato o da chi è chiamato a farne le veci. Questa amnesia storica è verificabile anche sul web, ed in parte è  giustificabile, perchè prima del suo arrivo in Italia, Rahn era per i cronisti del nazismo, un illustre conosciuto.

Inoltre Rahn oltre che diplomatico era ufficiale dei servizi segreti. E come ho già scritto, egli aveva il controllo dell’oro italiano stipato a Fortezza. Perciò un uomo che pur dovendo sottostare agli ordini del ministro degli esteri Ribbentrop, o di Hitler, aveva ampie possibilità di azione e soprattutto di comando. Ed aveva una dote diciamo pure innata, che gli fu riconosciuta anche dai colleghi della diplomazia tedesca che lo avevano soprannominato Bucket Rahn (porta nel secchio Rahn),  giacchè qualcosa metteva sempre nel secchio; qualcosa rimediava sempre, pur nelle difficoltà della diplomazia bellica. Per questa indole fu scelto per gestire la fase più cruciale dei rapporti tra Italia e Germania. Qualcosa “Rahn metteva sempre nel secchio” e sapeva agire di testa sua, oltre gli ordini ufficiali impartiti da Berlino, come si addice ad un ufficiale dei servizi segreti.

L’ambasciatore ha abitato in una zona, della gardesana occidentale piena di sotterranei e rifugi  antiaerei costruiti dai tedeschi, compresa una sala operatoria sotterranea. Ed occultare dell’oro con queste esperienze alle spalle, con questo movimento di camion, e con il potere che Rahn aveva, può essere stata un’impresa facile. Per capire chi era Rahn, bisogna leggere come ha saputo mettere nel secchio gli eventi dopo la guerra. Fu agli arresti dal 1945 al 1951, e scontò due anni di carcere dal 1945 al 1947. Nel 1950 era già manager e rappresentante ufficiale della Coca Cola in Germania. Non male per un ex nazista, mentre i colleghi avevano ben altre incombenze a cui pensare, in qualità di ricercati, imputati, carcerati o condannati.

Sto parlando un grande uomo che fece anche del bene per salvare le vittime dalla deportazione. All’ambasciata di Fasano, i ragazzi che temevano di essere portati nei campi di lavoro in Germania, venivano assunti, come dipendenti, così che il trasferimento era impedito dall’autorità dell’ambasciatore.

 Rahn metteva sempre nel secchio…e nel 1954  libero di muoversi, di finanziare un’impresa e di togliersi una soddisfazione alla Arsenio Lupin, può aver fatto esplodere il Trimelone ed essersi portato a casa l’oro, che Mussolini non riuscì a godersi. 

Ferdinando Mezzasoma inaugura l’anno culturale a Venezia, in mezzo ad Alfredo Cucco e Rudolf Rahn (1944)

Intense nubi sul lago, sopra il golfo di Salò, lasciate da aerei. C’è qualche generale dell’aereonautica che merita di essere preso a sberle ed a calcioni nei coglioni, fino a farglieli uscire dalle orecchie

Stamane  26 giugno, 0re 8,00 mentre il cielo nel versante del lago verso Maderno, era coperto, sopra il golfo di Salò, invece il cielo era limpido, perciò risaltavano le scie lasciate dagli aerei che in poco tempo si trasformavano in nubi nella forma creata dalla traiettoria degli aerei, in nuvole orizzontali o verticali rettilinee, o addirittura ad x.

Lo scopo è di incrementare la nuvolosità, in quella parte del cielo sopra il lago, in cui prevale il sereno, così che la perturbazione giunga omogenea. Lo scopo è creare artificialmente ilo maltempo sul Lago di Garda, così come avviene anche sul lago d’Iseo. Vogliono rovinare la stagione. C’è qualche generale dell’aereonautica che merita di essere preso a sberle ed a calcioni nei coglioni, fino a farglieli uscire dalle orecchie?

FORTE DI ISOLA TRIMELONE

FORTE DI ISOLA TRIMELONE
(Verona)

Batteria da costa, edificata sull’isola omonima, a 300 m. dall’abitato di Assenza, facente parte della Fortezza di Verona, settore Peschiera.I lavori sono stati completati nei primi mesi del 1914.

Sopravvissuto alla prima guerra mondiale, venne affidato nel 1930 all’Impresa Angelo Cattelani di Idro e utilizzata come opificio per il disinnesco dei proiettili.

E’ stato usato anche nella seconda guerra mondiale durante la ritirata verso Nord dei tedeschi.

Nella notte del 5 ottobre 1954 una grave esplosione ne disintegrò le strutture. Si salvarono le riservette a sud e la darsena.
Nelle acque adiacenti il forte, sono stati abbandonati dei residuati bellici e nonostante sia stata effettuata una bonifica, è tuttora vietato sbarcare.
br> Era armato con tre cannoni da 120/40 A in torri corazzate a tiro radente.

Nell’isolotto sono tati trovati anche resti di fortificazioni del X secolo costruite come difesa dagli attacchi degli Ungari.

FONTE: http://www.arimestre.it/storiaFTrim.htm

Le Piastre dell’Isola del Trimelone, video immersione, con Carlo, Eugenio, Gianluca e Fabio.

Pubblicato in data 30/mar/2012 da 

Fantastica immersione nelle profondità del Garda. Tanto pesce, bellissima visibilità, e passaggio sotto due piastroni appoggiati uno all’altro.

Nota de La Voce del Garda: Bellissimo video, ottima ed appropriata colonna sonora. Osservate i due lastroni.

Isola del Trimelone -PICCOLA ISOLA SUGGESTIVA DA VISITARE…

Isola del Trimelone

PICCOLA ISOLA SUGGESTIVA DA VISITARE…

L’isolotto si trova di fronte all’abitato di Cassone ed è stato usato dai tedeschi in ritirata durante la seconda guerra mondiale.

L’isola di Trimelone si trova a dirimpetto dell’abitato di Cassone, sulla riva sinistra del Lago di Garda. Opera facente parte della Fortezza di Verona, settore Peschiera. E’ stato usato nella seconda guerra mondiale durante la ritirata verso Nord dei tedeschi. Nelle acque adiacenti il forte, sono stati abbandonati dei residuati bellici.

Per visitarlo: da Verona ci si porta sulla riva sinistra del lago di Garda e la si percorre verso Nord fino ad arrivare, poco prima di Malcesine, alla località Cassone. Da qui solo con un’imbarcazione è possibile attraversare la striscia d’acqua che divide la sponda dall’isolotto.

FONTE: http://www.gardaworld.it/Lago-di-garda/IT/c/1664/1/43/ISOLA-DI-TRIMELONE.html

L’Isola di Trimelone, fortificata nel X secolo, si trova di fronte ad Assenza di Brenzone ed ha ospitato per decenni una polveriera dove vennero raccolti, e poi fatti esplodere nelle cave di Torri e di Caprino, oltre cento mila pezzi di varia artiglieria della prima e della seconda guerra mondiale, proiettili, granate, bombe incendiarie al fosforo e residuati bellici.

Oggi gli edifici militari, le casematte ed il fortino, sono chiusi, il vecchio scalo è stato smantellato e sembra che gabbiani e cormorani siano i padroni dell’isola.

Poco più a nord, a circa 200 metri dall’isola, è possibile effettuare immersione sulla vicina secca che scende  fino a -8 metri a ridosso di una parete che termina con una roccia arrotondata da dove, sub esperti, hanno tracciato tre percorsi precisi che arrivano a -45 metri.

FONTE: http://www.tuttogarda.it/lago_di_garda_isole.htm

Gardone Riviera – Presentato il progetto del “nuovo lungolago”.

Presentato il progetto del “nuovo lungolago”.

    • C’è forte opposizione, ma anche consensi, come quello degli albergatori. Avrei spinto, per allungarlo fino al porto di Barbarano, ciò non avrebbe creato opposizioni e sarebbe un’opera storica. Con questi soldi a Barbarano ci si arriva eccome, senza gravare economicamente su Salò che è già provato, tant’è che lascia la Comunità del Garda, per motivi economici inerenti la quota associativa. Per quanto concerne il progetto, si è perso di vista il motivo per cui il lungolago ha un muretto che oltre ad essere un’utile, lunghissima panchina, è una protezione per le inondazioni, le lagheggiate, e quando il livello dell’acqua tracima. Ai progettisti si dovrebbe far capire che prima di togliere l’esistente, bisogna interrogarsi, sui motivi per cui è stato fatto. La maestosa gradinata davanti a piazza Marconi che scenderebbe in acqua, per quanto suggestiva in caso di acqua alta, sarebbe un fiume in piena per i locali non solo di “tutto il lungolago”, ma anche per tutti quelli che gravitano sulla piazza. Eh sì un piccolo insignificante muretto che è stato la salvezza di Gardone Sotto. Eppure molti gardonesi neppure lo sanno.
      Protezione dall’acqua, ma anche per l’incolumità di chi passeggia. Lo scrissi anni fa anche a proposito del lungolago di Salò, che c’era una situazione di pericolo oggettivo, soprattutto per i bambini, nella passeggiata senza protezioni. Nessuno lo dice, ma qualche ragazza “per scherzo” è finita in acqua. Se succede una disgrazia chissà quanto fregherà di quanto è bello il nuovo lungolago.


Scie chimiche sui laghi di Garda e d’Iseo: note su facebook 14 -15 -16 giugno 2012

  • 14 giugno –
    Oggi 14 giugno alle ore 9, scie chimiche sul Garda, tra Fasano e Maderno. Viste anche da testimoni. Il sospetto è sorto alle 8,30, quando osservando il cielo limpido, le nubi avevano forme geometriche e sovrapposte. Gli aerei sono passati a bassa quota, sia in traiettoria orizzontale, sia verticale. In questo istante alle 10,30, gli arei stanno ancora sfrecciando. Della serie come si creano artificialmente le nuvole, in un cielo azzurro e limpido. Già ieri avevo notato alcune stranezze: cumuli di nubi più dense del solito. Ed ha grandinato, mentre mentre c’era il sole, e soprattutto è scesa solo grandine e niente pioggia.

  •  Cosa vuol dire? Vuol dire che il cambiamento climatico è indotto dagli aerei dotati di grandi serbatoi, che lasciano queste scie nel cielo. Le nubi sono fabbricate artificialmente. La piovosità aumenta, di conseguenza si abbassa la temperatura. Lo stesso fenomeno è già stato notato sul lago d’Iseo.

  •  Non ho la foto, ma ho testimoni ed anche chi ha notato movimento aereo notturno sempre a bassa quota, con rilascio di scie.
  • La guerra del clima è già un fatto e passa sopra le nostre teste.
  • Stamane in ogni caso erano aerei. Non si può escludere un coinvolgimento dell’areonautica militare, anche considerando che gestisce il servizio di previsione meteorologica…
    15 giugno
    Le scie c’erano anche stamattina presto, nella stessa zona del Garda e gli aerei sfrecciavano tra le 6’00 e le 7,00. Inviterei a leggere con attenzione il post. Wkipedia è stata citata di proposito come fonte “neutrale”, anzi anticomplottista. Ma la spiegazione scientifica dell’attività aerea per gonfiare e seminare le nubi, per aumentare la piovosità per scopi benefici (come risolvere condizioni di siccità estrema) o per scopi bellici, come è avvenuto in Vietnam, può indurre a ritenere che lo stesso sistema possa essere utilizzato per aumentare la piovosità nelle zone turistiche (Lago di Garda e d’Iseo), con altre finalità.
    Le scie le vedo ogni giorno, come gli aerei che le lasciano a bassa quota (l’ultima un’ora fa), e non sono aerei di linea. Questo è un fatto, non una supposizione. Alzate la testa e guardate in alto. Qualcuno spieghi questo gran daffare aereo sul Garda. La mia interpretazione è questa, in considerazione anche di una primavera molto piovosa, soprattutto nei fine settimana.
     E se proprio lo vuoi sapere, mentre sui Laghi di Garda e d’Iseo, in Aprile ed in Maggio pioveva continuamente, e gli albergatori erano depressi perchè gli alberghi erano vuoti a causa del maltempo e nessuno dalla città nei fine settimana, veniva sul Garda e sul Sebino, per lo stesso motivo…ebbene mica tutti erano scontenti: i Centri commerciali di Brescia e provincia erano strapieni di clienti. Lupus in fabula…
    Mi sembra anche di intuire una differenza tecnica, nei risultati, tra incrementare le nubi esistenti in primavera e seminare il cielo di nubi ex novo, quando c’è bel tempo ed il cielo è limpido e l’estate avanza. Questo spiega il movimento ed il dispiego intenso di aerei recente.
    16 giugno
    • come ho già scritto in altri post, la mia opinione è che si tratta di scie lasciate per aumentare la pioggia sui laghi bresciani e forse non solo lì, con l’intento di dirottare la clientela altrove, soprattutto nei fine settimana. lo shopping come alternativa alla gita al lago. la tecnica ha funzionato fino a pochi giorni fa, implementando le nubi esistenti. con il caldo, il sole ed il cielo limpido l’impresa è ardua, infatti oggi non si son visti aerei. per 2 giorni hanno continuato, provato ad un ritmo forsennato, ma senza esito. perciò hanno smesso. la tecnica è stata utilizzata in Vietnam per creare difficoltà ai vietnamiti, prolungando la stagione delle piogge. anche lì hanno potuto agire su una base di instabilità climatica preesistente, inseminando con gli aerei argento iodato. Il presidente non era Kennedy.

    •  In ogni caso, questa tecnica fa parte del tema scie chimiche e non delle tecnologie elettromagnetiche che agiscono sulla ionosfera (HAARP) e se fosse usata per fini benefici, come ad esempio combattere la siccità, non sarebbe di per se un male, anzi, ma purtroppo viene usata per tutt’altri scopi, tipo prolungare la pioggia quando non serve e fare danni, o per motivi bellici.

Teoria del complotto sulle scie chimiche su wikipedia. In questo testo, e in un altro sempre su wiki, c’è la risposta di quanto sta accadendo, sui laghi di Garda e d’Iseo

In questo testo, e in un altro sempre su wikipedia,
http://it.wikipedia.org/wiki/Cloud_seeding
c’è la risposta di quanto sta accadendo, sui laghi di Garda e d’Iseo e forse non solo in quelle zone. La cosa è meno grave di quanto si potesse pensare, ma pur sempre di alterazione climatica artificiale si tratta, per la quale è senz’altro coinvolta “l’aereo nautica” militare ed il servizio di previsione meteorologico, gestito sempre dall’aereonautica, per motivi che si presumono di ordine economico. Sul Garda la stagione estiva si affloscia ad ogni fine settimana col maltempo, frenando l’afflusso dei turisti a vantaggio di qualcuno.
Grazie per la dritta. Lo dico agli amici insofferenti di indymedia che cestinando l’articolo con il link ( HIDDEN: Oggi 14 giugno alle ore 9, scie chimiche sul Garda, tra Fasano e Maderno. Viste anche da testimoni.

mi hanno permesso di scoprire tutto ciò.

Oggi 14 giugno alle ore 9, scie chimiche sul Garda, tra Fasano e Maderno. Viste anche da testimoni

Oggi 14 giugno alle ore 9, scie chimiche sul Garda, tra Fasano e Maderno. Viste anche da testimoni.

Alle ore 9 e alle 10 gli aerei sono ancora visibili, mentre lasciano le scie. Il sospetto è sorto alle 8,30, quando osservando il cielo limpido, le nubi avevano forme geometriche e sovrapposte. Gli aerei sono passati a bassa quota, sia in traiettoria orizzontale, sia verticale. In questo istante alle 10,30, gli arei stanno ancora sfrecciando. Della serie come si creano artificialmente le nuvole, in un cielo azzurro e limpido. Già ieri avevo notato alcune stranezze: cumuli di nubi più dense del solito. Ed ha grandinato, mentre c’era il sole, e soprattutto è scesa solo grandine e niente pioggia.

Cosa vuol dire? Vuol dire che il cambiamento climatico è indotto dagli aerei dotati di grandi serbatoi, che lasciano queste scie nel cielo. Le nubi sono fabbricate artificialmente. La piovosità aumenta, di conseguenza si abbassa la temperatura. Il tutto nel contesto del progetto Haarp. Lo stesso fenomeno è già stato notato sul lago d’Iseo.

https://lavocedelgarda.wordpress.com/2012/06/13/scie-chimiche-sul-lago-diseo-2/ http://

lavocedelgarda.wordpress.com/2012/06/13/bombardamento-chimico-biologico-sul-lago-diseo/

  •  non ho la foto, ma ho testimoni ed anche chi ha notato movimento aereo notturno sempre a bassa quota, con rilascio di scie.

  • La guerra del clima è già un fatto e passa sopra le nostre teste.
  • So della base Haarp in Sicilia, un appoggio logistico deve pur esserci, nei vari stati.

Un particolare ringraziamento alla redazione del diario di Bresciaoggi che pubblica tutti gli articoli de La Voce del Garda

Solo una consapevolezza condivisa e dilagante tra tutti gli strati della popolazione, su ciò che sta avvenendo, potrà salvare l’umanità dall’abominio che è stato messo in atto attraverso la distorsione delle scoperte scientifiche compiute da Tesla. E per far sì che la coscienza civile abbia il sopravvento, è necessario il supporto mediatico degli organi di informazione. Bresciaoggi è il primo giornale italiano che si sta dimostrando sensibile all’intera questione Haarp che ha attinenza con i cambiamenti climatici indotti, i disastri sismici artificiali ed il condizionamento psichico degli individui.

http://www.facebook.com/BresciaOggi.it

Scie chimiche sul lago d’Iseo – 2 –

Queste non sono nuvole ma ieri al risveglio hanno coperto di bianco il mio cielo … tutto normale?

Lago d’Iseo, ore 7.50, mi sveglio e vedo questo cielo bianco: nuvole? Ma non scherziamo, qui sembra che qualcuno abbia giocato a spennellare di bianco il cielo con un pennello di dimensioni ciclopiche tracciando una serie di tratti rettilinei (sfumati).
Nuvole? No, evidentemente si tratta delle scie di aerei che con tragitto rettilineo solcano il cielo; le scie persistono, si espandono e piano piano nel loro espandersi si raccordano tra di loro con un effetto drammatico di oscuramento quasi totale della luce del sole: il cielo una volta azzurro è adesso biancastro.
Le foto di questo articolo documentano parzialmente ciò che è accaduto nel cielo sopra il lago d’Iseo il 6/6/2012 (fare click sulle foto per vederle ingrandite).
Zoom della foto precedente
Tipica satellitare di questi giorni con le scie che coprono tutta Italia velando/oscurando il sole

Ma che diavolo di traffico civile potrebbe avere generato sin dal primo mattino un traffico così intenso da lasciare così tante scie (di condensa?) da coprire il cielo? Da notare che le previsioni del servizio meteo indicavano “nuvoloso”

Altra istantanea, da un’altra angolazione: il cielo al mio risveglio era bianco (a strisce) da qualsiasi parte lo osservassi.
Un’altra porzione di cielo sbiancata alla medesima  maniera.
Per tutta la mattinata un frequente sorvolo di aerei con bianca scia al seguito ha continuato a “sbianchettare” il cielo, passando uno dopo l’altro; solo verso le 10:30/11:00 sono arrivate le vere nuvole coprendo il cielo con le loro belle e delicate forme naturali.
Risultato? Nemmeno una goccia d’acqua nonostante il cielo coperto da nubi per due giorni di seguito, poi finalmente uno scroscio d’acqua che ha lasciato gocce gialle su qualsiasi superficie esposta (composti solforati?).
Zoom della foto precedente.
Circa mezz’ora dopo c’è un po’ più di luce, ma il cielo è sempre coperto da quelle striscie biancastre. Che non sono certo nuvole rettilinee!
Se questo vi sembra normale forse non vi rendete conto di abitare sul terzo pianeta del sistema solare; se invece vi sembra assurdo, mostruoso, o anche solamente un po’ strano chiedetevi che diavolo facevano quegli aerei che sbiancavano il cielo. Cosa diavolo stanno rilasciando nei nostri cieli? Cosa ci fanno respirare? Le analisi indicano bario ed alluminio.
Zoom della foto precedente.

Bombardamento chimico biologico sul lago d’Iseo?

Bombardamento chimico biologico sul lago d’Iseo?

ALLARME AEREO, scie chimico-biologiche?

Martedì 5 febbraio, alle ore 13, un aereo presumibilmente militare (ma camuffato da aereo civile in quanto di colore bianco) ha intenzionalmente sorvolato a quota bassa (circa 1.000 metri, che per un aereo è una quota decisamente inusuale se non in fase di decollo/atterraggio) l’Istituto d’Istruzione Superiore “G. Antonietti” di Iseo. La vicinanza e la presumibile quota sono state confermate anche da altri testimoni, alcuni miei ex alunni che si trovavano accanto a me in quel momento.

Ricordo che gli aerei civili percorrono rotte aeree a circa 9.000 metri di altezza (dove l’aria è più rarefatta e quindi il consumo di carburante è minore) e che il Regolamento dell’Aria adottato dall’ Ente Nazionale Aviazione Civile (al CAPITOLO 3 – REGOLE GENERALI – Punto 3.1.2) recita testualmente :


Ad eccezione dei casi in cui è necessario per il decollo o l’atterraggio, o nei casi di permesso accordato dall’ENAC, gli aeromobili non devono volare al di sopra di aree abitate di città e paesi, su insediamenti o assembramenti di persone all’aperto.

La manovra in sé è quindi già potenzialmente pericolosa (come non ricordare con angoscia la tragedia di quella scuola di Bologna sventrata 10 anni fa da un aereo militare?) ma persino illegale.

Il pericolo potrebbe essere però molto maggiore di quello che sembra, dal momento che l’aereo rilasciava una notevole striscia bianca che non poteva essere una scia di condensa. Le scie di condensa, come può confermare un qualsiasi manuale di aeronautica, si formano solo al di sopra degli 8.000 metri, ed anche in quel caso solo in coincidenza con temperature molto basse ed umidità elevate. In nessun caso si possono formare a 1.000 e neppure a 3.000 metri di quota (anche se la quota dell’aereo non fosse stata stimata correttamente non ci sarebbero lo stesso le condizioni per la formazione di una scia di condensa di vapore acqueo fuoriuscito dal motore).

Per fornire qualche ragguaglio sulla questione riporto quanto segue: “L’immissione in atmosfera dei gas di scarico degli aerei, ricchi di nuclei di condensazione e di vapore acqueo, determina la sovrassaturazione del vapore acqueo e, quindi, la formazione di scie. Le scie di condensazione si formano ad altezze in cui la temperatura dell’aria è molto bassa (inferiore a -40 °C), con umidità relativa almeno del 60%. Le scie possono essere più o meno durare nel tempo, a seconda della stabilità dell’aria e della quantità di vapore presente.” [Girolamo Sansosti & Alfio Giuffrida – Manuale di meteorologia, Una guida alla comprensione dei fenomeni atmosferici e climatici in collaborazione con l’UAI (Unione Astrofili Italiani) – Gremese Editore – 2006 – pag 86] .
Dal momento che la diminuzione di temperatura per ogni 1.000 metri è di circa 6,5° è evidente che l’aereo avvistato a bassa quota non poteva mai e poi mai rilasciare una scia di condensa, come confermano i dati di umidità e temperatura di quel giorno: i -40° di temperatura venivano rilevati solo a 7.500 metri di quota, e da 7.500 fino a 12.000 metri di quota (chi lo vede mai un aereo che vola 12 km di altezza?) l’umidità relativa era compresa tra l’ 1% ed il 47%.

Non essendovi per altro alcun carburante che bruciando possa formare quel tipo di scie con quel colore biancastro (osservando i canad-air che volano basso fino al mare per raccogliere l’acqua per spegnere gli incendi si può facilmente notare il fumo nero che proviene dai motori), l’unica possibilità che resta è inquietante, perché in tutto il mondo sono state rivelate anomale scie di origine chimica dette chemtrails (scie chimiche). Le analisi della polvere di ricaduta hanno portato all’identificazione di una serie di elementi chimico-biologico pericolosi per l’uomo, particolarmente alluminio, bario, torio, nanopolimeri artificiali pericolosi per il sistema respiratorio, agenti infettivi (ad es. il micoplasma).

Il tutto sembra essere legato ad una oscura manovra che in Italia è stata esportata dal governo USA e viene gestita sotto l’ombrello della NATO. Il rapporto annuale del Pentagono dimostra infatti che gli Stati Uniti stanno preparando prove di armi chimiche e biologiche all’aria libera in violazione delle convenzioni internazionali, ha annunciato il professor Francis A.Boyle, riconosciuto un esperto in materia. Si può temere il peggio se si mette in conto che l’esercito degli Stati Uniti ha già realizzato in passato quel tipo di esperimenti in diverse grandi città statunitensi, sulla pelle della propria popolazione. Famoso è ad esempio l’episodio di San Francisco negli anni 50, quando agenti biologici furono spolverizzati da navi militari sull’inerme e inconsapevole popolazione, e non si può dimenticare la recente ammissione del ministero della difesa britannico di avere testato in tutto il dopoguerra agenti chimici e biologici su milioni di propri concittadini.

Ma la storia continua. 

Mercoledì 6 febbraio circa 50 aerei hanno sorvolato il lago d’Iseo graffiando il nostro cielo con strane scie biancastre, le loro rotte erano assolutamente caotiche e a volte volavano in coppia su linee parallele (segno che non si trattasse di aerei di linea civile che sono incanalati in corridoi ben definiti). Per altro un simile numero di attraversamenti aerei è spropositato in una zona dove non vi sono punti di snodo per i corridoi aerei dell’aviazione civile. Molti aerei volavano a quote troppo basse per formare scie di condensa. L’umidità necessaria alla formazione di scie di condensa è di oltre il 70%, mentre i dati meteorologici davano per le ore 12 (quando è iniziata l’intensificazione dei sorvoli col rilascio di scie bianche, circa uno ogni 5 minuti) un’umidità relativa molto al di sotto della soglia (sempre minore al 40% a qualsiasi quota compresa fra i 5.000 metri ed i 12.000 metri) questa è la prova ulteriore che i fenomeni osservati non fossero normali scie di condensa. Per altro gli aerei volavano bassi, vicini, si sentivano continuamente il loro rombare, e ad ogni rombo si notava una scia

A questo indirizzo si possono trovare i dati che dimostrano come alle ore 12 del giorno 6, quando si è intensificato il fenomeno, non vi erano le condizioni per la formazione di scie di condensa

condizioni meteo giorno 6 ore 12

La controprova è stata l’osservazione del cielo nel giorno seguente, quando solo una ventina di aerei si sono visti a distanza ravvicinata, e solo alcuni lasciavano scie dietro di sé. L’aviazione civile non può essere la causa di 50 voli il mercoledì e 20 il giovedì nello stesso spazio di cielo, quella militare invece sì. Quei rombi continui ogni 10 minuti non si sentivano. E d’altronde la base di Ghedi è vicina.

Ulteriore conferma, il giorno 8 febbraio, in cui si sono viste numerose scie soprattutto intorno alle 12, l’umidità relativa era nettamente inferiore alla soglia

condizioni meteo giorno 8 ore 12

Per altro nei giorni successivi si è verificato un aumento fuori norma delle temperature, che potrebbe essere l’effetto delle scie chimiche, come è stato rilevato in numerose zone esposte ad irrorazione chimica.

… ma ovviamente chi vuole chiudere gli occhi può sempre pensare che si tratta solo di coincidenze, esagerazioni dei soliti “cospirazionisti”. Purtroppo le prove della cospirazione esistono da tempo, ma la gente fa finta di non sapere, non vedere, non ricordare.

PUBBLICATO DA 
Fonte: http://scienzamarcia.blogspot.it/2008/02/bombardamento-chimico-biologico-sul.html

Vi ricordate la SFRENATA PROMOZIONE della CO2, nei cambiamenti climatici? Ebbene gli ASTRONAUTI LA CONTESTANO

Alcuni astronauti contestano la NASA per “sfrenata promozione” della teoria del cosiddetto “cambiamento climatico”

Fonte MoviSol  http://www.movisol.org/12news106.htm

11 maggio 2012 (MoviSol) – Con una lettera indirizzata al direttore della NASA Charles Bolden, firmata da quarantanove astronauti in pensione e scienziati della NASA, il 28 marzo scorso è stato chiesto che l’agenzia spaziale americana cessi il suo sostegno alla frode anti-scientifica del “riscaldamento globale per cause umane”. Otto sono gli ex astronauti; gli altri sono ricercatori, dirigenti e ingegneri, ventuno dei quali hanno lavorato per oltre trent’anni alle dipendenze dell’agenzia; alcuni per oltre quarant’anni.

La lettera, resa pubblica verso la metà di aprile, dice: “I sottoscritti chiedono rispettosamente che la NASA e l’Istituto Goddard per gli Studi Spaziali (GISS) si astengano dall’esprimere osservazioni senza fondamento nelle comunicazioni pubbliche e sui siti. Riteniamo che le affermazioni della NASA e del GISS, secondo cui l’anidride carbonica prodotta dall’uomo avrebbe un impatto catastrofico sul cambiamento climatico globale, siano senza fondamento, specialmente se si considera le migliaia di anni di dati empirici. Con centinaia di scienziati del clima di grande fama e con migliaia di altri scienziati che hanno dichiarato pubblicamente la loro incredulità nelle previsioni catastrofiche, provenienti in particolar modo dalla dirigenza del GISS, è chiaro che la scienza NON è stabilita”.

“La sfrenata promozione della responsabilità della CO2 come principale causa del cambiamento climatico sta smantellando la storia della NASA, costituita di valutazioni oggettive di qualunque dato scientifico disponibile, in anticipo e preparazione rispetto a decisioni [politiche] o affermazioni pubbliche”.

“Chiediamo che la NASA si astenga dall’includere osservazioni senza prova o senza fondamento nelle sue comunicazioni stampa o sui suoi siti relativi a questo tema. Col rischio di danneggiare la reputazione esemplare della NASA, degli scienziati e degli impiegati attuali dell’agenzia o di quelli che lo furono, e anche la reputazione della scienza stessa”.

“Raccomandiamo una discussione con gli [astronauti della missione Apollo] Harrison Schimitt e Walter Cunninghman, o con altri, per avere ogni ultreriore informazione sugli aspetti scientifici che sorreggono le nostre preoccupazioni”.

Siccome è il 12 giugno e sembra di essere in novembre, interessante questo articolo sui mutamenti climatici.

Nieve en mayo en los Balcanes, ¿culpa del HAARP?

Esta anomalía climática hace que los bosnios hagan conjeturas sobre las causas del fenómeno

Fuertes nevadas y un insólito frío han alterado en Bosnia-Herzegovina los baños solares del pasado fin de semana, cuando las temperaturas máximas casi alcanzaron los 30 grados centígrados.

La nieve cubre las regiones centrales del país balcánico, después de que las temperaturas cayeran por debajo de cero. La capital bosnia, Sarajevo, se despertó con las calles cubiertas por 10 centímetros de nieve. En algunos pueblos, en las afueras, se registró una capa de unos 30 centímetros.

Los meteorólogos habían advertido sobre un cambio repentino de las condiciones climáticas, pero no esperaban una nevada de estas características a mediados de mayo. Este pasado invierno en los Balcanes se caracterizó por unas temperaturas muy bajas, donde decenas de personas murieron por hipotermia, buena parte de ellas atrapadas en las carreteras.

Actualmente numerosos internautas se preguntan en la red mundial si se trata de un fenómeno natural o es fruto del programa militar HAARP: la investigación de la “aurora activa de alta frecuencia” por sus siglas en inglés. El emblemático proyecto estadounidense del control de la atmósfera, que incluye instalaciones para modificar el clima, apodados con frecuencia “calentadores ionosféricos”.

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Neve in maggio nei Balcani, colpa di HAARP?
Questa anomalia climatica fa che i bosniaci facciano congetture sulle cause del fenomeno.

Forti nevicate ed un insolito freddo hanno alterato in Bosnia-Herzegovina i bagni solari della passata fine settimana, quando quasi le temperature massime raggiunsero i 30 gradi centigradi.

La neve ha coperto le regioni centrali del paese balcanico, dopo che le temperature sono andate sotto zero. La capitale bosniaca, Sarajevo, si è svegliata con le strade coperte per 10 centimetri di neve. In alcuni paesi, nella periferia, si è registrata una cappa di circa 30 centimetri.
I meteorologi avevano notato un cambiamento repentino delle condizioni climatiche, ma non aspettavano una nevicata di queste caratteristiche a metà di maggio. Questo ultimo inverno nei Balcani si è caratterizzatoper alcune temperature molto basse, dove decine di persone sono morte per ipotermia, buona parte di esse colpite nelle strade.
Attualmente numerosi internauti si domandano nella rete mondiale se si tratta di un fenomeno naturale o è frutto del programma militare HAARP: l’investigazione della “aurora attiva di alta frequenza”.  L’emblematico progetto statunitense del controllo dell’atmosfera che include installazioni per modificare il clima, soprannominati frequentemente “riscaldatore ionosférici.”

http://actualidad.rt.com/actualidad/view/44568-Nieve-en-mayo-en-Balcanes%2C-culpa-del-HAARP

Sperimentazioni clandestine sulla popolazione con la tecnologia Haarp globale

2 febbraio 2012 | Autore  | Stampa articolo Stampa articolo

di Edoardo Capuano –

Lauren MoretLa ricercatrice e scienziata Lauren Moret ha prestato servizio presso laboratori statunitensi, incluso il Lawrence Livermore National Laboratory (LLNL), siti in aree nucleari segrete in cui si progettavano, e si progettano ancor oggi, armi e studi avanzati per il controllo delle masse.

In questo agghiacciante video la scienziata spiega:

Gli Stati Uniti hanno lavorato assieme alla Gran Bretagna al progetto “MK Ultra”, la parte inglese del progetto era chiamata “Tavistock”. Queste due nazioni hanno fattosperimentazioni completamente illegali e hanno anche rapito persone e bambini usando anche il personale militare come cavie in questo progetto segreto di controllo mentale.

Per questo progetto la CIA disponeva di alcune sedi adibite a quartier generali, come la Stanford University. Questo era il nuovo progetto di Manhattan durante la guerra fredda che si chiamava e si chiamaHaarp.

Si fecero esperimenti con una colonia di scimmie in una fattoria ubicata presso il Lawrence Livermore National Laboratory (LLNL). Qui si trovava l’antenna prototipo per il progetto Haarp nella trasmissione per il controllo mentale, da questa poi si trasmetteva ad una antenna più grande. Gli USA hanno la loro antenna più grande in Alaska

I Russi erano segreti partner durante la guerra fredda: erano finti nemici, non erano affatto nemici. I settimi trasmettitori in ordine di grandezza sono in Russia.

Questa tecnologia “MK Ultra” si trova in tutte le connessioni televisive, telefoniche, network, nelle antenne della polizia, ecc. Questo sistema si trova in tutti gli Stati Uniti. Quello che hanno fatto è di usare questa tecnologia come arma in ogni cosa che rende la nostra vita comoda: dall’elettricità, al telefono, alla televisione. Questa è un’arma da usare contro la cittadinanza, ma è una cosa di cui le persona non si possono accorgere.

Che esperimenti si conducevano in questi edifici alle tue spalle?

Mettevano bambini e adulti rapiti in gabbie come le scimmie e venivano drogati o gli si mettevano fili elettrici attraverso il cranio, che erano antenne vere e proprie. Ai malcapitati si causava perdita di memoria o si cancellava la personalità per riprogrammarla e creare robot assassini o robot che al momento che venivano provocati con un “segnale chiave” emettevano messaggi; erano anche messaggeri di informazioni segrete. Naturalmente queste persone erano totalmente inconsapevoli di quello che facevano. Anche la marina militare era molto coinvolta in questo progetto.

Oggi il nuovo progetto di Manhattan è diffuso attraverso spazio, aria, acqua, terra e consiste in un sistema elettromagnetico integrato molto potente che non solo può produrre un controllo mentale globale, ma può anche scatenare terremoti sotterranei.

Vede quelle nuvole che vengono dal mare? non sono vere nuvole, ma sono create dai militari. L’esercito genera scie chimiche con gli aerei per studiare l’effetto Haarp, queste vengono osservate dai satelliti per studiare la loro propagazione sulla superficie della terra. Queste scie contengono metalli, agenti chimici, cellule di plasma umano, virus, batteri, particelle radioattive. Queste cose vengono spruzzate non solo negli USA, ma in tutto il mondo, in ogni nazione. L’obiettivo principale per tutto questo sono i nostri bambini.

GUARDA IL VIDEO girato il 14 giugno 2009:
Leuren Moret Discusses MKUltra, Tavistock, HAARP & Mind Control

Traduzione a cura di: Serenella Speziale / Fonte: youtube.com

CHE COS’E’ HAARP? .

Scusate l’insistenza, ma se sopravviverete, non sembrerà sproporzionata alla gravità di ciò che succede.

introduzione haarp

http://ia600700.us.archive.org/11/items/H.a.a.r.p..ArmaSismicaClimaticaEPerIlControlloMentale/IntroduzioneAHaarp.mp3hharp

http://ia600700.us.archive.org/11/items/H.a.a.r.p..ArmaSismicaClimaticaEPerIlControlloMentale/IntroduzioneAHaarp.mp3

IntroduzioneAHaarp.mp3

Secondo il fisico brasiliano Fran De Aquino, HAARP potrebbe indurre terremoti.

Lo scienziato Fran De Aquino, Dipartimento di Fisica dell’Università di Stato di Maranhao, S.Luis/MA, Brasile, ha condotto uno studio su HAARP che è comparso in rete in Luglio:

Radiazioni di bassissima frequenza ad alta potenza generate da un riscaldatore ionosferico ad alta frequenza possono causare terremoti cicloni e riscaldamento localizzato (titolo originale: High-power ELF radiation generated by modulated HF heating of the ionosphere can cause Earthquakes, Cyclones and localized heating).

Fran de Aquino è un rinomato scienziato che ha al suo attivo numerose pubblicazioni di altissimo valore, come è possibile verificare sul sito internazionale arXiv, ove vengono pubblicate molte delle più importanti ricerche in ambito scientifico:

http://arxiv.org/find/physics/1/au:+Aquino_F/0/1/0/all

Questa è l’introduzione (traduzione a cura del blog I lupi di Einstein):

Il Programma di Ricerca Aurorale Attiva con Alta frequenza  (HAARP) è attualmente la struttura più importante usata per generare radiazioni elettromagnetiche di frequenza estremamente bassa (ELF) nella ionosfera. Per produrre questa radiazione ELF il trasmettitore HAARP irradia un potente fascio di onde ad alta frequenza (HF) modulate in ELF (frequenza estremamente bassa). Questo riscaldamento HF modula la temperatura degli elettroni nella regione D della ionosfera e induce una conduttività modulata e una corrente variabile nel tempo che poi si trasmette alla frequenza di modulazione. Recentemente, il trasmettitore HAARP HF ha operato con 3.6GW di potenza irradiata modulata alla frequenza di 2.5Hz. E’ dimostrato che le radiazioni ELF ad alta energia generate dai riscaldatori della ionosfera HF, come ad esempio il riscaldatore HAARP, possono causare Terremoti, Cicloni e forte riscaldamento localizzato.

Chi vuole leggere interamente i dettagli scientifici dello studio, puo’ trovarlo qui (in formato PDF)

di Corrado Penna – scienzamarcia.blogspot.com –

La struttura HAARP, con le sue 180 enormi antenne è denominata “riscaldatore ionosferico” perché essa può generare fasci di onde elettromagnetiche ad alta frequenza inviandole contro la ionosfera, ufficialmente per compiere degli studi scientifici, La potenza di questo impianto è, ufficialmente, di 3,6 Megawatt (poco più di 3 milioni e mezzo di watt), ma è lecito sospettare che possano essere utilizzate potenze maggiori di quelle dichiarate.

In realtà si parla molto di HAARP perché questa è la più famosa, la più nominata tra le varie stazioni consimili, ma persino su wikipedia si può leggere dell’esistenza di alcune altri siti similari.

Norvegia: progetto europeo EISCAT (potenza 1000 Megawatt, ovvero un miliardo di watt)
Stati Uniti: HIPAS, vicino a Fairbanks (Alaska)
Porto Rico: Arecibo Observatory
Russia: progetto SURA, vicino a Nižni Novgorod (potenza 190 Mehawatt)

Se quindi ci riferiremo ad HAARP nel presente articolo, le considerazioni qui fatte si possono estendere agli altri siti che utilizzano la medesima tecnologia.Un riscaldatore ionosferico invia onde ad alta frequenza e alta intensità contro la ionosfera. La parte più bassa di questa, la cosiddetta regione D della ionosfera, è ricca di elettroni, la cui temperatura viene aumentata dalle suddette radiazioni elettromagnetiche. Queste radiazioni ad alta frequenza (dell’ordine dei Mega Hertz, ovvero che vibrano un milione di volte al secondo) vengono inviate contro la ionosfera con una intensità che non è costante, ma varia ciclicamente.

La frequenza di questa variazione di intensità è relativamente bassa ovvero intorno ai 2,5 Hertz (cicli al secondo). Ciò vuol dire che ogni due secondi tali onde aumentano e diminuiscono di intensità per 5 volte di seguito, mentre la vibrazione di tale segnale elettromagnetico è circa mille volte maggiore.Questo sistema fa sì che l’aumento di temperatura degli elettroni (e quindi dell’intera zona della regione D su cui vengono inviate le onde dal sistea HAARP) sia intermittente.

Questo provoca una modulazione della conduttività (grandezza fisica che misura la facilità con cui passa la corrente) ed quindi si ottiene una corrente (circolante nella ionosfera stessa) che varia alla stessa frequenza di modulazione (circa 2,5 Hertz), e che a tale bassa frequenza emette a sua volta radiazioni.In tal modo è possibile generare onde elettromagnetiche a bassissma frequenza, che altrimenti sarebbe difficilissimo generare, perché la bassissima frequenza corrisponde ad una grandissima lunghezza d’onda, che richiederebbe antenne altrettanto lunghe (svariati chilometri).

Il professor Fran de Aquino (insigne fisico che è riuscito a realizzare la quantizzazione della gravità e dello spazio-tempo) ricorda in un suo studio su tale soggetto la vasta bibliografia di lavori che mostrano tale comportamento.


La produzione delle onde a bassissima frequenza (ELF ) interagendo con gli ioni presenti nelle fasce di Van Hallen, possono, a causa dell’interazione fra campo elettrico e campo gravitazionale scoperta dal professor Fran De Aquino, portare ad una riduzione della gravità sopra una certa area della terra.

Tale diminuzione di gravità porta ad una diminuzione della pressione della colonna d’aria posta sopra tale area della superficie terrestre generando un effetto che può portare ad un sollevamento della terra. Per comprendere questa situazione con un’analogia, potete posizionate sulla vostra mano la punta di una siringa senza ago e tirate lo stantuffo: a causa della diminuita pressione sopra la mano vedrete la pelle sollevarsi.

Secondo i calcoli del professor De Aquino un riscaldatore ionosferico può causare persino un terremoto del 9° grado della scala richter.

Non so se questo vi ricorda qualcosa.

Fonte: http://scienzamarcia.blogspot.com/2011/12/come-funziona-haarp-e-come-potrebbe.html

DOPO HAARP C’E’ AMISR

 di Gianni Lannes
Attenzione, non è un amico arabo della macchina da guerra Usa, bensì la sua evoluzione tecnica con tutte le  disastrose ripercussioni, ignote a gran parte della popolazione mondiale e a quella italiana in particolare (dura di  comprendonio dopo decenni di lavaggio televisivo  del cervello). L’Advanced Radar Modular Scatter Incoherent è uno sviluppo impiegato nel programma scientifico mondiale, o meglio bellico,  di controllo dell’atmosfera per “possedere il tempo”. Il classico effetto paravento. Davanti a questo acronimo c’è un sistema radar ufficialmente creato per studiare gli strati alti dell’atmosfera e quindi la ionosfera. Dietro, c’è la possibilità di realizzare la guerra ambientale. Le sue funzioni possono essere correlate ai brevetti di Bernard Eastlund, come nel caso di H.A.A.R.P.. In altri termini, A.M.IS.R. consta di apparati modulari per implementare le operazioni gestite con H.A.A.R.P. Ecco cosa recita la brochure divulgativa: “L’Advanced Radar Modular Scatter Incoherent (A.M.I.S.R.) impiega apparati modulari allo stato solido e tecnologie che produrranno misure dell’alta atmosfera e della ionosfera con versatilità e potenza senza precedenti. A.M.I.S.R. è stato già installato al Poker Gamma Research Flat (PFRR), Chatanika, Alaska (65 ° N, 147 ° W) per studiare le aurore boreali”. Avete mai sentito parlare del Muos? In qualunque caso, fate un salto a Niscemi in provincia di Caltanissetta per dare un’occhiata al nuovo impianto da guerra Usa che ha soppiantato alberi in ottimo stato vegetativo, su suolo italico. Ovviamente se i padroni nord-americani ve lo consentiranno.  Poi, semmai, ne riparleremo di sovranità limitata, anzi, azzerata. Bye, bye.
Su la testa – Quanto al terremoto in Emilia Romagna: provate ad analizzare in maniera incrociata i dati sismici registrati da gennaio a maggio di quest’anno e confrontateli con gli ionogrammi di Haarp (anche se ritoccati al ribasso). A quanto pare, ai piani alti della nostra colonia, c’è qualcuno che ha impuntato i piedi. E di guerra all’Iran, non ne vuole sentire parlare. Affari o altro, non importa. Allora, lo zio Sam, spazientito, ha usato le sue buone maniere. Avete mai sentito nominare l’Eni? Ovviamente, saprete tutto del cane a sei zampe. Bene riflettete. Sapete per caso, s’intende, da quanti decenni si effettuano prospezioni idrocarburi nella pianura padana? E quanti terremoti distruttivi come quello del 20 maggio scorso ci sono stati dal 1950 oggi? Se non siete esperti in materia, usate almeno la logica o comunque la vostra testa e non lasciatevi imbambolare da teorie suggestive ed accattivanti, buone tutt’al più per conquistare la scena mediatica. Piedi per terra e su la testa.
Parola scientifica – Come funziona HAARP e come potrebbe indurre terremoti artificiali?  La struttura HAARP, con le sue 180 enormi antenne è denominata riscaldatore ionosferico  perché essa può generare fasci di onde elettromagnetiche ad alta frequenza inviandole contro la ionosfera, ufficialmente per compiere degli studi scientifici, La potenza di questo impianto è, ufficialmente, di 3,6 Megawatt (poco più di 3 milioni e mezzo di watt), ma è lecito sospettare che possano essere utilizzate potenze maggiori di quelle dichiarate. Secondo il fisico di chiara fama Fran De Aquino «Un riscaldatore ionosferico invia onde ad alta frequenza e alta intensità contro la ionosfera. La parte più bassa di questa, la cosiddetta regione D della ionosfera, è ricca di elettroni, la cui temperatura viene aumentata dalle suddette radiazioni elettromagnetiche. Queste radiazioni ad alta frequenza (dell’ordine dei Mega Hertz, ovvero che vibrano un milione di volte al secondo) vengono inviate contro la ionosfera con una intensità che non è costante, ma varia ciclicamente. La frequenza di questa variazione di intensità è relativamente bassa ovvero intorno ai 2,5 Hertz (cicli al secondo). Ciò vuol dire che ogni due secondi tali onde aumentano e diminuiscono di intensità per 5 volte di seguito, mentre la vibrazione di tale segnale elettromagnetico è circa mille volte maggiore. Questo sistema fa sì che l’aumento di temperatura degli elettroni (e quindi dell’intera zona della regione D su cui vengono inviate le onde dal sistema HAARP) sia intermittente. Questo provoca una modulazione della conduttività (grandezza fisica che misura la facilità con cui passa la corrente) ed quindi si ottiene una corrente (circolante nella ionosfera stessa) che varia alla stessa frequenza di modulazione (circa 2,5 Hertz), e che a tale bassa frequenza emette a sua volta radiazioni. In tal modo è possibile generare onde elettromagnetiche a bassissima frequenza, che altrimenti sarebbe difficilissimo generare, perché la bassissima frequenza corrisponde ad una grandissima lunghezza d’onda, che richiederebbe antenne altrettanto lunghe (svariati chilometri)». Il professor Fran de Aquino – che è riuscito a realizzare la quantizzazione della gravità e dello spazio-tempo – ricorda in un suo studio su tale soggetto la vasta bibliografia di lavori che mostrano tale comportamento. «La produzione delle onde a bassissima frequenza (ELF ) interagendo con gli ioni presenti nelle fasce di Van Hallen, possono, a causa dell’interazione fra campo elettrico e campo gravitazionale scoperta dal professor Fran De Aquino, portare ad una riduzione della gravità sopra una certa area della terra. Tale diminuzione di gravità porta ad una diminuzione della pressione della colonna d’aria posta sopra tale area della superficie terrestre generando un effetto che può portare ad un sollevamento della terra. Per comprendere questa situazione con un’analogia, potete posizionate sulla vostra mano la punta di una siringa senza ago e tirate lo stantuffo: a causa della diminuita pressione sopra la mano vedrete la pelle sollevarsi». Secondo i calcoli del professor De Aquino «un riscaldatore ionosferico può causare persino un terremoto del nono grado della scala Richter». Due consigli di lettura: The Gravitational Spacecraft; e poi,  High-power ELF radiation generated by modulated HF heating of the ionosphere can cause Earthquakes, Cyclones and localized heating. Non sono mai stato più serio.  Attualmente, se nel Parlamento italiano,  non c’è nessuno in grado di chiedere conto al Governo Monti della strage perpetrata inEmilia Romagna e dei danni, allora sarebbe opportuno sciogliere immediatamente le Camere e mandare a casa il maggiordomo dell’alta finanza internazionale. Che la sovranità torni al popolo: yankees go home.

http://www.brucialanotizia.it/2012/05/29/haarp-potrebbe-indurre-terremoti-secondo-il-fisico-fran-de-aquino/

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2012/05/dopo-haarp-ce-amisr.html

http://scienzamarcia.blogspot.it/2011/09/il-rinomato-fisico-fran-de-aquino-ha.html

Emilia: terremoto collegato a HAARP: analisi di un cittadimo emiliano

Emilia: terremoto collegato a HAARP: analisi di un cittadimo emiliano

Una gola profonda che invoca l’anonimato, poiché teme ritorsioni vitali, spiega senza mezzi termini: “Lo ionogramma, ovvero un diagramma tempo/frequenza della riflessione ionosferica, mostra un marcato livello F con una ionizzazione di picco. Vi è anche un meno ovvio livello E. Il diagramma mostra come il segnale di sonda digitale si divide in onde riflesse ordinarie (in rosso) e straordinarie (in verde). Lo ionogramma ed il parametro FoF2 nel diagramma mostrano la più alta frequenza che è stata riflessa dalla ionosfera con incidenza verticale (onda radio perpendicolare al terreno)”. Terremoti con epicentri superficiali, come in questo caso italiano (10 chilometri di profondità come ha registrato l’INGV) e sismogrammi che evidenziano un’ unica grande oscillazione sono ritenuti dagli scienziati, senza alcun dubbio, essere terremoti artificiali generati dalla concentrazione di onde HAARP in determinati punti sensibili del globo terrestre. A prescindere dalle fanfaronate degli esperti al soldo bellico o dei professionisti con le barbe finte che popolano il web. Un geologo di chiara fama, A.V., conferma: “Generalmente i terremoti hanno epicentri molto più in profondità, nelle viscere della terra e soprattutto presentano sciami sismici, cioè a dire prima e dopo della vibrazione massima presentano oscillazione più piccole, definite di attenuazione”. Da tempo gli Usa hanno scatenato una guerra ambientale non dichiarata ufficialmente, contro l’Italia; ora l’escalation è sempre più evidente. Senza trascurare l’inquinamento radioattivo indotto nel Mediterraneo dalle attività della VI Flotta Usa di stanza nel Belpaese. Attività già documentata in termini scientifici dalle analisi puntuali Criad di Parigi in relazione al disastro provocato in Sardegna (dal 1972 al 2008), più specificatamente nell’arcipelago della Maddalena (Isola di Santo Stefano).

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=48661

Succede oggi a Gianni Lannes…Distruzioni e distrazioni di massa

Succede oggi a Gianni Lannes, fino a qualche settimana fa stimatissimo ed apprezzato giornalista d’inchiesta ai massimi livelli (firma di giornali prestigiosi come Il Corriere Della Sera, La Stampa, RAI Radiotelevisione italiana , L’Espresso) ed oggi vittima di intimidazioni, attacchi infamanti a mezzo stampa, attacchi informatici, fino a vere e proprie minacce anonime di morte, a seguito anchedell’intervista rilasciata ai microfoni di Controradio . In attesa di aggiornarvi su ulteriori sviluppi della vicenda rendiamo disponibile l’ultimo articolo da lui scritto (Distruzioni e distrazioni di massa) e che al momento non è in grado di pubblicare a seguito del blocco del suo blog Su La Testa.    Buona lettura…

Distruzioni e distrazioni di massa

di Gianni Lannes

Prove di pensiero unico. Ingresso omaggio. Siore e siori, avanti c’è posto: lo spettacolo è iniziato da un pezzo. Nel Belpaese c’è stato un colpo di Stato, poi una serie di attentati dei noti Servizi, perfino una strage in grande stile (tecnologicamente evoluta) e non ve siete accorti. Che peccato. Attivate il neurone che vi rimane: va in onda la disinformazione pilotata a dovere. Mentre l’Italia sempre più caotica ed inquinata,  sta per collassare definitivamente sotto la speculazione finanziaria che ha imposto con un golpe in piena regola, un maggiordomo dell’alta finanza di nome Monti Mario (Trilateral, Goldman Sachs, Bilderberg, eccetera eccetera), senza neppure dire, muoio, due quotidiani tricolore – il 30 maggio 2012 – la sparano grossa all’unisono, prendendosi la briga di attaccare il dissenso espresso su Internet. Singolare coincidenza? Il Corriere della Sera(versione online) che ha per direttore Ferruccio De Bortoli, già ospite delle riunioni a porte chiuse del Gruppo Bilderberg, titola: Il Sisma tutta colpa del complotto. Occhiello: “C’è chi non crede alle cause naturali del terremoto dell’Emilia e sul web rilancia ipotesi alternative e fantasiose”. Gli fa eco il giornale di proprietà Fiat, ossia La Stampa – diretta Mario Calabresi,  pupillo in ascesa dei poteri forti – che sbotta: Terremoto: complottisti, scatenati sul web. Accusano fracking, trivellazioni e altro. Anche l’Agenzia giornalistica italiana non è da meno. Perché tentare di ridicolizzare – tra l’altro maldestramente – chi non si adegua al pensiero unico ed ha puntato l’attenzione sulla genesi artificiale di determinati terremoti che hanno colpito la Penisola? L’onere della prova spetta a chi detiene il potere. Si dà il caso che – non sia un complottista esoterico -abbia lavorato per questi due ex autorevoli giornali. Ergo: ho voce in capitolo per smontare questa ignoranza honoris causa, propagata dalle testate padronali (anche in altre occasioni: No Tav, pro nucleare, a favore degli inceneritori di rifiuti e, così via). Tutto fa brodo per criminalizzare il dissenso e reprimerlo. Il sistema è disarmante: mescolare menzogne (tante) e mezze verità. In ogni caso, la Nato spieghi cosa ha combinato durante e dopo l’esercitazione bellica Proud Manta 12, ai piedi del vulcano sottomarino Marsili. Grazie.

Stampa di regime – Un dato di fatto che non teme smentite. Il Corsera non è più quello dei tempi delle cronache corsare del poeta Pier Paolo Pasolini (“Io so…”). Due anni fa (a marzo) hanno fatto il loro ingresso nel consiglio di amministrazione di Rcs Quotidiani,Giovanni Bazoli (Intesa Sanpaolo), Cesare Geronzi (Mediobanca), Diego Della Valle (Dorint), Luca Cordero di Montezemolo (Fiat), Giampiero Pesenti(Italmobiliare e Marco Tronchetti Provera (Pirelli). Dunque, non un solo editore nel patto di sindacato, ma solo mastodontici conflitti di interessi. A Torino, il gruppo Fiat, attraverso l’Itedi controlla La Stampa. E tralascio, ma solo in questa circostanza per via del taglio editoriale, tutto il resto dell’accozzaglia di potere, a partire da Carlo De Benedetti (Bildeberg Group) e Berlusconi Silvio (P2, tessera 1816). A proposito, è già stabilito: Montezemolo sarà il prossimo Primo Ministro con Berlusconi al Quirinale. In sostanza: in Italia non c’è il quarto potere, a parte, qualche raro collega, non esiste un sistema di informazione in grado di accendere un riflettore sull’intera casta al comando.

Nuovo ordine mondiale – Il Corsera (25 novembre 2011) ha pubblicato “Bocconi, Trilateral e Goldman Sachs: il premier lascia tutti gli incarichi”. Occhiello:“via anche da Bilderberg”. Ecco cosa ha scritto Bocconi Sergio, in un articolo illuminato: “Mario Monti il Bocconiano ha lasciato la presidenza dell’università milanese e le altre cariche ricoperte finora nella Trilateral, nel Bilderberg group e in Goldman Sachs. Il neopremier farà dunque solo il premier, gli altri impegni sono stati annullati”. E poi ancora sul tecnico legato a nodo inestricabile ai poteri forti: “Anzitutto l’abbandono della consulenza in Goldman Sachs: la banca d’affari americana lo aveva chiamato come advisor (al pari di altri italiani politici e non, come Romano Prodi o Gianni Letta (…) Monti ha poi lasciato la carica di presidente europeo della Trilater Commission, il think tank globale fondato da David Rockfeller nel 1973. E che vede diversi altri partecipanti italiani: da Enrico Letta a Enrico Tommaso Cucchiani, finora in Allianz e da ieri neoamministratore delegato di Intesa Sanpaolo; da Carlo Pesenti al banchiere Maurizio Sella, dall’italiano per carica Dieter Rampl, presidente di Unicredit a Pierfrancesco Guarguaglini di Finmeccanica (…) Infine, il premier ha lasciato lo steering committee del gruppo Bilderberg, nel quale l’unico componente italiano è Franco Bernabé, presidente di Telecom». Allora, “Il Club Bilderberg” – incluse le sue diramazioni – non è un’invenzione esoterica, come propaganda il mainstream, se anche il “più importante” quotidiano italiota ne parla. E se a questo quadro di trasparenza aggiungiamo l’intervista al Presidente Emerito della RepubblicaFrancesco Cossiga (già responsabile insieme al prescritto per mafia Giulio Andreotti)dell’assassinio di Aldo Moro, rilasciato proprio al Corriere della Sera il 30 novembre 2007. Di che parlava il picconatore? Semplice: l’attentato per antonomasia: “Da ambienti vicini a Palazzo Chigi, centro nevralgico di direzione dell’intelligence italiana, si fa notare che la non autenticità del video è testimoniata dal fatto che Osama Bin Laden in esso confessa che Al Qaeda sarebbe stato l’autore dell’attentato dell’11 settembre alle due torri in New York, mentre tutti gli ambienti democratici d’America e d’Europa, con in prima linea quelli del centrosinistra italiano, sanno ormai bene che il disastroso attentato è stato pianificato e realizzato dalla Cia americana e dal Mossad con l’aiuto del mondo sionista per mettere sotto accusa i Paesi arabi e per indurre le potenze occidentali ad intervenire sia in Iraq sia in Afghanistan”.

Associazioni segrete – Il Gruppo Bilderberg nasce nel 1952, ma viene ufficializzato due anni più tardi, a giugno del 1954, quando un ristretto gruppo di vip dell’epoca si riunisce all’hotel Bilderberg di Oosterbeek, in Olanda.   Tra i promotori – precisano alcuni studiosi della semi sconosciuta materia – occorre ricordare due nomi in particolare: sua maestà il principe Bernardo de Lippe, olandese, ex ufficiale delle SS, che ha guidato il gruppo per oltre un ventennio, fino a quando, nel 1976, è stato travolto dallo scandalo Lockheed; e Joseph Retinger, un faccendiere polacco al centro di una fittissima trama di rapporti con uomini che per anni hanno contato sullo scacchiere internazionale della politica e dell’economia. «La loro ambizione – viene descritto – era quella di costruire un’Europa Unita per arrivare a una profonda alleanza con gli Stati Uniti e quindi dar vita a un nuovo Ordine Mondiale, dove potenti organizzazioni sopranazionali avrebbero garantito più stabilità rispetto ai singoli governi nazionali. Fin dalla prima riunione vennero invitati banchieri, politici, universitari, funzionari internazionali degli Usa e dell’Europa occidentale». Invece, la Trilaterale nasce nel 1973, sotto la presidenza “democratica” di Jimmy Carter e del suo consigliere speciale per la sicurezza, Zbigniew Brzezinsky. A ispirare il progetto, le famiglie Rothschield e Rockfeller. Un progetto che ha irresistibilmente attratto i potenti del mondo, a cominciare proprio dai presidenti Usa, con un Bill Clinton in prima fila. Il giornalista Richard Falk, già nel 1978  scrive sulle colonne della Monthly Review di New York: «Le idee della Commissione Trilaterale possono essere sintetizzate come l’orientamento ideologico che incarna il punto di vista sopranazionale delle società multinazionali, che cercano di subordinare le politiche territoriali a fini economici non territoriali». E’ la filosofia delle grandi corporation, che stanno privatizzando le risorse del pianeta Terra, a cominciare dai beni primari, come ad esempio l’acqua: non solo riescono a ricavare profitti stratosferici ma anche ad esercitare un controllo politico su tutti i Sud – e non solo – del mondo. La logica della globalizzazione. E i bracci operativi di questo turbocapitalismo sono proprio due strutture che dovrebbero invece garantire il contrario: ovvero la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale. «Entrambi – scrive uno studioso, Mario Di Giovanni – sotto lo stretto controllo del ‘Sistema’ liberal della costa orientale americana. Agiscono a tutto campo nell’emisfero meridionale del pianeta, impegnate nella conduzione e ‘assistenza’ economica ai paesi in via di sviluppo». E proprio sull’acqua, la Banca Mondiale sta dando il meglio di sé: con la sua collegata IFC (Internazionale Finance Corporation) infatti sta mettendo le mani sulla gran parte delle privatizzazioni dei sistemi idrici di mezzo mondo, soprattutto quello africano e asiatico, condizionando la concessione dei fondi all’accettazione della privatizzazione, parziale o più spesso totale, del servizio. Del resto, è la stessa Banca a calcolare il business in almeno 1000 miliardi di dollari. Scrive ancora Di Giovanni: «Le decisioni assunte dai vertici della Trilateral riguarderanno sempre di più quanti uomini far morire, attraverso l’eutanasia o gli aborti, e quanti farne vivere, attraverso un’oculata distribuzione delle risorse alimentari. Decisioni che riguarderanno l’ingegneria genetica, per intervenire nella nuova ‘umanità’. In una parola, tutto ciò che definitivamente distrugga il ‘vecchio’ ordine sociale, cristiano, per la creazione di un nuovo ordine. Ma tutto questo senza particolari scossoni. Non vi sarà bisogno di dittature, visto che le democrazie laiche e progressiste, condotte da governi di ‘centrosinistra’, servono già così efficacemente allo scopo. Governi che riproducono – conclude – una formula già sperimentata lungo l’intero corso del ventesimo secolo e plasticamente rappresentata dal passato governo Prodi-D’Alema: l’alleanza fra la borghesia massonica e la sinistra, rivoluzionaria o meno». L’Alleanza Atlantica (Nato) è affiliata al Gruppo Bilderberg. Come mai?

Guerra ambientale – Quando il generale Fabio Mini nel 2007 (non il primo pincopallino che sproloquia all’angolo del web), parlava di manipolazione climatica e di possibilità di ricreare artificialmente terremoti e tsunami, di sicuro doveva aver bevuto qualche bicchierino di troppo? Esiste un progetto USA che si intitola “Owning the weather in 2025” ossia controllare il clima entro il 2025 tutto documentabile e verificabile, ma evidentemente è più facile dare degli allucinati e dei complottisti agli altri, piuttosto che informarsi e indagare a dovere. D’altronde è sufficiente guardare i dati statistici per constatare di quanto gli eventi catastrofici siano aumentati da quando è in corso questa sperimentazione. Prima c’era un’alluvione dagli effetti devastanti ogni 10 anni nella peggiore delle ipotesi, ora son nell’ordine di 3-4 all’anno. Terremoti idem: prima l’intervallo di tempo tra l’uno e l’altro erano molto ampi, ora hanno una frequenza ravvicinatissima e seguono, anzi anticipano curiosamente gli eventi politici. Sul fatto di a chi giova poi non è che ci voglia la scienza per capirlo. Disastri? Uguale accise che finiscono nelle casse dello Stato. Ricostruzione? Per ricostruire servono finanziamenti e i soldi si chiedono in prestito alle banche che guadagnano sugli interessi e di certo non li regalano. Ricostruzione uguale appalti pubblici uguale mafia organizzata dallo Stato…ecco a chi giova, devo continuare? HAARP è un progetto governativo nord-americano, ufficialmente  in grado di bombardare la ionosfera di onde radio. Sempre ufficialmente può influire sulle condizioni climatiche di una zona. La base principale si trova in Alaska ma ce ne sono diverse legate alle basi nato nel mondo. HAARP non è una base segreta, è quello che fa HAARP ad essere un segreto. D’altronde anche l’AREA 51 non è segreta, ma cosa succede lì dentro voi scienziati a pagamento forse lo sapete? Le teorie del Caos chiaramente indicano che ci deve essere una sensibilità alle condizione iniziale e di dipendenza dell’evento. Per cui dipende dalla quantità di prosciutti e forme di parmigiano che gravano sul territorio e dal rapporto con quelle esportate durante la congiuntura astrale. In altri termini,  è stato tutto organizzato dai servizi segreti di Terronia per colpire la Padania ed in particolare per far cadere le vendite del parmigiano a favore dei vari pecorini del sud. Pensateci bene, è molto più attendibile delle altre teorie illustrate dalla stampa quotidiana. Scherzi a parte, evidentemente dare del complottista a chiunque tenti di ragionare sugli eventi catastrofici può essere più comodo. In fondo, la Terra gira in senso orario se la guardiamo dalla verticale sopra al polo sud, ma se la guardiamo dal polo nord gira in senso antiorario.  Gli impiegati della comunicazione (asservita) non sbagliano mai, perché partono sempre dalle conclusioni. I pennivendoli hanno sempre una tesi da dimostrare e quindi vedono solo e soltanto le fantasie che la sostengono e negano l’esistenza dei fatti che la contraddicono. Insomma, sanno sempre tutto perché sono infallibili: sono infallibili perché sono dogmatici e sono dogmatici perché non sono liberi. Fa una bella differenza tenere la guardia un pò più alta e non essere  dentro il club del parco buoi. Poi ognuno creda a quello che vuole, naturalmente, ma etichettare l’Altro nel recinto di una definizione dispregiativa (complottista, dietrologo, esoterista, esaltato e altro ancora) denota soltanto malafede e scarsità di neuroni. Parola di Henry Ford: “Meno male che la popolazione non capisce il nostro sistema bancario e monetario, perché, se lo capisse, credo che prima di domani scoppierebbe una rivoluzione”.

http://quintoelementomusical.wordpress.com/2012/06/02/gianni-lannes-distruzioni-e-distrazioni-di-massa/

H.A.A.R.P. – TECNOLOGIA TESLA NUOVO ORDINE GLOBALE? di Mauro Paoletti – Articolo molto interessante.



H.A.A.R.P. – TECNOLOGIA TESLA
NUOVO ORDINE GLOBALE?

di Mauro Paoletti
per Edicolaweb http://www.edicolaweb.net/edic204a.htm
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[Corman Park, a est di Saskatoon, Saskatchewan in Canada - 29K .jpg][Christmas Valley, in Oregon - 27K .jpg][Il libro di Tom Bearden - 37K .jpg]

Gli ultimi eventi disastrosi, come i terremoti e gli tsunami – classificati ufficialmente fenomeni naturali – che hanno colpito alcune zone della Terra, riaprono la discussione se, in effetti, siano causati dalla natura o dall’azione dell’uomo.
Viene così portato in prima pagina, davanti all’opinione pubblica, il fatto che qualcuno sta effettuando esperimenti mirati alla manipolazione delle condizioni atmosferiche in determinate parti della Terra.
Scienziati, fisici e deputati europei stanno accusando i militari di fare uso di tecnologie in grado di cambiare il clima, di sondare gli strati interni della Terra provocando terremoti, di effettuare variazioni nella ionosfera tramite esperimenti per il controllo del clima, usando laser, onde elettromagnetiche e sostanze chimiche.
Si tratta di fatti già accennati in alcuni articoli da noi pubblicati dal 2007-2008, come Scie chimiche su Firenze, dove le scie vengono tracciate quasi quotidianamente; Haarp finalmente una veritàTesla un talento scomodo, che meritano un ulteriore approfondimento.
Il riferimento a Tesla non è affatto casuale, in quanto molte tecnologie derivano dallo sfruttamento negativo delle invenzioni e scoperte fatte e documentate proprio dallo scienziato croato.
Riassumiamo alcuni importanti esperimenti e scoperte del genio di Tesla che vertono proprio su tali temi.

Tesla studiò nel laboratorio di New York la frequenza, ossia la velocità dell’inversione delle corrente alternata, per capirne l’importanza e la ragione per cui una piccola forza era in grado di scatenare effetti molti più ampi.
Come narrato dallo stesso Tesla nella sua autobiografia fu un evento dell’infanzia ad attirare la sua attenzione sul perché qualcosa di piccolo poteva aumentare in modo esponenziale. Un giorno mentre si divertiva con gli amici a far rotolare palle di neve dal pendio di un monte, facendo a gara a chi riusciva a formarne una più grande dell’altra, una di queste oltrepassò il limite del campo d’azione ingrossandosi in modo abnorme fino a raggiungere le dimensioni di una casa, precipitando nella valle con un gran fragore.
Anni dopo, osservando il gioco del domino, si chiese se usando tessere successive più grandi di quelle precedenti sarebbe stato possibile generare una quantità maggiore di energia. Costruì così una piattaforma montata su cuscinetti elastici e azionata da aria compressa per ottenere diverse velocità di vibrazione e poterle esaminare.
Si narra che sperimentando di persona le vibrazioni generate dalla piattaforma scoprì che potevano risolvere problemi di stipsi. Cosa che consigliò al suo amico Samuel Clemens, più noto come Mark Twain, che soffriva di tale disturbo, risolto con visite periodiche al laboratorio di Tesla.
L’utilizzo della piattaforma fu causa di un curioso incidente attraverso il quale Tesla comprese la potenza dell’energia generata.
Lo scienziato fissò la piattaforma a un pilastro portante dell’edificio dove era situato il suo laboratorio, all’ultimo di quattro piani. Quando la frequenza venne aumentata, l’intero palazzo prese a vibrare come fosse sotto gli effetti di un sisma. Si rese così conto che ogni oggetto possiede una frequenza risonante e, una volta sollecitato su quella frequenza, prende a vibrare fino alla frattura.
In pratica Tesla aveva inventato un meccanismo in grado di generare terremoti.
Dato che era un uomo curioso, calcolò teoricamente quale frequenza poteva scuotere l’intero globo terrestre fino al punto critico di frattura. Concluse che innescando una serie di piccole esplosioni distanziate fra loro nel tempo, in particolare una ogni 45 minuti, avrebbe potuto distruggere la Terra. Chiamò questo studio “tele geodinamica” e decise di non continuare in tale esperimento a causa della sua pericolosità, ma anticipò il sistema utilizzato nella ricerca dei minerali e per la scansione dei pianeti, nella ricerca di eventuali forme o possibilità di vita; quanto oggi conosciamo sotto il nome di sismologia.
In conseguenza di tali scoperte prese in esame l’uso di un interruttore vibrante allo scopo di ottenere una corrente alternante più veloce, utilizzando interruttori magnetici e alternatori ad alta velocità.
Le applicazioni portarono Tesla a poter generare altissimi voltaggi. Costruì un vibratore in grado di risuonare un milione di volte al secondo conosciuto come “sintonizzatore” alla base dei televisori e della radio. Osservò che, cambiando la frequenza, otteneva la risposta di un solo circuito senza l’obbligo dell’utilizzo di fili. La trasmissione di energia senza fili era possibile.
Tesla, ben tre anni prima di Marconi, inventò la radio, dopo aver rilevato che il passaggio di una corrente ad alta frequenza attraverso una bobina e un condensatore generava un effetto di risonanza che funzionava, senza l’uso di fili, anche a distanza. Infatti, quando il condensatore è carico, nella bobina circola una corrente che genera un campo elettromagnetico, ossia un onda radio che si propaga in ogni direzione.
Gli esperimenti più significativi di Tesla furono compiuti a Colorado Spring, documentati in versione integrale nel “Colorado Spring Notebooks” pubblicato dal Museo Tesla di Belgrado.
A Colorado Spring intendeva sviluppare un trasmettitore più potente, isolare l’energia, vedere se era possibile propagare la corrente attraverso la Terra e l’atmosfera senza utilizzo di fili. Un luogo ideale per l’altezza, il clima secco, l’atmosfera limpida, un sole che definì migliore di quello osservato in Italia, la migliore diffusione di suoni e rumori a enormi distanze e una regione dove si manifestavano burrasche con intense emissioni di fulmini, obbiettivo delle sue ricerche, dato che era in grado di verificarne la potenza con strumenti, da lui stesso costruiti, sensibili ai campi elettrici.
Attraverso i suoi studi anticipò la scoperta che i temporali si manifestano sempre in linee a distanze regolari nella parte scura del pianeta; quindi esisteva la possibilità di propagare energia elettrica senza usare fili. Aveva individuato il punto massimo della scarica e l’onda stazionaria prodotta dal fulmine, dimostrando che la Terra e la sua atmosfera erano cariche di elettricità.
Tesla fu il primo a rendersi conto che la Terra era uno smisurato conduttore di elettricità e che era possibile sfruttarla per il benessere dell’umanità. Fu il primo che utilizzò la carica ionica dell’atmosfera per la trasmissione di onde radio, ossia la ionosfera.
Riuscì a creare un fulmine globulare originato da una risonanza con il campo elettromagnetico terrestre. Dai suoi appunti apprendiamo che poteva creare plasma elettromagnetico, ricreando il principio del Sole.
I suoi esperimenti lo portarono a riprodurre il campo elettrico terrestre e quindi poter influenzare il tempo atmosferico.
Conoscendo la risonanza della Terra poteva far risuonare il pianeta elettricamente sulla frequenza compresa fra 7 e 8 cicli al secondo, usando onde a bassa frequenza in grado di raggiungere ogni angolo della Terra.
In pratica, senza saperlo, aveva individuato quella che oggi conosciamo come “cavità di Shumann”, una zona dell’atmosfera carica di elettricità, situata fra la superficie terrestre e la ionosfera e che possiede una frequenza di 7,8 Herz.
È notevole leggere negli scritti di Tesla che se fosse possibile riprodurre gli effetti elettrici in una qualità richiesta, il pianeta e le condizioni di vita potrebbero essere trasformate. Il Sole fa evaporare l’acqua degli oceani e col vento dirige questa in forma di vapore in zone dove tutto è in equilibrio. Se avessimo il potere di sconvolgere queste zone quando si desidera, potremmo controllare la corrente a nostro piacere. Irrigare aridi deserti, creare laghi e fiumi, fornire energia illimitata. Il modo più efficiente di sfruttare il Sole a nostro uso, sviluppando forze elettriche nell’ordine di quelle esistenti in natura.
Tesla scrisse nel 1900 che la trasmissione senza fili avrebbe permesso di parlare e inviare messaggi e musica in ogni parte del mondo, attraverso l’uso di un ricevitore economico non più grande di un orologio, grazie alla Terra che è un conduttore naturale.
La trasmissione di energia senza fili richiede la creazione di un campo elettrico tra due piastre di metallo, ognuna connessa ad un terminale di una bobina ad induzione, ad alta tensione.
La Terra è un corpo carico – la stima della sua capacità è di circa 710 µfarad – e la ionosfera è un conduttore.
Il nostro pianeta possiede una carica negativa, esistente in natura, che comincia ad un’altezza di circa 50 km. La differenza di potenziale, tra la Terra e questa regione, è sull’ordine di 400.000 Volt. Vicino la superficie c’è un campo elettrico diretto decrescente ed onnipresente di circa 100 V/m.
Tesla dichiarò: “Se mai noi possiamo accertare a che periodo la carica della Terra, quando disturbata, oscilla rispetto ad un sistema oppostamente elettrificato o circuito noto, noi certamente conosceremo un fatto della più grande importanza, per il benessere dell’umanità. Io propongo di cercare il periodo, per mezzo di un oscillatore elettrico o una fonte di corrente elettrica alternata.”
La struttura da 200 Kw senza fili funzionò per mezzo di radiazione elettromagnetica nella forma di onde di radio, nota come radiazione Hertziana. Il sistema di risonanza di terra di Tesla creava potenti vibrazioni nella naturale carica elettrica della Terra. La sua stazione non solo poteva trans-ricevere segnali di telecomunicazione, ma anche trasmettere potenza elettrica su scala ridotta.
Tesla affermò che era possibile “dettare istruzioni da New York e vederle immediatamente apparire in caratteri a Londra o altrove. Chiamare e parlare con ogni abbonato telefonico sul globo, senza alcun cambio nell’attrezzatura esistente, utilizzando uno strumento poco costoso, non più grande di un orologio. Ovunque, su mare o terra, musica, discorsi di leader politici. Nella stessa maniera ogni ritratto, carattere, disegno o stampa può essere trasferito da un luogo ad un altro. Milioni di tali strumenti possono essere controllati da un sistema di questo genere. Più importante di tutto questo, comunque, sarà la trasmissione di potenza, senza fili, che sarà mostrata su una scala grande abbastanza da essere convincente.”
Per realizzare la trasmissione di energia senza fili Tesla propose un trasformatore con nucleo ad aria risonante capace di generare alte tensioni; un trasmettitore d’amplificazione. Una cosa concepita a Colorado Springs dove la forza dielettrica di rottura risulta più bassa, facilitandone la ionizzazione, e dove costruì il più grande trasformatore che sviluppava 4 milioni di volt e produceva scariche elettriche lunghe 30 metri.
Tesla aveva un diario dove trascrisse le spiegazioni degli esperimenti. In quel luogo costruì diversi trasformatori risonanti e condusse ricerche su circuiti elettrici sintonizzati.
I suoi esperimenti dimostravano come un ricevitore senza fili poteva essere il sintonizzatore adatto a rispondere a precisi segnali e scartarne altri. In seguito a questo presentò all’Esposizione di New York, tenutasi al “Madison Square Garden” nel 1898, un robot teleguidato da onde radio ben undici anni prima che Marconi ricevesse il Nobel per la scoperta della radio.
Le comunicazioni radio, i missili, le sonde, gli Explorer spediti su Marte e le varie astronavi sono teleguidati, con onde radio dai centri di controllo, grazie ai brevetti di Tesla.
Fu nel luglio del 1899 che scoprì le onde stazionarie terrestri, dimostrando che la Terra si comporta come un grande conduttore in grado di rispondere a determinate frequenze di vibrazione. In tal modo trasmise segnali a diversi chilometri di distanza e accese alcuni neon utilizzando la conduzione del terreno.
L’amplificazione di potenza fu la base dei progetti che continuò a Long Island, nell’impianto della Wardenclyffe Tower, destinata a essere il primo sistema radiotelevisivo al mondo e centro di trasmissioni senza l’uso di fili, e dalla quale ha avuto inizio l’evoluzione di gran parte della tecnologia del settore delle telecomunicazioni. Invece di distribuire l’elettricità attraverso un filo di rame, utenti remoti sarebbero stati capaci di “ricevere” la potenza tramite un collegamento macinato e seppellito, insieme ad un terminale di antenna sferico montato sul tetto.
Un progetto che lo portò a concepire la trasmissione di potenza attraverso onde longitudinali di correnti telluriche, sviluppando un oscillatore elettromeccanico che propose per la scansione geofisica sismologica.
Sfruttando la risonanza di Shumann e usando la terra come un gigantesco conduttore trasmetteva grandi potenze elettriche a mezzo di piccole antenne.
Secondo gli studi di Tesla, la zona indicata come conduttore si sviluppa attraverso un processo di ionizzazione atmosferica nel quale gli strati coinvolti sono mutati in plasma.
L’intero globo terrestre può essere fatto risuonare elettricamente con una singola fonte del secondo tipo, così un sistema basato su una risonanza di terra richiederebbe, al minimo, che venga costruita solamente una struttura generatrice.
In una intervista al New York Time, Tesla affermò che era possibile alterare la ionosfera e quindi influire sul tempo atmosferico, provocare terremoti, interferire con le onde cerebrali, generare esplosioni senza ricaduta di fallout, eseguire scansioni e tomografie della Terra e di altri pianeti, interrompere comunicazioni su determinate aree, senza interferire con quelle militari.
Questo ci riporta al discorso iniziale, ma gli studi di Tesla hanno evidenziato altre conoscenze.
La vita biologica terrestre è in risonanza con la frequenza di Shumann e dipende dalle interazioni dei campi elettromagnetici e gravitazionali. Alterare la frequenza della Terra condiziona l’attività del cervello che emette onde a diverse frequenze. Si conoscono onde Beta comprese fra 13 e 33 Hertz che si manifestano nello stato di veglia; onde Alfa che variano fra 7 e 12 Hertz nello stato di dormiveglia e in stato di meditazione; onde gamma fra 34 e 60 hertz che interagiscono a livello neurale.
Le onde elettromagnetiche a bassa frequenza usate per scandagliare gli strati superiori dell’atmosfera e la struttura interna della Terra, impiegate per trasmettere effetti meccanici e vibrazioni anche a grande distanza, possono manipolare il tempo, creando tempeste e piogge torrenziali in una precisa area e causare sommovimenti della litosfera.
Inoltre la risonanza della ionosfera è sottoposta a variazioni anche dal fenomeno delle macchie solari; quindi riscaldare o eliminare la ionosfera rappresenta una minaccia di proporzioni bibliche per la vita del pianeta.
L’innalzamento della risonanza di Shumann attraverso immissione di onde elettromagnetiche artificiali e immissione di cluorofluoruri, come attualmente avviene con l’uso della nostra “moderna” tecnologia, inquina l’ecosistema. Provocare uno strappo nel campo ionizzato della ionosfera produce mutazioni genetiche.
Gli esperimenti condotti a Colorado, per confermare l’utilizzazione della Terra come conduttore trasformandola in un gigantesco trasformatore elettrico, portarono Tesla a concepire una trasmittente in grado di inserire energia elettromagnetica nella crosta terrestre per raggiungere la risonanza elettrica del pianeta.
Tesla, trasmettendo frequenze molto basse, fu in grado di alterare le correnti nell’alta atmosfera e modificare il clima. Si rese conto che poteva anche influenzare l’attività biolettrica del cervello, con la vibrazione delle molecole del corpo umano.
Ideò anche un sistema di esplorazione geofisica, utilizzando oscillatori meccanici. Quando si rese conto che poteva generare terremoti di inaudita potenza sfruttando la frequenza risonante, per mezzo della quale un corpo si mette a vibrare fino alla rottura, smise di effettuare gli esperimenti.

Ricordiamo anche, come già scritto negli articoli citati sopra, che i brevetti di Tesla riguardavano il metodo e il dispositivo per alterare uno strato dell’atmosfera terrestre, ionosfera e magnetosfera e creare un ciclotrone artificiale per riscaldare una zona di plasma e produrre uno scudo di particelle relativistiche ad un’altezza superiore della superficie terrestre.
Collegati al progetto vi sono oltre 400 brevetti, per la maggior parte armi offensive che sfruttano il sistema d’irraggiamento a fascio diretto dalla Terra verso lo spazio. Si può dirigere l’energia ad alta frequenza verso un’antenna ricevente, ovunque, anche in centri urbani. Si può interferire con ampie zone dell’atmosfera per abbattere qualsiasi tipo di oggetto volante.
Tesla odiava la guerra e, a tal proposito, dichiarò: “Non si può abolire la guerra mettendola fuori legge. Non vi si può porre fine disarmando i forti, ma si può fermarla rendendo tutti i paesi in grado di difendersi. Ho appena scoperto una nuova arma di difesa che, se verrà adottata, trasformerà completamente i rapporti tra le nazioni. Le renderà tutte, grandi e piccole che siano, invulnerabili a qualsiasi attacco proveniente da terra, dal mare o dall’aria. Bisognerà, in primo luogo, costruire una grande officina per fabbricare quest’arma, ma quando sarà completata, sarà possibile distruggere uomini e macchine in un raggio di 320 Km.”
Nel 1934 Tesla descrisse in un articolo un’apparecchiatura simile al laser, affermando: “Questo strumento proietta particelle, che possono essere relativamente grandi o microscopiche, che permettono di trasmettere a gran distanza un’energia milioni di volte più forte di quella ottenibile con qualsiasi altro raggio. Così una corrente più sottile di un filo può trasmettere migliaia di cavalli vapore. E nulla le può resistere.”
In merito a questo, nel 1914 Harry Grindell Matthews dichiarò di aver inventato un “raggio invisibile”, nominato “raggio della morte”, capace di bloccare qualsiasi motore, riprendendo un vecchio un progetto di Tesla per teletrasportare energia elettrica. Durante una dimostrazione sarebbe riuscito a bloccare il motore a scoppio di una moto, a far esplodere polveri a distanza ed accendere una lampada senza fare uso di corrente elettrica.
Il Ministero dell’Aviazione inglese non fu convinto della prova, in quanto il suo raggio di azione era attivo entro 18 metri.
Nel 1925 Grindell si recò in America e al suo ritorno in patria dichiarò di aver venduto il brevetto agli USA.
L’apparato costruito da Tesla proiettava particelle in modo da concentrarle in una piccola area e inviarle a grandi distanze utilizzando energie “trilioni di volte” più potenti di quelle attualmente in uso. Un fascio più sottile di un capello a cui niente resiste. Una tecnologia che può diventare un’arma capace di abbattere migliaia di aerei a chilometri di distanza, un acceleratore di particelle oggi in uso nei laboratori nucleari e nello scudo spaziale. Idoneo a produrre un’arma al plasma.
La storia riguardante Mussolini ci porta a conoscenza che un’invenzione di Marconi poteva fornire all’Italia una potenza superiore a quella di tutti gli altri paesi del mondo.
Mussolini stesso spiegò alla moglie che Marconi, utilizzando un raggio misterioso, poteva interrompere il circuito elettrico dei motori di qualsiasi tipo.
Marconi era devotissimo alla chiesa, causa l’annullamento del matrimonio dalla sacra rota e papa Pio XI, saputo della cosa, si allarmò e chiese allo scienziato di non proseguire le ricerche. Marconi obbedì.
Conosciamo la fine di Tesla e chi era in possesso dei sui maggiori brevetti, ma non abbiamo visioni chiare per quanto avvenne nella stanza dell’hotel dove visse i suoi ultimi giorni. È certo che quanto era custodito al suo interno, casualmente o meno, cadde fra le mani delle due grandi potenze.
Non a caso negli anni ’80, attingendo dalle scoperte di Tesla, il fisico Bernard J. Eastlund, registrò il brevetto per alterare regioni dell’atmosfera terrestre, della ionosfera e della magnetosfera, a cui seguirono altri undici brevetti simili. In seguito nel 1990 l'”Air Force Research Laboratory” e l'”Office Naval Research” avviarono il progetto HAARP sostenuto da aviazione, marina e Agenzia per i progetti di Ricerca Avanzata del Dipartimento della Difesa statunitense.
Il dispositivo creato da Eastlund, in grado di concentrare la radiazione della radiofrequenza in un punto preciso della ionosfera, descrive una tecnologia in grado di confondere o interrompere i sofisticati sistemi di guida di missili e aerei, coprendo estese zone della Terra con onde elettromagnetiche di frequenza variabile, con relativo controllo delle variazioni in grado di annientare le comunicazioni.
Si specifica che la modifica del clima è possibile alterando i modelli del vento nell’alta atmosfera ed operando variazioni molecolari di una data zona atmosferica aumentando una o più molecole.
Si ammette l’aumento artificiale spargendo concentrazioni di ozono, azoto e altro; tale affermazione giustificherebbe le misteriose scie notate nel cielo. Riprodotte anche in alcuni manifesti pubblicitari.
Sembra vengano sparse sostanze chimiche – quali torio, alluminio e composti di bario – da anni, per studiare le linee del campo magnetico terrestre e facilitare gli studi riguardo alle trasmissioni radar e, di conseguenza, quelle elettromagnetiche di HAARP.
La capacità di modificare il clima aumenterebbe la capacità di uno Stato diminuendo quella degli avversari, di ottenere ricchezza e potere globale. (1)
Dopo il passaggio di alcuni aerei (2) si ritrovano strani filamenti nei campi.
Nonostante questo, dopo aver ammesso l’uso militare di HAARP, si insiste che tale sistema ha solo scopi ricognitivi ed è un innocuo centro di ricerca ma, come dice il proverbio “knowing my chickens”, le conclusioni appaiono ovvie.
Nel 2008 il Parlamento europeo ha discusso riguardo alla sicurezza collettiva e dell’ambiente, nonché sull’impatto delle nuove armi e delle nuove forme di conflitto militare. È stato parlato anche del programma H.A.A.R.P., che è risultato non essere quel “High Frequency Active Auroral Researh Project” e non è l’unico sistema installato per divenire una nuova arma silenziosa contro il mondo e l’umanità, come denunciato da Marc Filterman nel saggio “Le armate nell’ombra. Tempeste non naturali”.
Filterman fa riferimento ad un rapporto del pentagono del 1996: “Il clima come moltiplicatore di forza: e divenirne padroni entro il 2025.” Per raggiungere tale obbiettivo basta perturbare l’atmosfera usando frequenze molto più basse nella gamma delle ELF.
Le linee ad alta tensione favoriscono la ionizzazione dell’aria e di conseguenza gli uragani, nel contempo permettono le comunicazioni in caso di esplosioni nucleari e si può sconvolgere il campo magnetico terrestre in un raggio di 350-480 Km, influenzando la frequenza delle precipitazioni.
Nel rapporto “SPACECAST 2020” vi è un paragrafo nominato “Weather C3 System”, definito un sistema di controllo del clima per applicazioni militari e per modificare il clima attraverso energia diretta posta nello spazio e un centro di comando con le necessarie capacità di trasmissione per osservare. La descrizione del sistema è classificata.
Si tratterebbe di una tecnologia in grado di deviare forti perturbazioni attraverso il riscaldamento locale della troposfera, per mezzo di un potente irraggiamento elettromagnetico emesso o da terra o da un satellite. Le energie necessarie sono misurate in terawatt.
Esiste una convenzione stipulata nel 1976, nota come Convenzione ENMOD, che vieta l’uso dell’ambiente a fini militari. Evidentemente ignorata e disattesa. Si prospetta pure che sia nato un nuovo tipo di guerra ecologica utilizzando onde elettromagnetiche che anche i terroristi potrebbero conseguire.
Pur prendendo la notizia con il dovuto beneficio d’inventario veniamo a conoscenza che nel corso della “Conferenza contro il terrorismo. Armi di distruzione di massa e la strategia degli Stati Uniti; Università della Georgia, Atene, 28 aprile 1997” venne ammessa la possibilità di conseguire tali risultati essendo in possesso di tali armi da molti anni. “Una tecnologia dai bassi costi rispetto a quella nucleare che può creare terremoti e eruzioni artificiali agendo sugli strati profondi della Terra attraverso onde elettromagnetiche.”
Una tecnologia che sembra provenire da esperimenti condotti dai Russi, venuti in possesso di una parte dei documenti di Tesla custoditi a Belgrado.
I sovietici costruirono un enorme generatore, battezzato “Pamir”, trasportabile su camion, che utilizzava dei cannoni elettromagnetici, con un esplosivo chimico che interagiva con un potente solenoide e permetteva di far circolare forti correnti elettriche nel terreno. Un dispositivo presentato come un sistema per analizzare la situazione di un suolo misurandone la conduttività elettrica sulle grandi distanze e a grandi profondità.
Tale generatore può infatti testare il terreno e, una volta in possesso di dati geologici esatti, innescare un terremoto in aree potenzialmente considerate ostili.
Secondo quanto riportato da esperti della materia, i militari potrebbero, per ragioni geo-politiche, innescare un devastante terremoto, uno tsunami o un’eruzione vulcanica.
L’Istituto Russo per le Alte Temperature, descrivendo un generatore di plasma a scappamento lineare di Faraday, alimentato con esplosivo solido al cesio, o al sodio – che sviluppa 4,8 Tesla – dichiara che viene utilizzato per esprimere la densità del flusso magnetico o anche l’induzione magnetica.
Nei laboratori inglesi del centro di ricerca Jet della Comunità europea, si originano campi magnetici pari a 2,8 T per lo studio della fusione nucleare a confinamento magnetico.
Cercando notizie storiche relative a tali progetti, scopriamo che gli esperimenti iniziarono in Nuova Zelanda nel corso della seconda guerra mondiale, per realizzare un congegno in grado di causare tsunami artificiali contro il Giappone; esperimenti che ebbero esiti positivi nel progetto condotto dall’Università di Auckland sotto la direzione di Thomas Leech. In seguito furono gli americani a proseguire le ricerche per poter scatenare volontariamente terremoti e tsunami.
Nel 1976 furono i russi a infrangere la Convenzione ENMOD, costruendo una macchina per scatenare terremoti nota come Pamir.
Quando l’Unione Sovietica era governata da Boris Eltsin, l’aviazione degli Stati Uniti reclutò i ricercatori e il loro laboratorio per giungere alla costruzione di una macchina molto più potente a cui diedero nome Pamir 3. I test positivi che seguirono spinsero il Pentagono ad acquisire uomini e materiale, trasportandoli in America, e li integrò nel programma HAARP.
Che tale arma esista lo proverebbe una dichiarazione, del Segretario della Difesa William Cohen, rilasciata durante una conferenza nel 1997 dedicata al contro-terrorismo: “Altri terroristi sono impegnati in un tipo di azione ecologica, nel senso che essi possono alterare il clima, far scatenare i terremoti, le eruzioni vulcaniche, utilizzando onde elettromagnetiche. Molte menti ingegnose stanno lavorando attualmente per mettere a punto i mezzi per terrorizzare intere nazioni. Tutto questo è reale ed è per questo che abbiamo intensificato i nostri sforzi nella lotta contro i terroristi. È è possibile perché noi possediamo tale tecnologia da moltissimi anni.”
Il generatore russo utilizzava dei cannoni elettromagnetici, con un esplosivo chimico che interagiva con un potente solenoide, permettendo di far circolare forti correnti elettriche nel terreno.

L’uomo ha ritrovato la tecnologia degli “Atlantidei” e ripercorre la stessa strada? La storia si ripete?
L’uomo sarà anche intelligente, ma comprende solo ciò che rappresenta un tornaconto, per quanto riguarda il resto è un essere estremamente ottuso. Quanto mai appropriata l’affermazione di Einstein riguardo all’infinita stupidità umana comparabile solo a quella dell’universo.
Una indiretta constatazione del completo disinteressamento del passato, dal quale potrebbero trovare una plausibile spiegazione gli eventi catastrofici che hanno originato miti e leggende, riempito libri e documenti, alcuni dei quali ritenuti addirittura “sacre testimonianze”.
Armi del genere usate, non per il miglioramento della vita comune, ma per il solo scopo di allargare il proprio dominio politico ed economico, potrebbero essere già state usate nel passato e aver prodotto la decimazione della razza.
Le descrizioni di misteriose e leggendarie armi riportate sui libri antichi, quali Bahamarata, Ramayana, le cronache dei Thuatha, ci portano a ipotizzare l’uso di energie nucleari e elettromagnetiche, sfuggite al controllo di coloro che volevano imporre il loro modello sociale.
È certo che esistano interessi politico economici dietro l’uso di tali armamenti. Lo tsunami che ha colpito recentemente le coste giapponesi, cambiandone la geografia, procurerà lavoro e guadagni alle imprese incaricate della ricostruzione. E dato che le guerre si verificano sempre per motivi di diversità di etnie e di culto, nonché per motivi economici e di mercato e facile trarre alcune conclusioni. A riprova quanto dichiarato da Condoleeza Rice al Senato Americano il 18 gennaio 2005: “Lo tsunami è stato una meravigliosa occasione di mostrare il cuore del popolo americano. E io penso che gli utili sono stati molto importanti sul fronte diplomatico.”
Nel dicembre del 2004 migliaia di coste furono devastate da uno tsunami che colpì l’Indonesia; una regione estremamente sismica, dove è facile camuffare il test di un’arma sismica con una manifestazione della natura.
Il luogo ideale per la presenza di una fossa oceanica che protegge le coste e la base americana di Diego Garcia e, guarda caso, la segnalazione del passaggio di due satelliti USA, forse per controllarne gli effetti.

Torniamo alla Pamir che, attraverso il suolo, in corrispondenza di una faglia e di una falda acquifera, “inietta” la scarica elettromagnetica. Il passaggio della corrente vaporizza l’acqua e produce un effetto di sollevamento o scivolamento o spaccatura di una placca.
Questo effetto si può propagare a grande distanza e scatenare un sisma anche molto lontano della zona sollecitata.
In un convegno in USA, i russi avevano presentato questa macchina come un “sistema che permetteva di misurare la conduttività elettrica del suolo” dichiarando che “una variazione di conduttività può essere un segno che annuncia un sisma imminente”.
Negli anni sessanta, i sismologi sovietici si erano accorti che, ogni volta che procedevano ad un’esplosione sotterranea, vi era un terremoto nei giorni seguenti, a volte a centinaia di chilometri di distanza.
Modificando un banale sottomarino, e dotandolo di motori alimentati a propenol solido, che funzionano molto bene nell’acqua e sotto pressione, sarebbe possibile utilizzare un generatore Pamir nelle vicinanze di un faglia marina.
Il mondo della scienza denuncia l’uso indiscriminato di questa tecnologia. La fisica Elisabeth Rauscher sottolinea l’irradiazione di “energie spaventose all’interno della ionosfera con conseguenze incontrollabili”; la dottoressa Rosalie Bertell denuncia lo studio di sistemi meteorologici come arma da parte dei militari americani.
Il fisico Daniel Winter specifica che le emissioni ad alta frequenza potrebbero combinarsi con le pulsazioni a onde lunghe presenti nella magnetosfera, con effetti non prevedibili per la vita nella biosfera.
Begich e Manning, nel libro “Angeli non suonate quell’Haarp”, avvertono che sommare energia al substrato ambientale porta a effetti ingovernabili; in quanto sono state aggiunte nell’ambiente sostanziali quantità di energia elettromagnetica, senza avere coscienza degli effetti collaterali e quale sia il punto del non ritorno. (3)
Il geofisico Gordon Mac Donald conferma che bombardamenti elettronici artificiali producono vortici magnetici che danneggiano le funzioni cerebrali della popolazione.
Il progetto H.A.A.R.P. è considerato un’arma più pericolosa di quella nucleare perché può produrre energie distruttive maggiori, in qualsiasi parte del pianeta, scatenando inondazioni, uragani, terremoti. Non può essere spacciato come un’arma di difesa o per lo studio dell’Aurora Boreale.
In un rapporto della Flotta russa del nord viene confermato il suo uso e evidenziata la sua pericolosità citando come effetto di un test, da parte della U.S. Navy, il terremoto di Haiti. Secondo tale rapporto gli Stati Uniti si servono di generatori a impulsi, al plasma e a risonanza. Viene evidenziata anche la relazione fra il terremoto registrato a Eureka in California di 6,5 gradi, senza vittime e quello dei Caraibi che ha causato 140 000 decessi. Si sottolinea la presenza nella zona colpita di un contingente americano al fine di sorvegliare le operazioni di soccorso.
Coincidenze che l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale fosse già ad Haiti prima del sisma?
Dalla fonte di Bob Brewin, del 2010, “Defense Launches On Line System to Coordinate Haiti Relief Efforts”, le forze statunitensi erano intorno Haiti per una simulazione militare che comprendeva un intervento umanitario.

Dalle innumerevoli relazioni presenti nel Web emergono scenari inquietanti. Si ha la visione di una spietata caccia ai tesori celati sotto la crosta terrestre. Quali? Non certo quelli nascosti dai Pirati dei Caraibi. Il mare Caraibico nasconde un tesoro oggi più prezioso dell’oro e delle gemme.
Sembra che Haiti poggi su una delle zone geologiche più attive al mondo, dove le profonde placche sottomarine di tre immense strutture si urtano continuamente. Si tratta di una crosta oceanica di uno spessore che va da 3 a 6 miglia, che galleggia sopra un mantello adiacente. Haiti è situata al margine del triangolo delle Bermude soggetto a strane e inspiegate perturbazioni.
La cosa più significativa è che le regioni dove le placche sono sempre in movimento, ad una velocità compresa fra 50 e 100 millimetri all’anno e all’origine di terremoti e vulcani, convergono su aree che abbondano di petrolio e gas, che possono essere spinte in superficie.
Di conseguenza Haiti si trova in una zona che poggia su uno dei più grandi ed inesplorati giacimenti di petrolio, gas e rari minerali preziosi.
Un riscontro trovato anche nel Golfo Persico e dal Mar Rosso fino al Golfo di Aden, dove si trovano zone analoghe di convergenza di grandi placche tettoniche e zone ricche di petrolio; lo stesso dicasi per l’Indonesia e le acque della costa Californiana. Un particolare segnalato in tutte le zone del mondo che contengono tali tesori.
Nel 2005 una squadra di geologi dell'”Institute for Geophysics” della “University of Texas” ha redatto una mappatura degli strati geologici del bacino caraibico. Gli sponsor del progetto sono le società petrolifere, quali la Chevron, la Exxon Mobil, la Shell e la BHP Billiton. Cosa che doveva essere stata fatta già da decenni.
Nel 2008 un consorzio di società petrolifere hanno annunciato la scoperta di un giacimento super gigante di petrolio in prossimità di Cuba. Conterrebbe fino a 20 bilioni di barili. Dopo la scoperta, il presidente russo Dimitry Mendeleev è volato all’Havana per firmare un accordo con Raul Castro, per l’esplorazione e lo sfruttamento del petrolio cubano da parte delle società russe.
Il presidente cinese Hu Jintao ha firmato un accordo per modernizzare i porti cubani e ha discusso l’acquisto di materie prime cubane.

Contrariamente a quanto finora sostenuto dalla geologia ufficiale gli idrocarburi non sono il risultato di frammenti di materiale biologico morto, trasformato in petrolio e gas milioni di anni fa. I geofisici russi ed ucraini hanno provato che il petrolio o il gas, prodotti nel mantello terrestre, vengono spinti verso l’alto lungo faglie e spaccature nella terra, con un processo analogo alla produzione di lava nei vulcani. L’abilità di trovare il petrolio è limitata alla capacità di identificare le spaccature profonde e un’attività geologica che tende a farlo salire dalle profondità. Le acque dei Caraibi rappresentano una regione con un’alta concentrazione di idrocarburi che hanno trovato una strada per salire vicino alla superficie.
Secondo William Engdahl la carta fisica e politica di Haiti del 1908, stilata da Alexander Poujol e Henry Thomasset, segnalava una grande riserva di petrolio. Nel 2008 Robertson Alphonse, quando il prezzo del petrolio saliva a oltre 140 dollari a barile, scriveva che le esplorazioni di petrolio ad Haiti erano incoraggianti. Non a caso quattro società vogliono ottenere le licenze ufficiali dello stato di Haiti per trivellare.
Sembra che le riserve petrolifere di Haiti possano essere più grandi di quelle del Venezuela.
Il geologo Stephen Pierce ha dichiarato che il terremoto del 12 gennaio si è verificato sopra una faglia che passa vicino alle potenziali riserve di gas; potrebbe aver frantumato le formazioni rocciose lungo la faglia, consentendo la temporanea risalita verso la superficie di gas o petrolio.
I giornalisti e le organizzazioni di soccorso internazionali hanno accusato i militari americani di aver operato un’occupazione del territorio sotto forma di “soccorso” per interessi economici privati; perché per alcune società russe si era aperta la possibilità di sfruttamento dei nuovi giacimenti di petrolio vicino a Cuba. Dato che anche Haiti contiene vaste quantità di petrolio, come pure di oro, rame, uranio e iridio, necessitava arrivare prima dei concorrenti già in zona.
Di fatto USA, Francia e Canada sono impegnati in una balcanizzazione dell’isola, per il futuro controllo minerario. Gli USA mirano a Port-au-Prince e all’isola di La Gonaive, una zona con vaste risorse petrolifere, contesa con la Francia.
Fonte William Engdahl (4)

Le tecnologie del progetto H.A.A.R.P. potrebbero creare le occasioni per facilitare la conquista di risorse e mercati servendosi della ionosfera. Impianti del tipo HAARP volti allo studio di questa si trovano in altre parti del mondo.

  1. In Europa esiste l’EISCAT (“European Incohrent Scatter Radar Site”) a Ramfjord, Tromsø in Norvegia. Una organizzazione internazionale che gestisce tre sistemi radar ionosferici in Scandinavia e uno nelloSvalbard. Ha inoltre un impianto per effettuare esperimenti di plasma attivo nella ionosfera e un ecoscandaglio digitale HF. È finanziato e gestito da sette paesi: Regno Unito, Finlandia, Norvegia, Svezia, Giappone, Cina e Germania. Ha due siti, uno sull’isola di Spitzbergen nell’arcipelago delle Svalbard, l’altro è a Ramfjordmoen vicino a Tromsø sul suolo norvegese. Altre due stazioni si trovano a Sodakyla, in Finlandia ed a Kiruna, in Svezia, costituite da un impianto tristatico, unico tra i radar del tipo IS nel mondo.
  2. In Australia è presente un’altra stazione, nella base statunitense di Pine Gap, dove lavora personale della “Central Intelligence Agency” e del “National Reconnaissance Office”. È la stazione di terra di una rete satellitare che effettua intercettazioni telefoniche, radio, trasmissione dati e altre comunicazioni di tutto il mondo. Due delle sue antenne fanno parte della “Defense Satellite Communications System” degli Stati Uniti. Sembra che Pine Gap sia qualcosa di più; vi è sempre stata un’alta attività UFO. Qualcuno ipotizza l’esistenza in zona di una porta dimensionale. Sono stati registrati clamorosi avvistamenti nel 1980, 1984, 1989, 1995, 1996,1998. I numerosi testimoni hanno descritto oggetti di svariate forme. Intorno alla base sono state fotografate straneforme circolari sul terreno; cosa può averle prodotte? Pine Gap rappresenta un collegamento tra gli alieni, i militari e il governo su scala cosmica? È un sistema di guida UFO?
    Stan Deyo, autore e ricercatore, afferma che il pozzo profondo cinque miglia esistente a Pine Gap potrebbe essere utilizzato come antenna sotterranea per le trasmissioni di energia elettrica VLF. L’antenna potrebbe servire per ottimizzare una gigantesca onda stazionaria e creare un campo elettrico di risonanza in tutto il pianeta. Pine Gap potrebbe possedere un grande impianto nucleare utilizzato per alimentare il suo ciclopico trasmettitore.
    Un acceleratore al plasma per la produzione di energia; un cannone al plasma. (5)
    Questo ci riporta al leggendario “raggio della morte” ed a Tesla.
  3. In Alaska, a 30 Km da Fairbanks, c’è un’altra stazione, l’HIPAS “High Power Auroral Stimolation”, su una superficie di 120 ettari con sei edifici, un array circolare di otto dipoli incrociati di 70 MW di potenza, operativo dal 1961. Ha dimostrato di poter modificare la conducibilità della ionosfera con onde elettromagnetiche ELF di bassissima potenza. I successi hanno condotto alla costruzione di un secondo centro di ricerca ionosferica, con la stessa potenza irradiata, chiamato HAARP.
  4. Sempre in Australia l’US Military Facility HAARP Exmouth più avanzato rispetto a quello esistente in Alaska.
  5. In Russia la stazione di Sura, vicino a Nizhny Novgorod
  6. In Ucraina l’APATITY nei presi di Karnov
  7. In Tagjikistan la stazione Dushanbe.
  8. A Sinkiang, in Cina, il “Research Institute of Radiowave Propagation”CRIRP.
  9. In Indonesia l’EAR, a Sumatra West
  10. In Svezia l’ESRAD
  11. In Peru il radio Osservatorio di Jacamarca costruito nel 1960 dalla “Radio Centrale Propagazione Laboratory” (CRPL) del “National Bureau of Standars” NBS; in seguito assorbito dalla “Environmental Science Service Administration” ESSA e dal “National Oceanic and Atmospheric Administration” NOOA. L’ultimo dipolo è stato installato nel 1962. Nel 1969 l’osservatorio ESSA venne concesso all’Istituto Geofisico del Perù ed è utilizzato per studiare la fisica della ionosfera equatoriale.
  12. In Australia il “Jindalee Operational Radar Network”, nel West diLaverton, e di Longreach, nel Queensland.
  13. Nelle isole Marshall, il Kwajalein.
  14. In Massachusetts, il Millstone Hill North Chelmsford.
  15. A Shingaraki, Kyoto, in Giappone, il MU Radar.
  16. A Gadanki, vicino a Tirupati, nel sud di Andra Pradesh, in India, ilNational MST Radar Facility.
  17. A Aberystwyth, nel Galles, il Nerc MST Radar Facility.
  18. In Francia, tra Dreux e Senonche, il Nostradamus Project France.
  19. A Cruzeiro Santa Bárbara, in Brasile, lo Space Observatory São Luis.
  20. In Colorado, il Platteville Atmospheric Observatory.
  21. Nei pressi di Chatanika, in Alaska, il Poker Flat Research Range.
  22. In Finlandia, lo SGO Sodankylä Ionosonde.
  23. Nel Carmarthenshire, in Inghilterra, il Cape Devil.
  24. A Midtsandan in Norvegia e a Hankasalmi in Finlandia, lo STARE, “Scandinavian Twin Auroral Radar Experiment”, che consiste di due stazioni radar per misurare il flusso di elettroni delle sue dinamiche, della zona aurorale in Scandinavia del nord.
  25. Sullo Spitzbergen nell’arcipelago artico delle Svalbard, lo SPEAR, “Space Exploration Plasma Active Radar”. Una struttura costruita, dall’Università di Leicester, usata come un radar, per il tracciamento del movimento dei flussi di plasma nella ionosfera terrestre. Può emettere onde radio nel cielo per riscaldare la ionosfera imitando gli effetti naturali e può essere usato per sondare i processi fisici in gioco nell’atmosfera.
  26. In Russia, nella foresta di Sychëvka, Moskovskaya Oblast, strane torridefinite Tesla Generators.
  27. A Cernobyl in Ucraina, il Duga Array Radar, nominato Woodpecker, il Picchio.
  28. Nel Nord delle isole della Norvegia è stato installato l’MST Radar di Andoya, dal “Leibniz Institute of Atmospheric Physics” in Kühlungsborn, Germany

(6)Sullo stesso stile dell’HAARP esiste anche il Super Darn, “Dual Auroral Radar Network”, un’organizzazione internazionale radar per lo studio dell’atmosfera e ionosfera che comprende 11 radar nell’emisfero nord del pianeta e 7 in quello sud. Operano nelle frequenze fra 8 e 22 Mhz e misurano la velocità e la densità del plasma nella ionosfera. Il progetto ha avuto inizio nel 1983 con l’installazione del primo radar nel Labrador, in Canada.
In Wikipedia l’elenco dei luoghi dove sono situate le stazioni del Super Darn, fra le quali:

  • Cutlass, “Cooperative UK Twin Auroral Sounding System”, una stazione radar HF per studiare l’alta zona della ionosfera, fondato dal “Particle Physics Astronoimy Research Council” con aiuti finanziari svedesi e finlandesi del “Radio Space Plasma Physics Group”, della Università di Leicester. I radar si trovano in Islanda e Finlandia ed entrambi coprono un’area più vasta a nord della Scandinavia fino alle isole delle Svalbard. I dati raccolti vengono combinati con quelli di altre strumentazioni geofisiche dello spazio, tra cui l’EISCAT.
  • Corman Park, a est di Saskatoon, Saskatchewan in Canada.
  • Christmas Valley, in Oregon.
  • Coose Bay, in Canada.
  • Vallops Island, Virginia.
  • Blackstone, Virginia.
  • Fort Hays, Kansas.
  • Kapuskasing, Canada.

Non sta a noi tirare le somme, ce ne guardiamo bene; lasciamo che a farlo siano gli specialisti del settore. Non vogliamo passare per allarmisti e tanto meno per millantatori.
Qualcuno però le conclusioni le ha tirate; uno del settore che ha una grandissima esperienza in campo militare.
Il generale Fabio Mini, il quale ammette l’impiego di tecnologie atte a cambiare il clima:

“Quello che manca è la prova che qualcuno lo abbia già fatto, però se si vanno a vedere quali sono le linee di frattura o le faglie che ci sono nella crosta terrestre si può immaginare che se uno agisce in un punto, per esempio in mezzo al Pacifico con una esplosione controllata nucleare o non nucleare o soltanto convenzionale, il riverbero delle onde sismiche che produce questa esplosione può alimentare e provocare lo tsunami. Alcune esplosioni nel Sahara, a Mururoa, in India e in Pakistan, hanno generato a breve distanza terremoti; quindi a volte si può anche pensare di poter creare dei sisma, frane, valanghe, inondazioni. Tutti fingono di credere che le devastanti esplosioni delle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki siano state le prime ed ultime della storia militare, eppure tutti sanno che da allora ci sono già state più di 1.000 esplosioni nucleari nel sottosuolo, nelle profondità degli oceani, in superficie e nello spazio e queste possono provocare, per esempio, degli tsunami. Quindi so che posso, con un esplosione, creare un sisma.
Tutto questo non è più una fantasia o una illazione, sono cose ormai tecnicamente e scientificamente provate. Negli anni ’40 un professore australiano, facendo questi esperimenti, si è accorto che si potevano provocare delle onde anomale. Ha difatti provocato, al largo di Aukland, dei piccoli tsunami; c’è riuscito in maniera controllata e limitata, ma c’è riuscito: Poi è sparito per un periodo dalla circolazione ma nel frattempo era stato contattato dagli Stati Uniti, parliamo degli anni ’40 subito dopo la guerra. A suo dire sembra che non abbia aderito alla parte militare del progetto. Nessuno crede più che un terremoto, un’inondazione, uno tsunami o un uragano siano soltanto fenomeni naturali.”

Il Generale Mini ha poi parlato anche del progetto HAARP:

“Ne parlo perché in effetti è una di quelle evoluzioni della ricerca sulle onde a bassissima frequenza e altissima frequenza, sono i due estremi, per la loro capacità di superare gli ostacoli e non essere influenzati dalla curvatura terrestre, né da ostacoli di varia natura e quindi di poter modificare l’assetto anche atomico delle cose. In Alaska vi sono 200 antenne d’argento alte 20 metri, capaci di emettere onde elettromagnetiche di una potenza impressionante, utilizzate persino per sondare il suolo lunare. HAARP viene utilizzato assieme alle scie chimiche per modificare il clima e quindi anche per scopi militari. Nessuno sa veramente di che cosa si tratta per cui se una fonte autorevole dice, no, noi non stiamo facendo questi esperimenti per questo motivo, ma lo facciamo per motivi difensivi e non turbiamo o alteriamo l’equilibrio ecologico di nessuno; tutti quanti tendono a crederci. Soltanto che negli ultimi 15 – 20 anni ormai questo livello di fiducia sulla parola incomincia a scadere un po’. Queste onde elettromagnetiche hanno la capacità di interferire e quindi addirittura di provocare delle alterazioni meteorologiche focalizzate in determinati punti. I russi sanno condizionare molto bene il clima, anche loro hanno delle possibilità, in questo senso, di creare dei fenomeni meteorologici; essi stessi hanno accusato proprio che certe situazioni meteorologiche di aridità, di siccità o di eccessiva pioggia o di eccessivo freddo potessero essere provocate artificialmente. Il progetto è partito nel 1999 e questo obiettivo di possedere il tempo meteorologico entro il 2025 a fini militari è un programma finanziato dall’aeronautica militare statunitense, non è finanziato da McDonald che vuole vendere gli hamburger. Se tanto mi dà tanto, se l’obiettivo finale è il 2025, attualmente deve essere stato registrato qualche risultato, altrimenti chi investe i soldi avrebbe già chiuso i rubinetti dei fondi. Quindi esistono già adesso delle capacità pratiche che possono essere sfruttate; dubito molto che ci sia qualcuno che intenzionalmente stia dirigendo queste armi contro un altro obiettivo. Dubito, non perché credo che gli uomini siano buoni, ma perché dubito che ne abbiano acquisito la capacità. Quello che si può attribuire ai russi si può attribuire agli Stati Uniti in maniera maggiore, perché li hanno superati in molti campi, ma si può attribuire anche ai cinesi, i quali intanto si stanno organizzando e attrezzando per questo; per cui se questo scienziato (si riferisce a Tom Bearden(7) pensa che ci siano stati già negli anni ’70 degli episodi di utilizzazione di queste onde elettromagnetiche per produrre puntuali fenomeni atmosferici sul territorio degli Stati Uniti, io penso facendo la tara a quello che dice, dal punto di vista tecnico-scientifico già esiste questa capacità e questa possibilità; speriamo soltanto che non abbiano ancora raggiunto un livello tale, di stupidità e cattiveria, da impiegarlo realmente pensando di far fuori un obiettivo o un nemico circoscritto, senza allargare i danni ad altri che possono anche non essere nemici.”

Il generale inoltre conferma quanto detto dall’intervistatrice, nel concludere che si può “provocare, dal punto di vista climatico, una siccità in un paese, quando esiste l’intenzione di far andare via una popolazione che in qualche modo possa essere di peso, perché in quel Paese ci sono materie prime che interessano; un fatto che non si può assolutamente escludere e rappresenta un nuovo tipo di guerra.”
Queste dichiarazioni venivano rilasciate in una intervista del 2008 (8); oggi siamo nel 2011.

Nella sua autobiografia Tesla scrisse: “È deplorevole che una politica punitiva sia stata adottata, perché fra alcuni anni sarà possibile per le nazioni combattere senza armi per il possesso di una arma di gran lunga più terribile, dall’azione distruttiva da qualsiasi distanza e nessun potere terrestre può fermarne la distruzione.”

La conclusione?
Non siamo i registi, i burattinai; siamo solo gli inermi spettatori. Possiamo solo constatare che tali “signori della guerra” hanno una visione estremamente ristretta del mondo e delle vita, presi come sono nei loro giochi di potere. Credono di conquistare il mondo e invece lo stanno distruggendo; il mondo che non è loro. Appartiene a quell’uomo laggiù, in quel campo che zappa e vanga; lui conosce e ama veramente la terra su cui poggia i piedi. Loro sono rimasti bambini che si divertono a giuocare ai soldatini. Non saranno mai in grado di godersi la vita e il pianeta dove vivono, non ne avranno mai il tempo.
Noi, al contrario, almeno questo lo sappiamo e lo possiamo fare.

Note:
1. sciechimiche.org.
2.  Aereo diffusore di scie al lavoro. Video: youtube.com.
3. img693.imageshack.us.
4. globalresearch.ca.
5.  Fonte Capitolo: Pine Gap: Australia Area 51 The universal Seduction Book series angelfire.com.
6. MST Radar di Andoya.
7. The Final Secret of Free Energy.
8.  Radio Base, 21 febbraio 2008, trascrizione di luogocomune.net.

Gli ho risposto: m’insospettisce la frequenza di terremoti in Emilia ed ora aggiungo in tutto il Paese e nel mondo, come mai avveniva in passato.

Il tema è scottante, è “sismico”, e non tutti i blogger sono disposti a pubblicare cere notizie. Ma gratta gratta, quando verranno al pettine certe informazioni, sarà un terremoto scoprire che l’uomo può fabbricare i terremoti. Sarà uno shock per i buoni propositi di una nazione, di qualsiasi nazione, riguardo le scosse telluriche.
Intanto bisognerebbe riflettere sulla frequenza dei terremoti, delle scosse telluriche, come mai è avvenuto prima.
Volete la verità in questa vita?
Possiamo tutelarci, in tutto il Paese , in un Paese da tutelare da ogni tipo di terremoto, da quello che viene dalle profondità della terra a quelli provocati dagli uomini stessi, con i loro egoismi, le loro cattive inclinazioni?
La miglior tutela è cominciare a dire la verità…

https://lavocedelgarda.wordpress.com/2012/05/29/haarp-e-terremoti-i-mass-media-ufficiali-ne-parlano-di-corrado-penna/
Su facebook mi ha contattato in privato un esperto del settore, leggete con attenzione:
“Nessuna novita sul progetto haarp che poi e’ figlio del progetto vicky russo ,che e’ figlio del progetto tesla ,oltretutto c’e’ anche euroclass che e’ anche di proprieta italiana,di apparati simili se ne contano ad oggi 8 nel mondo ,e oltre tutto il progetto haarp ,e’ anche online cioe il sistema e’ online, si puo vedere il livello di carica utilizzato in diretta,come nel caso del terremoto ad haiti, ma ora cosa centra con il momento italiano che a faglie di chiara conoscenza come la dorsale ferrarese quella fino ad oggi colpita ,e la dorsale mantova brescia mendola sondrio,che probabilmente sara la prossima a collassare,forse e’ questo che bisogna dire ,che brescia teme lo stesso sistema sismico del 1222 …….”
In pratica gli esperti sanno che si costruiscono artificialmente i terremoti.
Gli ho risposto che mi insospettisce la frequenza di terremoti in Emilia ed ora aggiungo che mi insospettisce la frequenza di terremoti in tutto il Paese e nel mondo, come mai avveniva in passato.

I dati dimostrano che fino agli anni 90, in oltre 100 anni, la media era di 4/5, al massimo 6 terremoti l’anno nel mondo, mentre negli anni 2000-2012 si sono intensificati e verificati fino a 50 e passa terremoti l’anno. E dibattito su indymedia.

Dicevo: m’insospettisce la frequenza di terremoti in Emilia ed ora aggiungo in tutto il Paese, in tutto il Mondo.
Sospetto confermato anche da questo video, in cui i dati dimostrano che fino agli 90, in oltre 100 anni, la media era di 4/5, al massimo 6 terremoti l’anno nel mondo, mentre negli anni 2000-2012 si sono intensificati e verificati fino a 50 e passa terremoti l’anno.

Segue un dibattito inerente il tema, su indyozia, pardon indymedia

http://lombardia.indymedia.org/node/46169

 

Commenti

Inserito da Anonimo il Dom, 03/06/2012 – 13:04

poraccio

e gli alieni dove li metti`?

Inserito da Anonimo il Dom, 03/06/2012 – 13:29

baste deliri complottisti. i

baste deliri complottisti.
i teremoti sono frutto delle scuregge del tuo cervello.
ridate dignità ad indy, eliminate sta merda da sfigati internettiani

Inserito da Anonimo il Dom, 03/06/2012 – 13:31

questo è un sito di

questo è un sito di informazione di un movimento di lotta sociale.
vai a rompere le palle da un’altraparte

La Voce Del Garda

Allora cerchiamo di capire le cause dei terremoti artificiali, ossia quelli causati di proposito dall’uomo. Ci sono cause politico-strategiche e cause economiche legate alla ricostruzione delle zone colpite dal sisma. In ogni caso la seconda è sempre presente. Per capire le cause occorre capire chi sono i beneficiari. In termini politico-strategici, ed individuare i mandanti: ci sono senz’altro i governi USA e non importa se siano essi di impronta democratica o repubblicana, ma sarebbe riduttivo non vedere l’interesse economico-bancario, legato ai prestiti per le risorse necessarie alla ricostruzione, della più potente lobbie mondiale che ci sta dietro e che ne è l’ispiratrice.
Prestiti a cui ricorrono sia i privati cittadini colpiti dalle distruzioni, sia gli stati per ripristinare infrastrutture e servizi, e le stesse aziende chiamate per svolgere le ricostruzioni.
Per quanto riguarda i motivi politici, sono comunque sempre inerenti le volontà economiche: i terremoti mettono sempre in difficoltà i paesi interessati, pertanto gli aiuti ed i finanziamenti, condizionano quei paesi riluttanti a rimanere nell’orbita statunitense, come nel caso di Haiti, che aveva intrapreso una maggiore autonomia, rispetto agli americani. Ma infine è stata sottomessa. L’isola ha una posizione ed una funzione strategiche, per gli scambi commerciali e le comunicazioni.
Per quanto concerne l’Italia, è vero esistono faglie sismiche nel sottosuolo, che possono far ritenere naturali gli eventi e quindi confondere le idee, in ogni caso i terremoti in Emilia danno l’impressione di un dosaggio premeditato, calcolato e persistente, non eccessivamente devastante. La prima scossa di TERREMOTO in EMILIA-ROMAGNA di rilievo, scossa di 5.1 gradi a Parma, risale al 25 gennaio 2012.
E’ la strategia di un colpettino oggi, uno domani ecc… in regioni operose così che si proceda in fretta con la ricostruzione.
L’economia dei soliti ignoti, dissangua gli stati e le aziende, purchè saldino i loro debiti e tutto ciò frena gli investimenti e gli imprenditori al collasso si suicidano, fino a quando? Finchè un terremoto dia lavoro ad altre aziende e tutti, imprenditori e cittadini,per ricostruire tornino di nuovo in banca a chiedere finanziamenti.
———————————————-
Per quanto concerne i commenti sopra, faccio presente che il sottoscritto si è preso del complottista ed insulti vari su indymedia, sia x quanto riguarda il finto attentato a Berlusconi, sia x la Commissione Trilaterale-Bilderberg-Goldman Sachs, “prima” che “due esponenti di spicco” di detti organismi, si insediassero come premier, in Grecia ed in Italia. E in quanto all’attentato al Berlusca sanguinante, ora solo gli idioti credono non sia stata una messa in scena, il cui volto era senza cicatrici pochi giorni dopo.
Per non parlare della finta uccisione di Bin Laden, già morto da 10 anni per insufficienza renale, di cui ho mostrato documenti falsificati dall’FBI, per invecchiare l’ucciso, dato che era già deceduto, mentre le foto del cadavere non sono mai state rese note, salvo 2 diramate dai servizi segreti pakistani, risultate fotomontaggi.
Voi arrivate sempre in ritardo, e vi dimenticate sempre chi ha avuto antenne più ricettive delle vostre, eh saputelli.

Inserito da Anonimo il Dom, 03/06/2012

Allora cerchiamo di capire

Allora cerchiamo di capire le cause dei terremoti artificiali, ossia quelli causati di proposito dall’uomo.
—————

parli di cose che non esistono.
fatti di meno

Inserito da Anonimo il Dom, 03/06/2012 – 19:12

Ahahahah ho sempre pensato

Ahahahah ho sempre pensato che non ci fosse un limite all’idiozia umana, ma questo è andato oltre l’infinito.

Ehi, psss… la sai quella della terra che sarebbe cava all’interno?

La Voce Del Garda

Dicevo all’inizio: m’insospettisce la frequenza di terremoti in Emilia ed ora aggiungo in tutto il Paese, in tutto il Mondo.
Sospetto confermato anche da questo video, in cui i dati dimostrano che fino agli 90, in oltre 100 anni, la media era di 4/5, al massimo 6 terremoti l’anno nel mondo, mentre negli anni 2000-2012 si sono intensificati e verificati fino a 50 e passa terremoti l’anno.

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=P766afGNxlQ

Inserito da Anonimo il Dom, 03/06/2012 – 19:33

La Voce Del Garda

idiozia umana dicasi indyozia
ehehe ho sempre vinto l’indyozia
ciao ora ho un blog e su facebook c’è gente che ha mente e cuore sensibili

Tignale 02/06/2012 – INCONTRO CON NATURA, CULTURA E RELAX A NEL PARCO NATURALE DI PRABIONE

Una canzone incredibile

Una canzone incredibile, continuerei a riascoltarla ma devo pur lavorare, con i musicisti che ho più amato. Un grandissimo Billy Preston nel tributo a George.

 

Questa è la versione originale del divino Gerorge Harrison

è l’incontro tra religioni. Dio è Uno e tutti siamo suoi figli

La classe è un vizio.

Non so se sia oggettivamente esatta la divisione classista analizzata da Marx, comunque è senz’altro verificabile la differenza tra poveri e ricchi, tra chi ha molto e chi niente, mentre le classi che secondo il marxismo sono soggette a combattersi (borghesia e proletariato) spaziano in contesti che si contrappongono certo, ma sovente si compenetrano o si sovrappongono. Ci sono proletari con famiglie multi redditizie che hanno tenori di vita da borghesi, o piccolo borghesi, così come ci sono borghesi che a volte hanno valicato il confine classista dedicando la propria esistenza in favore della classe operaia, come per l’appunto fece Karl Marx.
Questa breve premessa per dire che forse l’errore è proprio nel credere nella divisione in classi, mentre la distinzione dovrebbe essere che gli umani sono eguali, a qualsiasi ceto appartengano. Senz’altro a nostro vantaggio, rispetto a Marx, vi è il senno di poi, in ogni caso non sempre l’esperienza è foriera di insegnamenti per non ripetere sempre gli stessi errori.
Marx non poteva prevedere che perfino l’applicazione politica delle sue teorie avrebbe contribuito a determinare, quella che può essere definita la classe borghese per eccellenza, la classe che ha i maggiori privilegi e benefici che si contrappongono alle pene patite da operai, precari, disoccupati e tutti i poveri che in generale, fanno parte dell’emisfero sociale. E con uno sfruttamento permanente di dette componente sociali, che altre non sono che la società, il popolo, giacchè privilegi e benefici, sono pagati dallo Stato, ossia dai cittadini, dai contribuenti, dal popolo. Quale classe? La classe politica.
Infatti perfino nei paesi che hanno aderito al marxismo, i burocrati statali e la nomenclatura di partito, sono subentrati alla borghesia, cambiando la facciata, ma uguali nella sostanza.
Per quanto concerne i temi italici, non credo in una terza repubblica che abbia al centro della vita politica “una classe”. Non ci credo e soprattutto non la voglio, come non la vogliono molti italiani. Si sta giungendo ad un punto di non ritorno. E non saranno sufficienti alcuni aggiustamenti o rievocare qualche politico raro e più illuminato degli altri, del passato.
C’è qualcosa di ben più grave e serio che sta oltre il teatrino della chiacchiera politica, a cui eravamo abituati da decenni.
La chiacchiera politica, perfino quella fatta in buona fede, è a servizio di una maschera: l’apparenza che deve coprire ciò che solo “gli addetti ai lavori” devono sapere.
Ed una “classe” politica, che vede solo se stessa, non è certo idonea a debellare il male, costituito nella migliore delle ipotesi, di inganni, ma anche di corruzione e di raccapriccianti misfatti.
Nessuno più ne parla, ma in meno di 48 ore siamo entrati in guerra contro un paese vicino, la Libia, senza uno straccio di dibattito democratico nel paese, con una sonnolenza, un’indifferenza mediatica e politica incredibili. Senz’altro avranno maggiore rilievo gli Europei di calcio. Eppure anche a causa dell’Italia ci sono stati migliaia di morti in quel paese. Nessuno lo dice ed i politici, gli Esteri, la politica internazionale, ignorano volutamente che gli Usa periodicamente, tramite la Nato, ordiscono una guerra, per sconfiggere il nemico, il dittatore di turno in un paese del mondo, per soddisfare le pressioni delle lobbie degli armamenti americane, che hanno anche membri nel governo. Si veda che ogni Presidente americano ha fatto la sua guerra, sia esso Repubblicano, oppure Democratico. Ed ogni governo italiano sia esso di centro destra oppure di centro sinistra, ha assecondato le scelte Usa. Ed ogni Presidente della Repubblica, ha firmato (un atto incostituzionale) perchè si entrasse in guerra.
C’è qualcosina da ripristinare sulle sovranità nazionali, in campo economico ed anche in campo militare. La Costituzione parla chiaro: l’Italia è contro la guerra. E le chiacchiere inutili hanno deviato dal percorso costituzionale. Purtroppo non c’è neanche una coscienza umana perchè i morti pesino sulle coscienze di qualcuno. Siamo un paese di barbari, manovrati da gente ancor più meschina d’oltreoceano.
E ci sarebbero tante altre cose da cambiare…

Beh se come dice Monti si fermasse il calcio 2-3 anni, scoppierebbe la rivoluzione e quelli come lui sarebbero spazzati via.

Dopo l’interminabile sequenza di casi di corruzione che coinvolgono l’ambiente calcistico, a Monti scappa da piangere ipotizzando la sospensione dei campionati per 2-3 anni. Beh se dovesse succedere, rinunceremo volentieri a vedere qualche partita, immaginando una popolazione meno distratta dal calcio e più concentrata sui problemi che la riguardano. Avremo senz’altro un popolo più maturo, abituato a considerare l’esistenza un insieme di situazioni, con al centro il bene supremo collettivo e non sempre e solo il divertimento.

In ogni caso non c’è solo il calcio, ma in generale la TV, intesa come perenne spensieratezza e rincoglionimento cronico.

Del resto è evidente che mentre il popolo si distrae, c’è sempre qualcuno, che a sua insaputa ne approfitta.

Con un popolo più maturo ed attento, la rivoluzione diventerebbe reale, senza bisogno di ricorrere alla violenza.

Guardate il video, esilarante, stupendo, mai video calcistico fu così appropriato: la filosofia vince…

Anche questo inerente il rincoglionimento televisivo è illuminante.

Risposta a Napolitano, “il web non e’ luogo di decisioni politiche”… ma può rendere coscienti quali sono le decisioni “giuste” da compiere. E questo vale per tutti, Presidente.

Napolitano, web non e luogo di decisioni politiche

Roma, 28 mag. – La rete non e’ il luogo delle decisioni politiche, per questo servono ancora i partiti. Giorgio Napolitano, e’ tornato sul delicato rapporto tra partecipazione e democrazia e ha rinnovato il suo invito ai ragazzi ad aprire le porte della politica, anche con qualche “spintone”, ricordando pero’ che il ruolo dei partiti e’ imprescindibile e il web non li puo’ soppiantare.

Caro Presidente gli spintoni ora vengono dal web e mettono in evidenza tutto ciò che i politici hanno sempre ignorato, sia per pura, semplice disattenzione o ignoranza, sia per spiccata malafede, nonchè per il timore di infastidire i manovratori.

Infatti è grazie al web che si sta espandendo la consapevolezza sull’egemonia di poteri politici, economici e militari sovranazionali che stabiliscono a tavolino il destino economico e sociale degli stati, che progettano le guerre e creano artificialmente terremoti e mutamenti climatici, secondo gli interessi di lor signori, sacrificando le vite di milioni di persone.

Di fronte a questi avvilenti scenari ignorati dalla politica, confusa con un  partitismo immobile e marcio, benvenuto il web, e lunga vita ai giovani; al loro sentire di una società umana che abbia al centro la dignità ed il bene delle persone.

La rete è già un fatto politico concreto, certo non è apparente come il teatrino politico, e forse proprio per questo lo è.

Caro Presidente il mondo si cambia con le idee ben chiare e ciò sta avvenendo grazie al web. Il difetto madornale della non -politica, spacciata per politica, è nell’avere travisato il fine, ossia la politica stessa che persegue il bene comune, mentre è il politico che è al centro della propria attenzione e si pone come fine ultimo dell’attività politica.

Frequentare di più la Rete, può  servire a capire tutto ciò che riguarda le problematiche della società, del paese, della popolazione ed i bisogni della gente e capire quali decisioni è giusto prendere. E questo vale per tutti, Presidente.

La Voce del Garda

La Voce Del Garda

HAARP e terremoti: i mass media ufficiali ne parlano – di Corrado Penna

HAARP e terremoti: i mass media ufficiali ne parlano

http://www.ecplanet.com/node/2378

By Corrado Penna – Posted on 16 marzo 2011

Clicca per ingrandireQuesti due articoli mostrano come deputati, politici e giornalisti abbiano già denunciato il fatto che i terremoti ed altre calamità (in particolar modo le alluvioni) possano essere collegati all’attività di HAARP, come abbiamo ipotizzato nell’articolo sul recente terremoto in Giappone dell’11 Marzo. Del resto per creare terremoti artificiali ci sono anche altri mezzi di cui sono dotati gli eserciti (ancora loro): gli ordigni nucleari.

Sulla relazione tra scoppio di ordigni nucleari e terremoti vedasi l’articolo Il terremoto in Giappone è stato provocato da un test nucleare? pubblicato sul sito italiaparallela.it; pur non condividendo le conclusioni dell’articolo e attribuendo ad HAARP la causa del recente disastro, è interessante notare come già 50 anni fa siano stati creati alcuni sismi artificiali con delle espolosioni nucleari.

Dal quotidiano Il Messaggero di Roma 25 giugno 2002, che riporta una notizia dell’agenzia ANSA. Il grassetto è stato aggiunto dal curatore del blog per evidenziare alcuni passaggi salienti.

UNA SUPER ARMA DALLO STUDIO SUGLI UFO

Lo studio degli Ufo (oggetti volanti non identificati) ha permesso agli Stati Uniti di sviluppare una ‘superarma’ che, come componente principale dello ‘scudo spaziale’, secondo un esperto russo, consentirà di annientare tutti gli attacchi missilistici e mettere in ginocchio qualsiasi paese, scatenando violenti cambiamenti geofisici.

Stando a quanto dichiarato al quotidiano ‘Komsomolskaya Pravda’ di oggi dal colonnello Aleksandr Plaksin, che ha diretto il centro speciale del ministero della difesa russo dedicato allo studio degli Ufo, disciolto nel 1991, lo studio degli Ufo ha consentito al Pentagono di creare «la stazione radioelettronica HAARP entrata in funzione in Alaska nel 1997» le cui 180 antenne sono in grado di sviluppare una potenza pari a 3,5 milioni di watt e di concentrare una potente emissione a onde corte sulla ionosfera. Questa specie di «forno a microonde globale», secondo Plaksin, sarà in grado di «bruciare» qualsiasi missile lanciato contro gli Stati Uniti.

In un’intervista rilasciata al giornale, il colonnello afferma che l’HAARP è allo stesso tempo una «potentissima arma geofisica», in grado di «alterare le condizioni metereologiche e provocare conseguenze imprevedibili come il cambiamento dei poli magnetici del pianeta», scatenando eruzioni vulcaniche e inondazioni planetarie. «Con l’aiuto dell’HAARP gli Stati Uniti saranno in grado di mettere in ginocchio qualsiasi paese» afferma Plaksin.

Il centro del ministero della difesa russo per lo studio del fenomeno Ufo venne creato nel 1979 e chiuso nel 1991 per ragioni economiche.

Articolo di Mirko Molteni tratto da “La Padania” 15 e 16 giugno 2003. Il grassetto è stato aggiunto dal curatore del blog per evidenziare alcuni passaggi salienti.

Russi e cinesi denunciano: esperimenti per condizionare il tempo.

Il progetto H.A.A.R.P.

«La tecnologia è come un paio di scarpe magiche ai piedi di una bambola meccanica dell’umanità. Dopo che la molla è stata caricata dagli interessi commerciali, la gente può solamente danzare, volteggiando vorticosamente al ritmo che le scarpe stesse hanno stabilito». Queste efficaci parole sono tratte dal libro: «Guerra senza limiti», scritto da due colonnelli dell’aeronautica Cinese, Qiao Liang e Wang Xiansui. Nel testo i due militari cinesi esaminano l’impatto delle nuove tecnologie sul pensiero strategico, sul terrorismo e su tutto ciò che concerne la guerra in questo XXI secolo. Essi accennano due volte alla possibilità che un Paese possa scatenare artificialmente le forze della Natura, usandole come «armi non tradizionali» per mettere in ginocchio il nemico. Per esempio sconvolgendo il clima e il regime delle piogge. Tutto ciò sembra fantascienza, ma Qiao e Wang hanno forse ragione nell’includere la «guerra ecologica» tra le 24 forme di conflitto da essi elencate.

Minacce invisibili

Ebbene il 15 gennaio 2003, il sito della «Pravda» ha ospitato un inquietante articolo, scritto dal deputato ucraino Yuri Solomatin, in cui si esprime preoccupazione per gli esperimenti condotti dagli americani in Alaska, dove dal 1994 si sta portando avanti il programma HAARP, High Frequency Active Auroral Research Program, cioè «programma di ricerca attiva aurorale con alta frequenza». In pratica, una selva di enormi antenne eretta nel bel mezzo della foresta boreale nordamericana. Solomatin ha voluto richiamare l’attenzione dell’Ucraina su un problema già sollevato dai Russi. Quelle antenne sono forse il prototipo di un’arma «geofisica» americana, capace di condizionare il clima di continenti alterando con microonde la temperatura o l’umidità?Il deputato ucraino dà credito al sospetto che i disastri naturali intensificatisi ultimamente siano da imputare ai sempre più assidui test del sistema HAARP. Anche in Germania, le inondazioni dello scorso anno sono sembrate a qualcuno troppo disastrose.Così due giornalisti tedeschi, Grazyna Fosar e Franz Bludorf, hanno vagheggiato in un loro articolo, pubblicato sul numero 120 del bimestrale «Raum und Zeif», che i cicloni e gli allagamenti che hanno piegato l’Europa Centrale possano essere legati all’HAARP. La Russia aveva dato l’allarme quasi un anno fa. Come riporta l’agenzia Interfax dell’8 agosto 2002, ben 90 parlamentari della Duma di Mosca avevano firmato un appello indirizzato all’ONU in cui si chiedeva la messa al bando di questi esperimenti elettromagnetici. Un mese più tardi erano saliti a 220 i deputati russi a favore dell’appello. D’altronde vi era stato un rapporto della Duma che accusava esplicitamente l’America. Parole schiette e scomode: «Sotto il programma HAARP, gli USA stanno creando nuove armi geofisiche integrali, che possono influenzare gli elementi naturali con onde radio ad alta frequenza. Il significato di questo salto qualitativo è comparabile al passaggio dall’arma bianca alle armi da fuoco, o dalle armi convenzionali a quelle nucleari».

La parola agli americani

Il sito ufficiale http://www.haarp.alaska.edu ci presenta un’innocente stazione scientifica dove gli scienziati sondano via radio quelle regioni dell’alta atmosfera preannuncianti lo spazio esterno, cioè la ionosfera e la magnetosfera. I titoli dei paragrafi esplicativi del sito sono peraltro scritti a mo’ di domande («Cos’è HAARP?», «Perché è coinvolto il Dipartimento della Difesa?», ecc.) Nel paragrafo titolato «HAARP è unico?», ci si affretta a precisare che anche altre nazioni studiano la ionosfera, come la stessa Russia o i Paesi europei (più il Giappone) del consorzio EISCAT, anche se le loro apparecchiature, site a Tromsoe in Norvegia, sono dei radar «incoerenti». Ma veniamo ai dettagli. Presso Gakona, circa 200 km a Nord-Est del Golfo del Principe Guglielmo, un terreno di proprietà del Dipartimento della Difesa USA fu scelto il 18 ottobre 1993 da funzionari dell’Air Force e a partire dall’anno seguente venne disseminato di piloni d’alluminio alti 22 metri, il cui numero è cresciuto di anno in anno fino ad arrivare a 180. Ognuno di questi piloni porta doppie antenne a dipoli incrociati, una coppia per la «banda bassa» da 2.8 a 7 MegaHerz e l’altra per la «banda alta» da 7 fino 10 MegaHerz. Tali antenne sono capaci di trasmettere onde ad alta frequenza fino a quote di 350Km, grazie alla loro grande potenza. A pieno regime, l’impianto richiede 3.6 MegaWatt (la potenza di 100 automobili), assicurati da 6 generatori azionati da altrettanti motori diesel da 3600 cavalli l’uno. Scopo ufficiale di queste installazioni è studiare la ionosfera per migliorare le telecomunicazioni. Come si sa, questo strato è composto da materia rarefatta allo stato di plasma, cioè di particelle cariche (ioni), e ha la proprietà di riflettere verso terra le onde hertziane, in particolare nelle ore notturne. E’ per questo, ad esempio, che di notte ci è possibile ascoltare alla radio le stazioni AM di molti Paesi stranieri, dato che la riflessione ionosferica permette ai segnali di scavalcare la curvatura terrestre.

Guerre di radioonde

Secondo lo stesso principio è plausibile che le irradiazioni delle antenne HAARP possano rimbalzare fino a colpire gli strati bassi dell’atmosfera sopra un Paese distante migliaia di chilometri. Ed interferire quindi con i fenomeni meteorologici. Certamente si tratta di mere ipotesi. Comunque, un uso militare dell’HAARP è ammesso dalla Federazione Scienziati Americani. Un uso, tuttavia, non distruttivo, ma solo di ricognizione. Modulando i segnali in frequenze bassissime, cioè onde ELF o VLF, si potrebbe «vedere ciò che succede nel sottosuolo, individuando bunker, silos di missili, e altre installazioni sotterranee di Stati avversi. Al di là di ciò, la «guerra ecologica» appare terribilmente possibile da oltre vent’anni. Già nel 1976 l’Enciclopedia Militare Sovietica ventilava il rischio che gli Stati Uniti, per via elettromagnetica o per via astronautica, potessero modificare il clima dell’Eurasia lacerando lo strato di ozono sopra l’URSS. L’Unione Sovietica si accordò così con gli USA perché fosse proibito l’uso dei cambiamenti climatici ambientali. A livello ONU, ciò fu ribadito con la convenzione ENMOD (Environmental Medifications), entrata in vigore il 5 ottobre 1978. Ma pochi anni dopo, negli Stati Uniti, lo scienziato considerato il padre dell’HAARP ideava un sistema volto apertamente a controllare i fenomeni meteo. L’11 agosto 1897 il dott. Bernard Eastlund brevettava con numero di «patente» 4,686,605 il suo «Metodo e apparato per l’alterazione di una regione dell’atmosfera, della ionosfera o della magnetosfera».

Il fantasma di Tesla

Si dice che Eastlund, fisico del MIT si sia ispirato ai lavori del grande genio Nikola Tesla (1856-1943), lo scienziato jugoslavo emigrato in America nel 1884. A Tesla dobbiamo molti ritrovati che resero possibile la diffusione dell’elettricità, soprattutto la corrente alternata trifase (mentre Edison era rimasto arroccato sulla corrente continua). Inoltre aveva tentato di sviluppare un sistema di trasmissione dell’energia via etere, il che avrebbe reso inutili i cavi, nonché un apparecchio per ottenere elettricità gratuita per tutti ricavandola dalle oscillazioni naturali del campo elettrico terrestre. Quando Tesla morì, l’8 gennaio 1943, gli agenti dell’FBI diedero la caccia a tutti i suoi progetti, su cui si favoleggiò a lungo. D’altra parte lo stesso Tesla aveva parlato persino di raggi della morte, efficaci fino a 320 km di distanza.

Non sappiamo esattamente quanto vi sia di Tesla nei progetti del dott. Eastlund e nell’HAARP. Fatto sta che negli anni Novanta Eastlund fondò una sua compagnia, la Eastlund Scientific Enterprise, che fra le attività menzionate sul suo sito web comprende tanto la partecipazione al programma HAARP, quanto l’esplicita ricerca nel campo delle modificazioni meteorologiche. Che dire? Ritornando al libro di Qiao Liang e Wang Xiansui, c’è da rabbrividire alle loro frasi: «Utilizzando metodi che provocano terremoti e modificando le precipitazioni piovose, la temperatura e la composizione atmosferica, il livello del mare e le caratteristiche della luce solare, si danneggia l’ambiente fisico della terra o si crea un’ecologia locale alternativa. Forse, presto, un effetto El Nino creato dall’uomo diverrà una superarma nelle mani di alcune nazioni e/o organizzazioni non-statali».

Autore: Corrado Penna / Fonte: scienzamarcia.blogspot.com

Don Giorgio De Capitani: “Il vaticano è un gran puttanaio”

Il vaticano è un gran puttanaio, non lo dice un “pericoloso” ateo o qualche invasato satanista. Sono le parole pronunciate da Don Giorgio De Capitani in un video postato su Youtube.

 

 


Tratto da: la vera fede non è il vaticano Don Giorgio: Il vaticano è un gran puttanaio connivente con il porco di Arcore | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/05/29/la-vera-fede-non-e-il-vaticano-don-giorgio-il-vaticano-e-un-gran-puttanaio-connivente-con-il-porco-di-arcore/#ixzz1wGdeX82U
– Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!

D-and fotografie e films – Panorami e matrimoni gardesani

DCIM101GOPRO

http://www.d-and.com/?cat=1

http://www.d-and.com/?p=34

 

Posted by  on venerdì, settembre 30, 2011

Posted by  on mercoledì, settembre 28, 2011

Il Lago di Garda ha offerto una splendida cornice a questo giorno speciale.

wedding



Paolo Barnard.”Il piu’ grande crimine”…

Salò martedì 29 maggio – Concerto Dal Vivo” CHUCK FORD BAND”

Per chi ama il rock and roll sanguigno

martedì 29 maggio alle ore 22.00 presso Chiosco MUlino via Tavine Salò (BS) Direzione S.Felice

Concerto Dal Vivo" CHUCK FORD BAND"

Renato “Chuck Ford” Castellini | vocals, guitars, piano

Renato "Chuck Ford" CastelliniDa molti considerato ironicamente un figlio illegittimo di Chuck Berry, è presente da circa un ventennio sulla scena musicale non solo bresciana. Nell’arco della sua altalenante carriera ha aperto per i concerti di Tolo MartonRudy Rotta e Fabio Treves.

Eventi: Toscolano Maderno – Festa Primavera 2012 per Legambiente

 

Toscolano Maderno – Festa Primavera 2012 per Legambiente

 

Data

  • Prima data: 01/06/2012

Zona

Garda-Vallesabbia

Luogo

  • Comune: Toscolano Maderno – BS
  • Luogo: Pattinodromo (al ponte tra Toscolano e Maderno

Organizzatori

Legambiente, Fa Filó, Comitato SdV, Anpi Toscolano Maderno, Ass. Liberamente, Associazione Forumcivico

Descrizione

Venerdì 1 giugno Legambiente assieme ad altre associazioni locali organizza la prima Festa di
primavera, che si svolgerà presso il pattinodromo di Toscolano Maderno (zona ponte) dalle ore 18 in avanti.

La manifestazione, oltre ad essere un’occasione di svago (aperitivi, cena con spiedo e polenta o buoni piatti vegetariani, MUSICA dal VIVO), ha per scopo quello di raccogliere fondi da destinare ad iniziative concrete a tutela del nostro territorio.
In particolare Legambiente ha scelto di finanziare le spese legali contro la speculazione edilizia denominata “Borgo +39″.

Canteranno “The Onionswing e le Ragazze dello Swing”

Aperitivi ricchie a partire dalle ore 18.00
cena con Spiedo, piatti vegetariani e panini.

Prenotazione spiedo (12 euro comprensivo di un bicchiere di vino) al recapito sotto riportato.

Per info sulla speculazione “Borgo +39″ consultare il link seguentefafilo.altervista.org/gazzettino%20borgo%202012.pdf

Vi aspettiamo

Contatti

prenotazioni spiedo

per Legambiente: Cristina Milani 0365/641951 – righettini.milani@gmail.com

Lettere: PARCO ALTO GARDA BRESCIANO e GUARDIE PARCO. di Paolo Zattoni

Ricevo e pubblico la lettera di Paolo Zattoni di Gardone Riviera, Consigliere Comunale di Magasa.

PARCO ALTO GARDA BRESCIANO e GUARDIE PARCO

Gentilissimo Direttore

quando si parla di Parco si dovrebbe intendere un luogo protetto, con un giusto equilibrio tra le attività dell’uomo e l’ambiente, con un dovuto rispetto per le bellezze naturali, in cui può convivere un turismo intelligente ed eco-sostenibile.

Nel Parco Alto Garda Bresciano purtroppo esistono situazioni conosciute e mai risolte, ritengo per mancanza di volontà politica.

Tralasciando la feroce speculazione edilizia in atto, che tanto ha deprezzato la zona costiera, veniamo a situazioni contingenti presenti nella zona montana più pregiata.

La Diga di Valvestino è da anni lasciata all’incuria, una discarica di barche di plastica rotte e abbandonate, bidoni di ferro e fustini, barche a motore (è vietato), pic-nic selvaggi….e tutto in bella vista per i turisti che percorrono la via panoramica verso Magasa e la Valvestino.

Nella zona del Parco Integrale in Puria, Droanello, Droane e San Vigilio scorazzano quasi ogni sabato gruppi di motocross indisturbati, che non solo rovinano i sentieri e non hanno rispetto per l’ambiente, ma hanno pure divelto i cartelli di divieto e segato le sbarre di accesso, in una zona peraltro molto delicata per la presenza e la riproduzione di fauna tipica alpina.

Molti sentieri interessanti dal punto di vista storico-culturale, come le trincee della guerra ’15-’18 oppure i sentieri di confine Austro-Ungarici con la Valvestino dove persistono in stato di totale abbandono i cippi predisposti nel 1753 dall’ Imperatrice Maria Teresa d’Austria, sono impercorribili, non segnati e a tratti franati.

La consistenza faunistica di pregio, cervi caprioli e camosci, nonché galli forcelli e coturnici, si attesta a livelli al di sotto della potenzialità minima del territorio, e quest’anno registriamo un calo vertiginoso del 30% (in certi casi anche del 50%) in alcuni comuni come Gargnano e Tremosine; a detta dei cacciatori onesti dovuto ad azioni di bracconaggio , segnalate e conosciute, ma a cui nessuno pone rimedio.

Tutte situazioni che si protraggono negli anni, più volte segnalate all’Ente Parco ed alle Amministrazioni locali, ma costantemente non risolte. Ovvia la mancanza di volontà politica.

La vigilanza è pressoché assente, poche guardie provinciali e forestali (non coordinate tra loro) non garantiscono il minimo deterrente ad azioni illecite.

La richiesta di Guardie Parco è pressante, da più parti, ma ti senti sempre e solo rispondere che non ci sono soldi, non si può fare.

Spesso non servono soldi, serve la volontà, quella volontà politica che manca.

La volontà di attingere a quell’enorme serbatoio che è il volontariato, gente che mette a disposizione le proprie ore libere per servizio sociale, che ha passione, che non costa niente, che può anche dare fastidio perché fa le cose per bene, non guarda in faccia a nessuno, segnala e denuncia nell’interesse della collettività.

Nel Parco Alto Garda esiste già un Gruppo di Guardie Ecologiche Volontarie , che ora fa solo didattica nelle scuole, ma che andrebbe adeguatamente potenziato con nuclei ittico-faunistici e ambientali, opportunamente istruiti ed equipaggiati, in costante contatto con le forze pubbliche forestali, provinciali e carabinieri.

Potrebbe essere un fiore all’occhiello per il Parco Alto Garda, purchè ve ne sia la volontà politica.

Paolo Zattoni

Consigliere comunale a Magasa.                                                                   21 maggio 2012

Paolo Zattoni

C’è anche il cacciatore di mostri che ne ha beccato uno alla “baia del vento”

C’è anche il cacciatore di mostri che ne ha beccato uno alla “baia del vento”, così sembra.

Guardate il cacciatore nella prima inquadratura. Dove cerca il mostro? Sulla spiaggia per terra. Quindi ci illumina e sposta un sasso. Il tutto per inquadrare anche in lontananza, così che si riconosca la spiaggia. Quindi sullo sfondo a più riprese si intravede qualcosa che galleggia, e ci vuole della spiccata fantasia ad identificarlo come mostro.
Niente paura, se anche non incontrerete il mostro, la zona merita di essere visitata e le inquadrature proseguono con immagini mozzafiato sulle bellezze lacustri della zona. Una promozione “fantastica”, tutta gardesana.
E diamine venite sul Garda, qui non sanno più cosa inventare.

“di sana e robusta Costituzione” art 11 – regia di Sara Poli

Uno dei Corti-Messaggi che compongono la narrazione teatrale “di sana e robusta Costituzione”, regia di Sara Poli con Laura Mantovi e Carlo Pardi. “L’intolleranza è buio” è ispirato dall’art. 11 dei Principi fondamentali della nostra Carta Costituzionale. Info: progettieregie@gmail.com

Sara Poli – Regista e fotografa gardesana.

LACORTEWEB Associazione Culturale La Corte

usa bene il tuo tempo!
Missione

diffondere l’intercultura linguistica

Panoramica società
LACORTEWEB (aderente ad ARCI) è un’associazione culturale non a scopo di lucro che offre ai suoi soci una gamma di servizi culturali e ricreativi. La tessera è obbligatoria e dà diritto a sconti e vantaggi.

La filosofia su cui si basa l’organizzazione di tutti i corsi è il costituire un punto di cultura dove chi è interessato ai vari settori sa con sicurezza di trovare serietà, competenza, corte…Visualizza altro

Descrizione

CORSI DI LINGUE

corsi di inglese a tutti i livelli salo’ provincia di brescia
corsi di inglese, tedesco, spagnolo, russo, arabo, francese, italiano per stranieri, esperanto – a tutti i livelli dal base assoluto alla preparazione di esami internazionali. Insegnanti madrelingua qualificati con pluriennale esperienza di insegnamento ad adulti. Miglior rapporto qualita/prezzo in provincia. gruppi di massimo 12 studenti. Attestato di fine corso. Patrocinio Comune di Salò e Provincia di Brescia. info@lacorteweb.it
http://www.lacorteweb.it/

Informazioni generali

Ogni mese i soci possono partecipare a serate culturali a tema ad entrata libera. Chi volesse prenotare lo spazio (gratuito) per presentare un argomento di sua competenza lo può fare telefonando con almeno due mesi di anticipo, sempre che i contenuti siano compatibili con le finalità dell’associazione.

L’Isola del Garda

Isola del Garda

http://www.giardinisulgarda.it/isola_intro.htm

Il lago di Garda illustrato da Zeno Diemer

Il lago di Garda illustrato da Zeno Diemer
per gentile concessione di Barbara Betta di Arco

FOTO – la collezione di ANNA

FOTO – la collezione di ANNA

  

  

  

   

    

  

  

  

  

 

  

  

 

Il parcometro nella piazza di Fasano verrà tolto, come richiesto dagli operatori delle attività commerciali.

Il Sindaco di Gardone Andrea Cipani ha accolto le richieste degli esercenti le attività commerciali in prossimità della piazza di Fasano, contenute in una lettera inviata al Sindaco. Dopo un incontro è arrivata la risposta: il parcometro sarà rimosso entro la fine di Giugno e sostituito con il disco orario, che verrà ripristinato come era in precedenza.

Di seguito il testo della lettera in cui sono spiegate le ragioni dei commercianti, accolte con immediata sensibilità dal Sindaco.

Egregio Signor Sindaco del Comune di Gardone Riviera,
Rag. Andrea Cipani.
Oggetto: Installazione del parcometro in prossimità delle attività commerciali di Fasano.
I titolari delle attività (bar, ristoranti, negozi, alberghi, agenzie immobiliari, e parrucchieri)
che si affacciano sulla piazza Pedrazzi a Fasano, chiedono alla Giunta Comunale che Lei presiede un
ripensamento ed una riflessione inerenti l’installazione del parcometro effettuata di recente nella citata piazza.
La prima considerazione che all’unanimità ci sentiamo di esprimere è che la piazza, salvo sporadici casi, dopo l’attivazione del parcheggio a pagamento, è quasi sempre vuota. I clienti non la frequentano e ciò non crea fruttuose entrate, ne per le casse comunali, ne per le attività della frazione. In sintesi: poche entrate per il Comune, ma grave danno per tutte le attività.
La seconda osservazione riguarda le difficoltà che tutti gli esercizi stanno affrontando in conseguenza del perdurare della grave crisi economica che attraversa il paese, mentre notare che proprio l’Amministrazione Comunale che dovrebbe incentivare lo sviluppo turistico e quindi l’afflusso dei turisti, invece pone seri ostacoli al “ricevimento” consono e favorevole dei potenziali clienti, all’inizio della stagione, ci riempie di incredulità e sgomento.
Lei ha parlato spesso ed abbiamo letto le sue dichiarazioni sui giornali, del rilancio del comparto commerciale, sul territorio Comunale. Riteniamo che questa sensibilità e questo intento, siano mortificati, per quanto concerne Fasano, dalla scelta di effettuare i parcheggi a pagamento nelle immediate vicinanze delle attività commerciali.
Pertanto chiediamo all’Amministrazione Comunale di rivedere il provvedimento, considerando che la soppressione del parcometro, per l’esigua quantità di posti auto presenti in piazza Pedrazzi, non rappresenta una rinuncia rilevante per i bilanci comunali ed avendo valutato che la dissuasione alla sosta, imposta dal parcometro, li rende oltremodo poco redditizi, sia per il Comune, sia per gli operatori dei citati esercizi.
Certi di un proficuo interessamento e di una positiva risposta, le chiediamo un incontro in Municipio per la data e l’ora che vorrà comunicarci.
Cordiali saluti.
Fasano del Garda 08 – 05 – 2012
Seguono le firme dei titolari delle imprese di Fasano.

Leggende gardesane – Le lacrime di Quinzia. – Il fantasma di Sirmione.

i narra che una giovane di Sirmione, di nome Quinzia, si fosse innamorata del poeta Catullo, a sua volta follemente innamorato di Lesbia. Ma il poeta ben presto si stabilì a Roma, capitale e centro culturale dell’Impero. Malgrado la lontananza, il cuore della giovane Quinzia
rimaneva indissolubilmente legato al ricordo dell’amato Catullo.
Quando, tempo dopo la partenza di Catullo dal Garda, giunse voce della sua morte, la povera Quinzia, affranta dal dolore, si recò sulle rive del lago e qui pianse tutte le sue lacrime. Quelle lacrime, cadendo in acqua, formarono sul fondo un mosaico raffigurante il volto del poeta. Per il dolore Quinzia morì.
Ancora nell’Ottocento i giovani innamorati e i villeggianti del luogo uscivano in barca, nelle notti di luna piena, alla ricerca di quel mosaico fatato.

http://www.bresciainvetrina.it/quinzia.htm

anto tempo fa, vivevano nel castello di Sirmione due giovani sposi innamorati e felici: Ebengardo e la bella Arice.
Essi conducevano una vita serena finché non accadde il fatale episodio.
Una notte di tempesta bussò alla loro porta un
cavaliere: era Elalberto, marchese di Feltrino, che chiedeva ospitalità per la notte. I due giovani lo accolsero come gradito ospite.
Ma Elalberto, colpito dall’incredibile bellezza di Arice e incurante di ogni regola d’onore, durante la notte entrò furtivo nella camera della giovane. Questa, svegliatasi, ingaggiò una lotta disperata contro il suo assalitore, finché Elalberto, fuori di sé, la pugnalò.
In quel mentre, richiamato dai rumori e dalle grida, comparve Ebengardo che, alla vista dell’amata ormai senza vita, uccise con lo stesso pugnale l’infido ospite.
Da allora, narra la leggenda, nelle notti di tempesta si può ancora vedere l’ombra di Ebengardo vagare sconsolata tra le mura del castello, alla ricerca della perduta sposa.

http://www.bresciainvetrina.it/fantasmadisirmione.htm

I Borsellino, i Falcone, ora sono gli studenti. Martiri ed eroi. Ed i nuovi guerrieri, questa volta vinceranno. – Il contributo di Franco Baruffaldi su Facebook –

L”attentato contro la scuola a Brindisi

Contro le camorre le ndranghete e le mafie, i giovani sono il nemico più incisivo, dato che se le nuove generazioni danno un taglio netto, si fa terra bruciata intorno ad esse. Ed il sostegno omertoso della popolazione, scomparirà. Questo lo hanno capito anche i vertici mafiosi al sud. I Borsellino, i Falcone, ora sono gli studenti. Martiri ed eroi. Ed i nuovi guerrieri, questa volta vinceranno.

Non può esserci pace senza giustizia.

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Da questa breve constatazione pubblicata anche su Facebook, è nata una discussione con l’amico Franco Baruffaldi che pubblico di seguito.

 

    • Franco Baruffaldi sono d’accordo che gli studenti siano considerati eroi ma prima di dare dei giudizi e fare certi paragoni aspettiamo che si sappia veramente chi e con quali motivazioni ha agito, solo per il rispetto che dobbiamo ad una ragazza uccisa e per tutti i feriti che stanno soffrendo in ospedale.

    • La Voce Del Garda ho mancato di rispetto? se aspettiamo di sapere le motivazioni e chi ha agito, dovremo aspettare millenni per esprimere un giudizio, vedi tutte le stragi d’Italia rimaste senza colpevoli. i delitti di mafia hanno connotazioni precise, perchè hanno lo scopo di intimidire o eliminare un nemico che deve essere cosciente di essere nel mirino.

    • Franco Baruffaldi Questo sa un po’ di inquisizione, anche le streghe le hanno bruciate senza aspettare, a parte la divagazione anch’io sono contro la mafia ma credo che questa volta non c’entra. Aspettare prima di puntare il dito non vuol dire non volere giustizia ma volere la verità che sinceramente in questi ultimi tempi un po’ manca. Altro aspetto è che dobbiamo smetterla di diffidare delle inchieste tutte le stragi sono state ampiamente spiegate e anche se senza le dovute prove in fondo sappiamo cosa è successo. Le stragi non sono di mafia, sono eseguite da mafiosi ma le stragi sono politiche.

    • La Voce Del Garda Ormai l’ho scritto, in ogni caso ritengo che formulare ipotesi sia diritto-dovere, anche considerando che contemporaneamente c’è chi butta acqua sul fuoco sulle responsabilità mafiose. Vedi ad esempio la dichiarazione del bos locale, amico di Albano Carrisi ( un personaggio incredibilmente credibile) che ritiene la Sacra Corona Unita, non abituata ad uccidere i ragazzini. Questa ed altre circostanze mi inducono a ritenere una vicenda confezionata ad hoc per incutere terrore tra gli studenti e nello stesso tempo, sviare le indagini contingenti dall’associazione mafiosa citata, per non avere il fiato sul collo delle forze dell’ordine e degli inquirenti. L’altra circostanza che avvalora questa ipotesi è l’attentatore che agisce davanti ad una telecamera, proprio per dimostrare l’estraneità della criminalità organizzata.

    • Franco Baruffaldi Rimango convinto del contrario in quanto mancano i simboli che tutte le mafie utilizzano, se volevano mandare un messaggio avrebbero messo la bomba all’interno della scuola e come avvertimento l’avrebbero fatta saltare a scuola chiusa, la sacra corona unita, da sempre, cerca di rimanersi lontana dai riflettori nazionali per salvaguardarsi. Tu sai meglio di me che l’opinione pubblica conta molto poco, gli Italiani sono persone a cui piace molto parlare ma difficilmente vanno in piazza a dimostrare ed a lottare con spirito unito, quindi il bravo Albano può dire quello che vuole tanto tra una settimana avremo un altro argomento su coi discutere, gli studenti non penso abbiano sentito questo attentato come rivolto contro di loro, ma tutto può essere. Grazie della piacevole discussione. Ai posteri l’ardua sentenza

    • La Voce Del Garda Grazie a te. In ciò che scrivi c’è in parte la risposta alle obiezioni che poni. 1 – La Sacra Corona Unita, non ama i riflettori e proprio per questo è meno appariscente di Cosa Nostra negli attentati e quindi ha studiato una mossa per intimidire, ma anche in modo che si risalisse al solito squilibrato per non subire le conseguenze mediatiche e penali e la caccia all’uomo nell’immediata. 2 – Gli italiani parlano molto ed agiscono poco… è vero, tranne i giovani che in piazza ci vanno con generosità, anche contro la mafia. L’attentato è stato fatto a poche ore da una manifestazione organizzata con Don Ciotti, contro le mafie. Gli studenti l’hanno sentito eccome, rivolto proprio contro di loro. Il giorno stesso sugli striscioni hanno scritto: “Uccideteci tutti”. Come vedi hanno colpito il nemico vero, quello indisposto a coprire l’oppressione mafiosa, per la paura e con l’omertà-

    • La Voce Del Garda Cui prodest? Pur con le inevitabili strumentalizzazioni del momento, giova soprattutto alla mafia o almeno questo era nelle intenzioni di chi ha studiato l’attentato. I giovani che vanno a scuola sono il nemico, i giovani più limpidi ed innocenti, non disposti a scendere a compromessi con i mafiosi, stanno operando una trasformazione culturale e di mentalità che sta mettendo in difficoltà il potere mafioso che per agire indisturbato aveva bisogno del sostegno omertoso e compiacente di gran parte della popolazione. I giovani che studiano, che approfondiscono il fenomeno, che ne discutono e prendono posizione a scuola, con gli amici ed in famiglia sono il nuovo bersaglio, da violentare ed intimidire, perchè il vecchio potere mafioso non crolli con il progredire della voglia di libertà e giustizia, che si sta allargando sempre più.

Toscolano Maderno – Arriva don Gallo!!! (Mercoledì 30 maggio ore 20,30)

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Risposta a Christian Rocca sulle riforme costituzionali.

Articolo di  Christian Rocca  sulle riforme costituzionali, pubblicato sul numero di Maggio del Mensile “IL” de Il Sole 24 ore, e relativa risposta de La Voce del Garda.

La Costituzione più bella del mondo

di Christian Rocca

No, la nostra non è la Costituzione più bella del mondo. Siamo cresciuti, è vero, con l’idea opposta, quella di vivere nel migliore dei mondi costituzionali possibili. Ma è una favola che sarebbe finalmente il caso di smettere di raccontare. In questi anni chiunque abbia messo in dubbio l’attualità e l’efficacia della nostra Carta, nei principi ancora più che nelle procedure, è stato accusato di essere un pericoloso sovversivo.

E, questo, nonostante nei decenni si sia affermata una prassi costituzionale – la cosiddetta “Costituzione materiale” esplicitamente teorizzata da Costantino Mortati – con cui la Costituzione originale è stata disapplicata e il dettato dei 139 articoli interpretato a piacere (avete notato, poi, che chi urla «giù le mani dalla Costituzione» si dimentica sempre che la Costituzione stessa, all’articolo 138, stabilisce le regole per cambiarla?).

Nessuno nega che il testo del 1948 abbia svolto un compito importante e decisivo nell’Italia post fascista né che sia stato a lungo tutela e garanzia democratica di un Paese uscito malamente dalla dittatura mussoliniana. Ma dalla fine della Seconda guerra mondiale sono trascorsi sessantaquattro anni, e ventidue dalla caduta del Muro di Berlino. Non che il problema sia l’anzianità della Carta. L’età non c’entra niente con la sua inadeguatezza. Alcune Costituzioni, quelle nate nel modo giusto, addirittura migliorano con gli anni. La Costituzione americana, nata come esperimento democratico inaudito, è di due secoli fa ma ancora adesso è fresca come un fiore. La Costituzione non scritta inglese, anche se non confinata dentro un testo rigido e, per ciò, più facilmente adattabile ai nuovi tempi pur nella continuità della tradizione giuridica, è più antica di quella americana e funziona che è una meraviglia (via Montesquieu, duecento e rotti anni fa, è stata addirittura presa a modello dai Padri fondatori americani nonostante cercassero idee per affrancarsi definitivamente dalla Corona inglese).

La Costituzione italiana è di un altro tipo: non è il prodotto di una rivoluzione democratica e liberale, non è frutto di una lotta di liberazione nazionale, ma è figlia di un particolare incrocio storico e politico post bellico. La nostra Costituzione è nata dalla devastazione di un Paese sconfitto e per molti versi è stata anche un ottimo compromesso ideologico che ci ha consentito di superare la Guerra civile e di allentare le tensioni tra i blocchi contrapposti. Se fino agli anni Settanta siamo stati l’unica democrazia del Mediterraneo, un Paese capace di superare la drammatica stagione del terrorismo rosso e una nazione in grado di ridurre a triste caricatura i tentativi di golpe della destra, il merito è anche di quel testo redatto dai Padri fondatori della nostra Repubblica.

Oggi però non è più così. Siamo tutti consapevoli che la Costituzione del 1948 non è più all’altezza della situazione. Altrimenti non si spiegherebbero i tentativi di cambiarla, compresi quelli recentissimi di Alfano, Bersani e Casini, né lo scollamento tra ciò che prevede il testo scritto e la prassi costituzionale. Ma finché non capiremo che i piccoli aggiustamenti non sono sufficienti, che qualche ritocco qua e là è soltanto un palliativo, che serve a poco limare questo o aggiungere quell’altro, difficilmente saremo capaci di affrontare le sfide della globalizzazione e della modernità.

Nelle pagine successive, Stefano Folli racconta perché nel passato sono falliti le proposte di modernizzare le nostre istituzioni, Sofia Ventura spiega in quale clima politico nascono le Costituzioni che funzionano, Stefano Pistolini ripercorre l’irripetibile febbre rivoluzionaria, egalitaria e sperimentale che travolse Filadelfia nel 1776, Edoardo Camurri nota con divertimento come le regole che gli adulti impongono ai bambini nell’Italia del 2012 siano in realtà il paradigma del nostro Paese e un’agenda programmatica per il i nostri nipoti.

Non spetta a IL entrare nel merito dei principi e delle regole da cambiare nella Costituzione. Rientra però nei compiti di una rivista di attualità ribadire che la Costituzione va cambiata, ok, ma non a spizzichi e bocconi, non rubacchiando una norma alla Quinta repubblica francese e il resto al cancellierato tedesco o al presidenzialismo degli Stati Uniti. Le Costituzioni non nascono a tavolino. Il tentativo di migliorare la Carta con interventi rapsodici e successivi è stato il grande errore di questi anni. A confusione si è aggiunta confusione. A problemi si sono sommati altri problemi. Qualche miglioramento c’è anche stato, ma a danno di una visione di insieme, di un sistema coerente, di regole chiare.

Negli anni Novanta, l’Italia ha introdotto leggi elettorali prima per tre quarti maggioritarie e per un quarto proporzionali, poi tornate proporzionali con super premio di maggioranza. Ma queste leggi sono state innestate in un sistema istituzionale parlamentare che è rimasto immutato e che mal si è conciliato con l’elezione diretta (di fatto) del presidente del Consiglio. Da qui gli scontri istituzionali tra Governo e capo dello Stato. Il ruolo del capo dello Stato fa storia a sé. Siamo cresciuti con l’idea, da Costituzione più bella del mondo, che il nostro presidente della Repubblica non avesse poteri e fosse una specie di badante della Costituzione col compito unico di tagliare nastri e accarezzare i bambini. In forza di tale mostruosità costituzionale, dettata dalla repulsione per le «derive plebiscitarie», il posto al Quirinale è stato a lungo riservato a un tecnico, a un notaio, a un garante, meglio se anziano e senza carisma, con l’unico obiettivo politico di farci trascorrere sette anni di noia istituzionale. Ma è un falso costituzionale. Lo dimostrano sia la Costituzione scritta sia la più recente prassi che da Oscar Luigi Scalfaro è giunta indenne fino a Giorgio Napolitano.

I presidenti italiani pongono veti sui ministri, possono addirittura promuovere ribaltamenti dei risultati elettorali o governi d’emergenza del tutto privi di legittimità popolare, ma sempre nel pieno rispetto della lettera e dello spirito della Costituzione e nonostante le mini riforme politiche degli anni Novanta ci avessero convinto che spetta agli elettori scegliere direttamente il Governo e il premier. In realtà non è vero che il presidente della Repubblica italiana non abbia poteri. Semmai non esiste da nessuna altra parte che un presidente non eletto dal popolo abbia la quantità e la qualità dei poteri politici a disposizione del Quirinale. Il capo dello Stato è titolare dei due strumenti politici fondamentali in qualsiasi sistema democratico: spetta a lui sciogliere le Camere e a lui nominare il presidente del Consiglio, anche non tenendo conto del risultato delle urne.

Il nostro capo dello Stato ha il potere di convocare il Parlamento in seduta straordinaria e di indirizzare il dibattito politico inviando messaggi formali. Il capo dello Stato, se gli garba, può rimandare alle Camere una legge approvata dai rappresentanti del popolo. I disegni di legge del Governo devono essere autorizzati dal presidente, il quale è anche il capo delle Forze armate e presiede il Consiglio supremo di difesa, cioè è titolare di uno degli strumenti più importanti di politica estera, oltre che di sicurezza nazionale. In quella sede, e con questi poteri, Carlo Azeglio Ciampi ha impedito al governo Berlusconi di partecipare all’intervento militare in Iraq, al contrario di quanto fece Scalfaro con il governo D’Alema ai tempi del Kosovo. Il presidente nomina cinque senatori a vita con cui può cambiare la maggioranza al Senato. Può sciogliere i consigli regionali, presiede l’organo di autogoverno della magistratura, nomina un terzo dei giudici costituzionali e può annullare reato e pena con la grazia. Sono poteri pienamente politici che sarebbe meglio fossero esercitati alla luce del sole, in modo moderno da un vero leader politico. Napolitano lo sta facendo, con molto garbo e grande senso dello Stato, e non importa che non sia stato eletto al Quirinale dal corpo elettorale. Il famoso titolo dell’Espresso, «Re Giorgio», lasciava intendere che Napolitano fosse andato in qualche modo oltre la Costituzione. Invece no, la Costituzione era stata disattesa nel passato.

Accenni presidenzialisti, malgrado si dica il contrario, sono presenti nella lettera della Costituzione. C’è di più: la necessità del governo tecnico di Mario Monti di trovare di volta in volta in Parlamento i voti per le sue proposte ricorda, di fatto, il sistema americano con la netta divisione dei poteri più che un sistema tipicamente parlamentare.
C’è da ripartire da zero. Modificare questo o quel potere, assegnarne o cancellarne altri, limitare le prerogative di questo o quell’organo è pura alchimia costituzionale, gioco a incastri per secchioni della politica. Ma le Costituzioni non sono puzzle. La riforma del titolo V della Costituzione, la successiva e sconclusionata introduzione di qualche principio federalista, l’eterno dibattito sul ruolo della magistratura e ora la discussione sul pareggio di bilancio e sulla libertà d’impresa sono cose che magari prese singolarmente hanno un senso, ma aggiunte a un’organizzazione dello Stato centralista e consociativa diventano facilmente indigeste.

Se il problema fosse soltanto quello del funzionamento degli organi costituzionali, non saremmo neanche messi male. Piero Ostellino sostiene da anni, pressoché solitario, che la causa principale del ritardo del nostro Paese sia la struttura socio-economico-costituzionale ancora collettivista, dirigista, corporativa. Abbiamo un ordinamento giuridico che non si fonda sull’individuo ma sul lavoro, su un’astrazione collettiva stabilita dall’articolo 1 della Carta. Secondo Ostellino sono i principi della Costituzione, ancora più che le regole, a essere superati. Difficile dargli torto. L’articolo 2 chiede ai cittadini «l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale»; il 4 il «dovere di svolgere… un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società»; il 33 vincola a «un esame di Stato» l’abilitazione a svolgere una professione; il 35 subordina «la libertà di emigrazione» all’«interesse generale»; il 41 dice che «l’iniziativa economica privata è libera», ma «non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale»; il 42 statuisce che «la proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che… ne determina i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale».
Il problema, scrive Ostellino, è che spetta a chi detiene il potere stabilire che cosa siano «il progresso della società», «l’interesse generale», «l’utilità e la funzione sociale». Le potenzialità illiberali di questi principi astratti, più che la Costituzione più bella del mondo, ricordano «l’edificazione del socialismo» in Unione Sovietica e «il pensiero del Duce» nell’Italia fascista.

Il presidente Giorgio Napolitano ci scuserà se qui a IL, grazie a una celebre copertina dell’Economist su un nostro ex premier, ci siamo sinceramente convinti che la Costituzione del 1948 e gli acrobatici tentativi di modificarla a tavolino sono unfit to lead Italy. Inadeguati a guidare l’Italia.

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RISPOSTA

Si è restii ad una revisione globale dell’impianto costituzionale, probabilmente perchè ogni volta che se ne parla emergono intenti che non collimano con le intenzioni che sono il fondamento della Costituzione, come del resto anche in questo articolo ne danno prova esauriente Piero Ostellino e Christian Rocca. Ai quali è bene ricordare perchè “il lavoro” è stato assunto a pilastro inamovibile della Costituzione. Il lavoro come diritto rappresenta il diritto elementare degli individui alla sopravvivenza e come dovere rappresenta il dovere elementare degli individui a provvedere alla propria sussistenza, perchè questa non pesi sulla collettività. Ed è da questo semplicissimo ragionamento sulla tutela dei principi fondamentali della vita, connessi con quelli della convivenza che le carte costituzionali, di tutti i regimi o sistemi politici, sono costrette a confrontarsi. Questo spiega perchè il lavoro era nelle menti di chi mirava a costruire il socialismo, come era nella mente di chi ha voluto il fascismo, o di chi ha scritto la Costituzione dopo la Liberazione. E’ un tema base che non può essere eluso da nessuno. E sarebbe un suicidio istituzionale dai danni incalcolabili sul piano sociale, abbandonarlo per assecondare una visione irrealistica sottomessa al liberismo economico in nome di un bene dell’individuo fittizio. Al contrario il bene primario di ogni individuo è che possa e debba sopravvivere, per non danneggiare se stesso e la collettività.

Un tema che andrebbe affrontato, ignorato dagli esperti costituzionali, e perciò reso inamovibile, è inerente lo sfascio legislativo degli ultimi decenni che vede la Costituzione inadeguata alle reali esigenze Istituzionali sulla divisione dei poteri. Il problema principale  è stabilire se il Parlamento ed il Governo abbiano la caratura idonea per rendere leggi dello Stato le soluzioni che scaturiscono dalle decisioni governative, dal dibattito parlamentare, dai bisogni della popolazione o dalle problematiche inerenti la civile convivenza. Anche in considerazione che spesso il potere di legiferare, viene abusato dai politici per promulgare leggi che li salvaguardino dalle cause penali nelle quali sono coinvolti. Nessuno vuol disconoscere il valore del confronto politico per stabilire le norme, ma ogni proposta di legge che verrà applicata, e che avrà valore in egual misura “per tutti” i cittadini non dovrebbe avere un’ultima analisi,  il vaglio, la definitiva stesura di un potere neutrale, ossia  di chi applica le leggi e che quindi, ha cognizione di causa ed il  bagaglio tecnico acciocché la norma collimi con lo spirito della Costituzione, dell’ordinamento giudiziari e del principio che la Legge è uguale per tutti? Del resto la democrazia parlamentare promulgherà leggi espressioni di maggioranze, sovente ispirate all’interesse privato o da interpretazioni di parte in contrasto con l’interesse della collettività.

Inoltre il giudizio finale dei massimi organi giudiziari, per i quali occorrerà stabilire le competenze nel merito, potranno accogliere le “giuste osservazioni” delle minoranze parlamentari o di altri soggetti della società civile che abbiano voce in capitolo. Con il risultato di una legge promulgata che sarà la migliore possibile, nell’interesse di tutti.

Non si capisce perchè in materia legislativa chi giudica attraverso l’applicazione delle leggi, debba sottostare al potere di chi non ha le competenze istituzionali sul piano pratico, applicativo e processuale.

Questa, se si vuole davvero mettere mano alla Costituzione, è l’innovazione più necessaria, più urgente, più rivoluzionaria e di buon senso (e proprio per questo è rivoluzionaria) che si possa attuare. Per il bene dell’Italia, del popolo e della repubblica.

La Voce del Garda.

Buongiorno Profe…un commovente ricordo di Piercarlo Belotti dalla voce dei suoi studenti, della Scuola Geometri di Salò.

Piercarlo Belotti – Autore Storico, Agronomo e Botanico – Sindaco di Gardone Riviera.

Il professor Belotti è mancato il 12 marzo 2007 

Di seguito un commovente ricordo di Piercarlo Belotti dalla voce dei suoi studenti, della Scuola Geometri di Salò, trovato sul web.

“Buongiorno profe!” era il saluto che gli porgevamo la prima ora del lunedì, accompagnato da una stretta di mano.

La sua risposta consisteva nell’assicurarsi che avessimo passato una buona domenica o avessimo domande o curiosità da proporgli.

Le sue ore non erano mai monotone, era in grado di trasformare in lezione di vita anche gli argomenti apparentemente più banali, nonché riferiti a casi pratici reali applicati alla quotidianità.

Bondy, Storico, Gessica e nuvole, Berty, Mufly scarpe grosse cervello fino, Profeta, Uomo del monte: era un modo per ironizzare sui nostri pregi e difetti abbattendo il muro studente- professore, facendoci sentire parte integrante delle sue spiegazioni. Anche se a volte capitava che perdesse la pazienza, il rispetto nei nostri confronti non mancava.

Ha sempre preso le nostre difese sostenendoci anche in situazioni critiche.

La cosa che gli stava più a cuore era la nostra informazione riguardo l’ attualità, la storia locale e il suo repentino consiglio era di sapere osservare ciò che c’ attornia.

Era molto affezionato a questa citazione di Marcel Proust : “Il vero viaggio di scoperta non è la conquista di nuove terre, ma avere nuovi occhi”.

La sua particolarità era saper trasformare i nostri sbagli in pratici consigli; una frase memorabile è : “CHI SA ASCOLTARE, OLTRE CHE A RISULTARE SIMPATICO, RISCHIA ANCHE DI IMPARARE QUALCOSA!”.

Tuttora è presente tra di noi come professore ma soprattutto come uomo.

Infine lo ricordiamo con un “ arrivederci e buon fine settimana” come lui ci salutava l’ultima ora del sabato stringendoci la mano uno ad uno.

Ciao…i tuoi Geometri!

Documenti – DESCRIZIONE DELLA RIVIERA DI SALÒ di RODOMONTE DOMENICETTI (Trascrizione e note a cura di Piercarlo Belotti, Gianfranco Ligasacchi, Giuseppe Scarazzini)

RODOMONTE DOMENICETTI
DESCRIZIONE DELLA RIVIERA DI SALÒ
Trascrizione e note a cura di
Piercarlo Belotti, Gianfranco Ligasacchi, Giuseppe Scarazzini

Ateneo di Salò
Associazione il sommolago

http://www.archividelgarda.it/uploads/Biblioteca/Monografie/Descrizione%20della%20Riviera,%20Domenicetti.pdf

Album fotografico di Barbara Betta

Barbara Betta (Arco)

foto 1 – Torbole

                              foto 2 – il lago rosa a Riva del Garda

foto 3 – dal Colodri (di Bruno Turri)

                                                                                                                                         foto 4 – tramonto sulla spiaggia di Riva del Garda

foto 5 – autunno a Riva del Garda, fine ottobre 2010

                                                             foto 6 – tramonto a Riva del Garda

                            foto 7 – Punta Lido – Riva del Garda

foto 8 – la Sarca

Tramonto a Torbole.

Relax a Riva del Garda

foto 11 – da Malcesine

 foto 12 – oggi non c’è l’ ora? – Torbole

Riva del Garda vista dal Bastione

foto 16 – Malcesine

Lago di Toblino

foto 19 – no lo so

foto 20 – lungolago di Riva del Garda

Garda Lake: love and peace!

foto 20 – lungolago di Riva del Garda

foto 21 – la luna dalla mia casa – Arco

foto 22 – alle foci della sarca

foto 23 – Punta Lido a Riva del Garda

foto 24 – la Madonnina – ciclabile Riva/torbole

foto 25 – tramonto sulla Sarca

foto 26 – Riva del Garda, giardini del Broglio

foto 27 – Riva del Garda

foto 28 – Torbole

foto 29 – Riva del Garda – Punta Lido

foto 30 – Monta Brione – forte Batteria di Mezzo – Riva del Garda

foto 31 – Porto di Brenzone

foto 32 – Navene – Malcesine

Lungolago Di Riva

foto 34 – Limone

foto 35 – Limone

foto 39 – sopra Nago-Torble

foto 37 – i cigni di Limone

foto 38 – alle foci della sarca

foto 40 – i papaveri di Arco marzo 2012

Lungolago di Riva

La galaverna sulla Sarca, a 20 km. da Arco.

Porto San Nicolò – Riva del Garda

la neve di febbraio a Malcesine

 foto 46 – Porto – Brenzone

foto 48 – la brina di febbraio ad Arco

foto 49 – Malcesine

foto 50- dal belvedere di Nago-Torbole

foto 51 – Punta San Vigilio

foto 52 – visto a Bardolino: Punta San Vigilio

foto 53 – panorama del lago dal Monte Rocchetta

foto 54 – il lago visto da Nago-Torbole

foto 55 – Porto San Nicolò – Riva del garda

foto 57 – Riva del Garda – l’ora soffia forte

foto 58 – Bardolino – il Ponte dell’amore

foto 59 – Punta Lido – Riva del Garda

foto 60 – Santuario Madonna della Corona a Spiazzi – caprino Veronese

foto 61 – Punta S. Vigilio

foto 62 – Navene -Malcesine

foto 63 – la siora Veronica nel porto di Malcesine

foto 65 – il tramonto di Torbole

La Torre Apponale a Riva del Garda, con molta fantasia che non guasta mai!!!

Fasano del Garda – Villa  Zanardelli

– Un grand’uomo: GIUSEPPE ZANARDELLI statista dimenticato… la politica del servizio –

Biografia dall’Archivio della Camera dei Deputati e un articolo di Dino Messina dal Corriere della Sera.

Giuseppe Zanardelli

Nato a Brescia il 26 novembre 1826
Deceduto a Maderno (Brescia) il 26 dicembre 1903
Laurea in Giurisprudenza; Avvocato, Pubblicista / Giornalista; Prefetto di Belluno

Biografia

Nasce a Brescia il 26 ottobre 1826. Compie gli studi secondari nella città natale, quindi si iscrive alla facoltà di giurisprudenza dell’università di Pavia.
Nel 1848 prende parte alle rivolte popolari anti-asburgiche, si arruola volontario e partecipa alla campagna del Trentino, ma dopo la sconfitta di Novara ed il successivo rientro delle truppe austriache in Lombardia si rifugia in Toscana. Torna tuttavia spesso a Brescia, mantenendo i contatti con i liberali lombardi e piemontesi.
Nel decennio seguente si mantiene impartendo lezioni di diritto; frattanto inizia a collaborare con articoli di economia politica a Il Crepuscolo, settimanale di scienze, lettere ed arti fondato a Milano nel 1850 da Carlo Tenca. Segue con interesse l’evoluzione economica del bresciano: compaiono nel 1857 due suoi saggi dedicati, rispettivamente, alla crisi della cultura del gelso e alla grande Esposizione generale di Brescia, rassegna dello sviluppo siderurgico e meccanico del territorio.
Nel 1859 è costretto ad espatriare in Svizzera. Si stabilisce a Lugano, ma rientra in tempo per organizzare l’insurrezione di Brescia, ed è lui a dettare il proclama ai concittadini, così come sarà ancora lui, più tardi, ad accogliere Garibaldi in città. Arruolatosi nei Cacciatori delle Alpi, resta in zona di operazioni fino all’armistizio di Villafranca. Con l’annessione della Lombardia al Piemonte è eletto deputato al Parlamento di Torino per la VII legislatura. Rimarrà parlamentare ininterrottamente fino alla XXI legislatura del Regno d’Italia.
Acquista rapidamente credito presso i democratici per le critiche puntuali rivolte alla politica economica della destra, finché, caduto il 18 marzo 1876 il Governo Minghetti e salita al potere la sinistra, Zanardelli approda al Governo. Nel primo Gabinetto Depretis occupa il Dicastero dei lavori pubblici, ma il 7 novembre 1877 si dimette rifiutando di firmare la legge sulle convenzioni ferroviarie, giacché ritiene che l’affidamento del servizio ai privati non tuteli a sufficienza l’interesse pubblico.
Torna al Governo il 24 marzo 1878, con Benedetto Cairoli. Assunto il Ministero dell’interno, si occupa del progetto di riforma elettorale, ma, pochi mesi dopo, il fallito attentato al Re commesso da Giovanni Passannante (17 novembre 1878) provoca la crisi e le successive dimissioni del Governo. Zanardelli riprende allora con successo l’attività forense e pubblica L’avvocatura.
Il 24 maggio 1881 è nominato Ministro di grazia e giustizia nel IV Gabinetto Depretis. In questa veste porta a termine la stesura del nuovo codice di commercio e fa approvare la legge di riforma del lavoro femminile e minorile. Dimessosi perché contrario alla pratica del trasformismo, il 25 novembre entra a far parte della “pentarchia”, blocco di opposizione parlamentare che si propone di offrire un’alternativa costituzionale al trasformismo e si batte per allargare la libertà di parola e di riunione, non sufficientemente garantite dal Governo in carica; sono con lui Benedetto Cairoli, Giovanni Nicotera, Alfredo Baccarini e Francesco Crispi.
Nel 1887 si riavvicina a Depretis, entrando nel suo ultimo Governo.
Riassunto il suo incarico alla Giustizia – incarico che manterrà anche nei primi due Esecutivi guidati da Francesco Crispi – avvia la riforma del sistema giudiziario e fa approvare il primo codice penale dell’Italia unita, di impianto liberale, destinato a sostituire il codice sardo, che dopo l’unificazione era stato esteso a quasi tutto il territorio nazionale. Il nuovo codice, che entrerà in vigore il 1° gennaio 1890, cancella la pena di morte, e sancisce la libertà di sciopero e di riunione.
Dopo le elezioni generali del 6 novembre 1892, che vedono il successo di Giolitti, diventa Presidente della Camera. Nel luglio 1893, vedendo alcuni giornalisti della tribuna stampa fare uso di ventagli per sfuggire alla calura opprimente, Zanardelli confida loro di provare invidia; divertiti, i giornalisti rispondono donandogli un modesto ventaglio di carta sul quale appongono le loro firme. Nasce allora l’usanza del tradizionale dono del ventaglio da parte della stampa parlamentare al Presidente.
Rieletto il 6 aprile del 1897 e riconfermato nella carica, dal dicembre 1897 è nuovamente Ministro della giustizia con Di Rudinì, ma nel maggio seguente i contrasti in seno al Governo sui temi dell’ordine pubblico lo inducono alle dimissioni.
Eletto nel novembre del 1898 per la terza volta alla Presidenza della Camera, pochi mesi dopo si dimette in segno di protesta contro l’aumento delle spese militari e contro i nuovi provvedimenti restrittivi in materia di ordine pubblico. Partecipa quindi attivamente alla campagna ostruzionistica contro il Governo Pelloux, intenzionato a modificare in senso restrittivo il Regolamento della Camera onde limitare gli interventi dell’opposizione.
Il Governo Saracco, entrato in carica dopo le elezioni del giugno 1900, è costretto rapidamente alle dimissioni a seguito delle tensioni innescate dall’assassinio di Umberto I (29 luglio 1900) e da una nuova ondata di scioperi che indeboliscono la compagine governativa. Il 15 febbraio 1901 Zanardelli, ormai settantacinquenne, forma il suo Governo, che resterà in carica fino al 3 novembre 1903. Il nuovo Gabinetto, nel quale Giolitti tiene il Dicastero dell’interno, chiude un periodo di grandi tensioni politiche e sociali e segna una svolta politica in senso liberale, aprendo di fatto quella che verrà poi definita «età giolittiana».
Sotto il Governo Zanardelli il Parlamento approva una nuova e più organica normativa per la protezione del lavoro femminile e minorile. Nel quadro della politica economica vara poi due leggi che finanziano il risanamento e lo sviluppo economico di Napoli. Accanto a questi provvedimenti, che insieme alla futura legge per la Basilicata rappresentano uno dei primi esempi dell’intervento straordinario dello Stato nel Mezzogiorno, deve essere ricordato il contributo venticinquennale stanziato per la costruzione dell’acquedotto pugliese. Non altrettanto fortunati sono invece il tentativo di riforma del sistema fiscale, che prevede tra l’altro l’abolizione del dazio al consumo, o il progetto di introduzione del divorzio: entrambi i provvedimenti incontrano infatti una forte opposizione e finiscono per essere accantonati.
Nel settembre 1902 Zanardelli intraprende un viaggio in Basilicata per conoscere direttamente i problemi di una delle regioni più povere del Paese. All’origine dell’iniziativa vi è un’interpellanza del deputato socialista Ettore Ciccotti, risalente all’aprile precedente, e due interventi in Assemblea, tenuti in giugno, da parte dei parlamentari lucani Pietro Lacava e Michele Torraca.
Partito da Roma il 14 settembre, il Presidente del Consiglio rientra nella capitale il 30. Nel suo viaggio, non privo di situazioni di grande disagio, visita decine di paesi, facendo esperienza diretta dell’arretratezza del territorio e della miseria delle popolazioni. Amministratori locali e parlamentari gli consegnano suppliche e lagnanze, alle quali risponde assicurando l’interessamento dello Stato.
Il resoconto del viaggio si rivelerà fondamentale per l’approvazione, nel 1904, della legge speciale per la Basilicata.
Nel frattempo, Zanardelli ha però lasciato il potere, dimettendosi il 21 ottobre 1903, perché indebolito dalle tensioni internazionali e dalle critiche mossegli da larghi settori dell’opposizione. Ormai stanco e malato, muore a Maderno il 26 dicembre dello stesso anno.

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Villa Zanardelli a Fasano del Garda (nel Comune di Maderno) – Dimora dello statista –

Zanardelli, statista dimenticato. Fece del gran bene all’Italia (e al Sud)

Scritto da: Dino Messina alle 15:57 del 03/11/2011
Tags: Giuseppe Zanardelli

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Non si capisce perché nelle celebrazioni per i centocinquant’anni dell’unità d’Italia il nome di Giuseppe Zanardelli sia stato dimenticato. Eppure il politico bresciano è stato uno dei rari esempi di coerenza liberale: avversario del trasformismo, fautore del bipolarismo, uomo di princìpi solidi, stimato anche dagli avversari, per due volte presidente della Camera. Per non parlare delle realizzazioni di uno statista che aprì con il suo governo illuminato (1901-1903) l’età giolittiana: la riforma elettorale dell’82, quella del codice civile nell’89, il viaggio in Basilicata nel 1902 da cui scaturirono le prime leggi speciali per il Mezzogiorno, oggi ritenute «famigerate» ma allora sintomo di lungimiranza e sensibilità sociale. O meglio, di «spirito nazionale».
È vero, a Brescia, sei anni dopo la morte venne eretta una statua in suo onore. Per capire però la fortuna di Giuseppe Zanardelli (1826-1903) bisogna partire dalla constatazione che non una fondazione, non un istituto di qualche rilevanza porti il suo nome. E da un <CF8502>maquillage compiuto in una delle stanze della sua villa a Maderno, sul lago di Garda: Zanardelli, massone, scapolo impenitente, con alcuni figli illegittimi accertati, tra cui un bambino che sarebbe diventato prete, fece dipingere le allegorie dell’amor sacro e dell’amor profano. Passata la villa a un’associazione religiosa, il primo è rimasto, il secondo è stato cancellato.
E gli studi zanardelliani? Sono progrediti più per l’impegno di un manipolo di volenterosi che per un disegno programmatico. Tra i pochi storici a dedicare importanti saggi allo statista dimenticato, Roberto Chiarini, bresciano, professore ordinario di storia contemporanea all’università di Milano, ha avuto anche il merito di ottenere fondi nel 2000 per la classificazione delle carte di Zanardelli. Dopo aver pubblicato nel 1973 da Giuffrè la sua tesi di laurea con il titolo «Politica e società nella Brescia zanardelliana», Chiarini è andato pubblicando una serie di studi, compresa la biografia «Zanardelli – Grande bresciano grande italiano» pubblicata nel gennaio 2004 da La Compagnia della stampa Massetti Rodella Editori. Tra gli uomini delle istituzioni, il maggior merito va riconosciuto a Carlo Azeglio Ciampi, il cui impegno fu determinante per la realizzazione della mostra allestita al Vittoriano nel maggio 2003, a cento anni dalla morte</CW>.
Il «Carneade Zanardelli» si intitola il primo capitolo della biografia scritta da Chiarini, che ci restituisce un ritratto vivo del personaggio, a cominciare dalle radici famigliari. Il padre, Giovanni, era un ingegnere, scomparso prematuramente nel 1853 lasciando la moglie, Margherita Caminada, e dieci figli, di cui dovette occuparsi, facendo i salti mortali, il primogenito Giuseppe. Il nonno, Giuseppe, era un «grassinaro», cioè un produttore e commerciante di latticini, che aveva lasciato la natìa Collio, in Val Trompia, per aprire un’attività a Brescia. Nonostante il fallimento della bottega, i due figli del «grassinaro» riuscirono a laurearsi, Giovanni in ingegneria, Antonio in legge.
Giuseppe Zanardelli fu educato dunque in una famiglia della borghesia professionale, con radici popolari, cui non mancava il senso religioso: la madre, cui fu devotissimo, era una cattolica fervente, tre sorelle sarebbero diventate suore. Giuseppe era uno studente vivace, a volte prepotente, brillante negli studi. Come dimostrò al collegio Sant’Anastasia di Verona e al Ghislieri di Pavia, da cui rischiò di essere espulso a causa dell’esuberante interesse per il gentil sesso. L’esame di laurea non si sarebbe tuttavia svolto nell’ateneo ticinese, chiuso per le turbolenze antiaustriache, ma nel 1849 all’università di Pisa, preferita a quella di Torino dove stava il «traditore» Savoia. Il giovane Zanardelli aveva partecipato ai moti del Quarantotto, non alle Dieci giornate di Brescia del ’49, ed era un repubblicano mazziniano. Scelta che avrebbe pagato nella sua città dove negli anni Cinquanta gli fu impedito di esercitare la professione forense. Dopo la morte del padre, contribuì a mantenere la famiglia dando lezioni private, facendo il segretario di un teatro, e collaborando al milanese «Il crepuscolo», il settimanale più prestigioso dell’epoca. Fu quello un decennio duro, ma di formazione, avvenuta anche frequentando il salotto della contessa Maffei a Milano, dove tra l’altro incontrò Mazzini.
Delegato di Cavour a Napoli con l’incarico di suscitare una sollevazione popolare prima dell’arrivo di Garibaldi, dal 1860 Zanardelli venne eletto ininterrottamente al parlamento nazionale sino alla morte. «Anticlericale politico», lo definisce Chiarini. Posizione cui arrivò dopo aver tentato di coinvolgere i cattolici e i preti patriottici dei suoi collegi elettorali e aver sperimentato di contro l’ostruzionismo della curia bresciana che esercitava pressioni anche sui cattolici liberali. Durante il quindicennio della Destra, Zanardelli rimase all’opposizione non disdegnando tuttavia di assumere incarichi istituzionali. La svolta vera arrivò nel 1876: entrò nel primo gabinetto Depretis come ministro dei Lavori pubblici, carica dalla quale si dimise anche perché contrario alla linea imposta dal capo del governo sul riscatto della linea ferroviaria nazionale, che favoriva un ristretta oligarchia finanziaria. In realtà Zanardelli era contrario soprattutto alla pratica del trasformismo. Un mandato breve fu anche quello da ministro degli Interni nel primo Gabinetto Cairoli: assunse l’incarico nel marzo 1878 e lasciò in dicembre, travolto dalle polemiche successive all’attentato a Umberto I compiuto dal lucano Giovanni Passannante.
Tornato ministro di Grazia e Giustizia nel maggio 1881 con il quarto governo Depretis, il politico bresciano varò nel 1882 una riforma elettorale che allargava il numero dei votanti da seicentomila a 2,5 milioni. Il criterio del censo veniva mantenuto, ma molto abbassato, inoltre si dava la possibilità di votare a chi aveva almeno la seconda elementare. Il liberale Zanardelli, fautore del merito, era contrario sia a un elettorato troppo ristretto, costituito dall’élite che definiva dei «bancocrati» sia al suffragio universale, poiché temeva l’influenza del clero sulla massa degli analfabeti. Il suo capolavoro fu tuttavia la riforma del codice penale approvata nell’89, che unificava gli ordinamenti dell’Italia preunitaria e aboliva la pena di morte.

zanardelli2.jpgL’ultimo atto politico di questo liberale coerente, che tentò senza successo di introdurre il divorzio (Giolitti ironizzava: soltanto due scapoli si occupano del divorzio in Italia, Zanardelli e il Papa), si svolse al Sud. Con quel viaggio in Basilicata, compiuto nel settembre 1902 anche con mezzi di fortuna, come un carro trainato da buoi, quando era già minato dalla malattia. I lucani gliene sono ancora oggi grati. L’amore di Zanardelli per il Sud è testimoniato anche dalla canzone «Torna a Surriento», che si dice composta, o comunque riscritta dai fratelli Giambattista ed Ernesto De Curtis, in onore del capo del governo in vacanza sulla Costiera amalfitana. Gli ricordava tanto le rive del suo Garda.

http://www.grandeoriente.it/pdf/corriere-24-10-11.pdf

RITROVATO a ROMA il MONUMENTO FUNERARIO dedicato a MARCO NONIO MACRINO possessore della VILLA ROMANA di Toscolano. (Testi di Andrea De Rossi)

Ricevo e volentieri pubblico questo scritto di Andrea De Rossi, pubblicato nelle pagine del bollettino dell’Unità Pastorale di Toscolano Maderno.

RITROVATO a ROMA il MONUMENTO FUNERARIO dedicato a MARCO NONIO MACRINO possessore della VILLA ROMANA

Marco Nonio Macrino visse con la moglie Arria, anch’essa appartenente alla nobilissima famiglia dei Nonii-Arrii, nella splendida villa romana costruita a Toscolano nel 2° secolo d.C.

L’amico Giacomo Bertella di Toscolano, valido collaboratore dell’Associazione Storico Archeologica della Riviera, mi ha segnalato che alcuni giornali hanno pubblicato, nell’ottobre 2008, la notizia del ritrovamento a Roma, dopo oltre 1800 anni, del monumento funerario dedicato al Generale Marco Nonio Macrino, vissuto nel II secolo d.C. in buona parte a Toscolano. Poiché tale importante notizia mi era sfuggita, da internet ho attinto notizie più dettagliate sia del monumento funebre ritrovato che del personaggio al quale era dedicato. Per noi gardesani è una notizia d’importanza storica e locale perchè Marco Nonio Macrino visse con la moglie Arria, anch’essa appartenente alla nobilissima famiglia dei Nonii-Arrii, nella splendida villa romana costruita a Toscolano nel 2° secolo d.C., i cui resti sono venuti alla luce il 1° febbraio 1967, durante i lavori di scavo per la posa della fognatura nei pressi della cartiera di Toscolano, Egli era anche proprietario del “Vicus Macrinus” dal quale prese il nome la frazione di Maclino. I giornali si sono buttati a capofitto su questo ritrovamento e la notizia ha fatto il giro del mondo, solo perché il Generale Macrino sembra abbia ispirato il regista Ridley Scott per creare Massimo Decimo Meridio, cioè il “Gladiatore”, dell’omonimo film interpretato da Russel Crowe. Recentemente, però, Alfredo Valvo, docente di Storia Romana all’Università Cattolica, esclude che il monumento ritrovato sia quello dedicato al Gladiatore, ma quello del Console bresciano Marco Nonio Macrino, che non fu certo un gladiatore. Ma non è di questo che intendo soffermarmi, ma bensì del modo in cui è stato ritrovato il monumento e del personaggio al quale è dedicato, che è strettamente legato alla storia di Toscolano e di Maderno. Nello scorso mese di ottobre 2008. al chilometro ottavo della Via Flaminia a Roma, poco distante dal fiume Tevere, ora divenuta una zona di grande pregio, nel corso di scavi preventivi effettuati in previsione della costruzione di alcune palazzine, venne alla luce questo monumento funebre. Secondo i primi rilievi effettuati dall’archeologa Dott.ssa Daniela Rossi della Sovrintendenza speciale di Roma, pare che questa tomba, trovata a sette metri di profondità, sia stata edificata sopra uno strato di sedimenti limacciosi e sia crollata su sè stessa finendo interrata e sommersa dalle acque del Tevere e quindi al riparo dai saccheggi e dalle spoliazioni. Sono state ritrovate intere colonne, parti del timpano, fasci littori ricoperti dal fango del fiume che li ha “protetti” per tutto questo tempo. L’identificazione del titolare di questo lussuoso ed imponente mausoleo è stata piuttosto facile: una gigantesca iscrizione è stata ritrovata insieme alle altre parti marmoree che rivestivano il mausoleo, nella quale è indicato il nome di Marco Nonio Macrino. Parliamo ora del personaggio al quale il figlio, alla fine del secondo secolo d.C., innalzò questo magnifico documento. Era un membro della Tribù Fabia, alla quale era stato assegnato il territorio bresciano e sposò Arria, appartenente alla stirpe degli Arrii. Entrambi abitarono nella villa di Toscolano. Fu uno degli uomini più ricchi della zona del lago di Garda ed apparteneva ad una nobile famiglia di Brescia, senatore, figlio e padre di senatori. Nato presumibilmente a Brescia tra il 115 ed il 120 d.C., fu Console sotto Antonino Pio nel 154, Proconsole d’Asia nel 179-171 sotto Marco Aurelio del quale fu intimo amico, dimorò anche in Efeso (ora Turchia), Sacerdote “Quindecimo” per la custodia e l’interpretazione dei Libri Sibillini e del DivoLucio Vero, luogotenente e compagno dell’Imperatore Marco Aurelio, Governatore consolare della Pannonia superiore ed inferiore, curatore delle acque del Tevere, luogotenente della XIV^ Legione Gemina, Pretore, Tribuno, Governatore in Asia, Questore, Tribuno della Legione XVI^ e Presidente di sezione del collegio giudicante di eredità e di tutela. Ebbe diversi figli, tra cui: Marco Nonio Arrio Cuciano e Marco Nonio Arrio Paolino Apro, entrambi Consoli sotto Settimio Severo. Morto Aurelio gli successe il figlio Comodo il quale, desideroso di liberarsi degli ingombranti amici del padre, esiliò in Africa Marco Nonio Macrino, dove, probabilmente, morì. La superba villa romana di Toscolano era la dimora abituale dei Nonii i quali avrebbero attribuito il nome di Tusculanum (luogo di delizie campestri), arrivato a noi modificato in quello di Toscolano. Oltre la villa di Toscolano, questa famiglia possedeva proprietà in varie zone del bresciano e perfino nel trentino. A Maderno, invece, possedevano il “Vicus Macrinus” dal quale prese il nome la frazione di Maclino. Poiché, come è stato sopra specificato, fra i vari incarichi ricoperti dal Gen.le Macrino, vi fu anche quello di “curatore alle acque del Tevere”, viene da pensare che il monumento funerario a lui dedicato non sia stato posto a caso nel luogo in cui è stato recentemente ritrovato. Ad ulteriore conferma della presenza a Toscolano di questo personaggio, è bene ricordare che nel 1745 l’archeologo Scipione Maffei trovò nella primitiva parrocchiale di S.Andrea di Toscolano, dedicata più tardi a S.Domenico, che era sorta sulle rovine del tempio di Bacco nell’area della villa romana, una lapide che Marco Nonio Macrino dedicò alla salute recuperata della moglie Arria, la quale era soggetta a frequenti malori Nel IV secolo d.C. la stirpe dei Nonii-Arrii si estinse e le loro ingenti proprietà passarono nel demanio prima dei Goti, poi dei Longobardi ed, infine, a quello dei Franchi.29.01.2009 Andrea De Rossi

LA VILLA ROMANA DI TOSCOLANO

Sabato 25 settembre 2010, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, è avvenuta l’apertura straordinaria al pubblico del sito archeologico della Villa romana dei Nonii Arrii di Toscolano. Sabato 25 settembre 2010, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, è avvenuta l’apertura straordinaria al pubblico del sito archeologico della Villa romana dei Nonii Arrii di Toscolano.

Sabato 25 settembre 2010, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, è avvenuta l’apertura straordinaria al pubblico del sito archeologico della Villa romana dei Nonii Arrii di Toscolano. Fra le autorità, tra le quali il Sindaco e l’Assessore alla cultura, che hanno presentato questo sito, era presente la Sovrintendente i beni archeologici della Lombardia, Dott.ssa Elisabetta Roffia. Nel suo discorso di presentazione ha affermato che questa apertura straordinaria ha l’intento di dare visibilità a quanto è stato svolto finora in questo sito, confermando che le opere sono terminate solo nella parte occidentale dell’area, mentre in quella orientale gli scavi che hanno messo in luce altri ambienti, verranno completati in futuro. La stessa ha sottolineato il fatto che questa villa, contrariamente a quelle scoperte a Sirmione e a Desenzano, si sa con certezza a chi è appartenuta. Il Sindaco ha annunciato, tra l’altro, che questo sito verrà dedicato al Notaio Dr. Claudio Fossati, lo storico toscolanese che già nel 1893 pubblicò la sua opera “Una villa romana a Toscolano” con la quale illustrò dettagliatamente come doveva essere nella sua maestosità questa villa sorta nel I secolo d.C. da parte della potente e ricca famiglia dei Nonii Arrii, citando Marco Nonio Macrino e la moglie Arria come i principali personaggi che hanno soggiornato qui. Ricordo, perché ne fui testimonio e ne filmai gli scavi, che questi resti vennero alla luce già 43 anni fa e precisamente il 1.2.1967, in occasione dei lavori di scavo per la posa dei tubi della fognatura. In seguito all’intervento della Sovrintendenza,fu promossa una modesta campagna di scavi e furono trovate altre stanze e nuovi mosaici. Allora la zona fu recintata e protetta da una semplice copertura in plastica, il tutto ora sostituito da quella definitiva. La “gens” Nonia, a cui apparteneva questa villa ebbe diversi consoli e generali con Uffici a Roma, Brescia e a Verona nonché nella Pannonia inferiore e superiore (era in quel tempo una provincia romana che comprendeva una parte dell’attuale Ungheria, dell’Austria, della Croazia e della Slovenia), in Asia, a Efeso, Nicea e Nicomedia, Fu appunto durante gli scavi nella piazza di Efeso nel 1903 che venne alla luce una epigrafe, in lingua greca, che ricorda tutte le cariche ricoperte dal generale Marco Nonio Macrino, vissuto nel I secolo d.C. le quali si possono così riassumere: fu console sotto Antonino Pio nel 154, proconsole d’Asia nel 170-71 sotto Marco Aurelio, sacerdote e “Quindecemviro” per la custodia e l’interpretazione dei Libri Sibillini, sacerdote del Divo Lucio Vero, luogotenente, scorta e compagno dell’imperatore Marco Aurelio, governatore consolare della Pannonia inferiore e superiore, curatore e soprintendente alle acque del Tevere, luogotenente della Legione XIV Gemina, pretore, tribuno della plebe, governatore in Asia, questore (amministratore militare), tribuno della Legione XVI, presidente di sezione del collegio giudicante le questioni di eredità e di tutela. Questo personaggio, oltre la villa era anche proprietario del “Vicus Macrinus”, da cui il toponimo della frazione di Maclino. La moglie Arria, di origine etrusca, fu anch’essa un personaggio importante. Era nelle grazie dell’Imperatore Settimio Severo per l’amicizia che questi aveva con il marito e per le sue grandi qualità culturali. Era una colta matrona che si dilettava alla lettura delle opere di Platone e conversava con i dotti. Quando si trovava a Brescia era soggetta a molti malori e corse pericolo di vita causa una particolare malattia cui era affetta. Il marito la trasferì a Toscolano perché respirasse le balsamiche aure del lago e poi costruì nel giardino della villa un apposito tempietto “per gratitudine d’averla rimessa in salute” Questa epigrafe, ritrovata nel 1745 dall’archeologo marchese Maffei, fu portata nel Museo lapidario di Verona, dove si trova tutt’ora. Nel IV secolo d.C.la stirpe dei Nonii Arrii si estinse e le loro ingenti proprietà passarono nel demanio prima dei Goti, poi dei Longobardi ed, infine, dei Franchi. Carlo Magno e, successivamente Ludovico il Pio li distribuirono ai Vescovi e ai monaci quale premio e riconoscimento del grande aiuto dato dal clero nella guerra contro i Longobardi. Le corti vescovili della Riviera ricevettero diversi terreni. Le corti di Maderno e di Toscolano furono particolarmente ricompensate, tanto da divenire il più grande feudo della regione. Ciò valse al Vescovo di Brescia il titolo di “Marchese della Riviera” che fu ufficialmente riconosciuto dall’Imperatore Federico III d’Asburgo a Domenico De Dominicis nel 1464. Questo titolo nobiliare si mantenne fino alla caduta di Venezia del 1797. Interessante conoscere come il Beneficio Parrocchiale di Toscolano sia venuto in possesso del terreno circostante la Parrocchia, dove sono stati rinvenuti i resti della villa. Donato Fossati nel suo volume “Benacum – Storia di Toscolano” lo spiega. Nel 1797, sull’onda della Rivoluzione francese, si costituisce a Brescia il governo provvisorio bresciano che provvede subito a requisire i beni della Chiesa. Quelli di Toscolano li vendette a Giovanni Borghetti di Brescia, da questo furono venduti nel 1824 ai fratelli Vicario di Gaino (che risultavano proprietari di una cartiera ai Covoli) i quali immediatamente li permutavano con il fondo posto sotto il punto dove si trovava la fontana di Gaino ed insieme con un brolo della Prebenda, passarono così di proprietà al Beneficio Parrocchiale di Toscolano.Andrea De Rossi
dal Bollettino dell’UNITA’ PASTORALE di Maderno

A Riva del Garda – Soltanto in sogno – Mostra fotografica della poetessa Antonia Pozzi

Nell’anno del centenario della nascita della grande poetessa Antonia Pozzi, attraverso materiale inedito, la mostra mette in evidenza un aspetto ancora poco conosciuto di questa grande artista del Novecento italiano: la sua passione per la fotografia. Un’occasione unica per renderle omaggio attraverso fotografie e documenti messi a disposizione dalla vedova di Dino Formaggio. La galleria civica Craffonara di Riva del Garda, ospita la mostra «Soltanto in sogno», che richiama nelle inquadrature le opere del pittore Giovanni Segantini.

La mostra che proseguirà fino al 13 maggio, è curata dal centro culturale La Firma e sostenuta dal Comune di Riva del Garda.

IL GIARDINO DEI SENSI – A Gardone Riviera in collina sopra Fasano.

IL GIARDINO DEI SENSI – A Gardone Riviera in collina sopra Fasano.  In posizione incantevole, un parco naturalistico unico.

Per chi ama la natura e magiche atmosfere… Un antico casale ristrutturato del Quattrocento, arredato con mobili d’epoca, attorno alla casa il “giardino dei sensi”, un esclusivo parco di 80.000 mq ove si sviluppa il “percorso vita”. Alle spalle i monti con sentieri fra i boschi e le rocce del lago…

http://www.giardinodeisensi.it/index.php?option=com_content&view=frontpage&Itemid=11&lang=it

IL PARCO

Bolsone, un luogo dedicato

Bolsone è dedicato ai fiori di campo, alla loro bellezza ed alla loro umiltà. Passeggiando ogni giorno ne scopro di nuovi o forse sono gli stessi, ma che io vedo con luce diversa, li guardo, mi commuovo, non sono fiori sfarzosi. Amo rispettare i cicli della loro vita, così non sono ansioso di dare la parola alla falce che tutto livella, prima di farlo attendo che l’impollinazione abbia fatto il suo corso ed i semi siano pronti per la nuova stagione. Amo visceralmente le piante che sono un miracolo vivente e alle quali è legata la nostra vita, noi non potremmo vivere senza di loro, ma loro benissimo (anzi meglio) senza di noi. Le piante perpetuano il miracolo della vita trasformando l’inorganico in organico, danno cioè vita a ciò che non ne ha, permettendo così anche la nostra esistenza. Esse trasformano sali minerali, acqua, con l’aiuto della luce, in infinite elementi come grassi, zuccheri, proteine, vitamine, veleni ed in mille altre cose conosciute ma ancor più sconosciute; come facciano poi a portare acqua ed elementi nutritivi dalle radici alla cima degli alberi, a volte altissimi, senza pompe o altro resta un processo in parte ancora sconosciuto. Bolsone è un piccolo esempio dove la natura è libera di esprimersi. Chi desiderasse visitare Bolsone, cioè il nostro “Giardino dei Sensi”, lo deve fare in punta di piedi, ascoltando, accompagnato anche da un libro se lo desidera, non solo guardando ma anche annusando, ascoltando e toccando, prima o poi il “Genius loci”, ovvero lo spirito del luogo gli parlerà, magari con la voce della cicala o quello di un grillo o di un uccello o di una cascatella o di un fruscio, ma gli parlerà, basta saper ascoltare. Bolsone è la storia di un luogo vivente prima abbandonato e poi recuperato con un po’ d’amore. Come già detto è stato dedicato alle erbe e ai fiori di campo, ai più semplici, per far questo si è tentato di ricostruire i luoghi di una volta, siano essi stati campi fioriti, prati o oliveti, ove l’equilibrio regnava sovrano ed i diserbanti selettivi non avevano ancora distrutto i papaveri e i fiordalisi dai campi di grano. I luoghi della nostra infanzia insomma, che molti di noi hanno vissuto, che “sapevano di buono” e “odoravano di fresco”, quando si poteva ancora camminare scalzi nell’erba umida, in un arato o in un ruscello, magari sentendo un po’ di male ma senza il pericolo di tagliarsi con un vetro, simbolo della civiltà degli scarti. Il ricordo della nostra buona campagna che non c’è più.Questo è ciò che ci ha guidato nella ricostruzione del luogo, questo è ciò che speriamo di riuscire a destare nel visitatore dal piede leggero. Per citare Proust dobbiamo ricercare il tempo perduto e la pace, e quale luogo migliore se non fra olivi e cipressi? La quiete.

Bolsone è percorso da sentieri e sentierini più o meno facili da trovarsi, liberi da vegetazione o nascosti fra il fogliame, a volte è facile perdere l’orientamento. Mi sono più volte chiesto se fosse opportuno mettere delle indicazioni per facilitare il percorso aiutati da una mappa, in effetti mi piaceva l’idea di farsi condurre solo da un scelta istintiva che portasse in luoghi sconosciuti, farsi prendere dalla leggera ansia dell’ignoto, ma poi ho pensato che un leggero aiuto non poteva essere negativo anche per l’indicazioni dei luoghi di riposo. Abbiamo così tracciato la mappa dei luoghi,  e posto alcune indicazioni sui sentieri per facilitare i percorsi e trovare i luoghi segnati o sognati.

Giardino dei Sensi

Via Panoramica, 21
25083 Gardone Riviera (BS)
Lago di Garda
Italia

Tel +39 0365 21022
Fax +39 0365 293042

info@dimorabolsone.it

Fasano, scompare dagli scali Navigarda.

– Fasano visto dal lago –  Dipinto di Zeno Diemer

Fasano, scompare dagli scali Navigarda. Lo storico approdo da quest’anno è stato abolito e per prendere il battello si dovrà spostarsi a Gardone oppure Maderno. Scompare un piccolo, suggestivo angolo di storia locale; di turismo selezionato alle bellezze nascoste del lago. Quando l’Italia era davvero povera, non mancava niente ed a Fasano c’era tutto. Adesso siamo tornati indietro, peggio di prima della guerra.

Foto storiche Fasano (bs) lago di garda veduta di fasano con al centro l'hotel bellariva e un battello sul lago - Provincia di Brescia e Fondazione Negri

– Veduta di Fasano con al centro l’hotel Bellariva e un battello sul lago, partito dal porticciolo. –

(Archivio Studio Fotografico Negri – Brescia)

Usa: all’asta le cartelle cliniche di Hitler. Usava cocaina, aveva ‘flautolenza incontrollabile’ e per aiutarsi sessualmente usava estratto di testicoli di toro.

04 maggio, 17:42

(ANSA) – NEW YORK, 4 MAG – Adolf Hitler soffriva di sinusite che curava con la cocaina, soffriva anche di una flatulenza ”incontrollabile”; mentre per aiutarsi sessualmente usava estratto di testicoli di toro. Lo rivelano le cartelle cliniche del fuhrer richieste al suo medico personale Theodor Morell dall’esercito americano, in tutto 47 pagine, che saranno messe la settimana prossima all’asta sul sito web della ‘Alexander Historical Auctions’ di Stamford, in Connecticut.
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Fraglia Vela Desenzano – Cinquant’anni di vela (di Oreste Cagno e Maurizio Toscano)

Oreste Cagno – Maurizio Toscano
Fraglia Vela Desenzano – Cinquant’anni di vela
Saluto di Luciano Galloni (Presidente Fraglia Vela Desenzano)
Saluto di Sergio Gaibisso (Presidente Federazione Italiana Vela)
La Fraglia compie 50 anni, mezzo secolo di vita che ha visto il susseguirsi di grandi trasformazioni, dal boom economico, agli anni di piombo, dalla sbornia degli anni Ottanta alla riflessione ed al riposizionamento che caratterizza la nostra vita attuale, la Fraglia nella storia, che leggerete attraverso le vicende umane e sportive dei suoi presidenti ed attraverso le gesta dei suoi atleti, non è stata immune dagli eventi che hanno caratterizzato la vita nazionale. Generalmente quando si celebra un anniversario lo si fa guardando al passato, è quello che faremo anche noi attraverso questo libro che grazie all’aiuto disinteressato di Oreste Cagno e di Maurizio Toscano ripercorre attraverso “profili” la vita dei protagonisti della vita del circolo, ma un libro non può essere solo ricordo, deve essere anche messaggio e motivo di riflessione verso il futuro per indurre ad agire le nuove generazioni verso traguardi sempre più ambiziosi ed ancora da scrivere consapevoli come siamo di rappresentare per Desenzano un laboratorio sociale e sportivo che potrà essere preso a riferimento e a modello da chi ritiene l’impegno verso le istituzioni un dovere da dedicare alle generazioni future che sappiano fare dello sport della vela un “gioioso” modo di vivere. Mai come ora si sente il bisogno di ridefinire il significato di fratellanza e di famiglia è questo il compito che ci prendiamo per i prossimi cinquanta anni consapevoli come siamo che per avere un grande futuro è meglio avere un grande passato alle spalle. I criteri ispiratori di questo libro sono semplici, dettati dalla necessità di mettere ordine nelle vicende che si sono via via succedute, non abbiamo lasciato spazio ad alcuno che non sia legato alla vela, infatti vi compare solo il saluto del Presidente della Fiv per il resto la vita del nostro sodalizio sportivo si snoda attraverso i profili redatti secondo le precise indicazioni dei protagonisti o di chi ha potuto e saputo parlare per loro. La vita di ognuno di noi è la sommatoria delle proprie scelte, la vita di un circolo è la sommatoria delle sue attività, è per questo che si è voluto spaziare in altri ambiti, la scuola di vela vista come parte integrante della Fraglia, la squadra Optimist e la squadra agonistica vista come il biglietto da visita della Fraglia sui campi di regata italiani ed internazionali, le attività sociali come momento di apertura agli “altri” quasi a suggellare la “vision” dettata dal Consiglio Direttivo in carica. Con l’apporto di Roberto Assante, Alberto Borzani, Nicola Borzani, Gigi Cabrini, Bruno Fezzardi, Ugo Giubellini, Francesco Imperatori, Alfredo Lamperti, Giuseppe Navoni, Valter Pavoni, Mario Pizzatti, Danilo Poloni, Stefano Ramazzotti e Martin Reintjes, la Fraglia “si propone quale porta aperta sul lago di Garda per le attività veliche e sociali legate all’utilizzo del lago, quale bacino vitale per l’economia desenzanese, da difendere, da conoscere e da far conoscere in un continuo divenire per la salvaguardia del benessere dei nostri soci, dei simpatizzanti e di tutti i cittadini del mondo che vorranno venire in Fraglia e farne la propria casa”. LUCIANO GALLONI (Presidente Fraglia Vela Desenzano)

Domenica 29 Aprile – Echi d’acqua – a Tignale

Sì lo so non sono tenero con il Presidente della Repubblica.

E che dire del lavoro, cardine su cui si fonda la Costituzione, della quale il Presidente della Repubblica “dovrebbe ” essere il garante. Ebbene da quando imperversa la crisi, con le aziende in difficoltà ed i lavoratori che rimangono senza lavoro, non vi è mai stata, mai una volta, mai, che il Presidente se ne sia ricordato. Mai una volta che Napolitano, abbia caldeggiato la tutela dei salari, dei posti di lavoro, gli incentivi per le aziende, affinchè la ripresa sia un fatto concreto, dato che solo dal lavoro potrà scaturire. Invece il nostro presidente sembra essersi scordato i compiti che la Costituzione gli assegna, ossia difesa dei valori costituzionali ed il primo in assoluto è il lavoro. Nella scala dei valori presidenziali, il lavoro è stato scavalcato dal debito e dal fare sacrifici. Si attenga alla Costituzione Presidente, e senza troppe forzature e senza scomodare i luminari economici, scoprirà che in essa è ccntenuto il segreto della ripresa e della crescita: “LAVORO”. Sì lo so non sono tenero con il Presidente, ma le scelte sbagliate sin qui volute, impongono che il bene del popolo, della collettività, prevalgano, sopra ogni fuorviante gentile accondiscendenza.

Napolitano l’è contro la demagogia ed il qualunquismo… ma non contro l’ipocrisia…

Napolitano l’è contro la demagogia ed il qualunquismo che giudicano i politici, ma non contro l’ipocrisia che alberga in tutte le stanze del potere.
Ed un pò circola anche al Quirinale. Il popolo è in grande difficoltà, gli imprenditori si suicidano, le famiglie non ce la fanno, i giovani non trovano lavoro, l’Italia è allo sfacelo, il debito pubblico accumulato dai politici, lo paga il popolo, in nome del risanamento economico. Ma quale risanamento, può esserci nel mandare la gente in rovina? Il vero risanamento è insito nel bene in favore del popolo, nell’attenzione ai bisogni, non dei banchieri che vogliono il saldo immediato dei debiti. Povero Napolitano, non te ne sei accorto, oppure c’è quel velato, sottile, mai sopito atteggiamento di nascondere l’evidenza con parole che distolgono l’attenzione dalla vita reale del paese e dai problemi della gente, che ha sempre dominato i politici del nostro paese? Anche tu non sei diverso. Al tuo posto sarei uscito dal mausoleo molto prima di incaricare Monti di dissanguare il popolo. Sarei andato tra la gente, mi sarei indignato contro le ingerenze sovranazionali ed avrei affermato la dignità dell’Italia ed il suo diritto all’autodeterminazione politica ed economica. E non avrei ceduto il paese agli strozzini. Già ma sei tu il presidente.

VECCHIE FOTO – Volume Alto Garda Bresciano – Ateneo di Salò.

Volume Alto Garda Bresciano – Ateneo di Salò



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I fienili di Cima Rest e Denai potrete trascorrere una vacanza rilassante soggiornando in tipiche strutture rurali di origine austro-ungarica

I fienili di Cima Rest e Denai

I fienili sono situati nel territorio della Valvestino, zona posta tra il lago di Garda ed il lago d’Idro, all’interno del Parco Alto Garda Bresciano.

Immersi nella natura a 1200 mt. di altitudine, potrete trascorrere una vacanza rilassante soggiornando in tipiche strutture rurali di origine austro-ungarica con tetto a paglia.
Ogni fienile è dotato di ampio soggiorno con cucina attrezzata per 6 persone, servizi igienici, il primo piano adibito a zona notte con disponibilità di 6/8 posti letto.

L’ambiente offre possibilità di svago agli amanti del trekking, delle passeggiate a cavallo e delle gite in mountain bike.

I Fienili sono di proprietà del Comune di Magasa, sono stati ristrutturati dalla Comunità Alto Garda Bresciano e attualmente sono gestiti dalla Cooperativa Nigritella Orione. Ogni fienile è provvisto di riscaldamento autonomo.

Regolamento soggiorno nei fienili

Per informazioni e prenotazioni chiamare lo Snack Bar Tavagnù
tel. e fax 0365.74067 sito internet: www.borgocimarest.it e.mail: info@borgocimarest.it

Documenti: Descrizione del Lago di Garda e dei suoi contorni, di Giovanni Serafino Volta

http://books.google.it/books?id=_H05AAAAcAAJ&pg=PA18&dq=garda+e+suoi+contorni&hl=it&ei=1BAtTpL8Koqk8QP_vpXoCw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CDEQ6AEwAA#v=onepage&q&f=

 

 

Poesie – “El me tòc de làc” (Il mio pezzo di lago) di Piera Mastagni – “Pelèr” di Anonimo

El me tòc de làc

Dala me finestra, che dava en sòla via,
te vidìe, ogni matina, endurmensà;
sul en batèl,che de dre al lasaa la scia,
el disturbaa ogni tant, el tò pulsà.
En de tò acque, se speciàa bèl bèl,
i pe del Baldo, là en del Verunes,
Marsèsen, de dre del sò castel,
la ghe schisàa l’occ ai Limunes.
Dopo tanc agn, le robe je cambiade,
è rià el turismo, adio tranquillità,
adès, gh’è sentenèr de vele culurade,
da Torbole, fina mai so a Gargnà.
La Navigarda, con tòc i sò batèi,
la fa la spòla, da Riva a Sirmiù;
e i biondi cruchi, al’ombra dei capèi,
i ve a gudìse, sota al sulleù.
A Pusaleng, gh’è cambiàt el panorama,
te vede amò,ma te se masa de luntà,…
…narò a Tremusen, e sò per la gardesana,
per tucàte, slongarò na mà!

Piera Mastagni

Pelèr
l’è a bunùra
cò i prim ciar
de la matina
che el Pelèr
el se sbulina.
Vent alègher
onda spèsa
vent de Ròca
lach che ciòca.
Onde bianche
ònde da mar
ònde gròse
che se spaca
so le còrne
de l’Altàr.
A l’altesa de dùsa
l’onda amò la se rifa
ma l’è dulsa, calma, tanta
l’è per ch’èl
Che’l lach el canta.

Anonimo

Documenti: Convenzione tra il Regno d’Italia e l’Impero Austro-Ungarico per regolare la pesca sul lago di Garda (1885)

Borgo Cima Rest

 

 

Il Museo Etnografico della Valvestino, allestito in un caratteristico fienile del Borgo di Cima Rest, offre al visitatore uno spunto per avvicinarsi alla lettura della valle e delle sue molteplici caratteristiche che sono venute costruendosi nel  tempo come tessere di un mosaico. Gli oggetti esposti nel museo sono stati scelti sulla base del loro valore simbolico e insieme culturale e artistico. Quest’ultimo valore si delinea spesso non tanto in sé stesso ma soprattutto in ragione del distacco tra il significato odierno e quello che gli oggetti rappresentavano nel passato: un significato degno di chiamarsi artistico in quanto capace di suscitare emozioni, di invitare chi osserva a ricostruire un mondo ormai scomparso.

              

La chiesa di S. Lorenzo di Cadria sorge sul pendio poco al di sotto del centro abitato, di origini antichissime, secondo alcuni sarebbe stata edificata dai longobardi, fu restaurata nel 1547 come si può dedurre dall’affresco sulla facciata d’entrata. Il campanile sostiene due campane, chiamate Santa Croce e Lorenzina e secondo una leggenda del luogo, quest’ultima, possiederebbe capacità benefiche contro gli spiriti maligni.

              

Le trincee sul monte Tombea furono scavate nella montagna durante la Grande Guerra dall’esercito Austrungarico per impedire l’avanzata degli Italiani nel territorio dell’impero.

Storia Antica

La zona sarebbe stata anticamente abitata dagli Stoni, popolo euganeo che pose la propria sede a Vestone. Seguirono gli Etruschi, una cui necropoli, secondo anonime annotazioni del secolo scorso, sarebbe stata rinvenuta ad Armo. I Galli cenomani costruirono case e fortificazioni, tra cui il castello di Turano, antecedente rispetto a quello eretto nel 1240 da Bonifacino di Bollone.

I Galli Cenomani

Sulla scorta dei reperti gallici rinvenuti in buona quantità nel trentino occidentale e specialmente a Storo e a Tiarno di sotto fino alla lontana stazione di Peio in VaI di Sole, si può discretamente dedurre che essi abitassero anche la Valle di Vestino lasciando il ricordo nei toponimi terminanti in -one come Bollone, Persone, Cablone, Caplone, Bondorìe, Lodrone.
Dato il modo di costruire i loro piccoli centri abitati e fortificati ad essi si possono pur far risalire i castelli o castellieri di Vico e Zumie in Capovalle, il Castello di Turano (toponimo preesistente alla costruzione di Bonifacino di Bollone nel 1240) il castello, divenuto poi Rocca Pagana, a Magasa con visibili muri a secco, il Castello di Cadria dominante la valle del Droanello.
Anche i toponìmi Magasa e Cadria sarebbero di origine celtica o gallica.
Si riconosce ai Cenomani il merito di aver dato notevole sviluppo all’agricoltura e specialmente all’allevamento del bestiame; pare anzi che ad essi sia dovuta l’introduzione e la diffusione dei bovini dì razza bigia.
Al contrario degli altri Galli, mantennero ottime relazioni con Roma anche se, nel 197 a.C., il console Gneo Pompeo Strabone concesse l’ìus romano (colonia romana) e nel 49 a.C. la cittadinanza romana con la lex Roscia; ma tutto riguardava la pianura fino alle colline: Roma non aveva ancora preso effettivo possesso della Valle e dei paesi limitrofi. Le nostre vai li erano continua zone di passaggio e di provvisorio accam pamento per gli Stoni, i Trìdentini, i Lepontini ed altri popoli che continuavano a far scorrerie in pianura e a moiestare i nuovi padroni.

I Romani

La Valle di Vestino divenne sicuro dominio di Roma nel 15 a.C., allorché i figliastri di Augusto, Tiberio e Druso, portarono a compimento la nota guerra netica che vide domate tutte le popolazioni delle Valli Camonica e Trompia, del Trentino occidentale fino alle Alpi.
Così la Valle venne a far’ parte dell’impero romano per circa 500 anni ed inscritta alla tribù Fabia di Brescia unitamente alla Giudicarie, la Valle Sabbia, la VaI di Ledro, il territorio del Garda con Arco e Riva: il confine con la tribù Papiria di Trento avrebbe dovuto essere il fiume Sarca. Fu prima colonia romana e, nel primo secolo dopo Cristo, ebbe la cittadinanza romana.
In tutte le vallate di questa zona fino a Trento stanziava la XXI legione Rapaces, a presidio delle vie di comunicazione e a difendere gli abitanti dalle incursioni dei montanari ribelli e dei ladroni. La parte più alta del colle o dosso di Turano ove, dalla fine del 1500, sorge la chiesetta di San Rocco, conserva il nome di TORRE: ciò facilmente comprova che vi fu costruito un fortilizio romano dal quale poter controllare gran parte della Valle; si può ben ritenere che essa venisse demolita o per costruire nuove case o da Bonifacio da Bollone per la fortificazione del Castello di Turano.
L’esigua popolazione, con la venuta dei legionari romani, fu aperta a migliori relazioni con la Riviera del Garda, con la Valle Sabbia e con il Basso Trentino.
Incominciò un lungo periodo dì benessere e di pace favorevole specialmente allo sfruttamento degli estesi pascoli ed all’utilizzazione del legname ricavato dal le fitte selve che ricoprivano gran parte della Valle, Il presidio militare di Turano, le piccole proprietà terriere divennero pagi e vici (villaggi) e si fecero, per quei tempi, discretamente numerose.
Così i discendenti degli Etruschi e degli Steni e gli ultimi Cenomani assorbirono lentamente la civiltà, i costumi, la religione, la lingua romana.
Pochi, oltre il toponimo predetto, sono i ricordi romani: tombe romane rinvenute a Magasa-Capetel nel 1885 con monete e lucerne funerarie; il tutto fu portato nel Collegio di Desenzano da don Bartolomeo Venturini, ma purtroppo più nulla è colà reperibile; si hanno pure un peso di stadera romana del III secolo d .C. e una moneta romana dell’imperatore Maximino Pio
Germanico (235-238 d.C.) trovata nel 1969 presso la Chiesa di San Giovanni Battista di Turano: è proprietà di un privato della Riviera, mentre il peso è custodito nel museo romano di Brescia. Di romano ci parlano I’ex castello di Magasa, ribattezzato Rocca Pagana, il Cingolo Rosso e le frazioni Vico e Vie di Capovalle.

Il Cristianesimo

Le persecuzioni, anche se furono seme di altri cristiani, ritardarono la diffusione del Cristianesimo che solo nel 313, con l’imperatore Costantino, ebbe libertà di culto; divenne religione di Stato con Teodosio, finché nel 415 l’imperatore Onorio comandò che le reliquie e le memorie dell’idolatria fossero abolite e distrutte,
Non si deve vedere la piccola valle di Vestino, con i finitimi paesi e valli, tutta cristiana nell’ultimo periodo romano; tutto fu lento e difficile per superare l’idolatria al gallico dio Bergirmo e ai romani Saturno, protettore dell’agricoltura, ai Mani, protettori della casa, a Pane, dio dei pastori, e a Flora e Proserpina, dee delle biade.
La tradizione vuole che la Valle sia stata convertita al Cristianesimo da San Vigilìo vescovo di Trento e martirizzato in Valle Rendena il 26 giugno del 400 dopo dodici anni di episcopato. Egli era giunto nella sede tridentina partendo da Milano: pertanto si è portati a credere, dalle chiese a lui dedicate, che il suo primo contatto sia stato con le popolazioni del Garda: Punta di San Vigilio, San Vigilio a Tignale e a Droane, San Vigilio in VaI Trompia sono una discreta catena entro la quale influì direttamente e, ancor meglio, con i suoi discepoli.
E’ certo che tutte le nostre valli abbracciarono interamente il culto cristiano con la dominazione longobarda (568-774): al loro Santo patrono è dedicata la chiesa di San Michele nella omonima valle di Tremosine confinante con Magasa, la ex chiesetta di Droane andata diruta con il tempo, la chiesa di Bollone e il paese di San Michele nella valle di Surro.
Siccome nei primi secoli del Cristianesimo le circoscrizioni ecclesiastiche si innestarono su quelle civili romane, la Valle di Vestino fu aggregata alla diocesi di Brescia che si estendeva anche alle valli del Sarca e del Chiese. La chiesa bresciana, tramite il feudo e la curia di Vobarno, ebbe pure qui dei piccoli diritti. 

I Longobardi

Per mancanza di tempo e di spazio rimandiamo il lettore a rivedersi la storia di questo popolo in Italia e l’amministrazione che applicò nei territori occupati: fra questi vi fu anche la Valle di Vestino.
Di etimologia longobarda è FOBBIA (=passo, gola, valico): va bene quindi ricordare i tre passi della Fobbia tra Treviso Bresciano e Capovalle, fra Costa di Gargnano e Tignale, fra la valle di San Michele e quella di Bondo nel comune di Tremosine; il passo della Fobiola nelle vicinanze del monte Spine e della Fobiola fra la vai le di Sass, Droane e Tavagnone.
Secondo uno scrittore tedesco si deve ai Goti e ai Longobardi lo stile di copertura a paglia dei fienili che ancora oggi si possono ammirare sul “gotico altopiano di Rest”: quale ingegnere si è anche premurato di disegnare lo stile di tutta la costruzione.

I Lodrone

Nel 1185, il Conte Enrico d’Eppan cede i suoi possedimenti nelle Giudicarie al Vescovo di Trento, Alberto I. Tra i suoi vassalli figura Calapinus miles de Lodrone.
Emergono – nel frattempo – sempre più duri i contrasti tra Brescia e Trento, con l’investitura che, nel 1189, il vescovo Corrado fa agli illustri uomini di Storo del Castello e corte di Lodrone, con il patto però che non vengano ceduti ai bresciani.
Un secolo e mezzo appresso, Lodovico – il Conte del Tirolo – concede a Raimondo Lodrone i feudi di Bollone, Cadria e Droane. Questi vengono riconosciuti nel marzo 1363 da Albrigino e Pederzotto Lodrone, come provenienti dalla Contea del Tirolo e investiti dal Duca Rodolfo d’Austria il 13 gennaio 1396.
Dal 1309, Magasa e Cadria (con Turano, Bollone, Moerna, Persone e Armo) divengono giurisdizione della Parrocchia di Tignale. I Lodrone restano fino al 1826 ma, nel frattempo, con la subentrata Amministrazione austriaca, la valle è sotto la pertinenza della giudicatura di Condino dal 1828.
Un dominio, quello dei Lodrone, che si esprime nell’esercizio del diritto civile e criminale, con riscossione di tributi vassallatici da parte delle popolazioni locali sia in denaro che in natura. I paesi della Valle hanno un’amministrazione indipendente (Cadria è frazione di Magasa) e solo per le decisioni generali fanno riferimento al Generale Consiglio della Valle, che si riunisce a Turano.

Nella sua descrizione della Valle di Vestino, pubblicata nel 1683, il turanese Bartolomeo Corsetti rileva che «la Valle s’innalza su colli, lì non viene raccolto che sia sufficiente a nutrire gli abitanti, se non è importato da altre parti. I prati sono sufficienti al sostentamento di qualunque genere di bestiame, perciò abbonda di carne e di latticini. Manca di olio e di vino e di tutti gli altri generi alimentari necessari. Abbonda, però, di non pochi bisognosi, i quali per cercare vitto col proprio lavoro sono costretti a trascorrere parte dell’anno in altre Regioni. Abbondano parimenti coloro che vogliono dare vita a luoghi selvosi, la Valle dispone di non pochi luoghi adatti alla caccia, e perciò è delizia per gli stessi Signori Conti di Lodrone»

Il 30 agosto del 1741 viene confermata l’investitura del feudo di Cadria a Gio Michele di Lodrone. Il feudo consiste in case, campi, prati e boschi, monti e pascoli. «Gli astanti paghino – viene stabilito – secondo l’antico obbligo e costume, annualmente a tutti gli Eccellentissimi Conti secondo il solito uso avanti praticato per annua ricognizione» e per ciascuna famiglia viene determinato il denaro da versare.

Tra Austria e Venezia


Nel 1753, l’Impero d’Austria e la Repubblica di Venezia trovano un accordo per la delimitazione della linea di confine del Tirolo meridionale, che comprende la Valvestino. Il proclama viene emanato il 17 giugno, dopo i lavori della Commissione di Rovereto, cui sono presenti – in rappresentanza dell’Impero – il conte Paride di Wolckenstein e Giuseppe Ignazio de Hormayr. Per Venezia c’è il commissario Francesco Morosini.
A Rovereto, «rivolta con pari impegno l’attenzione al perpetuo stabilimento della reintrodotta pace», si decide che ogni anno, tra Pasqua e Pentecoste, dovrà essere esposto il proclama che si riferisce alle due comunità, austriaca e veneta. Vengono fissati i confini perché «se ne conservi presente la memoria e in caso di qualche mutazione questa si renda immediatamente osservabile in modo che non resti per l’avvenire alcun pretesto di ignoranza». Verranno quindi posti deitermini da revisionare ogni due anni, ma senza che vi sia pregiudizio per la strada comune o i sentieri. Si stabilisce che se la linea di confine viene oltrepassata «per ignoranza» da animali o pastori, non vi debbano essere «rappresaglie come accaduto per il passato, con tumulto popolare e toccando campana a martello».
Fissati i confini nel convegno di Rovereto, questi vengono resi visibili materialmente con la messa in opera di cippi in pietra dell’altezza di circa 80 centimetri e larghezza di 40. Ciascuno di essi porta un numero progressivo e l’indicazione dell’anno: 1753. È un lavoro che richiede costi che non vengono sollecitamente liquidati. Si fa sentire, per primo, il notaio Gio Pietro Marzadri che, il 27 settembre 1753, invia la nota spese per le «mercedi meritate» nell’operazione di stesura dei confini, per un totale di lire 14. Passano tre anni finché, nel 1756, è la Comunità di Magasa a rivendicare il rimborso delle spese per la revisione dei terreni a confine.
Dopo il 1796, la Valle assiste al passaggio di francesi ed austriaci.
Sono giorni caotici, aggravati dall’impossibilità di acquistare derrate alimentari nella Riviera bresciana del Garda a causa delle scorribande di briganti: in genere sbandati bresciani, veneti e bergamaschi. Condizioni alle quali si aggiungono ulteriori balzelli che gravano sulla gente per «spese belliche e contribuzioni somministrate ai Francesi […] di ragione propria della predetta Comunità [.] fiorini 1.920 da pagarsi ogni anno nel giorno della stipulazione del presente…». E’ il 1801 e l’evento va ad aggiungersi alla torrida estate che pochi anni prima – nel 1798 – aveva inaridito i raccolti, provocato un’epidemia di bovini e suini, cui era seguita una carestia.

1807: altra calamità naturale. Ne parla il tremosinese Tiboni:

«per istraordinaria impetuosa inondazione, i fianchi de’ monti si aprirono e franarono. Ogni convalle divenne torrente, onde il fiume [S. Michele o Campione] uscì dal suo letto e, sormontando le rive per tutto ove trovava pianura, si spanse, divelse e portò seco alberi antichi, scavò e travolse enormi macigni, abbatté i ponti, e tutto il fondo della Valle fu orrendamente sconvolto. E si reputò gran favore del cielo che veruno sia in tante rovine rimasto vittima».

L’evento ha ripercussioni anche sulla Valvestino. È in atto, infatti, ad inizio Ottocento, un fiorente commercio di materiale ferroso trasportato a Magasa e Cadria da Lorina di Tremosine.

La condizione economica della Valle è preoccupante.

Nel 1807, «stante la sua situazione produrrà all’incirca some di frumento 80,20 di segala, orzo galatico di poco buona qualità 70, sorgo turco 100, il tutto sufficiente per tre mesi all’anno. Mancano avena e formenton negro [grano saraceno] giungono dalla Riviera some 1.500 di miglio. Non vi è coltura di viti. Ufficialmente i boschi sparsi qua e là non ammettono misura certa. Per calcolo di approssimazione avranno l’estensione di 2.000 passi circa di sterile prodotto. I boschi non furono mai divisi in taglio ordinato e non esiste coltura forestale. Nella Valle non esiste commercio a motivo che le legne sono scarse e tardi giungono a maturazione. Egualmente, si può calcolare con difficoltà l’estensione dei pascoli e delle zone prative dei monti, perché questa Valle è per la maggior parte scoscesa. Gli abitanti, esclusi i pochi necessari al lavoro in campagna, devono cercare di guadagnare altrove da vivere. Non esistono manifatture, fabbriche o filande. Oltre ai poverissimi, la parte bisognosa della Valle ammonta a circa un quarto che sono occupati a guadagnarsi il vitto con fatiche giornaliere. La pulizia della campagna è affidata alla vigilanza di persone preposte, i camperai. Esiste qualche forno, ma provvisorio e solo per il bisogno del paese, vi si fabbricano mattoni d’occasione per il solo tetto, cioè fornaci per coppi e mattoni e calchere per calce. Non esiste alcuna cava di pietra, le case sono di sassi, ad eccezione del tetto».

Una realtà tragica, confermata dalla lettura di un contemporaneo documento del 1806: dalla “Tabella di coscrizione” delle persone obbligate alla classificatasteora (del Distretto della giurisdizione della Val di Vestino) per il mese di novembre 1806, risulta che i contribuenti del Comune sono 247. Di questi, 61 figurano con la qualifica di operaio. Compare poi «un contadino con una vacca», 11 «contadini con due vacche», due «con tre vacche», uno «con 12 vacche», uno «con cinque vacche», due «con quattro vacche», uno «con sei vacche» ed anche tre «operai con tre vacche».
Tra le note a margine emergono preoccupanti situazioni personali: «senza dote e senza assegno vedovile», «vive con la terra già venduta e in più aggravato da debiti», «senza dote e senza pensione», «le vacche vengono mantenute con fieno altrui», «vacche mantenute con fieno la maggior parte comprato».

Alla statistica segue una nota esplicativa: «in questa classificazione sono state poste molte famiglie nella classe dei contadini perché possiedono una o l’altra vacca. Verità di fatto si è che la ristrettissima campagna viene coltivata dalle donne e gli omeni più della terza parte sono necessitati a portarsi nel limitrofo Regno d’Italia a procacciarsi il vitto mancante nel paese. In generale poi la totale posizione di questa valle è interamente montuosa ed alpestre, non produce vino di sorta, il terreno è sterile zappativo selvatico che appena porta a maturità, produce grano per tre mesi all’anno e gli abitanti sono costretti ad entrare in certi Paesi in tempo d’estate a procacciarsi vitto e impiego».

Non esistono manifatture, ma è attiva la coltivazione del lino e della canapa in quasi tutte le case, fino alla prima guerra mondiale. Ancora oggi, nelle vicinanze dei paesi, alcuni toponimi ricordano queste lavorazioni: le fontane/e e, forse, i cui delle caneve o del cànèf a Magasa, el pos del canev (o cànè/) a Cadria.

Gli Asburgo

Un momento cruciale è segnato dal Congresso di Vienna (1814-1815) che, in parte, riporta l’Europa alla situazione pre-napoleonica. Risulta penalizzata Venezia, che finisce con l’essere sottomessa all’Austria. I domini della Serenissima subiscono in parte la stessa sorte e la Valle, che viene incorporata alla Contea principesca del Tirolo, fa ora riferimento al Capitanato Circolare di Rovereto.
I Conti di Lodrone si vedono restituire la proprietà feudale. Vi rinunciano il 29 giugno 1826.
La condizione economica della Valle peggiora: è di stenti e miseria ancora peggiori rispetto ad una ventina di anni avanti. Una congiuntura aggravata dalla carestia degli anni 1816-18l76.
Sono comunque attive calchere, fornaci da laterizi, fucine, cave di pietra nera. Si consolida la coltivazione del granoturco e, in breve, a seguito dell’occupazione francese, quella della patata e dei fagioli. I cereali finiscono al mulino di Magasa. Con il noce viene prodotto il mobilio e, con i suoi frutti, olio da illuminazione.
Tra le principali attività, figurano quelle del boscaiolo e del carbonaio come purtroppo attesta l’elevato numero di incidenti.
Qualche equivoco nasce attorno alla coltivazione del tabacco. Il 17 giugno 1859 la Pretura di Condino chiarisce che «la luogotenenza è venuta in cognizione che in molti Comuni è invalsa l’opinione che si può, nel corrente anno, coltivare liberamente tabacco per proprio uso, come negli anni 1848 e 1849. Si incarica di avvertire la popolazione di quei comuni nei quali fosse introdotta tale erronea opinione che la coltivazione del tabacco senza permesso è vietata».
 

– Fienili di Cima Rest –

L’Italia oltre il confine

1859. È in atto la Seconda Guerra d’Indipendenza che consegna la Lombardia al Piemonte.
L’Austria ammassa truppe al confine e il Capo Comune di Magasa viene raggiunto da un invito del Comune di Bondone.
Visto «il numero straordinario di militari accantonati nel territorio di Bondone che esige grande quantità di viveri e specialmente di carni, avendo questo Comune fino ad ora somministrato più di 15 armente, e converrà continuare, così si ordina anche a codesto Comune di prestare soccorso spontaneo col somministrare almeno tre armente da macello. Queste dovranno essere previamente peritate da persona intendente ed il Comune deve garantire a nome del Distretto il prezzo da pagarsi entro tre o quattro mesi corrispondendo frattanto l’interesse del 6% al venditore. Non si dubita che codesto Comune vorrà rifiutare tale requisizione, d’altronde spontanea, giacché in caso diverso verrebbero requisite forzosamente dalla forza armata, non senza subire le gravi conseguenze dispiacevoli a lui e dannose per i suoi amministratori».
In seguito, a Magasa giunge l’invito della Pretura di Condino a provvedere sollecitamente nel «fornire l’occorrente alle truppe sul monte Tombea e Comblone, specie vino, acquavite ed altri generi di cui abbisogna il militare», utilizzando per il trasporto «i muli per le provviste di carne da macello».
Nel 1862, la situazione di conflitto tra Austria e l’Italia continua a creare preoccupazioni.
Energico il richiamo della Pretura di Condino: «Per ordine superiore si avverte codesto Comune che attese le attuali relazioni politiche non si può tollerare senza una autorizzazione superiore le corrispondenze immediate fra i comuni tirolesi e quelli del Piemonte e che quindi, qualora le circostanze richiedessero una corrispondenza ufficiosa fra comuni di confine, il rispettivo comune avrà a rivolgersi alla soprascritta».
Una condizione, quella di terra di confine, che ingenera continui equivoci, specie per l’eventuale renitenza al servizio militare.
Nel 1889, Giovanni e Antonio Pace «appena sono entrati nel paese di Magasa essendo reduci dall’America si presentarono al Capo Comune affinché questo voglia fare cenno col rimettere il presente all’inclito Imperiale Regio Capitanato di Tione affinché questo voglia interporsi presso le autorità militari che gli sia più inclita la pena, la più mite essendo essi come refretari».
Assistenza medica carente, istruzione garantita da qualche persona più colta degli altri o dai preti che suppliscono anche all’assenza di notai dopo l’abolizione del collegio notarile della Valle. Chi non vuole ricorrere al clero si reca a Condino.
Modesta l’alimentazione: perlopiù polenta, pane e minestra, latte.
Intanto, crescono i contatti commerciali tra la Valle e l’Italia dove, tra il 1860 e il 1880, l’aumento della produzione agraria è il dato fondamentale dell’economia.
Il problema economico dell’Italia di quel periodo è, in verità, dato dalla mole crescente dei consumi, da porre in relazione con l’incremento fortissimo della popolazione passata dai 25 milioni del 1860 a oltre 29 milioni di vent’anni appresso.
Negli anni tra la Seconda e la Terza Guerra di Indipendenza (1859-1866), tra la frontiera italiana e quella austriaca della Valle vengono edificate alcune caserme.
L’Italia ne costruisce, per la Guardia di Finanza, al Casello di Dogana sul dosso della valle Rio di Vincerì, vicino allo sbarramento dell’attuale diga di Valvestino, a Cocca Veglie, nella zona di Capovalle, nelle vicinanze del Rio Secco, nelle vicinanze del passo Vesta e nella zona di Boccapaolone, in territorio di Gargnano.
Verso la fine dell’Ottocento, l’economia della Valle si basa sull’emigrazione. Gode di maggiore considerazione chi viaggia con passaporto austriaco.
Un caso spiacevole, e non certo l’unico, accade nel 1874, quando il Capitano del Distretto di Tione scrive:
«Certo Giovanni Gottardi, di costì, arrestato in San Pietro di Croazia per mancanza di passaporto, venne tradotto alle mie dipendenze ieri sera ed io, dopo averlo ripreso severamente, lo rimettevo in libertà con l’ordine di restituirsi entro 48 ore in patria a scanso delle penalità di legge. Provvederà che il Gottardi non abbia a partire ancora senza passaporto e senza i necessari mezzi di sussistenza. Siccome il Gottardi era senza danari per fare il viaggio da Tione a Magasa, gli anticipai soldi 25. Invito codesto Comune a qui spedire tale importo entro otto giomi».


Fine Ottocento

Secondo lo storico bresciano Gabriele Rosa, la Valle di Vestino, «la più ricca di prodotti montani», versa a Gargnano intorno a mille quintali all’anno di carbone, che viene mandato fino a Torino, e offre pascolo a circa mille pecore.
Il gardesano Claudio Fossati descrive così la Valle, a fine Ottocento.
«Nessuna strada carreggiabile mette nella Valle, ma il sentiero più antico e più comodo è certamente quello che da Toscolano sale a ritroso del fiume e mette, in poco meno di sei ore, a Turano. Privi di industrie e di commerci, gli abitanti più agiati si dedicano all’allevamento del bestiame che hanno numeroso e di buona razza ed al caseificio, mentre i poveri validi emigrano in primavera nelle vicine province dell’Impero ed in Lombardia a esercitare il mestiere del carbonaio e taglialegna, nei quali sono abilissimi. Frugali e onesti, ritornano a tardo autunno ai loro monti con un gruzzolo di risparmi bastanti a svernare la famiglia. Anche i più poveri posseggono una casetta, l’orto e qualche palmo di terreno che viene lavorato a vanga dalle donne. I boschi comunali forniscono i poveri di legna per le famiglie e pascolo a qualche capra. Tutti sanno leggere e scrivere; hanno in generale ingegno acuto o parola immaginosa e facile, naturale disposizione a studiare ed apprendere, onde avviene che fra quei pastori e carbonai emersero spesso persone di vaglia. La criminalità è quasi affatto sconosciuta in Valle. Il solo contrabbando fomentato dalle ingiuste tariffe, dai facili guadagni, dalla povertà degli abitanti, è stimolo a violare le leggi. Le cime dei monti sono coperte di ricchi pascoli ove, durante l’estate, si nutriscono 600 vacche indigene premiatissime, circa 700 capre e altrettante pecore. Anche i prodotti del caseificio e il bestiame vengono esportati di preferenza per le vie di Gargnano. Fino a pochi anni fa i pascoli comunali, come anticamente, erano goduti insieme da Consorzi, cioè dei vari proprietari di bestiame i quali contribuivano un tanto per capo al municipio: ora la necessità di fare calcolo su somme determinate e certe fece dai comuni dare il sopravvento al sistema delle locazioni a lungo termine, perciò i più facoltosi dispongono essi soli dell’alpe con discapito dei piccoli allevatori. Sempre così: i governi aristocratici favoriscono i più poveri, i democratici i più danarosi. Strana fortuna delle parole. La popolazione è intelligente ma poco e mal nutrita, e traente origine da pochi ceppi, perciò è molto consanguinea e deve subire la triste influenza degli incroci. Tale situazione di fatto, sebbene gli effetti debbono essere stati contrariati dalla bontà dell’aria, dall’assenza di complicazioni sifilitiche, ha fatto espandere in Valle la scrofola e l’anemia che mietono vittime a preferenza sulle giovinette. Il dialetto della Valle è il bresciano con qualche rara forma trentina. Come tanti altri montanari pronunciano l’esse in principio di parola. Gli uomini vestono cappellaccio a cono con berretta di refe, camicia di lino aperta sul petto, brache a giustacuore di stoppa filata e tessuta in casa, gambiere di pignolato e zoccoli o scarpe basse. Le donne vestono succinte con la vita molto alta, come alla moda dell’Impero; sono resistenti alle fatiche: camminatrici, spesso accompagnano i mariti o vanno a visitarli e ad aiutarli alle baite, lontane sette o più ore di cammino, recando in spalla i bambini nelle loro culle di vimini, di assicelle di abete. Tre volte la settimana, un postino sale da Storo, il paese di notevoli dimensioni più vicino alla Valle, con lo scopo di distribuire le lettere che impiegano oltre sei giorni per giungere a destinazione. Per un pacchetto ci vogliono 14 giorni».
In merito all’istruzione, è diffusa l’abitudine di sottrarre i bambini alla frequenza scolastica.
Nel 1884, l’Imperiale Regio Capitanato di Tione scrive: «In non pochi comuni di questo Distretto si lamenta l’inconveniente che i genitori affidano i loro figli ancora obbligati alla frequentazione della scuola a terze persone, specialmente ad arrotini, spazzacamini, ecc. i quali li conducono il più delle volte in Stati esteri. Saranno avvertiti i genitori che l’obbligo della frequentazione della scuola dura fino all’età di 14 anni compiuti e che soltanto i fanciulli dell’età di 12 anni possono, da questo Capitanato, venire dispensati dall’ulteriore frequentazione dalla scuola, purché l’abbiano frequentata per sei anni (legge scolastica del 14 maggio 1869)».

 Il Novecento

Nel dicembre 1908, i comuni della Valle approvano all’unanimità i piani di Giulio Angelini, ispettore forestale di Brescia, per il rimboschimento di vaste plaghe boschive ormai denudate e quasi completamente improduttive. La posa di lanci e pino nero d’Austria dura dal 1900 al 1914.
Nel 1910, sorge a Magasa una cooperativa di consumo. Chiude nel 1930 per essere rilanciata nel 1933, ma ha vita breve.
Con la prima guerra mondiale, la Valle diviene italiana. Il 26 maggio 1913 entra in Turano una compagnia di soldati italiani ed i carabinieri occupano la gendarmeria lasciata dagli austriaci. Gli italiani «entrano prima per Moerna, Persone, Cadria, Magasa e vanno a posarsi sui prati di Magasa e quindi Tombea». I bersaglieri entrano in Magasa provenienti da Tignale, Cadria, Bocca Paolone e Costa di Gargnano.
Una Cassa Rurale aveva aperto i battenti nel 1910. Due anni prima un’analoga iniziativa era decollata a Moerna e nel 1921 anche Turano ha la sua Cassa Rurale, tuttora operativa sotto la denominazione di Banca di Credito Cooperativo di Bedizzole e Turano Valvestino.
Il 1914 potrebbe essere l’anno buono per la costruzione dell’impianto telefonico nella Valle, autorizzato dal Ministero del Commercio austriaco.
Tutto sembra procedere a dovere, ma la “Post telegrafen Direction di Innsbruk”, il 28 dicembre, scrive:
«La costruzione di un impianto telefonico nella Valle di Vestino si sarebbe incominciata coi lavori tosto che fosse stato disponibile un corrispondente numero di lavoratori adatti e fossero stati pronti i pali. In seguito al subentrare immediato della situazione creata dalla guerra non può purtroppo venire più mantenuta. Le condizioni finanziarie dello Stato non permettono più spese rilevanti per la costruzione di impianti telegrafici o telefonici; l’Imperiale Regio Ministero del Commercio ha perciò disposto che ora simili costruzioni telefoniche, fino a nuovi ordini, possono venire promesse solo quando gli interessati siano disposti a pagare anticipatamente l’introito tasse dell’ammontare di tutto l’importo della spesa di costruzione, che nel caso attuale importano 7.300 corone. Il rimborso di questo importo che sarebbe da dedicarsi senza interesse, verrebbe effettuato colla consegna degli introiti-tasse dei parlatori della Valle di Vestino agli interessati. Questo stato di cose durerà per lo meno per tutto il 1915; probabilmente però dovranno risentirne anche i prossimi anni. Essendoché escluso che gli interessati della Valle di Vestino siano o verranno ad essere in grado di dedicare il suddetto importo per la costruzione del telefono colà, la costruzione dell’impianto telefonico per la Valle di Vestino deve venire prorogata a tempo indeterminato».
Nell’autunno 1913 riprende l’insegnamento nelle sette scuole della Valle, con insegnanti del posto o inviati dal Commissariato Civile. Il Commissariato provvede anche a dispensare dalla frequenza alle lezioni i ragazzi che devono lavorare nei campi in primavera. Esonero anche in occasione dei tridui e per la festa patronale.
Ripresa l’attività abituale dopo la Grande Guerra, la gente della Valle ritorna ai lavori consueti, in specie l’allevamento. Riprende la coltivazione del foraggio, dei cereali, di patate e ortaggi.
Carbonai e boscaioli lavorano sul posto o emigrano.
Permane una situazione di disagio sotto l’aspetto sanitario: prosegue l’assistenza dei medici militari dopo il 1918, poi, nel 1924, ecco un medico condotto.
La luce elettrica giunge a Magasa il 23 dicembre 1923, a Cadria nel 1932.
I Comuni di Armo, Bollone, Moerna, Persone, Turano e Magasa vengono unificati il primo marzo 1929. Nel 1931, il nuovo Comune prende il nome di Valvestino. Successivamente, in seguito alle richieste dell’Amministrazione della Valle, Valvestino entra a fare parte della provincia di Brescia, nel 1934.
Dal primo gennaio 1948, Magasa torna a formare Comune a se.
La carrozzabile che collega Magasa agli altri nuclei abitati della Valle viene messa a punto tra il 1931 e il 1932, negli anni – quindi – immediatamente successivi alla grave crisi economica mondiale del 1929 che riducono la possibilità di ricorrere all’emigrazione.
Una boccata di ossigeno per l’occupazione giunge dalla costruzione della Gardesana Occidentale nel suo tratto da Gargnano a Riva (1929-1931) e della Navazzo-Magasa (1934), tronco stradale, quest’ultimo, necessario per rivitalizzare la Valle. Il progettista è Federico Cozzaglio.
Il servizio di autocorriera da Magasa a Gargnano è operativo dal 1933.
La strada di collegamento con Cadria viene realizzata tra il 1958 ed il 1968.
Dal 1942 al 1946 opera nella Valle un cantiere per la raccolta della resina dei pini, denominata Resinera.
Un nuovo e notevole impulso alla vita della Valle viene offerto dal 1939 al 1962 con la costruzione della diga che sbarra il torrente Toscolano.
L’amministrazione di Magasa (come quella di Valvestino, del resto) appiana debiti nel bilancio negli anni Sessanta con la cessione all’Azienda Regionale delle Foreste della Lombardia di parte del territorio montano e boschivo.

 

La  Storia del comune di Magasa

 File:Panoramamagasa.JPG

– Magasa –

Magasa è un piccolo comune montano di 230 abitanti situato nell’entroterra del Garda bresciano e precisamente nella Valle di Vestino. E’sistemato a metà del pendio dell’altipiano di Denai ad un’altezza sul livello del mare di 976 metri.

Le sue origini sono antichissime, e per alcuni, risalirebbero ad un insediamento di popolazioni celtiche. Il toponimo di Magasa deriverebbe dalla parola celtica “Mag” che significa campo.

Abitata dagli Stoni, dai Galli Cenomani, fu dominio romano e longobardo. Quest’ultimi, sembra abbiano lasciato traccia della loro presenza, nella costruzione dell’intelaiatura delle travi che compongono i tetti dei fienili con copertura in paglia di frumento, ancor oggi sono visibili nella ricostruzione originaria sull’altipiano di Cima Rest.

Dal 1200 al 1807, Magasa come tutti gli altri sei paesi della Valle, fu feudo dei Conti di Lodrone e territorio del Principato vescovile dì Trento.

Il congresso di Vienna del 1815 riconfermò la giurisdizione di queste comunità all’Impero Asburgico e alla città di Trento.

Terra di confine dal 1426 al 1797 con la Repubblica di Venezia e con il Regno d’Italia fino al 1918, fu per secoli percorso obbligato per quegli eserciti che, intenzionati a evitare I ‘agguerritissima Rocca d’Anfo, scendevano dal nord Italia verso la pianura Padana, o viceversa vi salivano. Numerosi furono i passaggi e le occupazioni militari; 25 maggio 1513, Scipioni Ugoni di Salò, condottiero di milizie rivierasche, aiutato dai gargnanesi, invase la Valle e saccheggiò e incendiò la terra di Magasa per vendicarsi delle scorrerie fatte sulla Riviera dai bellicosi Conti di Lodrone e per l’aiuto da essi prestato all’esercito tedesco; gennaio 1516, Magasa è nuovamente messa a “ferro e fuoco” per ordine del provveditore veneto di Salò Zaccaria Contarini; novembre 1526, Giorgio Frundsberg, proveniente dalla Germania ed alla guida di diecimila terribili lanzichenecchi, transita per la Valle diretto alla conquista di Roma; 1600, il bandito Giovanni Beatrici detto Zanzanù, braccato dai soldati veneti si rifugia nella vallata del Droanello; 1796, soldati napoleonici requisiscono animali e cibarie; 1800, soldati austriaci e garibaldini si alternano nelle occupazioni; infine, nel 1915, soldati italiani liberano Magasa e la Valle di Vestìno da oltre un secolo di amministrazione austriaca.

Magasa si staccò dalla provincia di Trento nel 1934 diventando frazione di Turano. Ritornò comune nel 1947, ristabilendo così l’antica autonomia amministrativa, infatti i suoi statuti rinnovati risalgono addirittura al 1° ottobre del 1589. Per quanto riguarda la Corte d’Appello Magasa fa capo tuttora al capoluogo trentino.

Dal punto di vista ecclesiastico Magasa, fino al 1785, è stata alle dipendenze della Pieve di Tignale. La Chiesa parrocchiale, intitolata a sant’Antomo abate, è stata costruita intorno al 1740, probabilmente sull’area di una preesistente chiesa longobarda. Il campanile è di epoca di poco successiva. Oltre ad alcuni dipinti di pregio va segnalato il pavimento di pietra ammonitica rossa e gialla ricavata dalle cave di Marmer sul monte Denervo. Cadria è l’unica frazione del comune di Magasa è posta su un cocuzzolo che domina la vallata del Droanello. Qui sorge la graziosa chiesetta dedicata a san Lorenzo, di origini antichissime e ricostruita nel 1547. Nel 1700, Cadria risultava “feudo diretto” della nobile famiglia Lodrone, nel 1972, dopo circa duemila anni di cristianesimo, vi giungeva in visita, per la prima volta, un vescovo, mons. Luigi Monstabilini della curia di Brescia!

.Con il progressivo ma inarrestabile spopolamento, l’economia di Magasa è in forte crisi, pur tuttavia, l’allevamento del bestiame ricopre ancora un’importanza considerevole nella vita dei suoi abitanti. L’abbondanza di pascoli e lo sfruttamento nei mesi estivi delle malghe della Casina, Corva,, Bait e della più rinomata Tombea, permettono una buona produzione di formaggio e burro, venduto per la maggior parte in loco o durante la “Festa del formaggio” che solitamente si tiene la seconda domenica di settembre.

File:AltopianodiDenai.JPG

– Altopiano di Denai a Magasa –

STORIA TRATTA DA:

 

La Valle di Vestino di Vito Zeni (manoscritto)

Boschi, fienili, e malghe Magasa tra il 16° e il 20° secolo di Bruno Festa

http://www.borgocimarest.it/storia.htm

Lettere a Fidel Castro per convincerlo ad una transizione democratica a Cuba – Nessuno lo dice: Che Guevara e Fidel Castro erano trotzkisti.

 

Premesso che non sono comunista, a Fidel Castro ho mandato queste tre lettere, per convincerlo ad una transizione democratica a Cuba convinto a mia volta, che il passaggio possa essere compatibile con l’idea di Rivoluzione permanente praticata.  Nessuno lo dice: Che Guevara e Fidel Castro erano trotzkisti.  Infatti tale teoria fu esposta dal rivoluzionario russo Lev Trotzky consapevole che il regime conseguente il processo rivoluzionario, avrebbe dovuto istituzionalizzare ed acculturare la popolazione alla rivoluzione come evento inestinguibile e sempre vivo, onde evitare l’imborghesimento della classe dirigente e dare lunga vita alla dittatura del proletariato. Inoltre Trotzky proponeva una rivoluzione di espansione planetaria, che coinvolgesse tutti i popoli, diramandosi dai paesi che per primi l’avessero attuata. Ebbene le prove incontrovertibili di quanto affermato, sono evidenti negli eventi storici e negli atti dei due leader cubani: in primis la Revolucion  incessantemente caldeggiata, ricordata e rivissuta come punto di riferimento per il passato, il presente ed il futuro dai dirigenti del partito comunista e dalla popolazione cubana. Quindi l’azione di Che Guevara per internazionalizzare la Rivoluzione in Afria e negli altri paesi del Sud America, per la quale egli stesso sacrificò la propria vita. Infine dettaglio significativo: il libretto “La Rivoluzione permanente” di Trotzky, trovato tra gli effetti personali del Che dopo la sua morte.

Il silenzio circa l’appartenenza al trotzkysmo di Che Guevara e Fidel Castro, fu dovuto ad un calcolo di opportunità che i cubani avevano escogitato per non rinunciare all’appoggio sovietico, pena l’invasione degli Usa, a due passi di distanza da Cuba, se non ci fosse stato. Al contrario rendere visibile l’esperienza cubana, come esperienza da far risalire al grande rivoluzionario russo, odiato e fatto uccidere da Stalin, avrebbe compromesso l’alleanza. Pur non essendo comunista ritengo doveroso dare un’osservazione precisa e veritiera dei fatti ascrivibili al più emarginato, demonizzato, perseguitato dei rivoluzionari sovietici, Lev Trotzky: vittima della malvagità stalinista, uno degli ispiratori della Rivoluzione sovietica, ispiratore della Rivoluzione cubana e della Rivoluzione culturale cinese voluta da Mao Tse Tung (anche questo nessuno lo dice). In verità se c’è stato un grande rivoluzionario sovietico, questi fu Trotzky, designato in punto di morte da Lenin, come suo successore, ma sappiamo come andarono le cose: sempre a favore di Stalin.
……

Lettera a Fidel Castro Ruz  (Gio, 05/05/2011)

A Fidel Castro Ruz,
le scrivo per una riflessione inerente la situazione internazionale, di cui si è interessato il ministero degli esteri cubano, inerente i bombardamenti effettuati dalla Nato in Libia ed i probabili collegamenti con la situazione riguardante Cuba, che ritengo potrebbero esserci.
La prima considerazione è che i regimi dittatoriali come quello di Geddafi o quello irakeno di Saddam, sono stati il pretesto per creare le condizioni internazionali e le motivazioni per dare una credibilità agli interventi militari orditi dalle lobbies economiche e degli armamenti americane.
La seconda considerazione osservando i fatti in Libia, consiste nel rilevare che prima sono stati aiutati e riforniti di armi gli oppositori del regime. In seguito quando la sommossa, era in procinto di essere domata da Geddafi, sono scattati gli interventi aerei della Nato.
La terza riflessione è se non si possa ritenere che fatti analoghi possano essere già stati pensati per chiudere i conti con la dittatura cubana, che oltre al sostegno delle lobbies citate, avrebbe un fortissimo impatto sull’opinione pubblica americana, in termini di consenso elettorale. E sappiamo quanto siano molto sensibili i presidenti americani, nello scatenare guerre nel mondo per ottenere consenso.
La quarta annotazione è che Guantamano potrebbe essere un punto d’appoggio logistico
perfetto per organizzare una sommossa contro il regime cubano.
La quinta ed ultima è riflettere sulla necessità di una trasformazione graduale, ma sostanziale, epocale del regime cubano in un sistema socialdemocratico, per salvare il meglio delle conquiste sociali della Rivoluzione in ambito democratico. Ed evitare spargimenti di sangue. PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI.
Un Cordiale Saluto
Claudio Maffei

Seconda lettera a Fidel Castro Ruz  (Sab, 07/05/2011)

A Fidel Castro Ruz
Desidero approfondire alcuni temi per comprendere il futuro di Cuba. Dalle sue dichiarazioni che ho letto nel corso degli anni, la Rivoluzione cubana trae origine dalle parole di Marx e Lenin, con la volontà di stabilire la dittatura del proletariato.
Mi permetto di agiungere un elemento, che seppure sfugga sul piano teorico è del tutto evidente nell’esperienza, nella pratica e la storia di Cuba lo dimostra. Infatti si può affermare che Cuba è stato l’unico esperimento del pianeta, di socialismo reale, in cui si è praticata l’idea di Rivoluzione Permanente pensata ed immaginata da Lev Trotskj.
Con parole semplici si può notare che non avere rinunciato agli ideali che avevano spinto a prendere il potere attraverso l’azione rivoluzionaria, e riviverli costantemente; evocarli continuamente e nell’imprimere al popolo una “consapevolezza rivoluzionaria permanente” così come è stato dai tempi della rivoluzione fino adesso, ha significato che la Rivoluzione Cubana è stato, ed è, un evento permanente, come lo intendeva Trotsky.
Non so se le faccia piacere sapere che è evidente che Lei e CheGuevara, eravate e siete, sì marxisti -leninisti , ma soprattutto trotskysti . E ritengo che il Che ne fosse in qualche modo attratto, se è vero che il libro “la rivoluzione permanente” di Trotsky , fu trovato tra gli effetti personali dopo la sua morte.
La riflessione a cui voglio arrivare, è che “la rivoluzione permanente” praticata a Cuba, può sopravvivere anche in assenza della dittatura. E posso dimostrarlo: questa esperienza, mantenuta costante nel tempo ha fatto sì che gli entusiasmi non si assopissero; che le nuove generazioni la reniterpretassero come normalità nella quotidianità e recepissero che i sacrifici richiesti erano e son motivati da un grande ideale di equità ed uguaglianza. Inoltre ho raccolto le testimonianze di italiani che frequentano la vostra gente, dalla quale hanno ricevuto la lezione di vivere in serenità, seppure in grande semplicità. Questi raccontano l’alto tasso di scolarizzazione delle nuove generazioni cubane, e la grande efficienza del vostro servizio sanitario nazionale, da fare invidia a molti paesi ricchi, considerati più avanzati.
E allora se questa consapevolezza che la giustizia sin qui vissuta, è così radicata tra il popolo che la ritiene superiore a qualsiasi altra proposta di governo, anche in un regime democratico, avrebbe il sopravvento.
Cosa potrebbe proporre il Partito Rivoluzionario Cubano di convincente, qualora si instaurasse la democrazia, rispetto alle prevedibili proposte di stampo liberista, improntate al profitto individuale, libero mercato, (quindi maggior consumismo) che farebbero gli avversari?
Senz’ombra di dubbio le regole sociali condivise che impediscono lo sfruttamento dei lavoratori. E uno Stato attento ai bisogni essenziali che riguardano i cittadini: sanità, cultura e istruzione.

Un aspetto da non sottovalutare, nel passaggio alla democrazia, sarebbe la fine dell’embargo economico-commerciale che contribuirebbe ad un innalzamento della qualità della vita dei cittadini, senza per questo scadere nei vizi del capitalismo e del consumismo. Il benessere materiale è un diritto di tutti e di tutte le famiglie e dovrebbe essere equamente distribuito in tutti i paesi del pianeta.
E sarebbe la soluzione definitiva al “bloqueo” statunitense che penalizza settori vitali, come quello sanitario- farmacologico, più volte denunciato, ma che neppure le risoluzioni dell’Onu riescono ad imporre.
La forza della Rivoluzione di Cuba, rispetto a tutte le altre, è nella condizione unica che la pone come evento durato non qualche giorno, mese o anno, bensì 52 anni e tutto questo tempo rivoluzionariao, ha lasciato un segno profondo, indelebile nella popolazione cubana.
La sfida del popolo cubano, è proprio questa: dimostrare a mondo che la Rivoluzione è radicata, sentita e matura a tal punto che può sopravvivere senza la stampella della dittatura, perchè la Rivoluzione cubana è sempre viva e permanente nel cuore della gente ed il profondo desiderio di giustizia che l’ha motivata, è tuttora più attuale che mai.
Claudio Maffei

Terza lettera a Fidel Castro Ruz  (Lun, 09/05/2011)

A Fidel Castro Ruz

La terza lettera è inerente ciò che dovrebbe rimanere agli occhi del mondo dell’esperienza cubana, per essere protagonisti di qualcosa che sarà ricordato come un servizio, un dono, non solo per Cuba, ma di riflesso per tutta l’Umanità.
Ecco perchè è interessante sgomberare il campo dagli aspetti che la propaganda borghese, manipola come aspetti negativi della vicenda cubana.
Occorre non lasciare spazio ai fraintendimenti. Nella precedente lettera ho parlato, non a caso del Partito Rivoluzionario Cubano. Perchè questo? Perchè con il Partito Rivoluzionario si identifica la peculiarità , l’unicità dell’esperienza dei cubani, di avere sempre creduto nella Rivoluzione, la qual cosa li distingue da tutti gli altri regimi comunisti, dai quali è bene distinguersi, per non essere assimilati ai numerosi errori che hanno compiuto, a causa dell’eccessiva burocraticizzazione ed imborghesimento dei loro sistemi di potere.
Il secondo punto su cui occorre fare chiarezza è ciò che viene definito “castrismo” che identifica il ruolo egemonico mantenuto del leader maximo, a seconda delle interpretazioni, per i detrattori a servizio esclusivo del potere personale, mentre per i più obiettivi, come guardiano a salvaguardia della Rivoluzione.
Questo è un punto molto importante e non vorrei essere frainteso. Per essere molto esplicito, cito l’URSS, in cui i guardiani della rivoluzione furono Lenin e Trotsky, mentre l’asservimento della Rivoluzione e dello Stato al proprio potere personale, fu compiuto da Stalin.
Solo gli stolti usano ancora mettere sullo stesso piano i tre personaggi citati, senza differenziare il sincero comunismo dei primi, dal fascismo inequivocabile di Stalin.
Ci sono dittature e dittature. La dittatura del proletariato, pone a salvaguardia della Rivoluzione, coloro i quali l’hanno ispirata e perseguita e proprio per questi antecedenti, sono ritenuti i guardiani più credibili della Rivoluzione.
Il guardiano della Rivoluzione è lo strumento attraverso il quale il popolo costruisce una convivenza più giusta, e quando questa maturazione c’è stata, Egli ha compiuto la propria missione e lascia che il popolo prosegua da solo nell’autodeterminazione del proprio futuro.
Lasciare spontaneamente, significa lasciare l’impronta più credibile del proprio operato. Fin dal 2008 Lei ha rinunciato alle cariche di Presidente del Consiglio di Stato e Comandante in capo, affidando il governo al fratello Raùl Castro. E nell’ aprile 2011 ha chiesto al congresso del partito comunista cubano di essere escluso da qualsiasi carica all’interno del partito, gesto che sancisce la sua uscita di scena da ogni tipo di carica pubblica e di partito, mentre segretario del partito è stato eletto Raùl Castro. Momenti significativi che sembrano presagire che la transizione graduale verso la democrazia è già iniziata nel 2008. Così come il rilascio di 130 prigionieri politici, effettuato negli ultimi mesi, lascia supporre un analogo orientamento, fino all’amnistia completa per tutti i reati politici e di opinione, che darebbe la credibilità più autentica all’insegna del cambiamento. E sarebbe l’atto di riconciliazione più incisivo molto apprezzato sul piano internazionale e dalla Chiesa, che potrà essere l’interlocutore più affidabile nel futuro.
Il successivo atto dovrebbe essere la differenziazione della carica di primo segretario di partito, dalla carica di presidente del Consiglio di Stato, affidando i compiti a membri del partito che non siano riconducibili a lei.
Un gesto altrettanto importante, possibilmente concomitante con quello appena accennato, la variazione del nome Partito Comunista Cubano, in Partito Rivoluzionario Cubano. Due scelte per far capire che a Cuba l’interesse, non è per il potere fine se stesso,
ma per il “”processo rivoluzionario che non cesserà””, con il cambiamento di qualssiasi regime o potere.
Quindi cominciare a riflettere sull’inserimento istituzionale e costituzionale delle regole democratiche. Ed invitare il Pontefice per una visita di Stato, che sarà l’occasione ideale, anche sul piano mediatico, per comunicare al mondo il cambiamento in atto.
Inutile dire che Fidel Castro dovrà essere presente, seppur senza cariche, alla cerimonia , ma le ragioni della trasformazione, dovranno essere spiegate da un rappresentante degli studenti, da un rappresentante dei lavoratori e da una rappresentante delle donne, per dare la precisa sensazione che il processo è già stato avviato.
Quindi indire libere elezioni, lasciando tutto il tempo necessario perchè si organizzino i partiti. Nulla vieta che i membri più carismatici della Rivoluzione, possano essere rieletti sia nelle istituzioni, sia nel partito, per dare maggior slancio alla nuova fase “rivoluzionaria” che si andrà delineando. E’ una questione delicata che và valutata nei termini del consenso elettorale che comporterà.
Infine concludo il mio percorso epistolare, svelando il segreto che permetterà alla “Revolucion” di vincere anche in democrazia ed è la forza che ha permesso ai dei miserabili “barbuti” di sconfiggere il regime di Batista e di governare Cuba per oltre mezzo secolo, nonostante tutte le discriminazioni ed i boicottaggi subìti.
Questa forza che è il segreto di ogni vittoria è la fiducia nei propri mezzi e nelle proprie forze; affrontare le difficoltà senza paura; tenere alto l’obiettivo che ci si è posti, con la determinazione, l’entusiasmo e la convinzione che sarà raggiunto.
Se questi sentimenti; se queste facoltà interiori, saranno riscoperte, allora anche in demcorazia la Rivoluzione vincerà.Tutto ciò fu condensato in un mantra popolare, che suonava così: “Hasta la victoria sempre”.
Claudio Maffei

 

FOTO del GARDA di Davide Cornacchini

immagine per il profilo

Davide Cornacchini (Salò)

Torri del Benaco

Torri del Benaco

Rocca di Manerba

Golfo di Salò

Golfo di Salò

Salò

Salò

Salò

Flowers and Macros

Torri del Benaco

Torri del Benaco

Terremoto (Serniga)

Terremoto (Serniga)

Rocca di Manerba

Torri del Benaco

Torri del Benaco

Salò

Salò

Salò

Monte Baldo

Rocca di Manerba

Rocca di Manerba

Luna

Luna

Rocca di Manerba

Salò

Fasano – Maderno – Monte Baldo

Rocca di Lonato

Salò

Riviera del Garda

Monte Baldo

Monte Baldo

Senza titolo

Rocca di Manerba

Torri del Benaco

Torri del Benaco

Monte Pizzoccolo

Rocca di Lonato

Rocca di Manerba

San Felice del Benaco

San Felice del Benaco

Manerba del Garda

Manerba del Garda

Fuochi d 'artificio uno Salò - Agosto 2008

:: Fuochi d ‘artificio uno Salò – Agosto 2008 ::

Rocca di Manerba

The last Survivors

Salò

Salò

Rocca di Manerba

Primavera

Fasano del Garda

Pìa migole (Marco Zuanelli – Paolo Tonoli) live il 21 aprile a Toscolano.

Un viaggio nel dialetto attraverso i personaggi delle canzoni del duo di Salò. Special guest, il poeta lacustre ROLANDO.

 

Video – Immersioni nel Garda

– Immersioni nel lago per scrutarlo anche  sott’acqua. Carrellata di riprese filmate dai sommorzatori sui fondali del lago: relitti di ogni tipo, residui bellici, immagini sacre e presepi sotto l’acqua del Garda. –

SESIA, DAL FONDALE DEL GARDA LE PRIME IMMAGINI DEL RELITTO

Pubblicato in data 21/mar/2012 da 

Grazie alla passione dei Volontari del Garda e di uno storico di Limone, dopo quasi 152 anni è stato individuato sul fondale del lago di Garda, a 320 metri di profondità, il relitto della “Sesia”, la cannoniera affondata l’8 ottobre 1860 a causa di una improvvisa esplosione a bordo.
Si pensò, in un primo momento, anche ad un atto doloso – in quegli anni il Garda era diviso tra sponda italiana e sponda austriaca – in realtà fu la caldaia di bordo, spinta oltre il dovuto, ad esplodere.
Nel disastro morino 42 persone, tutte italiane, tra le quali anche sette membri dei una famiglia di Limone sul Garda, di fatto quasi azzerata dal naufragio.
Di quel disastro – ancora oggi il più grave avvenuto in acque interne italiane – molti avevano perso memoria. Grazie all’individuazione del relitto con il sonar la storia della “Sesia” è tornata di attualità. Ieri, sempre grazie ai Volontari del Garda (un ringraziamento particolare a Luca Turrini) è stato possibile vedere anche le prime immagini del relitto filmate con una particolare apparecchiatura.
Le proponiamo in anteprima per il sito del giornale l’Adige (www.ladige.it) di Trento (redazione di Riva del Garda).

Immersione alla grotta dell’Isola Borghese

Caricato da  in data 06/ott/2010

Alcune particolarità del Lago di Garda, la grotta dell’Isola Borghese, una vecchia BMW serie 3, il carrello da miniera usato negli anni 50 per la realizzazione della Gardesana Occidentale. un mondo davvero …”matto”

immersione sulla parete di Tremosine ( Lago di Garda )

Caricato da  in data 13/gen/2009

Immersione sulla Draga Lago di Garda

Caricato da  in data 28/giu/2009

Relitto del Delsey o ‘Roma’ – Lago di Garda

Caricato da  in data 09/mar/2010

Relitto di un barcone adagiato sulla sabbia dei fondali della Val di Sogno a Malcesine. Profondità max 36 mt. Per maggiori informazioni:http://www.subotto.org/roma.htm

Casse di munizioni in fondo al lago

Caricato da  in data 27/gen/2009

Il filmato documenta il ritrovamento di alcune casse di armi e munizioni situate dai -10 ai -30 metri di profondità nella zona di Desenzano del Garda. Nella sezione “Rassegna stampa” trovere gli articoli di giornale riguardanti il ritrovamento. Riprese ed editing di Alberto Penna.

Lago di Garda 2000 -127mt.

Caricato da  in data 26/nov/2007

Dr.Deep si immerge con il Team Guido Gaudenzi a 127mt. nel Lago di Garda

IMMERSIONE LAGO DI GARDA 22/01/2012 – Cristo di Toscolano

Caricato da  in data 24/gen/2012

Immersione al porticciolo di toscolano al Cristo :
Divers :Francesco & Paolo
profondità: circa 32 mt

IMMERSIONE LAGO DI GARDA 18/02/2012 – al Casinò Gardone Riviera

Caricato da  in data 18/feb/2012

Immersione al Casinò, con Francesco e Paolo

Francesco : monobombola 15lt EANX 32 %
Paolo : bibombola 12+12 aria

profondità varia da 15mt 1°relitto fino ad oltre i 20 mt per l’ape carro
temperatuta 8 °
tempo immersione ~50 minuti

immersione al cristo di riva del garda

Caricato da  in data 08/gen/2011

immersione al presepe di torri del benaco.

Caricato da  in data 05/feb/2011

immersione al presepe di torri del benaco

guinness world record apnea a torri del benaco

Caricato da  in data 13/ott/2009

record di apnea

Immersione a Torri del Benaco

Caricato da  in data 05/feb/2011

Altra splendida immersione quella di oggi (5.3.11) a Torri del Benaco. Visibilità ottima e un sacco di “incontri”.
Primo incontro il diamante, boa bianco rossa. Affascinante poi la “scarpata” rocciosa dei 50 metri con pietre in lastre. Il primo incontro con uno dei sette nani, che sembra Mammolo, ma più appropriatamente andrebbe chiamato Fondolo. Poi Gongolo, il nano purtroppo “gambizzato”. Poi Litrox, il simpatico nano “beone” del Top Dive Merano, seguito da Nitrolo, Embolo II e… Trombo….lo. Non ci siamo fermati al presepe, dato che siamo un po’ fuori stagione! 🙂
Unico incontro vivente un gambero rosso americano.
Divers: Walter Donegà, Alessandra Fella, Andrea Toscano.
shark-e.com

Le bombe di Tignale

Caricato da  in data 28/gen/2009

Situate poco distante dalla spiaggia ad una profondità tra i -15 e -45 metri. Riprese e editing di Pedrali Luca.

athos diving – kite schoolnavene – gopro a 40 mt.

Caricato da  in data 25/mar/2011

kite school navene LAGO DI GARDA , MALCESINE , VERONA, kitesurfing,  gopro, diving, scuba, lavori subacquei

– la Bianchina – Lago di Garda

Immersione ex Athos a Malcesine sul Lago di Garda

Immersione Campione

Caricato da  in data 23/dic/2010

http://www.nauticamare.it – Tech Diving sul Lago di Garda

Recupero di una macina rinvenuta sul fondo del lago di Garda

Caricato da  in data 26/giu/2009

Presepe Casa degli Spiriti Lago di Garda 1/2

Caricato da  in data 29/gen/2010

La leggenda delle Casa degli Spiriti del Lago di Garda 1/2

Articolo su http://www.divemauro.it

La leggenda si colloca all’inizio degli anni 60 e il luogo è in prossimità di Bogliaco paese del Lago di Garda in provincia di Brescia.

Alcuni ragazzi, per scommessa, decisero di passare una notte alla Casa degli Spiriti, una casa, allora abbandonata, a picco sulla costa del Lago di Garda, dove si racconta che alcune notti si sentivano voci e dalle finestre appariva un chiarore di candele.

Era la notte del 2 Marzo 1963 quando i ragazzi udirono dei rumori che provenivano dagli scantinati, scesero le scale con le candele e nella cantina dei vini, al tremolar della fioca luce, trovarono dapprima una statua di un nano e successivamente, in un angolo dietro una grossa botte, delle bianche statuette, tutte in fila, rappresentanti i personaggi del presepio.

I ragazzi portarono in salone, tutte le statue e alcune bottiglie di vino. Passarono la notte ad ubriacarsi e a prendere in giro le statue, scattarono alcune foto con una delle prime macchine istantanee.

La Domenica mattina del 3 Marzo 1963 i genitori non vedendo tornare i figli avviarono le ricerche.

Quando i carabinieri entrarono nella casa trovarono uno scenario indescrivibile, tutti i mobili del salone, le poltrone, i divani, l’antica libreria erano strappati dai muri e riversi sui ragazzi.

Quattro dei sei ragazzi furono trovati in fin di vita, altri due si salvarono e li trovarono in stato catatonico, ma di loro non si seppe più nulla.

Trovarono dei “Roll Film”, fogli positivi delle istantanee dalle quali traspariva a malapena le foto di tutte le statuette, ma delle statuette nessuna traccia. I vetri rotti delle finestre, affacciate a picco sul lago, fecero presumere che gettarono fuori le statuette che tanto avevano denigrato.

La leggenda narra che guardando il fondo del lago, la notte del 3 Marzo, si vede il Presepe tutto bianco, illuminato da una fioca luce.

Che qualcuno abbia disposto il Presepe sott’acqua, in profondità, memore della leggenda, oppure per puro caso poco importa, il Presepe è tutt’ora visibile e, dopo alcune immersioni per cercarlo ne posso testimoniare la presenza; nel sito ho riportato le foto ed i video fatte con il compagno Riccardo.

Il Presepe si trova a -30,3 mt, adiacente ad una parete mozzafiato, in un ampio anfratto aperto.

Si entra da riva, da un pontile cementato, dopo aver disceso 42 gradini per raggiungere la riva.

Una volta indossata l’attrezzatura, si procede per alcuni metri ad una profondita’ che vara dai -2 ai -6 e si raggiunge la parete. Dopodiche’ si tiene la parete sulla sinistra e si puo’ scendere fino ai limiti consentiti dal proprio livello.

Stupenda parete che procede a profondità vertiginose, veramente emozionante.

Immersione da fare se si ha già un pò d’esperienza.

Brescia, 28.01.2010

Presepe Casa degli Spiriti Lago di Garda 2/2

Caricato da  in data 29/gen/2010

La leggenda delle Casa degli Spiriti del Lago di Garda 2/2

Immersione alla secca Burbera

Caricato da  in data 25/set/2011

Uno sguardo sotto e sopra la secca burbera tra la rocca di Manerba e l’isola del Garda.

LEGA BISSE – BANDIERA del LAGO 2012